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venerdì 20 novembre 2015

The Mentalist - Stagione 6

Produzione: CBS
Origine: USA
Anno: 2014
Episodi: 22






La trama (con parole mie): Patrick Jane ed i suoi compagni del CBI di Sacramento sono sempre più vicini alla scoperta della reale identità del serial killer John il Rosso, responsabile dell'omicidio della moglie e della figlia dello stesso Jane e di decine di altri delitti.
La lista di sette sospettati conduce, dunque, al confronto definitivo tra le due nemesi, ed apre un nuovo capitolo nelle vite dei suoi protagonisti: Jane deciderà di sparire in Messico per mesi, mentre gli sposi novelli Rigsby e Van Pelt apriranno una loro agenzia di investigazioni, Lisbon finirà a fare lo sceriffo in un piccolo centro e Cho deciderà di arruolarsi nell'FBI.
E proprio dalla sezione di Austin dell'FBI giungerà una proposta che Jane non potrà rifiutare per tornare in campo e continuare a combattere il crimine.










Se, solo qualche anno fa, alla conclusione di quella che è stata, senza dubbio e fino ad ora, la stagione migliore di questa serie, qualcuno mi avrebbe detto che prima della sua conclusione si sarebbe arrivati ad un cambio definitivo di rotta con il confronto tra Jane e John il Rosso ed un nuovo inizio per il sagace protagonista del prodotto, non ci avrei creduto.
E avrei pensato che lo stesso avrebbe significato un salto di qualità enorme per la creatura di Bruno Heller.
Peccato che, con il passare degli anni, di fatto The Mentalist abbia dimostrato quanto mancare di tempismo possa significare, per un prodotto, rimanere nel "limbo" delle - pur più che discrete - proposte d'intrattenimento da cena o compiere il salto di qualità e diventare un riferimento.
Ad ogni modo, nonostante rappresenti più una grande occasione persa dai suoi autori che non una certezza, la saga con protagonista Patrick Jane è rimasta nei cuori degli abitanti di casa Ford, nonostante un approccio sempre più mainstream - almeno rispetto al genere crime - ed un progressivo avvicinamento alle regole standard del serial televisivo con tanto di storie d'amore più importanti della trama effettiva.
Ma non voglio ridurmi a criticare questa longeva e decisamente ben considerata dal grande pubblico serie come se fossi il più snob tra i radical chic - lascio volentieri questo ruolo al mio rivale Cannibal Kid -, quanto più che altro rimproverare a Heller e soci il fatto di non aver avuto abbastanza coraggio quando la rivelazione dell'identità di John il Rosso e la conclusione della storyline che lo vedeva contrapposto a Jane avrebbero avuto significati ben più profondi.
Poco importa, comunque: a questo penultimo giro di giostra Jane e soci conoscono la svolta più importante delle loro vicende, il confronto con la nemesi che li ha perseguitati fin dal principio della serie che funge da preludio ad un cambio di setting operato, con ogni probabilità, per scrollare la polvere di dosso al protagonista ed approcciare l'epilogo abbracciando, di fatto, quello che tutti gli spettatori si aspettavano sarebbe arrivato prima o poi.
Dal preferito fordiano Cho allo stesso Jane, passando per Rigsby e Van Pelt per arrivare a Lisbon, assistiamo dunque ad un cambio di cast e di registro pronto ad avvenire in termini molto meno drammatici di quanto si sarebbe potuto prevedere, finendo per resettare - almeno rispetto alle indagini di puntata - il meccanismo che aveva guidato The Mentalist fin dai primi episodi senza snaturare la proposta, e più semplicemente accontentandosi di una sua versione meno di "rottura".
Interessanti, comunque, i cambi di direzione operati dalla produzione - che poi gli stessi fossero voluti, o dettati dall'incertezza nel futuro del serial, è una domanda alla quale probabilmente non avremo mai la possibilità di dare risposta - e la svolta sentimentale che chiude il ciclo di ventidue episodi, pronta ad aprire scenari probabilmente auspicati da una buona fetta di pubblico ma ugualmente insoliti per la settima e conclusiva annata.
Personalmente, spero che Jane e soci possano chiudere al meglio la loro cavalcata, consci del fatto che, pur non avendo mantenuto le promesse giocate sul piatto fino ad un certo punto della loro produzione, continueranno ad avere l'appoggio incondizionato dei Ford tutti.




