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lunedì 19 marzo 2018

Jumanji - Benvenuti nella giungla (Jake Kasdan, USA, 2017, 119')




Penso che chiunque sia stato adolescente o pre adolescente negli anni novanta conosca Jumanji, popcorn movie ludico che divenne, grazie anche al compianto Robin Williams, un piccolo cult generazionale: alla notizia di un recupero del brand in una sorta di reboot, ammetto che l'unica cosa in grado di tenere a galla le speranze per qualcosa che non si rivelasse uno spreco di tempo e di energie degli spettatori risultò essere Dwayne Johnson, al secolo The Rock, ex wrestler ormai lanciatissimo attore che da sempre è considerato uno dei fordiani più fordiani che si potrebbero incrociare al Saloon.
Lui e l'entusiasmo di Julez, che non vedeva l'ora di cimentarsi nella visione.
Pur se con colpevole ritardo rispetto all'uscita in sala - inaugurò il nuovo anno lo scorso primo gennaio -, era dunque un dovere per gli occupanti del Saloon affrontare la visione sperando in leggerezza, divertimento, neuroni in vacanza e via discorrendo: ebbene, il Jumanji versione millenial di Jake Kasdan ha rispettato in tutto e per tutto le attese, rivelandosi godurioso, divertente e senza pretese come un film anni ottanta conscio del tempo che è trascorso e pronto ad ironizzare sulle differenze evidenti che passano dai tempi della mia infanzia a quella di chi è nato e cresce nel Nuovo Millennio.
Senza darsi arie o alcuna pretesa, gli autori azzeccano un'idea dopo l'altra, dall'adattamento a videogame del Jumanji versione gioco da tavolo al ribaltamento dei ruoli dato dalla scelta dei personaggi, ben resi dai protagonisti pronti a prendersi in giro vestendo panni inconsueti - almeno al principio -, dal già citato Dwayne Johnson a Jack Black e Kevin Hart: in questo modo l'audience, che si tratti di vecchi nostalgici o di nuove leve, trova tutti gli elementi necessari per godersi una serata in gran scioltezza in grado di unire spiriti di epoche diverse prendendo il meglio da entrambe, forse non brillando per originalità di svolgimento - è ovvio fin dall'inizio che non si assisterà a colpi di scena inaspettati, e con il crescendo finale si perde una fetta della freschezza della prima parte di pellicola - ma affrontando le prove una dopo l'altra senza paura e con tutto l'entusiasmo di chi ha voglia di raccontare e vivere una storia, piuttosto che di proporla come fosse un compitino svolto per gonfiare il portafoglio dei produttori.
Questo Jumanji - Benvenuti nella giungla, dunque, un pò come fu qualche tempo fa per Piccoli brividi, riesce nella non facile impresa di portare l'innocenza che regnava sovrana all'interno delle proposte d'avventura dei tempi in cui ero bambino nel panorama attuale senza che questo possa far apparire il tutto come un'operazione nostalgia o una ruffianata, incontrando al contempo il gusto di chi visse i tempi dei controller con il cavo e le "cassette" e chi, oggi, non concepisce un'esistenza senza internet o lo smartphone, buttando nel calderone riflessioni divertenti ed interessanti a proposito del rapporto con se stessi ed il proprio aspetto ed elementi esotici come ambientazioni da Indiana Jones e animali a profusione - sono sicuro che, dovessi far vedere questo film al Fordino, potrebbe impazzire grazie a coccodrilli, ippopotami, rinoceronti e giaguari, in barba a tutte le sfumature che, per età, ancora non afferrerebbe -.
Un'operazione, dunque, promossa su tutta la linea, in grado di alimentare la voglia di spassarsela a qualsiasi età, e cogliere lo spirito di quelli che, ai tempi, erano i giochi da tavolo - o di ruolo -, e che ora sono i videogames e, in una certa misura, i social: in fondo, proiettare un'immagine ideale di se stessi - o forse, non così ideale - a volte aiuta a comprendere meglio quello che ci portiamo dentro.
E affrontare la bestia, in un certo senso, è un pò come guardare oltre l'immagine che osserviamo ogni giorno allo specchio, prima di uscire di casa ed avventurarci nella giungla.




