Visualizzazione post con etichetta Josh Trank. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Josh Trank. Mostra tutti i post

lunedì 14 settembre 2015

Fantastic 4 - I Fantastici Quattro

Regia: Josh Trank
Origine: USA, Germania, UK, Canada
Anno:
2015
Durata: 100'






La trama (con parole mie): Reed Richards, fin dalla più tenera età, ha sempre mostrato di essere un genio assoluto della scienza, di quelli che nascono, quando al mondo va di fortuna, una volta ogni secolo. Cresce affiancato dall'inseparabile amico Ben Grimm, fino a quando, ancora alle superiori, viene avvicinato da Franklin Storm, che con i figli Johnny e Sue è legato a doppio filo a sperimentazioni sui viaggi dimensionali.
Al lavoro accanto all'unico altro giovane dotato quanto lui, Victor Von Doom, Reed affinerà le sue abilità fino a guidare una missione d'esplorazione dall'altra parte del confine che ha sempre sognato di superare: peccato che, proprio a seguito della stessa, tutti i membri del team finiscano per subire modifiche fisiche che cambieranno le loro vite per sempre.
E mentre Victor risulterà disperso nella dimensione ignota, Reed tornerà dopo aver acquisito la capacità di allungarsi ed un'elasticità incredibile, Johnny potrà prendere fuoco e volare, Sue diventare invisibile ed operare sui campi di forza mentre Ben, mutato in un essere enorme fatto di roccia, diverrà un concentrato di forza bruta.
Cosa accadrà quando dovranno non solo coesistere, ma anche affrontare l'ordine costituito che li vorrebbe pienamente al suo servizio ed il redivivo Victor, anch'egli dotato di terrificanti poteri?









Non ho mai amato particolarmente, da accanito lettore di fumetti, i Fantastici Quattro.
Le loro storie, per quanto affascinanti, hanno sempre portato in dote una componente spiccatamente sci-fi e cosmica che poco si addiceva, ai tempi, alla mia ricerca di eroi urbani e "con superproblemi" come Daredevil o Spider Man, e a parte il personaggio della Cosa, con i suoi tormenti legati all'aspetto fisico contrapposti ad un carattere burbero in pieno stile Bud Spencer dei tempi d'oro, non mi sono mai sentito particolarmente coinvolto dagli altri tre membri originali della squadra.
Quando, poi, in sala giunsero i due lungometraggi targati Fox dedicati al quartetto, pensai di aver fatto più che bene la mia scelta: negli anni dell'Uomo Ragno di Raimi e degli X-Men di Singer, infatti, i Fantastici Quattro cinematografici, con o senza Silver Surfer, risultarono quantomeno imbarazzanti.
Il tempo è passato, io ho abbandonato la lettura degli albi e l'Universo Ultimate - che fondamentalmente ripropone eroi classici in versioni moderne e rivisitate - ha rilanciato team come quello di Richards e soci, portando la grande M a tentare un nuovo esperimento su grande schermo per il gruppo creato da Stan Lee e Jack Kirby: il risultato, almeno sulla carta, è stato disastroso quanto il precedente.
Recensioni pessime oltreoceano affiancate da incassi che superano a malapena il budget stimato, nonostante un sequel previsto per il duemiladiciassette - che, considerato il finale, pare quasi d'obbligo -, infatti, parevano confermare la maledizione pronta a colpire lo storico quartetto in ogni sua incarnazione su grande schermo.
Qui al Saloon, lo ammetto in tutta onestà, ci si aspettava molto peggio, e personalmente credo che il risultato - insoddisfacente, sia chiaro - finale sia legato principalmente ai numerosi problemi in fase di produzione avuti dalla pellicola: pare, infatti, che la direzione presa da Josh Trank - regista del promettente Chronicle - non fosse di particolare gradimento a finanziatori e distrubitore, che dunque sarebbero "corsi ai ripari" facendo riscrivere in corsa la parte conclusiva.
In effetti, a conti fatti, la prima metà del film risulta essere addirittura quasi piacevole, frutto di un discreto lavoro sulla caratterizzazione dei personaggi volta a presentarli, di fatto, anche ad un pubblico a digiuno degli stessi charachters: peccato che, proprio a partire dalla conquista dei poteri dei quattro, tutto si evolva e risolva nel tipico prodotto da multisala nel weekend tagliato con l'accetta e schiavo delle regole che il mercato della settima arte legata ai supereroi impone.
Un vero spreco, considerato l'uomo dietro la macchina da presa ed un cast di "nuove leve" decisamente interessante, un villain tra i più importanti del panorama dei comics - il Dottor Destino - e la possibilità di approfondire con un certo criterio le diversità di ogni membro del team: in questo senso non riesco a capire per quale ragione un obbrobrio come Transformers 4 debba necessitare di quasi tre ore e questo Fantastic 4 di un'ora e mezza e poco più.
Misteri della grande produzione e distribuzione.
Archivata la consapevolezza di avere assistito ad uno spettacolo assolutamente dimenticabile, comunque, resta la perplessità di fronte alle critiche feroci ricevute da un film che, di fatto, non le meritava, o quantomeno non così clamorose come sono piovute perfino in ambienti profondamente mainstream come IMDB.
Resta da pensare se valga davvero la pena di investire sugli F4 per un sequel o abbandonare definitivamente un brand che pare maledetto, sperando in questo caso di non incontrare mai la Cosa pronta a gridarci in faccia:" E' tempo di distruzione!"