MrFord




"You are not an enemy anymore
there's a ray of light upon your face now
I can look into your eyes
and I never thought it could be so simple."
Elisa - "Rainbow" - 




domenica 8 febbraio 2015

The Mentalist - Stagione 5

Produzione: CBS
Origine:
USA
Anno:
2012/2013
Episodi:
22





La trama (con parole mie): Patrick Jane, accanto ai suoi colleghi del CBI, parallelamente alla risoluzione di casi di omicidi commessi in tutta la California, continua la sua indagine a proposito del serial killer John il Rosso e la sua sfida a distanza con lo stesso, che pare avere sempre più potere ed agganci anche all'interno degli organismi di Legge.
E mentre Lisbon continuerà a manifestare - e a cercare di nascondere - una certa attrazione per lo stesso Jane, Cho intreccerà il suo cammino con quello della squadra speciale d'intervento del CBI, mentre Van Pelt e Rigsby, tornati entrambi single, finiranno per pensare di riprendere la loro storia, più sicuri della maturità acquisita con il tempo: riusciranno i nostri a fare fronte alla presenza dell'FBI, al lavoro di tutti i giorni ed al ritorno in pianta stabile della loro nemesi più terribile?








I guilty pleasures di casa Ford, specialmente quando si parla di letture e piccolo schermo, sono da sempre legati ad un genere ribattezzato da Julez come quello dei morti ammazzati: da titoli pop come Criminal minds ad autori di culto come Nesbo, passando per gioielli come True detective, da queste parti si finisce sempre per essere catturati quando di mezzo ci sono serial killers o situazioni thrilling.
The Mentalist, prodotto firmato da Bruno Heller con protagonista il Patrick Jane di Simon Baker, partito come una serie riempitivo e finito per diventare una piccola certezza quantomeno dei prodotti di largo consumo, giunge al suo quinto passaggio sugli schermi del Saloon mantenendo di fatto invariata la sua formula vincente: casi singoli come di consueto risolti brillantemente - e con una sempre divertente irriverenza - dallo stesso Jane e dalla sua squadra - la precisa Lisbon, lo spigoloso Cho, l'impacciato Rigsby e la defilata, almeno in questa stagione, probabilmente a causa della gravidanza dell'attrice che la interpreta, Amanda Righetti, Van Pelt - e la storyline principale dell'intera serie, quella che vede il suo protagonista intento a rispondere colpo su colpo in una partita a scacchi iniziata con l'omicidio di sua moglie e sua figlia per mano di John il Rosso, vera e propria nemesi, un killer senza volto e dai molteplici agganci che pare sempre più sfuggente, ed al contempo clamorosamente presente nella vita del suo antagonista.
A rendere la loro rivalità ancora più accesa il ruolo fondamentale della collaboratrice di quest'ultimo Lorelei - l'attrice canadese Emmanuelle Chriqui -, divenuta nel corso della quarta stagione amante di Jane - la prima a rompere le barriere dell'ex illusionista dai tempi della morte della moglie - e dunque sua alleata una volta scoperto il ruolo di John nell'uccisione della sorella, prima di cadere lei stessa per mano dell'uomo che fu prima suo maestro e dunque nemico: raramente, piccolo o grande schermo che fosse, si è vista una rivalità così accesa e tenuta comunque in maniera funzionale a galla per tanto tempo.
Merito di questo "idillio" tra i due main charachters del prodotto è senza dubbio dell'attenzione posta dal loro creatore - il già citato Bruno Heller - alla serie - non sono molti gli ideatori che, in corso d'opera, si concentrano esclusivamente sul ruolo di produttori abbandonando, di fatto, il lato artistico dei loro prodotti -, così come una caratterizzazione ottima svolta su John il Rosso, forse l'unico antagonista del piccolo schermo attuale ad aver riempito il suo spazio senza, di fatto - a meno di clamorose rivelazioni - essere mai apparso: certo, l'ipotesi portata avanti proprio a partire dall'eventualità che Jane possa aver "stretto la mano" al suo nemico e la chiusura di stagione potrebbero sfatare questa mia affermazione, ma sono convinto che, con altre tre annate sicuramente confermate, The Mentalist riserverà ancora parecchie sorprese ai suoi fans, così come il rapporto tra Patrick e John, che paiono sempre più una versione thriller e legata ai serial popolari del sottoscritto e Cannibal Kid.
Personalmente, per quanto non clamoroso e, devo ammetterlo, non più decollato dopo l'ottima terza stagione - che faceva presagire un salto di qualità in seguito, di fatto, mai arrivato -, continuerò con tutti i Ford al mio fianco a seguire le avventure di Jane e dei ragazzi del CBI fino alla loro conclusione, sperando in una chiusura che possa rendere giustizia ad un rapporto di odio così profondo da sconfinare quasi nell'amore e nell'importanza decisiva di uno per l'altro dei suoi protagonisti.