MrFord




giovedì 20 luglio 2017

Thursday's child



Nuova settimana molto, molto estiva per la distribuzione cinematografica italiana, con titoli decisamente poco convincenti che portano avanti un'annata che pare più stanca perfino della blogosfera. A dare un pò di brio al tutto ci pensano - più o meno - i vostri due bloggers nemici preferiti: Ford e Cannibal Kid.


"Ma che ci fai con quel bilanciere, Vincent? Credi di essere Ford!?"



Prima di domani

"Bravissima, hai fatto un'imitazione perfetta di Katniss Kid!"

Cannibal dice: Prima di domani è un film che, da buon appassionato di robe teen, ho già visto prima del suo arrivo nei cinema. Non prima di domani, ma nel giro di pochi giorni, arriverà anche il mio post. Considerando i tempi di Ford nel recuperare una pellicola (delle serie tv non parliamone nemmeno), lui lo vedrà non prima del 2097. Anzi no, non lo guarderà mai, perché lui con tutti i suoi pregiudizi figuriamoci se si avvicina a un film adolescenziale.
Ford dice: i film adolescenziali sono l'equivalente fordiano degli action per Cannibal, ma dato che il sottoscritto non è soffocato dai pregiudizi come il suo rivale, in un periodo di magra totale come questo potrei perfino recuperarlo.
Potrei.

CHiPS

"Se presti di nuovo la mia moto a Ford giuro che ti colpisco con il casco!"  "Che sarà mai! Non può guidare peggio di quel pericolo pubblico di Marco Goi!"

Cannibal dice: Avete presente la serie tv CHiPS?
Bravi, io invece no. Nei primi anni '80, quando veniva trasmessa dalle nostre parti, io ero troppo piccolo e guardavo solo i cartoni animati. E comunque 'sta roba non me la sarei vista comunque. Ford invece, che con queste porcate/tamarrate 80s c'è cresciuto, probabilmente se la ricorda bene e sarà inorridito dal fatto che abbiano osato farne una nuova versione, che si preannuncia perdibilissima sia per i vecchi fan dell'originale, che per le nuove (più o meno) generazioni come la mia.
Ford dice: ai tempi dei primi anni ottanta, quando le attuali serie televisive di qualità quasi cinematografica erano solo un sogno, CHIPS era uno dei telefilm che più mi divertiva guardare, insieme ad Arnold, Hazzard e Super Vicky. Questa sorta di remake mi pare invece una porcata micidiale, roba talmente trucida da far apparire anche le tamarrate più trucide come produzioni radical. Nonostante sia estate, lo eviterò neanche fosse piaciuto da matti a Cannibal.

 



USS Indianapolis

"Non possiamo permettere a Capitano Ford di mettersi al timone: finiremo dritti a fondo!"


Cannibal dice: Nicolas Cage ormai gira così tanti film che non si fa in tempo a massacrarne uno, che già la settimana dopo ne esce un altro. Se nello scorso weekend arrivava Cane mangia cane, che a quanto pare a sorpresa potrebbe essere parecchio interessante, adesso il suo parrucchino svetta in una nuova produzione, che pare invece un war movie catastrofico di qualità così infima che giusto Ford potrebbe spacciarlo per un Capolavoro d'altri tempi. E poi ancora...
Ford dice: avevo recuperato questo film mesi fa, ma lette un paio di recensioni e data un'occhiata ad altrettante sequenze, ho deciso che, nonostante la presenza di Cage e del suo parrucchino, avrei desistito. E non ho alcuna intenzione di tornare sui miei passi, neppure se nel farlo dovessi calpestare il Cucciolo Eroico.




Operation Chromite

"Cannibal Kid, sei in arresto per crimini contro il Cinema."

Cannibal dice: Una schifezza fotonica action come quella con Nicolas Cage non è abbastanza?

