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martedì 6 febbraio 2018

L'ora più buia (Joe Wright, USA/UK, 2017, 125')




La Storia, come qualsiasi materia di studio, ha il potere di risultare agli occhi di chi ne affronta i libri come qualcosa di estremamente noioso o clamorosamente avvincente: merito, senza dubbio, di come viene raccontata - ho avuto insegnanti che sviolinavano una data dietro l'altra senza chiedersi o farci chiedere un solo perchè, ma anche quello che ritengo il migliore tra quelli che ho incontrato nel mio percorso scolastico, che sceglieva un argomento per ogni lezione e attorno allo stesso costruiva veri e propri "voli" che spaziavano dall'attualità al resoconto dei fatti - e dei personaggi che l'hanno resa tale. Winston Churchill è senza dubbio uno di questi.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, in particolare nel periodo che precedette l'ingresso nel conflitto degli States, il Primo Ministro inglese fu uno degli assoluti protagonisti della lotta a Hitler e al Terzo Reich, che osteggiò fin dai tempi della sua ascesa nel corso degli anni trenta, e con determinazione e palle non da poco, pur prendendosi responsabilità decisamente grosse in quanto a "sacrifici necessari" nel corso del conflitto, fu uno dei principali responsabili della resistenza che l'Europa oppose all'ascesa del nazismo.
Bevitore incallito, figlio dell'aristocrazia dell'impero britannico ottocentesco, legato a fallimenti politici, Churchill contro ogni pronostico divenne il simbolo di un Inghilterra pronta a non abbassare la testa e a battersi fino alla fine: L'ora più buia, girato da Joe Wright - che, lo ammetto, ho sempre trovato efficace e davvero notevole in termini tecnici - e sorretto da un'interpretazione da manuale di Gary Oldman - che farà la parte dell'avversario di tutti i sostenitori del "nuovo" ai prossimi Oscar rispetto a Timothée Chalamet - è un film di quelli che ci si aspetta nel periodo dell'anno che precede la consegna delle ambite statuette, formalmente ineccepibile e pronto a solleticare le corde emozionali giuste per rimanere nel cuore dell'audience.
Una cosa che, di norma, finisce per irritare la critica radical chic così come i vecchi tamarri della mia risma, quasi fosse una furbata degli autori per avere la botte piena e la moglie ubriaca, con tutti i rischi del caso: Wright, dal canto suo, deve conoscere bene la materia umana, perchè il suo lavoro risulta, a conti fatti, sentito e coinvolgente, pronto a concentrare l'attenzione su un protagonista difficilmente dimenticabile fino al momento più alto della pellicola, la sequenza in cui Churchill decide di prendere la metropolitana per dirigersi al Parlamento confrontandosi, di fatto, con la gente della strada.
Non sono mai stato, dal canto mio, un fervente sostenitore delle guerre o del patriottismo, ai tempi scelsi di fare il Servizio Civile non tanto per la questione delle armi e della non violenza, quanto perchè poco incline al militarismo, agli ordini gridati dei Sergenti Hartman del mondo, all'assurdità del concetto di Guerra su scala mondiale: eppure, dentro di me, vive un'anima da ribelle, da persona pronta a battersi fino alla fine nel momento in cui ritiene che qualcosa sia stato violato.
L'ora più buia, il Winston Churchill che affronta i suoi avversari e connazionali, o scambia telefonate al limite del grottesco con il Presidente degli USA ancora lontani dal conflitto, il pensiero di una minaccia come quella che fu Hitler per l'Europa ed il mondo di allora, hanno stimolato quell'anima.
Non sono mai stato il tipo da fascino della divisa, e ancora - e soprattutto - oggi i proclami nazionalistici finiscono spesso e volentieri per farmi sorridere tristemente, ma sono un forte sostenitore dell'umanità, della vita e della libertà: tre cose che ho l'impressione Churchill avesse molto a cuore in quei giorni, al contrario di Hitler.
E se Churchill fosse salito in metropolitana accanto a me per chiedere come mi sarei comportato, avrei risposto allo stesso modo dei cittadini inglesi.
E avrei combattuto fino alla fine. Sacrifici compresi.



MrFord



giovedì 18 gennaio 2018

Thursday's child







Questa settimana, per la rubrica delle uscite cinematografiche a tre condotta dal sottoscritto e Cannibal Kid, non solo il nostro ospite è stato molto partecipe, ma si è anche offerto di scrivere un'introduzione alla rubrica stessa.
Lascio dunque la parola volentieri a Michele del Cumbrugliume.


Intro di Michele: Quando uno come me riceve l'invito a collaborare alla più nota rubrica di due mostri sacri della blogosfera come Cannibal Kid di Pensieri Cannibali e James Ford di White Russian, beh, la risposta non può che essere "mi sa che avete sbagliato persona". Ma visto che hanno insistito (credo a questo punto per gentilezza) che no, stavano cercando proprio me, allora eccomi, mi getto a testa bassa nell'impresa di commentare insieme a loro i film in uscita nelle sale cinematografiche proprio oggi. Pensate voi che bella combinazione!

"Un white russian alla tua età? Ma chi ti credi di essere, Ford!?"

IL VEGETALE

"Pensavo bastasse solo un cesto per raccogliere tutte le stronzate di quei tre bloggers, ma mi sbagliavo!"