MrFord




"Red, red wine
it`s up to you
all I can do I`ve done
memories won`t go
memories won`t go." 
UB40 - "Red red wine" - 




domenica 9 marzo 2014

The mentalist - Stagione 4

Produzione: CBS
Origine: USA
Anno: 2011/2012
Episodi: 24




La trama (con parole mie): dopo aver ucciso la sua nemesi John il rosso, Patrick Jane deve affrontare un processo per omicidio volontario. I suoi colleghi del CBI, sconvolti dall'accaduto, indagano sull'uomo che Jane ha freddato soltanto per scoprire che si tratta effettivamente di uno psicopatico, ma non dell'assassino della moglie e della figlia di Jane, ancora a piede libero.
Tornato in libertà e al lavoro, il mentalista dovrà dunque ricominciare la sua caccia continuando, parallelamente, a dare una grossa mano a Lisbon, Van Pelt - ancora alle prese con gli strascichi della rivelazione sul suo ex fidanzato -, Cho - per la prima volta coinvolto in una storia d'amore - e Rigsby - in procinto di diventare padre - nella soluzione dei casi di omicidio che il nucleo investigativo affronta in tutta la California.






In casa Ford, cosa ormai risaputa, i serial televisivi che toccano indagini su omicidi, morti ammazzati e quant'altro sono da sempre un guilty pleasure cui difficilmente si rinuncia: The mentalist, in quest'ambito, ha sempre rappresentato un piacevole riempitivo in grado di far passare agli occupanti del Saloon momenti di totale intrattenimento da accompagnare a pranzi e cene fin dalla prima stagione e grazie al suo incontenibile protagonista - adorato da Julez per motivi principalmente femminili - Patrick Jane, interpretato da Simon Baker, uno dei volti da simpatico bastardo più interessanti del piccolo schermo.
Dopo una prima stagione di rodaggio ed una seconda in netto miglioramento, si era giunti in chiusura della terza con un climax notevole, in grado di portare il protagonista di questo titolo di fronte alla sua nemesi preannunciando, di fatto, per questo quarto giro di boa un cambio repentino della direzione dell'intero prodotto: ricordo quanto apprezzai la scelta del creatore Bruno Heller di cercare di mescolare completamente le carte in tavola per dare nuova linfa al suo prodotto, domandandomi come avrebbero gestito il cambio di direzione.
Purtroppo per tutti noi spettatori smaliziati, il suddetto cambio di direzione non è avvenuto, o perlomeno non nel modo e con la qualità che auspicavo: un vero peccato, perchè quella che poteva essere l'annata della definitiva consacrazione di The mentalist si è rivelata, al contrario, una season di assoluta transizione all'interno della quale sono stati riproposti i temi principali dell'inizio della serie salvata in corner da un'ottima gestione dei comprimari - lo spazio dedicato alle parentesi sulle vite private della squadra di colleghi di Jane - e da un paio di episodi decisamente interessanti - in particolare, quello del serial killer di ragazzine impossibile da incastrare in termini di prove contro il quale Jane scatena volutamente il "redivivo" John il rosso -.