E allora ecco che ne arriva pure una dalla Corea del Sud che di questo passo, se continua a sfornare pellicole del genere, rischia di diventare più spaventosa della Corea del Nord.
Ford dice: c'è stato un tempo in cui qualsiasi produzione proveniente dalla Corea significava visione quasi obbligatoria. Poi, anche da quelle parti è arrivato Liam Neeson. E le cose sono cambiate.




Savva

E per la prima volta in esclusiva per White Russian, una foto del Cucciolo Eroico.

Cannibal dice: Fiaba bambinesca animata proveniente dalla Russia che non augurerei di vedere manco al presidente della Russia Putin. Al presidente di White Russian Ford però sì... ;)

Ford dice: tipico film d'animazione buttato in sala giusto perché ogni settimana occorre il film d'animazione.

Considerato che siamo nel pieno dell'estate, direi che attenderò l'inverno per pensare alla Russia. A Cannibal, invece, cerco di non pensare mai.

 

martedì 11 ottobre 2016

Kickboxer - Vengeance (John Stockwell, USA, 2016, 90')



Erano diversi mesi che, grazie all'hype creato dal mio amico, collega e socio nel tandem Tango&Cash Steve, attendevo di mettere le mani su Kickboxer - Vengeance, reboot del supercult con protagonista il feticcio del Saloon Jean Claude Van Damme forse in uno dei momenti più alti - anche in termini di trash - della sua carriera.
L'idea, poi, che il Nostro passasse - giusto, considerata l'età, nonostante una forma invidiabile - dalla parte del Maestro, e che nel cast figurassero Dave Bautista - l'ex Batista della WWE, per intenderci - come Tong Po e Gina Carano, alimentava ancor più le più goduriose prospettive nell'ottica di una serata a metà tra i neuroni spentissimi e l'amarcord più spietato: peccato che, nonostante tutta la buona volontà del sottoscritto, tamarro cresciuto con i film di botte anni ottanta e primi novanta, questo Kickboxer - Vengeance, fatta eccezione per JCVD ed una fugace apparizione studiata ad arte del primo, indimenticabile Tong Po - che altro non era se non uno degli allenatori e stunt che lavoravano accanto al mitico attore belga -, si rivela come il tipico prodotto senza arte ne parte, per giunta brutto e privo di qualsiasi significato ed ironia, figlio dell'epoca delle MMA e delle botte gratuite.
Considerato quanto a cuore quel cult indimenticabile passato mille volte su questi schermi, stragoduto con mio fratello ai tempi, e da solo, in compagnia degli amici o di Julez poi, questo tentativo maldestro di rinverdirne i fasti risulta quantomeno una delusione cocente, non tanto per lo script elementare e privo di logica - che ci sta sempre, in casi come questo -, i colpi e gli allenamenti al limite della fantascienza - anche questo, normale amministrazione, quasi dovuta, in caso di pellicole tamarre -, i tagli con l'accetta ed i capelli posticci di Bautista, quanto per il completo mancato bersaglio rispetto allo spirito che prodotti di questo tipo avevano ai tempi e riescono ad avere, in casi purtroppo isolati, anche oggi: dal finale assolutamente contro ad ogni regola che vede il buono di turno affrontare le difficoltà ed impartire la lezione dovuta al cattivo - ricordo ancora la strizzata di naso di Miyagi in Karate Kid 2 - fino a passaggi forzati e neppure naif come quelli che capitavano come se piovesse all'epoca - dal ruolo della poliziotta a quello del compagno/rivale di allenamento nel campo di Tong Po divenuto promotore del notissimo appellativo di Nak Su Cao del protagonista -, per culminare proprio con un main charachter completamente privo del carisma di JCVD, capace solo di sfoderare grandi esercizi al ritmo di canzoni hip hop neanche fossimo in Southpaw o Creed ma praticamente un fantasma in quanto a capacità di bucare lo schermo.
Purtroppo, dunque, per me e tutti i grandi amanti di un certo Cinema pane e salame, questo Kickboxer - Vengeance risulta il tentativo fallito di rinverdire i fasti di un genere che pare sempre - purtroppo - più lontano nel tempo, pronto a mostrare ben più di un fianco a tutta la critica radical sempre pronta a sparare a zero sulla parte ignorante della settima arte, fondamentale per la salvezza di noi tutti tanto quanto quella "alta".
Purtroppo, questo film non rientra in nessuna delle due categorie, quanto in quella delle grandi, incommensurabili delusioni da KO senza ritorno.