Michele: Il protagonista de Il Vegetale è Fabio Rovazzi, 24enne milanese neolaureato alla ricerca di un lavoro, interpretato, pensate un po', da Fabio Rovazzi. Nella mia testa la storia è andata così: il regista Gennaro Nunziante aveva scritto l'ennesimo film per Checco Zalone, ma questa volta si era rotto le scatole di fargli interpretare personaggi omonimi. Così deve avergli detto "senti Checco, ho in mente la svolta della tua carriera: per lanciarti come attore poliedrico interpreterai un milanese di nome Fabio Rovazzi!". "Ma Gennaro, guarda che esiste già un Fabio Rovazzi! È quello di 'Andiamo a Comandare'!". "Ah sì? Allora se fai il difficile sai cosa faccio? Ingaggio lui!". Sennò proprio non si spiega come uno del genere (che mi sta anche simpatico, giuro!) sia arrivato al cinema. Consiglierei il film solo ai fan di Barbara D'Urso (che ha una parte nel film! Giuro anche stavolta!) e al Cannibale per punirlo ogni volta che scrive quei lunghissimi post dove consiglia pessima musica hipster. Così impari!
Cannibal Kid: Credo anch'io che Gennaro Nunziante volesse Checco Zalone per la parte di Rovazzi, solo che era troppo vecchio. Così ha pensato di ingaggiare Mr. Ford, che però è ancora più vecchio e così pensavano di affidare a Ford la parte di Barbara D'Urso, ma pure in quel caso risultava troppo vecchio. E così niente Zalone, niente Ford e sì ai veri Rovazzi e D'Urso, che sarò ben felice di massacrare. Soprattutto la seconda.
Ford: io posso anche accettare Rovazzi come appendice comica di Fedez o Morandi, ma davvero trovo assurdo che uno come lui trovi spazio come "attore" quando si parla di "film". E pensare che avrà anche successo al botteghino, molto peggio. Siamo davvero alla deriva. Altro che comandare.

ELLA & JOHN, THE LEISURE SEEKER

"In queste foto sembriamo quasi giovani quanto Cannibal." "Ma quello ormai non è più giovane da un pezzo!"

Michele: Per fortuna l'Italia non è solo Rovazzi! Ella & John è il nuovo film di Paolo Virzì, il primo "americano" per lui, che seppure accolto tiepidamente dalla critica di oltreoceano ha fruttato una candidatura ai Golden Globe per Helen Mirren. Virzì è da sempre uno dei miei registi preferiti, quindi per me questo è il vero titolo imperdibile della settimana, anche se un po' mi rende perplesso la sua idea di raccontare la storia di una coppia di ottantenni acciaccati ma innamorati che decide di farsi un viaggio in camper - evidentemente una metafora del rapporto tra il Cannibal e James Ford. Ora cari amici, chi di voi è Helen Mirren e chi Donald Sutherland?
Cannibal Kid: Io potrei anche accettare la parte della Helen Mirren di turno, è solo che sono davvero troppo ggiovane per farla. Ford come Sutherland senior invece sarebbe perfetto.
Quanto a Virzì e al film la penso più o meno come l'autore del Cumbrugliume, che continuo a non sapere cosa significhi e forse glielo avevo già chiesto, ma continuo a non comprenderlo. Ho amato numerosi film di Virzì, soprattutto gli ultimi, eppure la vicenda on the road di questi due nonnini appare troppo geronto-fordiana per fare davvero breccia nel mio cuore. Comunque staremo a vedere, anche perché mi sembra l'unico film vagamente promettente della settimana.
Ford: film potenzialmente della settimana, Virzì conferma di essere uno degli autori italiani più importanti del passato recente, rischi compresi. Personalmente, potrebbe conquistarmi oppure lasciarmi incredibilmente deluso. Qualsiasi cosa sia, spero differisca dall'opinione di Cannibal.

L'ORA PIÙ BUIA

"Cumbrugliume... Ma che sigaro si è fumato Michele per trovare un nome così!?"

Michele: Un altro film che vive della maestosa interpretazione del suo protagonista. In L'Ora più Buia un Winston Churchill che vive l'angoscia di chi sa che deve prendere una decisione impossibile agli inizi della Seconda Guerra Mondiale è interpretato dal grande Gary Oldman, considerato uno dei favoriti per la prossima notte degli Oscar. Anche se certo sarà dura battere la concorrenza di Rovazzi. Vedo già Ford davanti allo schermo in brodo di giuggiole. Io intanto andrò a recuperarmi il nuovo Kickboxer!
Cannibal Kid: Gary Oldman sarà anche un grande attore e qui – per carità – sarà bravissimo, però io non l'ho mai sopportato un granché e questa fordiana rottura di palle storica del decimo livello non mi attira per niente. Agli Oscar piuttosto faccio il tifo per gente che interpreta quelli che sono considerati due degli attori peggiori di sempre: Fabio Rovazzi nella parte di Fabio Rovazzi e James Franco in quella di Tommy Wiseau.
Ford: l'Academy, per quanto mi riguarda, deve ancora un Oscar a Stallone. Quindi Rovazzi e Oldman, per il momento, se lo possono scordare. Anche se il film lo vedo volentieri.

INSIDIOUS: L'ULTIMA CHIAVE

La ragazza alla vostra sinistra ha affrontato una maratona di film fordiani, quella a destra, invece, una voluta da Cannibal.

