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lunedì 21 dicembre 2015

Star Wars Episodio VII - Il risveglio della forza

Regia: J. J. Abrams
Origine: USA
Anno:
2015
Durata:
135'







La trama (con parole mie): sono passati più di trent'anni dalla sconfitta dell'Impero, e parallelamente alla stabilità formata dalla Repubblica, si è progressivamente formato e costituito un nuovo gruppo pronto a seguire le orme del fu Imperatore e di Darth Vader, il Primo Ordine, guidato dal misterioso Supremo Leader Snoke e dai suoi luogotenenti Kylo Ren e Hux.
Proprio il Primo Ordine, così come i leader della Resistenza, sono alla ricerca dello scomparso Luke Skywalker, ultimo dei Jedi, che anni prima ha deciso, a seguito della ribellione di uno dei suoi allievi, di abbandonare il mondo conosciuto: quando parte della mappa legata alla posizione di Skywalker, contenuta nella memoria di un piccolo droide denominato BB-8 di proprietà del miglior pilota della Resistenza, Poe Dameron, diviene il premio più ambito per ogni membro del Primo Ordine e mercenario disposto a venderlo, l'intervento involontario di una mercante di rottami chiamata Rey e di un assaltatore ribelle ribattezzato Finn finisce per diventare l'ago della bilancia per una lotta che si prospetta sempre più fondamentale per la pace nella Galassia.
Proprio per aiutare i due improvvisati eroi, scenderanno in campo i paladini di decenni prima, Han Solo e Chewbacca, pronti a tornare in campo e a svelare i segreti dietro la sparizione di Luke ed il sorgere del Primo Ordine.













L'infanzia - a prescindere dall'età all'interno della quale la si vuole collocare - è davvero qualcosa di magico.
Ricordo ancora bene quando, ai tempi, mi capitava di vedere un film - a casa con mio fratello, al Cinema, con mio padre prima e con gli amici poi - e, visione alle spalle, rimanere in una sorta di stato di esaltazione che mi faceva pensare di trovarmi ancora all'interno del mondo magico ed incredibile che avevo appena visitato: pensandola oggi, potrei associare la sensazione a quella del primo stadio della sbronza, quando ti senti ad un metro da terra, quasi invincibile, pronto a compiere qualsiasi impresa.
E ricordo altrettanto bene quando, dopo aver visto e rivisto allo sfinimento la prima trilogia di Star Wars, sul finire dell'adolescenza, mi trovai con alcuni amici all'appuntamento con La minaccia fantasma, tra i film della Saga senza dubbio e di gran lunga il peggiore: era una delle prime volte in cui, tristemente, guardavo allo schermo con la consapevolezza e, in una qualche misura, la supponenza dell'adulto che abbandona la meraviglia. 
Certo, la delusione non mi impedì di gustarmi - ed apprezzare, soprattutto per quanto riguarda La vendetta dei Sith, davvero un ottimo prodotto - l'incarnazione moderna delle Guerre Stellari che avevano fatto impazzire prima i miei e dunque il sottoscritto, eppure sentivo che qualcosa mancava, all'equazione: quasi come se, alla suddetta meraviglia, fosse stato fatto un torto.
E neppure di quelli da poco.