MrFord




 

lunedì 26 settembre 2016

The legend of Tarzan (David Yates, USA/UK/Canada, 2016, 110')









Uno dei piaceri di essere tornato a scrivere quotidianamente è dato dal fatto di essermi liberato ancor più di prima della zavorra di recensore "duro e puro", di critico cinematografico o aspirante tale e soprattutto di radical che mi attanagliava parecchi anni fa: il vecchio non ancora vecchio cowboy di allora avrebbe non solo ripudiato un'uscita in sala come The legend of Tarzan, ma anche sparato a zero su una pellicola assolutamente sacrificata sull'altare dei blockbuster, dallo spiccato gusto anni novanta ed incentrata principalmente, almeno per quanto riguarda la promozione della stessa, sugli addominali scolpiti di Skarsgard, figlio d'arte reduce dalla cavalcata finita in modo decisamente poco trionfale di True Blood.
Fortunatamente, quell'epoca è decisamente tramontata, e mi trovo con onestà ad ammettere di essermi goduto questo reboot - se così si può chiamare, considerato che si tratta di una rilettura - firmato dal David Yates degli ultimi, spenti Harry Potter dal primo all'ultimo minuto neanche fosse una versione riuscita - in termini di qualità ed intrattenimento - di un floppone targato nineties dal quale ai tempi della prima adolescenza aspettavo grandi cose come Spiriti nelle tenebre, di gran lunga tra i titoli "di cassetta" più goduriosi dell'estate appena trascorsa: certo, non posso dire se tra qualche tempo - o al momento della pubblicazione di questo post, che avverrà più o meno ad un mese dalla visione e dalla stesura di questo post, se non di più - non l'avrò completamente rimosso, o se avrà mai un posto nella vasta collezione di dvd e bluray del Saloon, ma senza dubbio lo assocerò per sempre non alla figura senza dubbio mitica di Tarzan - comunque reso discretamente dal fu Erik Northman e già citato Skarsgard - o dall'ormai scontatissimo Waltz - che, comunque, regala la battuta migliore del film con quel "Questo è l'urlo di Tarzan? Me lo aspettavo diverso!" - ma al Fordino, che alle prime avvisaglie di crescita comincia a manifestare interesse per i film dall'inizio alla fine, abbandonando - come in questo caso - addirittura i suoi adorati animali per sedersi sul divano accanto a me e partecipare con emozioni crescenti alla visione.
Guardare il mio piccolo grande uomo stringersi a me per la tensione nel corso del duello tra Tarzan ed il suo fratello scimmia divenuto rivale o saltare in preda all'euforia nel momento della rivincita che la popolazione - umana ed animale - della foresta nera africana sui tentativi dell'uomo occidentale e "civilizzato" di derubare le sue risorse togliendo la vita ai suoi figli rende questo film - a prescindere da quello che è l'effettivo ed oggettivo suo valore artistico - una delle esperienze da spettatore e da uomo più belle che ricordi, e non solo mi fa quasi sperare in un ipotetico sequel, ma anche di aver trasmesso già da ora, una visione dopo l'altra, la stessa passione del sottoscritto per la magia del grande schermo anche a mio figlio, alimentando il desiderio di poter condividere questo tipo di momenti con lui anche in futuro, e chissà, forse un giorno anche uno spazio come questo.
Dunque sì, il Tarzan di David Yates non inventa nulla di nuovo, si appoggia agli effetti ed agli stratagemmi - dagli addominali tarzaneschi a Margot Robbie - come ad una ciambella di salvataggio, sfrutta l'enfasi dell'epica di grana grossa, spoglia l'eredità di un personaggio cult di tutto quello che potrebbe essere anche vagamente autoriale, ma anche fosse una vuota, inutile, campata in aria operazione di marketing, è riuscita in ogni caso a regalare una parentesi di magia ad un bimbo dalle energie e curiosità inesauribili e dalla passione sfrenata per gli animali.
E, spero davvero, anche per il Cinema.
Per me, va più che bene così.