MrFord





"It's been a hard day's night, and I'd been working like a dog
it's been a hard day's night, I should be sleeping like a log
but when I get home to you I find the things that you do
will make me feel alright owww."
The Beatles - "A hard day's night" - 





martedì 1 gennaio 2013

Ford Awards 2012: i film (N° 40-31)

La trama (con parole mie): iniziamo il nuovo anno con quella che, di fatto, è la classifica più attesa tra quelle del Saloon, dedicata ai film usciti in sala - e recensiti dal sottoscritto - nel corso del 2012 appena concluso. Con questa edizione dei Ford Awards, a seguito delle numerose visioni, ho deciso di ampliare a quaranta la lista dei titoli degni di nota e meritevoli di una menzione ora che i giochi sono fatti.
Ma è inutile continuare a girarci attorno con dei convenevoli: bicchieri in alto per i primi dieci film "premiati" dal vecchio Ford!



N° 40: Bed time di Jaume Balaguerò


Inauguriamo la classifica dei top 40 fordiani del 2012 con una pellicola che ha raccolto consensi ovunque nella blogosfera, e che ha in qualche modo ricordato la grande stagione del Cinema spagnolo di qualche anno fa. Più che un horror un thriller, ma di certo un titolo in grado di regalare almeno un paio di sequenze memorabili. Da paura il protagonista Luis Tosar.

 
N° 39: Chronicle di Josh Trank 
Il mockumentary applicato ad un film basato sul concetto di "superpotere" che ricorda più Kick ass che non i personaggi Marvel duri e puri: una proposta fresca, intelligente e dagli effetti prodigiosi, a metà strada tra District 9 ed i tormenti dei supereroi della “Silver age”.
Omaggi più o meno dichiarati ad Akira e tutte le problematiche che dall’adolescenza piena si riversano nella possibilità di fare ciò che si desidera, quando si desidera, come lo si desidera.

 

N° 38: Cosa piove dal cielo? di Sebastian Borensztein


Vincitore al Festival di Roma, questo film piccolo piccolo made in Argentina mi ha ricordato molto il piacevolissimo Bonbon el perro, che qualche anno fa fu una vera rivelazione in casa Ford: temi molto proletari, amicizia virile, elogio della semplicità.
Un titolo piacevole, volto di un Cinema lontano dalle dinamiche dei grandi Studios e dai tronfi alfieri del radicalchicchismo.


  

N° 37: Viaggio in paradiso di Adrian Grunberg


Dopo anni perduti dietro castori parlanti e deliri religiosi, Mel Gibson torna a fare il Mel Gibson nel pieno di un action movie Rodriguez-style che rispolvera i fasti della saga di Arma letale.
Fracassone, tamarro, (auto)ironico, divertentissimo: un cocktail esplosivo capace di infiammare l’estate con la leggerezza che la stagione impone, impreziosito da una sequenza in cui quel vecchio pazzo di Mel imita alla perfezione la leggenda Clint. Imperdibile.


 

N° 36: Magic Mike di Steven Soderbergh


Il riscatto di Soderbergh dopo aver portato nelle sale quella schifezza inguardabile di Knockout – Resa dei conti: un film mascherato da robetta per visione da pigiama party alla Festa della Donna che invece nasconde tematiche importanti, soprattutto rispetto all’attuale crisi del mondo del lavoro e alle difficoltà dei giovani di poter davvero realizzare i loro sogni.