Michele: Negli USA questo quarto capitolo della saga di Insidious è stato l'ennesimo successone, ma la critica ha sostenuto che la saga sta cominciando a mostrare i primi segni di stanchezza. Pensate che io, anche se sono da sempre un grande estimatore degli horror, ho cominciato a sentirmi stanco (e assonnato!) già dal secondo film. Questo a dimostrazione di quanto io sia anni luce avanti a tutti. Mangiate la mia polvere, cari colleghi!
Cannibal Kid: Il primo Insidious, checché ne dica Ford, era davvero terrificante. In senso buono. Il secondo non in senso buono, al punto che manco sono riuscito a vederlo tutto. Il terzo era una cazzata piuttosto divertente. Il quarto? Non c'ho tutta 'sta voglia di scoprirlo. Penso lascerò il compito di recensirlo a Michele, che a quanto pare ha una gran voglia di diventare il primo della classe tra i blogger cinematografici. E con della concorrenza come la mia o quella di Ford, non credo ci voglia molto.
Ford: lascio con piacere a Michele il piacere di scoprire quella che sarà l'ennesima sòla dell'horror, nuovo capitolo di un brand che non mi ha mai convinto. Dal canto mio, preferisco passare il tempo a farmi beffe di chi lo esalterà, dallo stesso Michele a Peppa Kid.

POESIA SENZA FINE

"Ma dove credete di essere, in Coco!?"

Michele: Avete presente il noto detto "Venezia è bella ma non ci vivrei"? Ecco: Jodorowsky è bravissimo, ma i suoi film guardateli voi. Chi si offre volontario?
Cannibal Kid: Una volta mi era passata per la mente l'idea di recuperare un film di Alejandro Jodorowsky. Poi ho pensato che poteva essere troppo radical-chic e incomprensibile persino per me. E così ho passato, e continuo a passarlo, pure io. Invece Ford, tra una poppata e l'altra, tornerà a fare il cinefilo snob come un tempo ed esalterà l'ormai 88enne Jodorowsky come uno dei più grandi registi viventi?
Ford: Jodorowski è mitico, che si parli di fumetti, letteratura o cinema. Personalmente, l'ho sempre adorato. Dovessi trovare le energie mentali per affrontarlo di nuovo, lo farò volentieri alla faccia di tutti i finti pane e salame e radical chic come Michele e Cannibal.

UN SACCHETTO DI BIGLIE

"Sicurezza? Qui ci sono tre bloggers da internare il più presto possibile."

Michele: Come frase di lancio de Un Sacchetto di Biglie proporrei "il film che ha fatto dire a Michele de Il Cumbrugliume: 'no ok, ho cambiato idea, preferisco Jodorowsky'!". Scherzi a parte ci avviciniamo alla Giornata della Memoria e film come questo sono importanti; è la storia (tratta dal romanzo autobiografico di Joseph Joffo) di due fratellini ebrei che devono intraprendere un lungo viaggio nella Francia occupata dai nazisti per sfuggire alla cattura. Tutto bellissimo, tutto giustissimo, tutto utilissimo. Solo che non riesco a togliermi dalla testa l'idea che inserendo nel film una scena in cui Indiana Jones (o Capitan America!) prende a pugni otto nazisti per far scappare i due protagonisti, il tutto risulterebbe estremamente più efficace. ALWAYS PUNCH A NAZI!
Cannibal Kid: Macché il fordiano Indiana Jones! Macché quel fighetto di Captain America! Qua per farmi vedere una pellicola del genere ci sarebbe bisogno dei basterdi di Tarantino. Visto che non mi risulta siano presenti, preferisco fare una partita a biglie piuttosto che cimentarmi con questa impegnatissima, e potenzialmente noiosissima, pellicola.
Ford: ogni anno, con l'appropinquarsi del Giorno della Memoria - giustissimo, senza ombra di dubbio - si moltiplicano le proposte in sala potenzialmente a rischio retorica e noia. Personalmente, preferisco riscoprire cult del passato e lanciare le biglie nel sacco in pieno viso del Cannibale, e anche di Michele, se osa mettersi in mezzo.

MARLINA - OMICIDA IN QUATTRO ATTI

"Questo stile di passeggio alla Ford non mi convince affatto."

Michele: Un film che secondo me è descritto perfettamente dal suo titolo originale: Marlina si pembunuh dalam empat babak. Ecco, non mi sento di aggiungere altro e lascio quindi la parola a Cannibal Kid che ci teneva molto a raccontarvi la biografia della regista Mouly Surya. Ciao ciao!
Cannibal Kid: Ehm... sì. Come tutti sanno Mouly Surya è nata a Giacarta ed è una delle più promettenti registe dell'Indonesia. Anche perché non credo ce ne siano così tante altre. Sono promosso, Prof. Borgogni?
Riguardo al suo nuovo film, potrebbe anche essere la rivelazione della settimana, e magari dell'anno, ma chi c'ha voglia di scoprirlo?
Tra tutti i pretenziosi mattonazzi pseudo impegnati perfetti per il pretenzioso Ford de 'na vorta in uscita 'sto weekend, l'idea di guardarmi Il vegetale alla fine non mi sembra poi così sgradevole.
Ford: titolo molto difficile da approcciare, sia per i finti radical come Cannibal, che per i pane e salame come me e Michele. Nel dubbio, lascio da parte per un eventuale recupero e spero che l'eventuale recensione possa generare una nuova Blog War.

domenica 1 maggio 2016

Il solista

Regia: Joe Wright
Origine: UK, Francia, USA
Anno: 2009
Durata: 117'








La trama (con parole mie): Steve Lopez, giornalista del Los Angeles Times specializzato in storie di strada, si imbatte per caso nell'homeless Nathaniel Ayers, che si rivela essere un talentuoso musicista che decenni prima abbandonò la prestigiosa Julliard di New York a seguito di un crollo psicotico. Fiutato il grande servizio e dunque coinvolto in una sempre più stretta, combattuta e sincera amicizia, il reporter si lega inesorabilmente al musicista, finendo per conquistare i lettori e trovandosi di fronte ad una delle sfide professionali e soprattutto umane più toste della sua vita: guadagnare, infatti, la fiducia di una personalità fragile come quella di Ayers risulterà essere più difficile che conquistare premi assegnati per servizi ed inchieste.
Riuscirà il giornalista a scindere i due lati della vicenda, o rimarrà schiacciato dalla personalità traboccante del suo nuovo amico?