MrFord





giovedì 28 luglio 2016

Thursday's child

La trama (con parole mie): prosegue la corsa attraverso l'estate, e purtroppo per me e con enorme piacere del mio antagonista e co-conduttore della rubrica Cannibal Kid che di Cinema non capisce una mazzafionda, cala la qualità complessiva delle proposte.
Ma come sempre, noi saremo qui, pronti a scannarci per il vostro - ed il nostro - piacere.

"Cannibal, sono il tuo appuntamento al buio!"
Ghostbusters 3D

"Solo al pensiero di questo film mi viene voglia di prendere a calci in culo Cannibal!"
Cannibal dice: Questo nuovo Ghostbusters è stato talmente massacrato in maniera preventiva da quegli spettatori critici a priori che vivono nell'esaltazione del passato come il mio blogger rivale, che mi viene quasi voglia di volergli bene. Poi, per carità, magari si rivelerà una porcatona comunque, però non saltiamo subito alle conclusioni come farebbe un Ford qualunque.
Ford dice: film che ho detestato fin dalla sua genesi anche se rigorosamente a priori, e che rischia di macchiare un brand che tanto ha significato nel corso degli anni ottanta per i ragazzi della mia generazione.
Spero solo sia meno peggio di quanto non sembri.



La notte del giudizio – Election Year

"Hey Peppa, non ti permetto di uscire con la mia ragazza: ora mi toccherà cambiarti i connotati!"
Cannibal dice: Il primo film di questa saga horror-fantascientifico-apocalittica mi era piaciuto parecchio. Il secondo decisamente meno. Questo terzo mi intriga abbastanza. In attesa che anche a Lodi venga proclamato il giorno delllo “sfogo annuale”, a cui non vedo l'ora di partecipare.
Ford dice: i primi due film di questo brand, pur non esaltandomi, si sono rivelati prodotti d'intrattenimento non male, anche se il gap tra il primo ed il secondo era piuttosto marcato. Speriamo che con il terzo alzi un po' l'asticella, anche se considerati i recenti avvenimenti, in questo momento ho poca voglia di violenza, anche solo al Cinema.





Goodnight Mommy

"La prossima volta ci penserò due volte, prima di parlare male a Ford del Grande Lebowski!"
Cannibal dice: Horror austriaco che giace abbandonato da tempo nel mio hard-disk, come il sempre più desolato WhiteRussian nella blogosfera. Ce la farò a recuperarlo, “invogliato” dalla distribuzione italiana? E ce la farà Ford a riprendersi dalla sua crisi esistenziale?
Ford dice: nonostante l'estate sia sinonimo di horror, questa produzione austriaca mi ispira poco, anche se non è detto che possa ripescarla nel caso in cui il mio blogger rivale dovesse parlarne male. Quella, ormai, è garanzia di qualità.



Skiptrace Hong Kong

"Hey Jackie, nessuno ti ha mai detto che guidi peggio di Ford!?"
Cannibal dice: Uh, Madonna! Un'altra porcheria con Jackie Chan? Ma non ne era uscita una appena pochi giorni fa? Chan non potrebbe seguire l'esempio, per una volta saggio, di Ford e diminuire la sua presenza per il bene del mondo?
Ford dice: Jackie Chan mi sta simpatico, ma i film in cui compare sono quasi sempre delle porcate. Salterò, nonostante tutto, con piacere.


venerdì 22 marzo 2013

Il grande e potente Oz

Regia: Sam Raimi
Origine: USA
Anno: 2013
Durata: 130'