N° 35: Monsieur Lazhar di Philippe Falardeau


Nell’anno dell’inguardabile Detachment, ecco un film profondo ed educativo, di quelli che si dovrebbero mostrare nelle scuole: l’elaborazione del lutto a seguito del suicidio di un’insegnante passato attraverso un uomo che deve lui stesso ricominciare da capo.
Leggero anche quando tocca temi decisamente scomodi e mai spocchioso, è la risposta pane e salame a tutti i presunti santoni radical chic.


 

N° 34: The help di Tate Taylor


Realizzato nella piena tradizione dell’Academy, con grande perizia ed una buona dose di ruffianeria, questa sorta di Forrest Gump al femminile è una piccola gemma che si lascia guardare – e diverte, e commuove – con un piacere che raramente si prova quando si approccia una pellicola di fatto per tutti che tocca temi importanti come il razzismo nel profondo Sud degli States e l’emancipazione della donna.
Straordinarie le interpreti, emozionante il crescendo: e la scena della merda è già un supercult del Saloon.


  
N° 33: Paradiso amaro di Alexander Payne


Alexander Payne, autore di chicche simil-indipendenti come Sideways, torna alla ribalta sfruttando un ottimo George Clooney raccontando la parte “oscura” del paradiso hawaiano attraverso il dramma di una famiglia che deve superare una perdita improvvisa e devastante.
Umorismo amaro e malinconia per un film che non sarà perfetto, ma che fa sempre bene vedere.


  
N° 32: Piccole bugie tra amici di Guillame Canet


In uno degli anni migliori della storia recente del Cinema francese, questa pellicola uscita sull’onda del successo di Quasi amici e The artist si è rivelata un ottimo film corale impreziosito da un’apertura da urlo e da un finale strizzacuore di quelli da brividi.
Perfetti l'alchimia tra i protagonisti ed un ritmo che regge alla grande nonostante la durata notevole per una proposta di questo genere: noi, qui nella Terra dei cachi, dovremmo davvero rimboccarci le maniche e recuperare il tempo perduto.


  
N° 31: Il cavaliere oscuro – Il ritorno di Christopher Nolan


La chiusura della meravigliosa trilogia di Nolan dedicata all’Uomo pipistrello avrebbe meritato una posizione più alta nella classifica, e senza dubbio era una delle uscite più attese dell’anno qui al Saloon: paga la grande aspettativa ed una riuscita non completa, complici la troppa carne al fuoco ed il paragone con l’inarrivabile secondo capitolo.
Sempre e comunque ottima la messa in scena, pazzesco il finale, di grande impatto la resa.
Peccato per il clamorosamente terrificante doppiaggio italiano, con Filippo Timi a rovinare completamente il Bane di Tom Hardy.




MrFord

lunedì 14 maggio 2012

Chronicle

Regia: Josh Trank
Origine: Usa
Anno: 2012
Durata: 84'



La trama (con parole mie): Andrew, Matt e Steve sono tre liceali dai destini apparentemente molto diversi. Il primo è un ragazzo timido e chiuso, un weird guy dalla madre morente ed il padre ex pompiere violento e alcolizzato, il secondo il cugino cool del primo, sempre pronto a spronare il brutto anatroccolo della famiglia a tirarsi fuori dal guscio anche per farsi bello.
Il terzo, invece, è il tipico vincente: candidato rappresentante d'istituto, sportivo, di successo a scuola e con le ragazze.
Quando, nel corso di un rave, una misteriosa scoperta regala loro dei superpoteri legati alla telecinesi, i ragazzi divengono inseparabili, e si esercitano documentando il tutto su videocamera affinando sempre più le loro abilità, passando dall'assemblare comunissimi Lego per arrivare a volare e progettare di viaggiare in tutto il mondo.
Ma "da un grande potere derivano grandi responsabilità", e sarà proprio questo l'inizio del disastro.