Ho sempre trovato, malgrado la diversità di tematiche e generi rispetto a quello che è lo "standard fordiano" Joe Wright un tipo tosto, pronto perfino a regare un piccolo cult al Saloon grazie allo splendido Espiazione, forse uno dei film romantici più apprezzati da queste parti negli ultimi anni.
Proprio a seguito della pellicola appena citata, il regista anglosassone sbarcò dalle parti di quella Hollywood tanto brava a fabbricare sogni quanto ad affossare promettenti registi provenienti dall'altra parte dell'oceano - ricordo l'esempio clamoroso di Von Donnersmarck, passato dal Capolavoro Le vite degli altri alla merda mortale The tourist prima di scomparire nel nulla -: malgrado, ai tempi, fossi molto curioso di scoprire cosa avrebbe potuto combinare il buon Joe avendo a disposizione un setting diverso e due attori sicuramente interessanti come Robert Downey Jr e Jamie Foxx, Il solista rimase una sorta di desiderio inespresso, quasi ci fosse qualcosa pronto a puzzare come una calza sudata dimenticata sotto il letto.
La prossima volta dovrò segnare a caratteri cubitali di dare retta al mio istinto senza dover necessariamente fronteggiare una realtà amara.
Il solista, infatti, non solo è indubbiamente il lavoro meno convincente e più "americanamente" convenzionale di Wright, ma anche un ibrido retorico e poco ispirato di pellicole irritanti come La ricerca della felicità ed altre decisamente più interessanti come Shine: la storia del musicista homeless Nathaniel Ayers, ispirata ad una storia vera, è infatti portata sullo schermo come la consueta favola urbana dall'allerta buonismo tipica della parte peggiore della settima arte a stelle e strisce, viziata da una sceneggiatura che pare completamente slegata dalla regia - e pesa come un macigno la parte in pieno stile 2001 che Wright si concede per far sperimentare al pubblico il rapporto con la musica di Ayers -, dal gigioneggiamento eccessivo dei due protagonisti - si tratta, senza dubbio, della pellicola in cui ho sopportato meno Downey Jr degli ultimi anni, nonostante l'Iron Man di noi tutti al sottoscritto stia parecchio simpatico - e da un piglio cui manca il carattere del film d'autore così come la zampata strappalacrime del grande titolo "di cassetta".
Non che mi aspettassi di incontrare un film in grado di ribaltare la mia vita di spettatore, specie nei giorni seguiti alla nascita della Fordina, ma sinceramente, anche rispetto ai dubbi nutriti ai tempi dell'uscita, pensavo che l'autore del già citato Espiazione potesse realizzare qualcosa di molto più originale e convincente, piuttosto che l'ennesima parabola di riscatto sociale misto a rivincita dell'outsider figlia del peggior qualunquismo dei nostri cugini oltreoceano: il dispiacere più grande, in questi casi, per un wannabe USA come il sottoscritto, è legato al fatto che i detrattori della Land of the free finiscono per andare a nozze con proposte come questa, pronte ad alimentare il sacro fuoco dell'ostilità verso le stelle e strisce.
Curioso, comunque, che in casi come questo - o quelli de La ricerca della felicità o The tourist -, il regista finisca sempre per essere un europeo, quasi la questione sulla responsabilità di questo tipo di fallimenti fosse da palleggiare tra la visione degli USA che pensiamo di avere in Europa e la mano pesante della produzione rispetto alla realizzazione di un film "all'americana" per mano di un figlio del Vecchio Continente: sinceramente, non so quante responsabilità potesse avere Joe Wright rispetto a quello che, senza dubbio, è stato un esperimento fallito, ma senza dubbio i successivi - seppur più che discreti - Hanna e Anna Karenina e l'ultimo - ed evitato accuratamente - Pan non remano troppo a suo favore.
Resta, dunque, una storia di amicizia, cronaca ed attualità che, probabilmente, se approcciata diversamente, ed affidata a mani diverse - non migliori o peggiori, semplicemente più abituate a raccontare un certo tipo di realtà urbana, e mi vengono in mente al volo il giovane e promettente regista di Fruitvale Station e Creed, o il primo Spike Lee ancora lontano dai recenti deliri -, avrebbe potuto ribaltare parecchie regole, invece di seguirle nel peggiore e più banale dei modi.





MrFord





"So forget this cruel world
where I belong
I'll just sit and wait
and sing my song.
and if one day you should see me in the crowd
lend a hand and lift me
to your place in the cloud."
Nick Drake - "Cello song" - 





sabato 28 dicembre 2013

Ford Awards 2013: i film (N°40-31)

La trama (con parole mie): ed eccoci giunti alla classifica delle classifiche, il premio più importante dei Ford Awards, quello dedicato al meglio uscito in sala dal primo di gennaio ad oggi che sia passato su questi schermi. Iniziamo con le posizioni più basse - ma non per questo meno meritevoli - della classifica, che a mio parere rispetto alle corrispettive dello scorso anno riescono ad avere qualcosa in più, tanto da costringermi a tagliare dalla scelta finale perfino titoli action che in tempi più magri avrebbero fatto certamente la loro porca figura.


N°40: NO - I GIORNI DELL'ARCOBALENO di PABLO LARRAIN


Alle spalle il deludente - almeno per il sottoscritto - Tony Manero ed il troppo autoriale Post mortem Pablo Larrain firma una pellicola di grande importanza sociale, una lezione che gli abitanti del Cile soggiogato da Pinochet diedero al loro dittatore attraverso l'assolutamente democratica via del voto.
Un gioiellino emozionante e visivamente vintage che ho apprezzato anche grazie a più di un pensiero rivolto alla situazione politica - disastrosa - italiana, nella speranza che un giorno o le cose possano cambiare anche per noi.