La trama (con parole mie): siamo agli inizi del novecento, in Kansas, ed il giovane illusionista Oz, donnaiolo incallito, bugiardo ed egoista è costretto alla fuga dal circo in cui lavora al termine dell'ennesima tresca. Nel corso della sua ritirata strategica, si ritrova catapultato in un reame incantato e magico dove scopre di essere atteso come un salvatore in base ad un'antica profezia: attratto dall'idea di diventare il sovrano incontrastato di un regno ricco e popolato di splendide streghe, Oz accetta di buon grado il suo nuovo ruolo, senza sapere che l'unica condizione per conquistare il bottino sarà quella di sconfiggere la pecora nera delle sue nuove conquiste femminili, che minaccia l'equilibrio dell'intero mondo.
Aiutato da una scimmia volante e da una bambolina di porcellana, scoperto l'inganno che si cela nel palazzo della Città di smeraldo, Oz si troverà ad interpretare più di quanto credesse il ruolo dell'eroe, sfruttando la sua abilità di ingannatore per portare a casa la vittoria e ritrovare la parte migliore della sua indole.





Devo ammettere che mi aspettavo certamente peggio, da Il grande e potente Oz.
Avevo letto in più di un blog di accostamenti agghiaccianti come quello con il terribile Alice in wonderland di Burton, uno degli abomini cinematografici peggiori degli ultimi anni, e le mie iniziali speranze di trovarmi di fronte ad un giocattolone d'intrattenimento tamarro al punto giusto erano precipitate nel più profondo dei recessi della mente, lasciando spazio al solo terrore, pur avendo a disposizione ingressi omaggio per la sala e, dunque, di fatto non rischiando nulla a livello di bilancio di casa Ford.
Dunque, come mai campeggiano in bella mostra le bottigliate, se di fatto il film non si è rivelato il disastro totale che mi aspettavo?
Principalmente perchè di rado mi è capitato di osservare un regista completamente schiacciato dalla produzione come è accaduto in questo caso a Sam Raimi, leggendario cineasta che nel corso degli anni ottanta fece la storia dell'horror con la saga de La casa: nonostante, infatti, alcune trovate decisamente azzeccate - gli splendidi titoli di testa - e personaggi particolarmente riusciti - su tutti la scimmia volante che fa da spalla al protagonista -, il povero Sam si è visto letteralmente travolgere da quelle che paiono essere le imposizioni standard che la Disney, in queste situazioni, scarica senza ritegno sulle spalle del regista di turno neanche fossero macigni, considerando l'opera finita come una grande, clamorosa, inarrestabile macchina da soldi e derivati che possano andare dai giocattoli alle attrazioni dei parchi sbattendosene bellamente della qualità che non sia quella dei colori caramellosi, del 3D e della logica del risultato.
