Quando si tratta di film horror, oltre che con i piedi di piombo, ormai approccio sempre con un filo di tristezza nel cuore: ricordo bene le grandi stagioni vissute a cavallo tra la fine degli anni ottanta e l'inizio dei novanta, quando tra Nightmare e Twin Peaks finivo a passare gran serate a cagarmi sotto di brutto dalla paura.
Con il tempo, la vecchiaia, l'esperienza ed una scarsità d'inventiva e di idee degli autori del genere, le cose si sono complicate parecchio, tanto da restringere ad una manciata di titoli i prodotti che, negli ultimi dieci anni, hanno finito per farmi davvero saltare sulla sedia - The Descent, Eden Lake, Lidris cuadrade di tre e Lake Mungo -, mentre tutto il resto passava senza restare nella memoria per più di qualche ora.
Fede Alvarez, che qualche anno fa mi stupì in positivo - pur non strabiliando - con il remake di un supercult del sottoscritto come La casa, con questo Man in the dark - accolto benissimo oltreoceano - tornava in sala con tutti i migliori propositi del caso, alimentando le speranze del sottoscritto di trovare almeno un riferimento "giovane" in grado di dare nuova linfa al Cinema "di paura": il risultato è una via di mezzo convincente solo in parte, senza dubbio girata con perizia e discretamente tesa ma troppo derivativa e poco cattiva per poter sperare di avviare la macchina del tempo e far viaggiare un residuato del mio calibro fino ai bei tempi degli spaventi e delle mani portate davanti agli occhi dal terrore.
Basterebbe tornare con la memoria a La casa nera di Wes Craven per ridimensionare - e non di poco - l'entusiasmo forse eccessivo per il comunque discreto lavoro di Alvarez, che confeziona un survival quantomeno anomalo per i tempi che corrono cedendo solo nella parte finale all'ombra della produzione e della distribuzione su larga scala che, probabilmente, vedono con un occhio migliore epiloghi che siano almeno in parte "consolatori", mentre sarebbe calzato come un guanto al main charachter - e non parlo dei tre ragazzi - una chiusura spietata e cattiva.
Ad ogni modo, Man in the dark riesce a riempire i vuoti lasciati dagli horrorini in salsa teen del nuovo millennio passati da queste parti di recente, e seppur non all'altezza delle aspettative a regalare un intrattenimento solido al servizio di un minutaggio perfetto per questo tipo di pellicole, una buona dose di thrilling ed un incedere senza pause, impreziosito da un paio di ottime trovate e da un "mostro" interessante, anche se a mio parere non sfruttato in tutte le sue potenzialità e poco approfondito.
Mi sarebbe piaciuto, considerate le premesse, scrivere ed emozionarmi molto di più rispetto a questo titolo, ma se da un lato la delusione è stata indiscutibile, dall'altro occorre ammettere che, pur risultando decisamente all'acqua di rose, un horror realizzato da qualcuno che crede negli stessi "valori di genere" del sottoscritto risulti comunque più incisivo di qualsiasi goffo tentativo figlio indiscutibile del Nuovo Millennio.
E questo è senza dubbio già qualcosa.
MrFord