N°39: ANNA KARENINA di JOE WRIGHT


Joe Wright, che tempo fa era riuscito a colpirmi al cuore con l'ottimo Espiazione, torna in sala con un lavoro tecnicamente incredibile, bellissimo per gli occhi seppur decisamente freddo dal punto di vista delle emozioni: un titolo, comunque, che sarebbe stato davvero difficile non premiare con un inserimento nella top 40, non fosse altro per la sopraffina messa in scena a metà tra il Teatro e l'estetica di Baz Luhrmann.

N°38: NOW YOU SEE ME di LOUIS LETERRIER


Divertissement realizzato benissimo nonchè una delle sorprese più piacevoli della scorsa estate, questo giocattolone che ricorda il gusto per l'illusione di cult decisamente più autoriali come The prestige ha incontrato il favore di Julez, che sicuramente l'avrebbe posto in posizioni più alte in questa classifica facendo scendere, al contrario, qualcuno dei titoli sponsorizzati dal sottoscritto.
Promosso, comunque, come intrattenimento intelligente, e a dispetto della posizione, anche dalla metà più tamarra dei Ford.

N°37: LA MIGLIORE OFFERTA di GIUSEPPE TORNATORE


Sopresa in positivo, questo La migliore offerta, che ha rilanciato ai miei occhi uno dei registi italiani più sopravvalutati di sempre, Giuseppe Tornatore, e che lego al ricordo di uno dei primi giorni passati interamente da solo con il Fordino, che per l'occasione fu ancora più bravo del solito e mi tenne compagnia in una visione emozionante ed a suo modo magica, come raramente riescono a concederne, soprattutto di recente, i prodotti nostrani.



Altra posizione, ed altra più che piacevole sorpresa: considerata la presenza di Nicholas Cage mi sarei aspettato una tamarrata da competizione e di basso livello, e invece il risultato del lavoro di Scott Walker è un ottimo thriller ispirato alla vera storia di uno dei più feroci serial killer del Nord America, responsabile di un numero imprecisato di uccisioni nell'Alaska degli anni ottanta. Finale da brividi ed una Vanessa Hudgens splendida in versione dark, nonchè bravissima.

N°35: GRAVITY di ALFONSO CUARON


Così come per Anna Karenina, l'attesissimo Gravity di Alfonso Cuaron, deludente dal punto di vista di trama ed emozioni, è risultato talmente strabiliante tecnicamente da rendere impossibile una sua esclusione dalla classifica finale dei migliori film usciti in sala: il buon Alfonso, che aveva già lasciato a bocca aperta con il meraviglioso I figli degli uomini - in quel caso anche a livello emotivo -, confeziona una meraviglia registica come raramente se ne sono viste negli ultimi dodici mesi, con piani sequenza da capogiro ed una maestria con la macchina da presa praticamente unica.

N°34: CANI SCIOLTI di BALTHAZAR KORMAKUR


Non poteva mancare, nella classifica fordiana con il best del duemilatredici, qualche tamarrata come si deve nel classico stile Expendables: il nuovo lavoro di Kormakur, che già mi aveva ben disposto con Contraband, è una vera chicca in pieno stile Lansdale con due protagonisti in grande spolvero - soprattutto il Denzellone -, sparatorie, azione, battutacce da cameratismo e amicizia virile e chi più ne ha, più ne metta.
Insomma, una vera manna per gentaglia come me.

N°33: DON JON di JOSEPH GORDON LEVITT


L'esordio dietro la macchina da presa del già lanciato come attore Joseph Gordon Levitt, seppure acerbo, è un divertente e profondo excursus nella commedia romantica in grado di prendere abilmente per il culo il genere senza per questo risultare sguaiato, oltre che un ritratto davvero niente male del triangolo Uomo/Donna/Porno.
Se le premesse sono queste, il futuro anche registico del ragazzo sarà decisamente luminoso.

N°32: STAND UP GUYS - UOMINI DI PAROLA di FISHER STEVENS


Seconda, vera fordata di questa decina, questo Stand up guys, versione old school ancora più old school degli Expendables, è una chicca riuscita a far breccia perfino nel cuore di quel pusillanime del Cannibale, che è stato in grado non solo di sopportarlo, ma di giudicarlo perfino discreto.
Cast delle grandi occasioni, amicizia virile, onore d'altri tempi ed una profondità stemperata da una signorile abilità di prendersi molto, molto per il culo: e neppure il Tempo viene risparmiato.

N°31: THE CONJURING - L'EVOCAZIONE di JAMES WAN




James Wan, che negli anni scorsi era incorso spesso e volentieri nelle peggiori bottigliate by Ford, sorprende con un vintage horror sicuramente derivativo eppure perfettamente funzionale, nonchè una delle pellicole in grado almeno in parte di fare quello che un horror dovrebbe fare - paura - più interessanti degli ultimi anni.
Tecnica pregevole, costruzione interessante ed almeno un paio di sequenze memorabili rese grandi anche solo grazie ad un battito di mani.

TO BE CONTINUED...


