Il secondo libro del 2011 è frutto di un'intuizione geniale di Julez, che non solo mi ha conosciuto in tempi certo più selvaggi e sregolati di ora, ma praticamente da subito ha compreso la mia personale natura di bevitore pur essendo praticamente astemia, ed è riuscita a tradurre questa insolita comprensione attraverso le pagine di Sapo Matteucci, appassionato di cucina e sostenitore di una sorta di educazione sentimentale dell'alcool che passi attraverso età, epoche, vicissitudini personali, differenti gradazioni.
E' difficile riuscire a descrivere quanto mi sia ritrovato, in queste cronache filtrate attraverso cocktails, rum, whisky, birre e vini - ma anche acque, attenzione -, tra citazioni di bevande a me più che conosciute - dal White russian che presta il nome a questo mio saloon virtuale al magnifico rum agricolo Bally, passando attraverso i single malt di Islay - ed altre per le quali posso tranquillamente paragonarmi ad un astemio - per quanto strano possa suonare, non bevo birra o vino -.
Avendo iniziato a bere tardi - era il periodo del servizio civile, quindi avevo già ventun anni suonati - probabilmente ho saltato la fase della "bevuta giusto per sballarsi", o forse, semplicemente, la mia natura è sempre stata - anche quando io stesso non lo sapevo - più vicina a Hemingway che non a Bukowski - esempi letterari che il buon Sapo cita rispetto agli estremi dell'approccio alle bevute -: certo, non posso negare che, negli anni, ci siano state sbronze colossali ed hangover terribili, ma quasi sempre sono stati frutti caduti dall'albero della coscienza, tanto che la stessa Julez potrà testimoniare alcune serate di aperitivi folli in cui decidevo in principio quanti cocktails avrei bevuto.
Dembo, poi, è stato recente testimone di una mia ottima tenuta fisica - anche se non paragonabile a quella del vecchio Ernest succitato - in termini alcoolici, che mi permette di tenere sempre botta e riprendere quasi tranquillamente il giorno dopo a maneggiare i miei pesi pur maledicendo nausea e svarioni nel mentre.
E' curioso come, parlando di questa divertentissima, acuta lettura di genere stia finendo per raccontare di me stesso, ma tutto sommato questo è anche l'approccio dell'autore, che non lesina aneddoti quasi mitici - il barman consolatore al termine del primo amore, la parente alla lontana che svuota il bar casalingo riempiendo d'acqua i vuoti, la ragazza alla pari che apre il vino invecchiato per fare il riso per lei e il fidanzato - in mezzo alle spiegazioni sulla fermentazione del malto, sull'importanza dell'annata per Calvados e Cognac e sugli accostamenti ideali di piatti e aperitivi rispetto ai singoli drinks.
Verrebbe anzi quasi da pensare ad un tentativo di degustazione di ogni singola bevanda, scoprendo che, in realtà, il bere è un rito sacro ed ancestrale, che, a suo modo, aiuta, con sapori, quantitativi ed approcci differenti per ogni età della vita, a ritrovare il coraggio quando manca, il sorriso al temine di una giornata pessima al lavoro, lo sfogo che altrimenti resterebbe bloccato tra gola e stomaco, l'ispirazione per un'avventura, o l'esplosione di una passione.
Certo, non sempre porta buoni consigli, e come lo stesso Matteucci afferma, non bisognerebbe mai approcciarlo da sconfitti, pena un hangover sempre troppo pesante, o sogni erotici divenuti incubi, o più semplicemente, il veder riaffiorare fantasmi che non si vorrebbe mai incontrare di nuovo.
In uno dei passaggi più ispirati, l'autore paragona l'intensità ed il lavoro del poeta con il cuore a quello del bevitore con il fegato, e in un certo senso, tutto torna: uno, o due, o quanti possano essere drinks possono essere paragonabili al classico the delle cinque britannico, alle cerimonie giapponesi o alla festa con gli amici nel weekend, e mantenere sempre, di fondo, un'aura mitica, soprattutto con il tempo che passa.
Tutto può succedere, proprio perchè l'ispirazione che viene dal bicchiere è figlia di Dioniso e della Passione, e più che importare nel successo, conta nella sua realizzazione, nelle tappe di un'Odissea da veri e propri Ulisse di follia e sentimenti.
A volte andrà bene, e si saluterà l'alba da trionfatori.
Altre meno, come al mio addio al celibato, quando immaginai di aprire le bottiglie migliori al sorgere del sole, e finii - sempre con Julez, santa donna - a pulire l'intera casa dei miei dal vomito di tutti gli amici sbronzi e addormentati alle sette del mattino. Perfettamente sobrio.