Un vero peccato, perchè se da un lato troviamo delle idee forse non originali eppure molto interessanti - il ruolo da illusionista di Oz, che fa chiaramente riferimento alla potenza del mezzo cinematografico e quasi cita, con la sua apparizione nel corso della battaglia finale, l'omaggio alla settima arte che Tarantino regalò in Bastardi senza gloria -, dall'altro imperano un appiattimento clamoroso dei personaggi femminili - tutti ridotti a macchiette, nonchè recitati malissimo dalle tre attrici -, alcuni passaggi decisamente debitori - e non è certo una bella cosa - della già citata Alice burtoniana ed un generale approccio allo script assolutamente lontano da quelli che potrebbero essere standard "d'autore".
E' curioso quanto le major dall'incasso facile continuino a sottovalutare l'intelligenza del pubblico proponendo  delle confezioni di lusso cui manca, di contro, lo spirito legato alla meraviglia che rese grandi - o se non altro cult - titoli figli degli anni ottanta - e anche precedenti - ancora oggi celebrati da ben più di una generazione di spettatori, e che Raimi cerca di far rivivere attraverso il progressivo riscoprirsi di Oz - un James Franco un pò troppo gigioneggiante, ma ugualmente funzionale - dovendo, però, preoccuparsi anche di lottare al contempo con una produzione che preferisce riuscire ad imbruttire Mila Kunis e sfoderare personaggi al limite del trash - il nano Knuck, assolutamente inutile - piuttosto che dedicare una maggiore attenzione a quello che Il grande e potenze Oz sarebbe potuto diventare se ci si fosse preoccupati meno delle leggi di mercato e più di portare sul grande schermo un titolo destinato ad essere ricordato come fu per l'originale Il mago di Oz - oggetto di culto ancora oggi - ed il suo seguito - il poco noto, sottovalutato e decisamente interessante Nel fantastico mondo di Oz, arricchito da venature di horror grottesco davvero ben riuscite -.
Resta senza dubbio una visione buona per tappare i buchi di una serata senza pretese e decisamente meno in grado di fare incazzare come fu per l'immondizia targata Burton ormai stracitata, eppure il sapore amaro dell'occasione sprecata finisce per non lasciare i palati fini o meno dell'audience come raramente è capitato quest'anno: considerate dunque di partire con poche speranze, e forse riuscirete a farvi bastare le poche idee interessanti che Raimi ha cercato - invano, malefica Disney - di regalare con questo suo lavoro, decisamente troppo lontano dalle sperimentazioni dei suoi esordi ma anche dall'eleganza del blockbuster d'autore - come i primi due Spider Man - per lasciare davvero il segno.
E vedere l'attore feticcio Bruce Campbell segregato ad una comparsata di poco conto nascosto sotto quintali di trucco è l'emblema di un'epoca di gioia e tripudio di panesalamismo come furono i gloriosi eighties che se ne va lasciando spazio ad un'altra, in cui il 3D e gli incassi a trecentosessanta gradi delle majors divengono la meridiana del "mezzo del futuro", e costringono anche autori di un certo spessore a compromessi che un tempo li avrebbero fatti inorridire.
Ma il fatto resta sempre quello: la meraviglia - e di materia, in questo caso, ce ne sarebbe stata - non dovrebbe avere prezzo.