Inutile sottolineare il fatto che mi aspettassi decisamente di più, da questo quarto passaggio di Jane sugli schermi fordiani, ma a Bruno Heller - che fino ad ora aveva fatto davvero un grande lavoro sulla sua creatura - e a Simon Baker posso perdonare perfino questo mezzo passo falso, sperando che con il finale di stagione e la rinnovata rivalità tra Jane e John il rosso si possa sperare nel tanto agognato cambio di marcia che attendevo al varco dalla chiusura della season three.
Ammetto anche che, forse per solidarietà verso i bastardi dal cuore tenero come Jane - che, forse, rispetto ai miei standard, è fin troppo tenero -, in condizioni normali avrei probabilmente affibbiato le bottigliate della delusione ad un'annata sottotono come questa, ma voglio avere fiducia in un prodotto assolutamente mainstream eppure sempre divertente, piacevole da vedere e ben realizzato: spero dunque che la squadra del CBI non mi deluda anche con il suo quinto anno di avventure e che si aprano sempre più spiragli sulle personalità dei suoi elementi - in particolare sono molto curioso di scoprire come si evolverà il lato più aggressivo di Van Pelt venuto a galla nel corso di questa stagione, così come la condizione di padre di Rigsby, mentre per il mio favorito Cho direi che basta la silenziosa presenza -, ovviamente accanto ad una costruzione di nuovo serrata e più vicina al thriller che all'intrattenimento della continua sfida tra Jane e John, tra i rivali più accesi del piccolo - e forse non solo - schermo.



MrFord



"Losing him was blue like I'd never known
missing him was dark grey all alone
forgetting him was like trying to know somebody you never met
but loving him was red
loving him was red."

Taylor Swift - "Red" - 





domenica 19 gennaio 2014

The mentalist - Stagione 3

Produzione: CBS
Origine: USA
Anno: 2010/2011
Episodi: 23




La trama (con parole mie): Patrick Jane ed i suoi colleghi del CBI continuano il lavoro d'indagine condotto con piglio decisamente originale dal mentalista, mentre sulle loro tracce trama nell'ombra il serial killer John il rosso, responsabile della morte della moglie e della figlia di Jane riuscito ad inserire una talpa all'interno dello stesso CBI in modo da seguire da vicino i nostri.
Quando la presenza dell'infiltrato mette in scacco la squadra finendo per portare una falsa accusa sul capo della divisione, Madeleine Hightower, Jane sarà costretto a mettere in campo tutte le sue doti per cercare finalmente di mettere le mani sul responsabile del più grande dolore della sua vita: la strada per questo confronto, però, sarà resa ancora più difficile da un nuovo - ed ostile - capo e dalla rivelazione sull'identità della pedina di John.