Ed altre in cui tutto parrà svanire: il giorno della vittoria dell'Italia ai Mondiali 2006, dopo un numero imprecisato di Cuba, la mia coscienza si spense mentre, baciando un paio di amiche, la barwoman della Festa dell'Unità mi dava dello stronzo.
Mi svegliò mio padre, che uscì di casa e mi trovò addormentato sulle scale di fronte alla porta.
Chiamai Julez - di nuovo lei -, all'epoca mia amica strettissima, che aveva lasciato il luogo del misfatto ore prima dopo un mio tentativo di approccio scombinato, la mattina dopo per chiedere spiegazioni su quello che mi fosse successo.
La sua risposta fu dantesca nella potenza, certo non propriamente aulica nel contenuto.
Ancora oggi, di quelle quattro ore di buio, non ricordo nulla.
Ma è bello anche così.
MrFord
"Now it's closing time, the music's fading out,
last call for drinks, I'll have another stout."
Tom Waits - "I hope that I don't fall in love with you." -
Quanti ricordi.
RispondiEliminaIO.
Ti ricordi anche per me, non sei contenta?
RispondiEliminaCosì sei una doppia custode!
sembra una bella lettura da alcoolizzati. quindi potrebbe fare anche per me...
RispondiEliminaMa tu cosa bevi, Cannibale!?
RispondiEliminaForse te l'avevo già chiesto, ma sai bene che l'alcool mina anche la memoria! :)
Non ci crederai mai: oggi sono andata in Feltrinelli e ho visto il titolo di questo libro; ho fatto un sorrisino per il titolo, ma poi sono andata avanti lasciandolo lì.
RispondiEliminaAvrei proprio bisogno di una educazione sentimentale all'alcool visto che finisco sempre per litigarci.
Un altro libro che ho puntato è "Elogio della sbronza consapevole".
Un nome un programma.
Buona serata Ford.
Ti lascio il link del libro: http://www.lavinium.com/italiano/elogiosbronza.shtml
Ginger: la prossima volta non lasciarlo, è davvero una piccola perla nell'educazione alcoolica di un bevitore. Molto interessante anche il tuo consiglio, provvederò di certo.
RispondiEliminaCom'è che litighi con l'alcool? Sei una sorta di novella Meredith!?
Comunque, se hai bisogno di consulenza a proposito di qualche bevuta non distruttiva, ma istruttiva, io sono sempre aperto a nuovi consigli.
Buona giornata a te!
Eh Ford... Un giorno scriverò un trattato sul mio rapporto con l'alcool.
RispondiEliminaDiciamo che da quando mi sono sbronzata la prima volta ho capito che (citando Homer Simpson)"L'alcool è la causa di e la soluzione di tutti i problemi della vita"...
Lo reggo abbastanza bene, ma diciamo che ogni volta tento di superare il mio livello tipo super saiyan e mi ritrovo magicamente stesa a letto con un secchio di fianco -.-
Questo però mi succedere solo con i super alcoolici.
Il vino invece è il mio fedele amore.
Scusa per lo sproloquio...
Ginger, nessuno sproloquio. E fidati che, in materia di sproloqui, soprattutto alcoolici, me ne intendo.
RispondiEliminaMi ricordo che la mia prima vera sbronza fu di tequila - molto Grey's -, che non riuscii a bere più per anni.
Io lo reggo più che bene, e ho la fortuna di aver dato di secchio soltanto in tre occasioni - me le ricordo, dato che sono contatissime -.
Pensa, invece, che io bevo solo superalcoolici, e niente vino.
Facciamo così: appena io e Julez scendiamo a Bologna ci si spare una super sbronza come si deve tutti in compagnia.
Spara, non spare.
RispondiEliminaMica stiamo giocando a bowling!
Evidentemente il Drugo ha influito sulle mie parole! :)
Assolutamente!!! :D
RispondiEliminaIo dopo aver rischiato le penne seriamente,guidando a casa ubriaca dopo un addio al nubilato di-ormai-molti anni fa,mi sono ripromessa di non esagerare + col bere....per fortuna il mio Sire è astemio,quindi se mi scappa un pò d'alcool in +,adesso ho sempre chi mi riaccompagna a casa ;) Davvero non bevi vino?E' una delle più grandi invenzioni dell'umanità,secondo me.Penso che sìa una cosa un pò friulana questa(la mia regione è piena di vigneti ;) )
RispondiEliminaAnche io ho il destino del riaccompagnato, che va anche bene dato che detesto guidare! ;)
EliminaComunque, niente vino. Mi è sempre parso "pesante" come un pasto.