Il surf, come molti film di culto totale insegnano - Un mercoledì da leoni e Point break su tutti, ma avremo tempo per approfondire entrambi -, più che una disciplina è uno stato mentale, una filosofia "lebowskiana" che prevede un confronto con il mondo tanto rilassato ed easy quanto concentrato sul ritrovare se stessi all'interno del confronto - sempre impari - con l'onda.
Una sorta di versione "da tavola" dell'esistenza.
E tutta la Pattuglia dell'alba, con le sue ragioni per cui vale la pena vivere, è rappresentante a tutto diritto della categoria di questi filosofi delle onde.
Boone Daniels, Johnny Banzai, High Tide, Dave the love god, Sunny e Hang Twelve, ognuno con le proprie caratteristiche e storia personale, sono figli di una mitologia che affonda le radici nella storia stessa di San Diego, città dell'autore e melting pot di culture che toccano praticamente ogni continente, e filtrano attraverso le loro ascese e cadute oltre un secolo di accadimenti segnati a fondo dai due conflitti mondiali.
Don Winslow mette da parte la tecnica e il tono quasi documentaristico di alcuni passaggi de Il potere del cane - che resta il suo capolavoro - per concentrarsi sui personaggi, continuando a riuscire benissimo a infondere loro vita e sincerità: come spesso ricorda anche Lansdale, altro narratore fondamentale per la letteratura contemporanea statunitense, per riuscire al meglio uno scrittore deve parlare di quello che conosce bene, perchè solo così le sue pagine risulteranno abbastanza sincere da diventare più di un racconto per il lettore, a volte uno specchio, altre addirittura un ricordo.
Winslow, che nella vita ha svolto gli impieghi più disparati, divide esperienze ed amore nei vari membri della Pattuglia, riservandosi un posto d'onore nel ruolo marginale del vecchio Cheerful, padrone di casa di Boone Daniels nonchè padre putativo dell'apparentemente squinternato detective/surfista.
E la trama, nel pieno rispetto delle regole della crime story, serrata e tesa al punto giusto, assume un'importanza quasi marginale rispetto alle scelte e alle direzioni prese dai suoi "attori protagonisti", il cui passato si intreccia al futuro a seguito di una mareggiata di proporzioni titaniche pronta ad abbattersi sulla costa e che, volente o nolente, è destinata a cambiare - o almeno mettere in discussione - lo status quo della Pattuglia.
Che, in fondo, è come una famiglia.
E in famiglia capita di scontrarsi, cercarsi, perdersi.
Ma come recitava Patrick Swayze nel suo ruolo migliore, il Body del succitato Point break, "il surf è uno stato mentale, dove prima ti perdi, e poi ti ritrovi".
Ed è questo il bello dei legami forti.
Non c'è mareggiata che tenga.
Così che posso dire!?
Mettete Dick Dale o i Red Hot nello stereo, alzate il volume, preparatevi un taco - non importa con cosa, "perchè il taco va bene con tutto", parola di Boone Daniels - e tuffatevi anche voi fra le pagine di questo break letterario.
Non ve ne pentirete.
E in alcuni momenti, vi sembrerà addirittura di sentire la risacca.
Cowabunga!
"And tidal waves
couldn't save the world
from Californication."
MrFord
Mai quest'onda mai ci affonderà
RispondiEliminagli squali non ci avranno mai
quest'onda mai ci affonderà sciallallallalà!
Siamo l'esercito l'esercito del surf!