The mentalist, con il suo protagonista Simon Baker, è fin dal suo esordio sugli schermi di casa Ford uno dei diversivi più interessanti che il piccolo schermo possa offrire per accompagnare pranzi e cene miei e di Julez: inoltre, questo titolo creato da Bruno Heller - che deve tenere molto alla sua creatura, perchè al contrario di molti ideatori di prodotti seriali non si è mai allontanato dalla stessa, neppure a successo ottenuto - ha avuto fino ad ora il grande pregio di evolversi positivamente con il passare del tempo, da una prima stagione praticamente di solo intrattenimento ad una seconda decisamente più tesa ed interessante fino a questa terza, partita in sordina e letteralmente esplosa con un climax conclusivo da urlo, in bilico tra rivelazioni sconvolgenti, identità svelate ed un season finale di quelli da rimanere a bocca aperta, ed ovviamente in grande attesa per il giro di boa numero quattro.
Gran parte del merito va ad una scrittura equilibrata e fresca, che non dimentica la natura ludica di proposte televisive come questa ma che, allo stesso tempo, riesce a mantenere una qualità superiore alla media dei titoli dalle aspettative certo non alte o artistiche, ed ovviamente al personaggio di Patrick Jane, reso alla grandissima da un Simon Baker sempre più in spolvero e degno rappresentante della categoria degli irresistibili figli di puttana che tanto piacciono al pubblico - e agli occupanti del Saloon -.
Accanto al protagonista, continuano a presenziare i colleghi del CBI, comprimari perfetti e mai troppo invasivi di Jane - personalmente continuo ad avere in Cho, duro dal cuore tenero, il mio preferito -, nel corso di questa stagione in più di un'occasione messi alla prova in situazioni al limite - dallo stesso Cho promosso a capo della squadra per un breve periodo fino a Lisbon, che credo abbia frantumato il suo record di ferite da arma da fuoco, da Rigsby con l'intenso confronto con il padre, criminale incallito, a Van Pelt, che si trova ad affrontare il matrimonio - riuscendo ad uscire arricchiti e resi decisamente più profondi dal lavoro svolto dagli autori su ognuno di loro: un esempio di professionismo che non farà di The mentalist la nuova pietra miliare del piccolo schermo ma che contribuisce a costruire un lavoro solido e clamorosamente piacevole da seguire.
Cercando, inoltre, di non incappare in spoiler troppo pesanti, devo ammettere che le scelte di Heller rispetto all'escalation degli ultimi episodi - ottimi nel riprendere la sottotrama della talpa introdotta intorno alla metà della stagione - ed il drammatico, clamoroso confronto dell'ultima puntata si sono rivelate assolutamente perfette, rilanciando non soltanto la figura di Jane in una nuova dimensione, ma anche il suo rapporto con la nemesi John il rosso, portata alla luce con il piglio del grande thriller.
Il punto di partenza che, di fatto, costituisce l'epilogo, infatti, potrebbe ridefinire la geografia di The mentalist e fornire nuovi spunti: c'è da sperare che Heller e i suoi abbiano continuato il buon lavoro svolto fino a questo punto, e che la prossima volta che mi ritroverò a scrivere di Jane e del suo bizzarro metodo d'investigazione possa di fatto essere l'occasione per consacrare questa serie ed il suo main charachter a riferimenti del crime sul piccolo schermo in barba a molti titoli decisamente più blasonati e noti al grande pubblico.


MrFord


"Well now mutually, mentally molested children of a Mother,
mutually, mentally molested children of Sin,
oh no, The ever so popular beating that took you under,
oh no, The ever so popular beating that broke your skin."
System of a down - "Mind" -




domenica 20 gennaio 2013

The mentalist - Stagione 2

Produzione: CBS
Origine: USA
Anno: 2009
Episodi: 23



La trama (con parole mie): Patrick Jane ed i suoi colleghi del CBI continuano a mietere successi caso dopo caso, senza però mai dimenticare l'ancora latitante John il rosso, responsabile degli omicidi della moglie e della figlia dell'esperto in menzogne e comportamenti.
A mettere loro i bastoni tra le ruote viene giunge una nuova squadra speciale capitanata da un ex compagno di Lisbon, Bosco, che riceve l'incarico di occuparsi in esclusiva del pericoloso serial killer: malgrado gli iniziali screzi, i due team paiono trovare una sorta di tacito accordo fino a quando lo stesso criminale non giunge a rompere gli equilibri assassinando Bosco e i suoi uomini per poi svanire di nuovo nel nulla.
Per Jane sarà l'ennesimo incentivo a dare la caccia all'uomo che ha giurato di non consegnare alla Legge in modo da poter finalmente soddisfare la sua sete di vendetta.