Fortunatamente, insieme al creatore di questo meraviglioso circo George Lucas, ha finito per metterci lo zampino J. J. Abrams, uno degli idoli incontrastati del Saloon, considerati i suoi trascorsi sul piccolo - Lost, che altro aggiungere!? - e grande schermo - Super 8, la rivitalizzazione di Star Trek -: e all'uscita dalla sala, ieri, mi è parso proprio di tornare bambino.
A dire il vero, mi è parso fin dalla prima sequenza di questo tanto pubblicizzato quanto rischioso Il risveglio della forza.
Perchè Lucas, Abrams e soci non solo hanno aggiustato ed azzeccato alla grande il tiro rispetto alla seconda trilogia, ma anche ritmo - indiavolato, con due ore e un quarto che, letteralmente, volano lasciando inchiodati alla poltrona -, cast - perfetti i nuovi volti John Boyega e Daisy Ridley, che si condenderà il ruolo di eroina dell'anno con la Furiosa di Fury Road - e rispetto per lo spirito dei primi tre, indimenticabili film della Saga: dunque, accanto ad effetti speciali, momenti di grande epicità - si vedano il confronto tra Han Solo e Kylo Ren sulla passerella o il finale -, si colgono a piene mani ironia e voglia di divertirsi neanche fossimo nel cuore di una pellicola pronta a traghettarci dagli anni settanta agli ottanta, che mescola la Frontiera alla guasconeria, la lacrima al divertimento sfrenato, la coscienza di una Storia che non avrà mai fine - quella del confronto tra Bene e Male - all'incoscienza del buttarsi a capofitto, l'equilibrio della Forza alla passione incontrollata del Lato Oscuro.
Ed il bello è proprio questo: prendere qualcosa che tutti noi conosciamo nel profondo - il confronto ed il conflitto quasi naturale tra padri e figli, la lotta tra quello che è giusto e quello che, semplicemente, sentiamo di fare, per istinto o per volontà - e trasformarlo in uno spettacolo emozionante e meraviglioso, divertente - è già cult la sequenza del movimento del mento di Solo pronto a suscitare l'irritazione di Finn, charachter letteralmente perfetto nell'equilibrio tra outsider e potenziale paladino - e magico, pronto a tradurre in immagini quella che è la meraviglia della settima arte, nata per raccontare storie avvenute "tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana" in grado di adattarsi perfettamente a quello che viviamo ogni giorno, nella nostra vita e sul nostro mondo.
Questo perchè ognuno, o almeno tutti quelli che, tra noi, vivono a fondo le proprie passioni, conoscono o hanno conosciuto sulla pelle e nel cuore la Forza ed il Lato Oscuro, a prescindere da quale dei due abbiano scelto di seguire, o di come abbiano deciso, in egual misura, di rimanere a cavarsela nel mezzo, come Solo e Chewbacca - a tal proposito, un plauso alla produzione per aver inserito come comparsa Iko Uwais nel confronto con i due mitici contrabbandieri all'interno del loro mercantile, quasi a regalare un omaggio ai due The Raid -: non occorre troppa fantascienza, in fondo, per comprendere il cuore dell'Uomo.
Ma il bello della stessa, e delle storie, e della settima arte, è proprio pensare di stare assistendo ad uno spettacolo lontano lontano.
Per non pensare troppo alle battaglie che finiamo a combattere qui.
E questo Lucas l'aveva capito, ai tempi.
E Abrams pare averlo capito anche di più, oggi.