MrFord

mercoledì 27 febbraio 2013

Anna Karenina

Regia: Joe Wright
Origine: UK
Anno: 2012
Durata: 129'




La trama (con parole mie): Anna Karenina, nobildonna di San Pietroburgo nella prima metà dell'ottocento sposata al politico Karenin, molto più anziano di lei, in viaggio verso Mosca per riconciliare suo fratello con la moglie alle prese con una crisi coniugale, conosce il giovane militare in carriera Vronsky.
Tra i due scoppia una passione travolgente che porterà la donna a stravolgere le regole della società finendo per lasciare il marito in modo da poter vivere l'amore per il nuovo compagno, ed assumere di fatto i connotati della reietta: e mentre Karenin farà di tutto per continuare ad andare incontro alla madre di suo figlio, Anna finirà per crollare sotto il peso del suo nuovo ruolo e di quello che vorrebbe per Vronsky la famiglia di lui.
Un dramma da camera che coinvolgerà, in qualche modo, anche Levin e Kitty, vittime come Anna dell'amore, ma destinati ad un fato ben differente.





Normalmente qui al Saloon non hanno vita facile i film all'interno dei quali la forma ha in qualche modo, sempre e comunque la priorità sulla sostanza: quando non si tratta di proposte radical chic destinate ad essere bottigliate, infatti, è facile che si tratti di blockbuster d'autore che di norma finiscono per essere più noiosi, bolsi e pesanti di titoli effettivamente autoriali ed effettivamente lenti come la più monumentale delle epopee russe.
E proprio con l'epopea russa si cimenta Joe Wright, regista patinatissimo che stando a quello che è il mio panesalamismo sulla carta dovrei detestare e che al contrario ho sempre trovato enormemente talentuoso, in particolare grazie alla prova che fornì con l'eccezionale Espiazione, drammone romantico che ai tempi fece grande scalpore qui in casa Ford, in bilico tra sentimenti, commozione, piani sequenza vertiginosi ed una confezione impeccabile.
Non è da meno questa sua versione di Anna Karenina, romanzo supercult di intere generazioni - che io non ho letto, giusto per metterlo in chiaro - firmato da uno dei nomi di riferimento della Letteratura mondiale, Lev Tolstoj, filtrato attraverso un gusto al limite del kitsch ed una sensibilità che, più che ricordare il dramma spaccacuore da togliere il respiro, strizza l'occhio a Baz Luhrmann e al musical in grande stile: onestamente siamo ben lontani dall'avere di fronte un'opera memorabile o un Capolavoro struggente, ma è inequivocabile che il lavoro di Wright sia impressionante dal punto di vista visivo, a partire dai suoi riferimenti al Teatro fino all'uso dei carrelli, delle scenografie, degli agganci tra le scene, di piccoli squarci di poesia pura ben nascosti da una confezione che pare avere la priorità su tutto il resto - la lettera strappata diventata fiocchi di neve, per quanto scontata possa suonare, mi ha strappato un'espressione di pura meraviglia -.
Anche il cast risulta sorprendentemente azzeccato, nonostante Keira Knightley - ultimamente sempre più insopportabile -, in particolare grazie ad un Jude Law granitico e lontano dal suo vecchio status di sex symbol e a Matthew MacFayden, che con il suo Oblonsky riesce nell'intento di rendere credibile un personaggio fatto macchietta come fosse il più profondo tra i protagonisti del dramma, riportando alla mente del sottoscritto addirittura lo spirito di alcuni degli Ekdal del Capolavoro - quello senza dubbio - di Bergman Fanny e Alexander.
Non so ora se i puristi dell'opera letteraria potranno apprezzare l'approccio decisamente più scanzonato scelto da Wright per rendere probabilmente più fluida ed elegante la narrazione, ma per una volta posso tranquillamente affermare che la forma riesce ad essere di maggiore aiuto rispetto alla sostanza non soltanto per quanto riguarda il ritmo della pellicola, ma soprattutto per quanto concerne il suo "corpo", quasi non fosse possibile scindere il suo lato terreno, la sua apparenza, dai contenuti: in questo senso il buon Joe è riuscito in qualche modo a fornire un ritratto forse fin troppo perfetto della materia che l'ha ispirato, plasmata sui sentimenti e sulla travolgente portata degli stessi ma anche sull'attrazione irresistibile e selvaggia, sul colpo d'occhio come veicolo per i cuori che battono, le pelli che si sfiorano, la voglia che sale, irrefrenabile, a scapito di qualsiasi contesto sociale, regola o senso della ragione e della morale.
Del resto i narratori russi, troppo spesso accusati di una certa qual freddezza di fondo, risultano in realtà tra i più intensi che la Letteratura abbia mai conosciuto: Wright, affrontando una sfida certo non facile, ha scelto di non prendersi così tanto sul serio da risultare spocchioso e raccontare un amore privo di mezze misure senza farsi soffocare dall'epica e dai contenuti, sfruttando la valvola di sfogo dell'occhio che vuole la sua parte per dare una sua interpretazione del "sacro" attraverso un fiume di magnifico "profano" che a volte, come in questi casi, non fa certo male.
In un certo senso, dunque, questa Anna Karenina non sarà la donna della vita, ma senza dubbio causerà turbamenti e lesioni ai muscoli del collo di molti degli spettatori che ne incroceranno il cammino e si troveranno costretti a voltarsi cercando uno sguardo che potrebbe cambiar loro la vita.
Fosse anche solo per una notte.


MrFord


"Hai ragione tu
cosa voglio di più
cosa voglio
Anna
voglio Anna.
Non hai mai visto un uomo piangere
apri bene gli occhi sai perchè tu ora lo vedrai
apri bene gli occhi sai perchè tu ora lo vedrai."
Lucio Battisti - "Anna" -


giovedì 21 febbraio 2013

Thursday's child


La trama (con parole mie): nuovo appuntamento con la rubrica settimanale che vede il sottoscritto accompagnato dal piccolo e pavido Peppa Kid accompagnarvi in una carrellata delle uscite che la settima arte - e la distribuzione, soprattutto - ha in serbo per il weekend di noi tutti.
Incredibilmente, anche a questa tornata quelli che ormai sono storicamente i due antagonisti più agguerriti della rete non paiono essere troppo combattivi, stremati da un 2013 che fino ad ora ha regalato più pellicole a proposito delle quali essere d'accordo - nel bene o nel male - che non titoli grazie ai quali alimentare il sacro fuoco delle Blog Wars.
Sarà una nuova tendenza o un fuoco di paglia? Solo il futuro ce lo dirà!