MrFord


"Demons worry when the wizard is near
he turns tears into joy
everyone's happy when the wizard walks by
never talking
just keeps walking
spreading his magic."
Black Sabbath - "The wizard" -


giovedì 8 settembre 2011

Conan the barbarian

Regia: Marcus Nispel
Origine: Usa
Anno: 2011
Durata: 113'





La trama (con parole mie): nel pieno dell'era Hyboriana, in un mondo popolato da grandi guerrieri, spietati tiranni e creature magiche, il giovane Conan, scampato al massacro del suo villaggio e cresciuto vivendo di imprese eroiche ed espedienti da strada, torna nel Continente dopo avere esplorato i mari per vendicare la morte del padre, avvenuta per mano dello spietato Khalar Zim, che con la figlia Marique ha intenzione di sacrificare l'ultima discendente di un'antica dinastia per attivare i poteri di una maschera in grado di resuscitare i morti.
Toccherà a Conan difendere la giovane e, al contempo, cercare vendetta e salvare il mondo conosciuto: selvaggio e spietato di certo, ma pur sempre libero dai tiranni come Zim stesso.



Negli ultimi anni, complici alcuni rilanci fortunati ed una certamente presente crisi di idee, il Cinema americano ha spesso e volentieri ripescato dalle pellicole di culto dei decenni passati nella speranza di bissarne il successo, spesso e volentieri incappando in clamorosi flop non soltanto di critica - in questi casi c'è sempre da aspettarselo -, quanto anche al botteghino.
Dunque abbiamo visto passare sui nostri schermi roba davvero di poco conto come Predators e Nightmare, trasformati da veri e propri miti degli anni ottanta a sbiaditissime brutte copie di se stessi.
Immaginate il sacro terrore che mi attanagliò quando venni a sapere che il nome successivo sulla lista era quello di Conan, uno dei cult assoluti della mia infanzia nonchè simbolo di quello che, ai tempi, fu il "superomismo" secondo Schwarzenegger, che allora fu protagonista di due film - il primo, di ottima fattura, praticamente una sorta di action epico d'autore; il secondo, una divertente baracconata che cavalcò il successo del personaggio - e divenne, a tutti gli effetti, uno dei riferimenti di un'intera generazione di spettatori.
Dunque, cosa è rimasto del granitico eroe interpretato dall'ex Governatore della California in questa pellicola costruita per l'audience del nuovo millennio?
Onestamente, poco o nulla, soprattutto pensando al primo dei due film allora dedicati al nostro cimmero preferito: la sceneggiatura di John Milius e Oliver Stone, che esplorava territori di epica ed avventura, ma costruiva attorno al personaggio l'aura del solitario barbaro in cerca di libertà che aveva in Tulsa Doom il nemico peggiore ma anche, in qualche modo, una sorta di distorta figura paterna, è sostituita da una più leggera macchina per lo spettacolo sfrenato che strizza l'occhio ai Pirati dei Caraibi e a Prince of Persia, dimenticando la quasi totalità della violenza di allora e concentrandosi sull'aspetto più cialtronesco anche dello stesso Conan, più simile a quello visto in Conan il distruttore, che non nell'originale Conan il barbaro.
Eppure, al contrario di schifezze inseribili nello stesso contesto come Scontro tra titani, questa nuova versione del personaggio che portò alla ribalta Schwarzy risulta tutto sommato godibile nei suoi limiti, fornendo l'intrattenimento necessario per un paio d'ore scarse di videogiocone senza troppe domande da godersi con birrozza, patatine e rutto libero, sentendosi un pò bambini e un pò barbari, e considerata la discreta autoironia dell'intera opera, senza dispiacersi troppo di questo potenzialmente rischiosissimo reboot.
Da par suo, Jason Momoa cerca in tutti i modi di fornire la sua versione dell'eroe hyboriano, lasciandosi alle spalle l'inespressività rocciosa dell'originale per buttarsi su un charachter rude ma più simile al Dastan del già citato Prince of Persia, risultando certamente più elastico e meno statuario del vecchio Arnold eppure, in qualche modo, più feroce e "sporco": certo, dopo aver visto il giovane attore e modello dare volto e corpo al dirompente Khal Drogo in Game of thrones la curiosità di osservarlo di nuovo in quelle vesti in un ruolo da protagonista assoluto era molta, ma tutto sommato si può dire che, data l'entità del confronto cui era chiamato, Momoa non abbia affatto sfigurato, peccando forse addirittura in eccessiva espressività.
Per quanto riguarda il resto del cast troviamo, nel ruolo di Khalar Zim, il sempre cattivissimo Stephen Lang - ormai noto per il suo ruolo in Avatar - affiancato dalla convincente Rose McGowan nel ruolo di Marique, mentre dall'altra parte della barricata il vecchio leone Ron Perlman si gioca il ruolo del padre di Conan, l'insipida Rachel Nichols quello di Tamara - l'ultima purosangue che Zim insegue per riattivare il potere della maschera - e Nonso Anozie quello di Artus, alleato del cimmero.
Curioso che proprio quest'ultimo sarà il nuovo alleato di Daenerys Targaryen nella seconda stagione della succitata Game of thrones, raccogliendo di fatto il testimone di Drogo/Momoa.
Dunque, per i fan hardcore del personaggio creato da Robert E. Howard, il mio consiglio è quello di prendere questa sua nuova incarnazione come un gioco, senza troppi (pre)giudizi a pesare sulla già non troppo resistente ossatura di questo lavoro di Marcus Nispel: da buoni barbari, preparate semplicemente un bel pò di arrosticini e un paio di panozzi come si deve, affogateli nell'idromele - o in un qualsiasi suo sostituto - e non pensate troppo.
In fondo, non è certo quella la specialità di Conan.

MrFord

"Stand and fight
live by your heart
always one more try
I'm not afraid to die
stand and fight
say what you feel
born with a heart of steel."
Manowar - "Heart of steel" -
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