martedì 17 dicembre 2013

The East

Regia: Zal Batmanglij
Origine:
USA, UK
Anno: 2013
Durata: 116'





La trama (con parole mie): Sarah, agente impiegata presso un'agenzia di sicurezza privata, è incaricata di guadagnare la fiducia dei membri di una cellula terroristica chiamata The East, responsabile di una serie di attacchi a multinazionali responsabili di danni all'ambiente e alla popolazione.
Infiltratasi con successo ed accolta nella piccola comune dove vive il gruppo, Sarah si ritrova a dover fare fronte ai sentimenti che costituiscono la battaglia più difficile per ogni talpa: da un lato il crescente coinvolgimento - anche sentimentale - con le persone che dovrebbe assicurare alla Giustizia, dall'altro il senso del dovere ed il desiderio di ritornare ad una vita normale e ad una consolidata quotidianità.
L'incontro con il leader del gruppo Benji e con la battagliera Izzy cambierà però per sempre il modo di percepire il mondo - e la battaglia per esso - di Sarah.




Lo ammetto: ho approcciato la visione di The East - film indipendente dal sapore "rivoltoso" in stile V per vendetta - con poca voglia e diverse riserve, temendo di trovarmi di fronte l'ennesimo inutile tentativo di presentare al grande pubblico una pellicola a suo modo indie dalle ambizioni da blockbuster.
Fortunatamente per me e le bottiglie ultimamente messe a dura prova da delusioni come The bling ring - nota a margine: questo post è stato scritto non proprio ieri -, il lavoro di Zal Batmanglij - un cognome che è tutto un programma - e Brit Marling - perchè la giovane ed interessante attrice firma la sceneggiatura accanto al regista - convince quasi del tutto, proponendo un thriller "sociale" con numerosi spunti interessanti soprattutto dal punto di vista dei risvolti umani della lotta tra la cellula rivoluzionaria e le grandi multinazionali responsabili di scempi naturali e non solo in tutto il pianeta.
Lasciando dunque - e giustamente, a mio parere - le parti action e di critica come cornice, i due autori si concentrano principalmente sui rapporti tra i protagonisti sfruttando il vecchio tema sempre interessante della "Sindrome di Stoccolma" dell'infiltrato, analizzato sul grande schermo alla perfezione ormai più di dieci anni fa da Mike Newell nello splendido Donnie Brasco: la protagonista Sarah - cui presta volto e talento, e ne ha da vendere, la già citata Brit Marling -, in equilibrio - anche se sarebbe più giusto scrivere in bilico - tra due mondi finisce per confrontarsi con il peggio ed il meglio di entrambi, elaborando nelle quasi due ore della visione, scorrevoli e ritmate da un'ottima gestione della tensione, una sua personale posizione che porterà ad un finale che, seppur non completamente convincente, riesce comunque a mantenere una certa coerenza rispetto alla crescita e all'evoluzione del main charachter.
Interessante, dunque, notare come da un lato Sarah si ritrovi a vivere una distanza ed una partecipazione sempre minore in un mondo dominato dal profitto e da una quotidianità che è quasi ipocrisia - incarnato perfettamente dal rapporto con il fidanzato - ma dal quale è impossibile, nel bene e nel male, affrancarsi - che sia per comodità, o per inseguire una sorta di sogno di un mondo perfetto, ben rappresentato dalla visione dei cavalli nei campi che accompagnano la protagonista ad ogni viaggio di andata e ritorno a casa -, così come il disagio dell'inserimento nel gruppo di ribelli dominato da regole che paiono vicine a quelle - inquietanti - delle sette religiose ma che, di fatto, nascondono nobili intenti, passione e tanta rabbia - pur se mal indirizzata - per una vita decisamente più libera e piena.
Un conflitto interiore vissuto anche dagli altri due protagonisti, il "bel tenebroso" Benji di Alexander Skarsgard e la ribollente Izzy di Ellen Page, che sorprende nell'evoluzione drammatica del rapporto con il padre, che se forse non viene risolto nel modo più potente e "cattivo" possibile - in una certa misura, il finale è quasi consolatorio - riesce comunque nella non facile impresa di rendere bene al pubblico - di nicchia e non - il senso del messaggio della pellicola, e della lotta condotta da gruppi come quello protagonista di questa storia.
Considerato quanto difficile sia riuscire ad analizzare il senso della rivolta e le ragioni del compromesso, direi che Batmanglij e la Marling, pur non osando, sono riusciti nell'impresa di dare un equilibrio ad entrambe le cose: e dato che di recente il solo Homeland ha fatto meglio in quest'ambito, si può affermare senza alcun dubbio che la loro impresa sia stata un successo.


MrFord


"Conversion, software version 7.0,
looking at life through the eyes of a tire hub,
eating seeds is a pastime activity,
the toxicity of our city, of our city,
no, what do you own the world?"
System of a down - "Toxicity" - 


16 commenti:

  1. un film che ho trovato gradevole ma forse poco coraggioso, è un po' nel mezzo del guado e ha un ritmo piuttosto compassato, cosa che scoraggerà i meno abituati...

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    1. Secondo me il ritmo non è così lento, e considerato lo scivolone dietro l'angolo che il tema riserva, non sono poi andati così male.

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  2. Sono rimasto molto freddo con Another Earth, l'idea che la Marling proponga di nuovo una storia così ermetica e autoriale con fiumi di dialoghi su riflessioni filosofiche e poi silenzi infiniti, be', mi ha finora tenuto lontano. Ma prima o poi recupererò. :)

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    1. In realtà questo è decisamente meno autoriale di Another Earth - che a me era piaciuto tantissimo -, dunque un tentativo puoi anche concederlo! :)

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  3. Lo voglio vedere da un po' e ora sono ancora più convinta :)

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    1. Attendo il tuo responso, allora: in fondo durante le feste avrai un sacco di tempo per recuperare titoli passati!

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    2. Magari, Forduzzo!
      In casa Bolla le feste sono zeppe di parenti o cene serali con amici che tornano da ogni parte d'Italia e del globo, ARGH! XD

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    3. Ti capisco bene, noi faremo tre città in tre giorni, quindi ho ben presente! :)

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  4. A me è piaciuto abbastanza, e ho chiuso un occhio su qualche difettuccio :)

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    1. Stessa cosa anche per me. Ci sta tutto, difetti compresi.

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  5. non mi aspettavo ti sarebbe piaciuto questo valido alternative-thriller.
    non è che stai diventando un indie-hipster-sundance kid pure tu?
    in tal caso, welcome in the club e abbandona una volta per tutte quelle pappemolli degli expendables :)

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    1. Forse, invece, si sta creando un ibrido tra un wrestler ed un indie pusillanime: il mondo dovrebbe averne paura! ;)

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  6. Io ho provato a vederlo. M'aspettavo un ferocissimo cyber-thriller. S'è rivelato una mosceria soporifera. Volevo terroristi fighissimi, non degli hippy che si scambiano baci e abbracci e vivono come cavernicoli. Tutti bravi ma lo squallore visivo ha prevalso.

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    1. Sarà che io mi aspettavo qualcosa di assolutamente non feroce, ma a me non è affatto dispiaciuto, difetti compresi.

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  7. ne avevo letto abbastanza bene in giro... lo metto nella sacca "film delle vacanze" :)

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    1. Come film delle vacanze ci sta tutto! Aspetto la recensione spiccia! :)

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