Quando, ormai più di un anno fa, Julez mi propose di inserire nel palinsesto delle serie tv di casa Ford The mentalist, rimasi piuttosto dubbioso sulla riuscita dell'operazione, di fatto sottovalutando il titolo firmato Bruno Heller con protagonista il sempre sarcastico Patrick Jane, personaggio azzeccatissimo interpretato da Simon Baker, uno che non mi è mai stato particolarmente simpatico e che, invece, proprio grazie a questo titolo ha guadagnato parecchi punti.
Ora mi ritrovo, con due stagioni alle spalle e tre - se non sbaglio - ancora davanti ad affermare che, pur non essendo un Capolavoro del piccolo schermo, questo prodotto risulta essere uno dei più divertenti e godibili del momento, capace di intrattenere senza richiedere un impegno eccessivo e, soprattutto, di non annoiare neppure con i suoi episodi di fatto autoconclusivi.
Perchè se la sottotrama dedicata all'assassino seriale John il rosso resta il leit-motiv principale della serie, è pur vero che la stessa funziona, di fatto, grazie al meccanismo - che mi ricorda quello dei fumetti made in Italy - dell'episodio singolo in grado di catturare eventuali nuovi spettatori senza che gli stessi conoscano troppo del background dei personaggi o della storia principale: uno dei più grandi pregi di questa seconda annata - un passo avanti alla prima, nonostante, se non ricordo male, lo stesso voto -, al contrario, è costituito proprio dal tentativo di dare una conformazione almeno in parte più profonda all'insieme e ai protagonisti, dalla storia tra Rigsby e Van Pelt all'utilizzo di Bosco e della sua squadra, dal passato da membro di una gang di Cho - in assoluto il mio preferito - all'introduzione del nuovo capo del CBI, la tosta Hightower.
Peccato che il vero salto di qualità dell'intera proposta venga a mancare proprio nel momento in cui, archiviato il terribile omicidio da parte di John il rosso del team di Bosco - e di Bosco stesso -, le dinamiche tornano ad essere quelle di sempre almeno fino al season finale, che cambia almeno in parte le carte in tavola e da inizio ad un nuovo capitolo dello scontro tra Jane e la sua terrificante nemesi.
Probabilmente, se tutta la stagione si fosse mantenuta sui livelli di questi due climax, avremmo avuto di fronte un nuovo titolo di riferimento nell'ambito thriller delle serie tv, mentre pare che gli autori abbiano voluto optare per una scelta più comoda conservando, di fatto, la materia che è il motore del titolo anche per le stagioni successive: non che mi lamenti troppo, in fondo ammetto di essermelo inaspettatamente goduto dal primo all'ultimo episodio, solo coltivo la speranza che, con la terza stagione, possa giungere finalmente il cambio di marcia che possa garantire un vero e proprio passaggio di categoria a Jane e ai suoi.
Sicuramente John il rosso ed il suo rapporto con l'ex medium protagonista della serie è un tesoro che la produzione deve gestire alla perfezione e con il contagocce, perchè - e si torna di nuovo al mondo del fumetto - dietro un grande protagonista c'è sempre un grande antagonista, che di norma spinge l'eroe a compiere le imprese per le quali, alla fine, lo stesso finisce per essere ricordato ed amato: in questo senso, il loro confronto nell'ultimo episodio, se ben sfruttato, può essere un ottimo catalizzatore per i futuri sviluppi del loro rapporto e dello scontro finale che, ovviamente, gli autori decideranno di affrontare soltanto quando la serie giungerà al suo naturale termine oppure avrà bisogno di un brusco e ad effetto cambio di rotta.
A conti fatti, comunque, una proposta che mi sento di consigliare in scioltezza e tranquillità, in grado di mettere d'accordo praticamente ogni fetta di pubblico e portatrice di quella necessaria dose d'intrattenimento per nulla pretenzioso che in alcuni casi per una serie tv diviene quasi necessaria.
Senza contare che il traghettatore e protagonista è davvero un personaggio di cui vale la pena fare la conoscenza.


MrFord


"If you could read my mind, love,
what a tale my thoughts could tell.
Just like an old time movie,
'bout a ghost from a wishing well.
In a castle dark or a fortress strong,
with chains upon my feet.
You know that ghost is me.
And I will never be set free
as long as I'm a ghost that you can't see."
Johnny Cash - "If you could read my mind" -


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