"Vedi Sean, quando incontri il Cannibale devi subito sparargli un bel diretto sul grugno, così!"

Gangster Squad di Ruben Fleischer


Il consiglio di Cannibal: una squadra di gangster? Ma per eliminare Ford basta anche molto meno!
Da una parte mi attira questo film. Il regista Ruben Fleischer ha firmato delle pellicole divertentissime che mi sono piaciute parecchio come Benvenuti a Zombieland e 30 Minutes or Less e c’è un grandissimo cast composto da Ryan Gosling, Sean Penn + la splendida Emma Stone. Dall’altra parte ho paura che si riveli un film gangster classico e vecchio stile, poco nelle corde del frizzante regista.
Figata o delusione?
Staremo a vedere.
WhiteRussian, figata di blog o delusione?
Delusione, sempre e comunque.
Il consiglio di Ford: una squadra di gangsters? E' forse la Juventus?
Il buon Fleischer, regista quasi di culto per i giovani Peppa Kids come il mio antagonista, non è ancora riuscito a convincermi appieno con i suoi precedenti lavori, carini ma niente di più. Vedremo se questa presunta prova di maturità lo definirà come un vero expendable da Saloon o come un coniglione da stanzetta del Kid di turno. Il cast promette scintille, l'ambientazione pure. Speriamo bene. E non speriamo troppo.


"Emma, te lo devo proprio dire: il Cannibale ha intenzione di chiederti di uscire." "Mio dio, no!"

Anna Karenina di Joe Wright


Il consiglio di Cannibal: the (w)right movie
Il film di Joe Wright è tratto dal celebre romanzo del russo Tolstoj, che però per fortuna non ha niente a che vedere con Whiterussian. Infatti, Anna Karenina è un’ottima pellicola. A livello di storia non mi ha coinvolto a livelli eccelsi, ma la regia è talmente strepitosa che è difficile non restarne estasiati.
A meno che non abbiate le fette di salame sopra agli occhi come Mr. Ford.
Per un’Italia giusta, fate la scelta giusta. Scegliete Wright e andate a vedere questo film.
Recensione cannibale coming soon.
Il consiglio di Ford: la Russia val bene una visione.
Ho sempre considerato Joe Wright un grandissimo talento della macchina da presa, in particolare grazie al meraviglioso Espiazione, che ancora è impresso nella mente del sottoscritto neanche fossi quella ragazzina
di Katniss Kid alle prese con i suoi idoli teen fotografati da Cioè e dalle riviste di quella stirpe.
Non ho ancora visto Anna Karenina, ma ho come l'impressione che si rivelerà una visione ottima, forse la più interessante della settimana. E se tutto va bene - o male!? - potrebbe addirittura rivelarsi come l'ennesimo titolo del 2013 in grado di mettere d'accordo i due antagonisti più in lotta - almeno fino a qualche tempo fa – della Blogosfera.


"Ecco, quello laggiù è il Cannibale: appena arriva qui per chiederti di uscire con lui, sparagli un diretto sul grugno!"

Beautiful Creatures - La sedicesima creatura di Richard LaGravenese


Il consiglio di Cannibal: beautiful creatures? Di certo non si parla di Ford.
Pellicola teen fantasy che hanno cercato di vendere come il “nuovo Twilight”, negli Stati Uniti è partito malissimo. Visto che successo e qualità sono spesso inversamente proporzionale, ciò può significare che la qualità sia più alta, anche se a far meglio della saga preferita da Ford dopo quella del Ragazzo dal kimono d’oro non è che ci vada molto. Tra l’altro io mi devo ancora recuperare Breaking Dawn - Parte 2 e spero sia involontariamente spassoso almeno quanto i precedenti films e quanto il blog di Ford. Questo Beautiful Creatures quindi può attendere, ma mi sa che da buon bimbominkid prima o poi me lo guarderò.
Il consiglio di Ford: di beautiful non ci vedo nulla. Neppure nel peggio.
LaGravenese non è garanzia di qualità. Il teen neppure. Il paragone con Twilight nemmeno.
Trovate voi un qualsiasi motivo per andare a recuperare una pellicola che interesserà giusto le groupie come il Cannibale, ansiose di portare i loro fidanzatini in sala giusto per fargliela annusare senza concedere neppure una limonata da ultima fila. Avanti un altro.


"Ma ti pare che con questo viso mi riduco ad uscire con Peppa Kid!?"

