martedì 3 agosto 2010

La tigre di Eschnapur

Fritz Lang è Fritz Lang. A prescindere.
Perchè quando fai qualcosa di gigantesco come M - Il mostro di Dusseldorf entri di diritto nell'Olimpo del Cinema e non ne esci più.
Eppure, nonostante la sua vita non sempre limpidissima e pellicole spesso e volentieri legate a temi non certo da merenda a cuor leggero, anche il Maestro sapeva divertirsi, e con uno stile leggendario almeno quanto la sua capacità straordinaria di narratore.
Con il dittico La tigre di Eschnapur/Il sepolcro indiano Lang si cimenta con il cinema d'avventura ad ampio respiro, quello che, decenni dopo, sarebbe divenuto dimora degli Indiana Jones e degli inseguimenti della pietra verde, e che il grande cinema americano ha omaggiato con pellicole quali La regina d'Africa: due film che paiono uno, come per la saga de Il signore degli anelli, ritmati da una tecnica e da un uso magistrale di spazi, locations, scenografie e colori, orchestrati magicamente dal regista tedesco e messi al servizio di una vicenda che mescola Aladdin e Le mille e una notte, mistero e passione, occulto e scienza.
Inutile dire che, per un appassionato di Cinema, godersi questi film è una pacchia senza limiti, considerato che a tutti gli effetti potrebbero essere considerati "d'intrattenimento" ma, all'interno, mantengono limpidissime tutte le caratteristiche dell'autorialità totale, regalando scene che sono una festa per gli occhi, e che si distribuiscono uniformemente nel corso delle tre ore complessive del dittico.
La trama è delle più classiche: Berger, giovane ed aitante architetto tedesco invitato dal marajà Chandra a Eschnapur per progettare la costruzione di ospedali e di un nuovo polo urbano per la sua città, si innamora, ricambiato, della danzatrice Seetha, figlia di una donna indiana e un europeo, cresciuta e formata dalla cultura locale, suscitando le ire del sovrano che utilizzerà tutti i mezzi a sua disposizione per ostacolare i due amanti, giungendo a mettere in pericolo le loro stesse vite.
I personaggi, fedeli al genere e alla trama, non si allontanano dai clichè che li competono, fungendo da archetipi per un Cinema che mai come in casi come questo pare figlio e ideale erede della grande letteratura d'intrattenimento e d'avventura, all'interno della quale una trama scontata non perde un briciolo di fascino grazie alla maestria dei suoi narratori, e diviene veicolo di comunicazione universale superando le diversità culturali date dalle diverse - e spesso esotiche - ambientazioni, spesso utilizzate semplicemente come schermo per affrontare temi quotidiani per i lettori rendendoli avvincenti e straordinari.
La storia di Berger e Seetha e della lotta per l'affermazione e il riconoscimento del loro amore è antica quanto il mondo, eppure, osservando l'architetto celato dalla dea spiare la danza dell'amata nel tempio - Debra Paget, in questi due film, è un simbolo indimenticabile della sensualità, e nelle danze ricorda tutta la passione della parte finale di Cous cous -, o la loro fuga attraverso il deserto, ogni spettatore non può che cadere nella trappola e rimanere affascinato e coinvolto come fosse la prima volta che ascolta, vede o vive un'esperienza di questo tipo.
La meraviglia del Cinema, anche solo di fronte ad un'opera nata e realizzata per l'intrattenimento, passa tutta da pellicole come questa.
E poco importa se i sapientoni giudicano come minore questo lavoro di Lang, o se il grosso del pubblico lo bolla a priori come noiosissimo polpettone di regista tedesco morto e stramorto: La tigre di Eschnapur e - come vedremo nel prossimo post - Il sepolcro indiano sono due vere e proprie perle, funzionano alla grande e ce le si gusta dal primo all'ultimo minuto.
Sinceramente, credo che il segreto stia tutto lì.
Come il piacere puro del Cinema.

MrFord

"India, India,
quante volte ti ho vista sulla cartina
e ti ho sottovalutata."
Elio e le Storie tese - Very good very bad

2 commenti:

  1. Ti perseguitero' sia mentalmente sia fisicamente sia pissicologicamente come hai
    fatto con mio figlio. Stronzo tu e tutto il tuo complesso..hai una voce di mmerda come
    quella che canti come sei un uomo di mmerda
    come sei un vigliacco come sei un pornografico come sei un depravato come sei TUTTO.
    Sei un uomo di mmerda

    RispondiElimina
  2. Oserei quasi dire che gli Elii sono i Fritz Lang dei gruppi italiani. Sempre immensi!
    Forza panino!

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...