Sono passati ormai dieci anni tondi tondi dall'esordio cinematografico dello strabiliante primo Spider Man firmato Sam Raimi, quello che fu la pietra angolare di una vera e propria rivoluzione nell'ambito dei film di supereroi: dall'esplosione della Marvel culminata con il recente Avengers ai celebratissimi Batman targati Christopher Nolan, il genere ha originato un vero e proprio boom in grado di portare alla realizzazione di pellicole "contro" come Kickass e Super e molti titoli decisamente poco degni anche e soprattutto di una distribuzione su larga scala.
Anche il piccolo schermo ha reso omaggio al concetto di supereroe, dalla meteora Heroes al mitico - almeno per le prime due stagioni - Misfits, cercando nel suo piccolo di innovare una tradizione che rischiava di divenire stantìa e poco stimolante per autori e spettatori.
E' proprio da quest'ultimo che prende spunto Josh Trank - giovanissimo regista da tenere d'occhio, classe 1985 - per questo suo Chronicle, che pare mescolare le idee della corrente alternativa della sci-fi in stile District 9 con l'irriverenza di Nathan e soci: partendo dall'idea del finto documentario - tutto è girato con la camera a spalla come fosse una ripresa amatoriale, in bilico tra il fastidio che questo approccio può provocare nello spettatore ed idee metacinematografiche notevoli come il dialogo tra Andrew e la madre in cui il ragazzo risponde alla domanda "Chi ci sta guardando?" con "Milioni di persone in tutto il mondo, mamma": geniale - il regista ci porta a riflettere sull'annosa questione del "da grandi poteri derivano grandi responsabilità" che fece la fortuna proprio dei personaggi Marvel - i cosiddetti "supereroi con superproblemi" - mostrando l'effetto che l'essere di fatto superuomini può avere su tre adolescenti diversi tra loro, legati proprio dal potere acquisito da un'amicizia tanto stretta quanto potenzialmente rischiosa.
Interessante, in questo senso, vedere la nuova condizione dei tre giovani influenzarli ribaltando di fatto quelli che sono i loro ruoli all'interno della spesso crudele società dell'high school portando Andrew ad una progressiva esplosione dovuta alla rabbia accumulata in anni di soprusi vissuti tra le mura domestiche e quelle della scuola, più forte anche della meraviglia per le abilità acquisite e della vicinanza di Matt e Steve, il primo più attento a contenere e responsabilizzare gli altri due ed il secondo stregato dall'aspetto ludico dei suoi poteri - tutti e tre gli interpreti, giusto per non farsi mancare nulla, funzionano e anche bene -.
Se, però, da un lato la sceneggiatura non brilla per originalità spiccata - fin dal principio abbiamo chiara l'escalation che minerà la solidità del gruppo - e specialmente nella seconda parte tende a perdersi almeno in parte e la regia spesso appare confusionaria - non tutti sono in grado di realizzare cose pregevoli con lo stile da mal di mare del mockumentary -, il comparto tecnico è davvero notevole, dalla messa in scena - il production designer, del resto, è Stephen Altman, figlio del grande Robert - agli effetti, assolutamente prodigiosi sia nella resa dei poteri dei ragazzi sia sulle conseguenze degli stessi rispetto all'ambiente circostante.
La cosa più interessante, però, è e resta la riflessione che l'intera pellicola stimola nello spettatore, quasi ci trovassimo di fronte ad una versione più matura - nonostante l'età dei protagonisti - e decisamente meno sguaiata e tamarra di Hancock, in cui personaggi con talenti ed abilità straordinarie trovano in loro stessi i nemici peggiori che potrebbero esistere, schiacciati dalla consapevolezza di essere arrivati - come riflette lo stesso Andrew - ad un nuovo stadio evolutivo.
Come se non bastasse, la sensazione di vuoto di cui si parla dai tempi della famigerata generazione x pare trovare terreno fertile in questi figli del nuovo millennio soffocati dal concetto di reality e da social network sempre più "in presa diretta", senza avere un indirizzo preciso sul quale puntare le proprie giocate, se non la fuga - il filo conduttore del viaggio fino ai confini del mondo da loro conosciuto, il Tibet, in cui monaci imparano a governare se stessi grazie alla meditazione e alla ricerca della pace interiore -.
Niente di nuovo sotto il sole, eppure un niente di nuovo che ribolle energia e voglia di spaccare tutto, quasi il regista volesse ricordarci quello che si prova quando ci si affaccia sulla vita da adulti - con tutti i suoi pro e contro - e si crede di poter controllare tutto: il fatto è che non esiste alcun potere in grado di permetterci di controllare davvero soprattutto noi stessi.
E Andrew, Matt e Steve, con i loro scherzi ed i loro voli a perdifiato, sono i primi a (non) saperlo.
Come tutti i ragazzi della loro età.


MrFord


"The faster we're falling,
we're stopping and stalling.
we're running in circles again
just as things were looking up
you said it wasn't good enough.
but still we're trying one more time."
Sum 41 - "In too deep" -


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...