The Sessions di Ben Lewin


Il consiglio di Cannibal: preparatevi a piangere
Nella settimana del Festival di Sanremo, l’unico film che ho visto è stato questo. Ho pensato: “Oh, mi prendo una pausa dal buonismo di Fabio Fazio!” e poi mi ritrovo di fronte a una pellicola… buonista. Che sfiga! Ma almeno non è troppo buonista.
The Sessions tocca un tema molto delicato, il rapporto tra handicap e sesso. Non lo fa con il coraggio dimostrato dai francesi negli ultimi tempi, lo fa in maniera più ruffianotta, eppure senza eccedere. Alla fine dei conti, io lo consiglio. Meglio però se tenete i fazzoletti a disposizione, perché c’è da commuoversi. Pure per uno non troppo incline alla lacrima come me. E a me di solito viene da piangere giusto quando passo dalle parti del blog WhiteRussian.
Recensione in arrivo.
Il consiglio di Ford: Peppa Kid avrebbe bisogno di una bella session di allenamento expendable!
Nonostante quello che può affermare il mio rivale, i film ruffiani e giocati tutti sulle categorie "intoccabili" tendenzialmente hanno il potere di farmi incazzare come un bufalo - vedi il suo tanto decantato La guerra è dichiarata -. Io il mio servizio civile con i disabili l'ho fatto, e proprio in quei mesi ho lasciato il buonismo un pezzo per volta a casa senza passare dal via: mi affido dunque a Kate Winslet - che in un episodio di Extras prese per il culo i film di questo tipo giudicandoli "buoni solo per i premi" e di nuovo vado oltre.


Padre Ford e Scafandro Kid riflettono sull'argomento della prossima Blog War.

Gambit di Michael Hoffman


Il consiglio di Cannibal: gambizzate Mr. Ford!
So che Colin Firth ha un seguito di fan urlanti numeroso quanto quello di Marco Mengoni, quindi non dirò niente di male su di lui. Dico solo che a me non ha mai entusiasmato particolarmente, tranne che nell’ottimo A Single Man. Al suo fianco di questa commedia troviamo poi Cameron Diaz, una che purtroppo non azzecca più una pellicola valida da parecchio. Da questo remake di un vecchio (ma non quanto Ford) film con il vecchio (ma non quanto Ford) Michael Caine, mi aspetto il solito tentativo degli americani di replicare il british humour. Senza successo.
Il consiglio di Ford: ma Gambit non era un personaggio degli X-Men!?
Film inutile interpretato dall'inutile Colin Firth, spacciato per ficata ed opera dei Coen quando si tratterà, probabilmente, dell'ennesima ammmereganata senza troppo senso. Evidentemente questa settimana vogliono proprio farmi concentrare sulla notte degli Oscar.


"Ecco, arrivano Ford e Cannibal: sono sicuro che hanno intenzione di bottigliarci!"

Captive di Brillante Mendoza



Il consiglio di Cannibal: io captivo con Ford? Ma scusate, se lo merita.
Nuovo film del regista filippino di Kinatay, che non ho visto ma di cui ho sentito parlare sia benissimo che malissimo, questo Captive promette di essere piuttosto interessante.
Se poi non lo è, ci può scattare una mia brillante quanto captiva recensione.
Mentre quella di Ford sarà cattiva nel senso di pessima e basta. Ahahah.
Il consiglio di Ford: essere Captivo con Cannibal? Non ha prezzo.
Di Mendoza sento parlare fuori e dentro la Blogosfera già da parecchio tempo, eppure non sono ancora riuscito a confrontarmi con nulla di suo, nonostante sia sponsorizzato anche da persone che reputo qualificate in materia - e non sto parlando del mio rivale numero uno, sia chiaro -.
Questo Captive potrebbe essere la sorpresa della settimana come il bersaglio da bottigliate del weekend. Staremo a vedere.


"Ecco fatto: ora sono pronto per quel weekend d'avventura con Peppa Kid che mi ha regalato Ford per Natale!"

Pinocchio di Enzo D’Alò


Il consiglio di Cannibal: Mr. Ford mi sta simpatico… perché mi si sta allungando il naso?
Non ho mai visto niente di Enzo D’Alò. Ford magari dirà che è un genio dell’animazione, che è il Miyazaki italiano o qualche sua solita assurda sparata. A me i suoi lavori non mi hanno mai attirato minimamente, e questo Pinocchio non fa eccezione. Non sto mentendo come Pinocchio. Se volessi mentire direi che Ford è la mia guida cinematografica e spirituale. E direi che domenica agli Oscar tiferò per Lincoln e voterò Berlusconi.
Il consiglio di Ford: mi è bastato quello di Benigni.
Di Pinocchio, al Cinema, ce n'è solo uno. Quello Disney. Il resto è niente.
Specialmente se è robetta italiana senza alcuna pretesa. Bocciato senza colpo ferire neanche fosse quell'indecenza del Roberto Nazionale.


Peppa Kid e Nonno Ford tra le fauci del Cinema italiano.

The Summit di Franco Fracassi, Massimo Lauria


Il consiglio di Cannibal: non c’è bisogno di un summit per capire che i consigli di Cannibal sono migliori di quelli di Ford anche quando, come in questo caso, anziché un vero consiglio scrive una gran cacchiata.
Insieme al nuovo Twilight della settimana, insieme alla nuova bambinata della settimana, arriva puntuale come una nuova recensione assurda di Ford anche il documentario italiano della settimana.
The Summit ritorna sul G8 di Genova, ma dubito sia interessante quanto il valido ma non eccezionale (come sostiene Ford) Diaz. Per chi lo guarderà si tratterà comunque di un modo per ricordare chi c’era al governo in quel 2001. In un paese dalla memoria corta come il nostro, ricordare non fa mai male.
Il consiglio di Ford: in vista delle elezioni, per una volta Ford e Cannibal potrebbero unirsi in un summit per consigliare chi non votare.
Documentario italiano che passerà praticamente inosservato della settimana. Poco importa, nonostante gli importanti temi trattati.
Mi prendo questo spazio per un appello: ragazzi, mettetevi tutti una mano sul cuore quando andrete a votare.
Per favore.
Non fatelo salire un'altra volta.
Davvero.
O mi costringerete a prendervi a bottigliate uno per uno.

"Appena eletto cucirò la bocca a tutti i sovversivi come Ford e Cannibale."

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