MrFord





"So keep me awake for every moment
give us more time to be this way
we can't stay like this forever
but I can have you next to me today."
Josh Groban - "Awake" - 






 

mercoledì 5 giugno 2013

Epic - Il mondo segreto

Regia: Chris Wedge
Origine: USA
Anno: 2013
Durata:
102'




La trama (con parole mie): M. K., una diciassettenne da poco rimasta orfana di madre, si ritrova a vivere con un padre perso da sempre in una ricerca scientifica che lo trova convinto dell'esistenza di una razza di piccoli esseri nascosti nella foresta cui abita accanto.
Sconvolta dalla recente perdita e dall'incapacità del genitore di rapportarsi a lei come vorrebbe, la ragazza decide di abbandonare la speranza di poter costruire un rapporto con il suddetto e partire: una casualità, però, la conduce nel luogo in cui la regina del piccolo - e realmente esistente - popolo sta per morire, consegnando proprio a lei il destino di un baccello che potrebbe significare il destino della foresta stessa.
Rimpicciolita e alla scoperta di un nuovo mondo, M. K. troverà il tempo per rivalutare non solo la ricerca del padre, ma anche una sorta di nuova famiglia prima di salvare il salvabile e tornare alla sua vita di tutti i giorni.




Ricordo quando, non troppo tempo fa, in occasione di una delle uscite in sala rese possibili dalla disponibilità della Ford-suocera pronta ad accudire il Fordino per un paio d'ore, mi capitò di incrociare il trailer di Epic, ultima fatica di Chris Wedge, creatore del fortunatissimo - anche se spompato già dal secondo capitolo - franchise de L'era glaciale.
Il risultato fu un'espressione di disgusto dipintasi in stereo sui volti del sottoscritto e di Julez, convinti entrambi di trovarsi di fronte all'ennesima schifezza d'animazione buona giusto per l'incasso al botteghino che di recente pare sia diventata un'alternativa profondamente ben voluta dai distributori, consci del fatto che gli spettatori occasionali - specie se famiglie - nei weekend da trionfo dei multisala finiscono per vivere praticamente di prodotti usa e getta di questo genere.
Fortunatamente, il buon Chris è riuscito nella non facile impresa di ribaltare almeno in parte le aspettative riuscendo a farmi dimenticare la delusione enorme che fu Robots, presentando un film d'avventura nella sua accezione più classica scomodando addirittura l'approccio hollywoodiano da emozioni forti e commozione stuzzicata che di recente - pur se, ovviamente, con un impatto decisamente maggiore - ha reso Avatar uno dei titoli più discussi ed importanti della settima arte e del concetto di blockbuster globale.
Forte dell'influenza di titoli clamorosamente eighties ed ingenui come Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi e degli spunti legati ai film di formazione e al rapporto tra genitori e figli - Ronin e Nod così come M. K. e suo padre - Wedge confeziona un prodotto d'intrattenimento scorrevole e per nulla irritante, per una volta sminuito da un trailer che pareva la solita compilation di gag inutili che da qualche anno a questa parte troppo spesso finiscono per essere la ben poco solida spina dorsale delle proposte made in USA di Cinema d'animazione che non sia firmato Pixar: proprio questa componente, costituita dalle due lumache a guarda del baccello indicato dalla morente regina come fulcro di un nuovo regno a protezione della foresta e dal "saggio" consigliere della stessa rappresenta il punto debole effettivo del prodotto, che finisce per acquisire uno spessore decisamente più consistente sia nella sua componente action - le battaglie così come le sequenze "a volo di colibrì" create ad uso e consumo del 3D - che in quella sentimentale, dall'elemento legato a doppio filo al superamento del dolore dei due protagonisti - M. K. ha perso la madre, Nod il padre - alla presa di coscienza di se stessi e del proprio percorso, reso decisamente più credibile da un finale ovviamente lieto ma non eccessivamente zuccheroso - parlo della storia tra i due ragazzi, gestita in modo equilibrato e non eccessivamente ruffiano -.
Dunque, e clamorosamente a sorpresa, devo ammettere di essermi gustato Epic quanto e più di quello che mi sarei aspettato, pensando che, un giorno o l'altro, un titolo di questo genere sarà in grado di intrattenere lasciando un insegnamento - nella migliore tradizione dei cartoni animati classici, soprattutto Disney - rispetto al Fordino, che spero di tenere lontano dalle proposte ipnotizzatrici di bambini a suon di colori e movimenti di macchina roboanti ma prive dello spessore - almeno minimo - necessario affinchè al termine della visione si possa considerare di parlare di quello che si è appena visto invece di sperare che il piccolo - o i piccoli - possano dimenticarlo in fretta.
Unica, vera, grande nota negativa l'agghiacciante doppiaggio italiano, che da Lillo e Greg a Maria Grazia Cucinotta - Maria Grazia Cucinotta, santi numi, una che, come giustamente dice Julez, riesce a malapena a parlare l'italiano, e che qui finisce addirittura a prestare la voce, compresa di pessima dizione, alla regina! - fa vergognare rispetto all'originale, che vede all'interno del cast nomi illusti come quelli di Colin Farrell, Amanda Seyfried e Christoph Waltz, senza contare ospiti del calibro di Steve Tyler, Beyoncè ed il tamarrissimo Pitbull - anche se quest'ultimo non dovrebbe poi essere chissà quale motivo di vanto -.
Senza dubbio, comunque, una proposta insospettabilmente valida ed in grado di andare incontro al pubblico più e meno giovane incontrando in qualche modo i gusti di entrambi, che pur non presentandosi certo come un riferimento del genere riesce nell'intento di regalare un momento di magica coesione tra genitori e figli, proprio come accadeva ai tempi d'oro che furono gli eighties già citati.
E per qualcosa che, dal trailer, avrei destinato al cestino senza pensarci due volte, direi che è davvero un risultato niente male.


MrFord


"You opened the door,
I let myself in.
Between you and me,
I only believe
what I want to believe.
I guess it's because I'm
greener than green.
Only because I'm green."
Dandy Warhols - "Green" - 


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