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martedì 5 giugno 2018

Proprio lui? (John Hamburg, USA/Cambogia, 2016, 111')







Ricordo ancora benissimo la sera in cui, tornato dal lavoro tardi, con i Fordini già a letto e Julez quasi, mangiai guardando Nonno scatenato, becerata all'americana di quelle buone per far venire la pelle d'oca a tutti i radical chic del mondo: le risate sguaiate e liberatorie di quell'occasione, in barba alla pochezza artistica del prodotto, furono un toccasana neanche avessi visto un filmone a cinque stelle - o quattro bicchieri, per usare il linguaggio del Saloon -.
Poco tempo fa, nel pieno della prima - e non positiva - esperienza lavorativa dopo il mio "anno sabbatico" da casalingo, in una serata da weekend zero impegni e zero neuroni, abbiamo ripescato casualmente dal bacino di Sky questo Proprio lui?, commediaccia di grana grossissima a tema "da famiglia" con Bryan Cranston e James Franco uscito nelle nostre sale all'inizio del duemiladiciassette e almeno da queste parti passato completamente in sordina: fortunatamente per me ed i miei neuroni alla ricerca di svago, il lavoro di Hamburg si è rivelato pienamente all'altezza del già citato Nonno scatenato così come dei più scombinati lavori della brigata Apatow, in particolare - considerato il protagonista - Strafumati, ancora oggi uno dei miei cult ignoranti più amati in assoluto.
Il confronto tra la famiglia dell'inquadrato piccolo imprenditore Ned, giunta in California dal Michigan per festeggiare il Natale accanto all'amata primogenita ed al suo nuovo fidanzato, un giovane multimilionario legato al mondo dei videogames e delle app, è uno spasso sopra le righe e spesso e volentieri decisamente volgare - ma non nel senso volgare del termine - che ha permesso non solo che mi sguaiassi sul divano cercando di non fare troppo casino ridendo rischiando in quel modo la sveglia dei Fordini, ma anche di ripetermi la sera successiva quando, complice la dormita fatta da Julez più o meno a metà pellicola, abbiamo replicato la visione accanto ai suoceri Ford, per mia fortuna decisamente più easy e meno inquadrati del rigido - almeno al principio - Ned.
Proprio sul personaggio interpretato da Cranston mi sono concentrato pensando al momento in cui la Fordina comincerà a presentarmi i fidanzati ufficiali, e sarò costretto non solo a cercare di non immaginare neppure quello che combineranno tra loro, ma anche a non colpire con una bottiglia il malcapitato di turno: e tra i riferimenti ai Kiss - non avrebbero potuto scegliere una band più cara al sottoscritto, con tanto di sorpresa finale -, gag davvero sopra le righe come piacciono qui al Saloon, un Franco talmente larger than life da risultare inesorabilmente spassoso, Proprio lui? ha rappresentato il punto più alto, per quanto strano possa suonare, che una commedia abbia toccato da queste parti negli ultimi mesi, in barba a tutto il radicalchicchismo ed alle proposte a denti stretti che spesso un certo Cinema d'autore forzato vuole propinare rispetto al genere.
La commediaccia, invece, è importante, vitale e sincera, quasi un simbolo perfetto - con l'action tamarra - del pane e salame che tanto amo e che sempre difenderò, si tratti di settima arte o di vita in generale: se, dunque, siete genitori di una bimba come il sottoscritto, godetevi questa parabola sguaiata per alleggerirvi dal pensiero di quando vi ritroverete dall'altro lato della barricata, mentre se siete fan hardcore del Cinema "alto", fate un favore ai vostri cervellini fumanti ed abbandonatevi a questo viaggio sulle montagne russe della volgarità, delle risate e della sguaiatezza.
Non si sa mai che possa aiutarvi a stringere un pò meno le chiappe.



MrFord




 

domenica 16 marzo 2014

Sole a catinelle

Regia: Gennaro Nunziante
Origine: Italia
Anno: 2013
Durata: 87'




La trama (con parole mie): Checco Zalone, venditore di aspirapolveri schiavo dei finanziamenti, perseguitato dai debiti e lasciato dalla compagna promette al figlio che, in caso di una pagella perfetta, il premio sarà una vacanza da sogno.
Quando il piccolo raggiunge il suo obiettivo e Checco si trova a doverlo assecondare senza avere un soldo per poterlo fare, le cose si mettono male, anche perchè per i due non resta che fare rotta verso il Molise ospiti di una tirchia zia di Zalone.
Conosciuta per caso una ricca benefattrice francese moglie di un regista, quello che pareva un noiosissimo periodo trascorso in una località abitata solo ed esclusivamente da vecchi si trasforma in un'avventura che cementerà il rapporto tra padre e figlio e darà una nuova speranza anche alla fabbrica della madre, a rischio di chiusura a causa della crisi.







Mi dispiace.
Mi dispiace davvero.
Ho avuto un pessimo tempismo, e poca lungimiranza nel rimandare continuamente la visione di Sole a catinelle praticamente dai tempi della sua uscita in sala.
Ed ho clamorosamente sbagliato.
Perchè senza dubbio il prodotto firmato Gennaro Nunziante avrebbe conquistato di diritto e senza fatica il numero uno nella top ten dedicata al peggio del 2013, con buona pace de Il cecchino e After Earth, che sarebbero finiti distanziati di svariate lunghezze.
Perchè se già il precedente Che bella giornata aveva rasentato livelli di schifo che parevano praticamente fantascienza, con Sole a catinelle gli stessi vengono clamorosamente sbriciolati, liberando una cascata di trash di livello così basso da rimanere sconvolti a partire dalla ridicola canzoncina che fa da tema centrale della pellicola e definisce il suo intento di mostrare una sorta di divertente - !? - ritratto del rapporto tra padre e figlio.
Per il resto, ci si trova di fronte ad un concentrato di comicità spicciola della peggior specie - alcune presunte battute sono al di sotto del livello che, di norma, un maschio medio considera divertente nel pieno dei confronti con i compagni di classe alle medie -, una confezione ridicola ed una morale a più riprese discutibile, senza contare l'ormai irritante protagonista, che se già prima facevo fatica a sopportare ora cerca con tutte le sue forze di insidiare Ceccherini e Martinelli, saldamente radicati nell'Olimpo del peggio del Cinema Italiano di tutti i tempi.
Sapere che Sole a catinelle è stato uno degli incassi di maggior successo della stagione scorsa e oltre è una vergogna non tanto per i produttori e distributori - che probabilmente avranno speso ben poco, per portare in scena quest'immondizia -, quanto per noi in quanto pubblico italiano, accorsi in massa a decretare il successo di una materia informe, volgare e neppure divertente - ora vorrei poter mettere le mani addosso a qualcuno di quelli che si sono giustificati, ai tempi, dicendo "è vero, non è un granchè, ma fa ridere" - che scarica una badilata consistente di merda sulla settima arte del Nostro Paese, cui serviranno un centinaio di La grande bellezza per riprendersi da uno shock come questo.
E badate bene: non sono neppure incazzato per aver buttato un'ora e venti della mia vita in questa visione. Quindi pensate cosa avrei potuto scrivere se solo mi fossi lasciato prendere la mano davvero.
Poi, certo, di solito scrivo post più lunghi ed appassionati.
Ma non c'è davvero altro che possa dire.
O meglio: non c'è davvero altro che Sole a catinelle meriti.
Se non di essere dimenticato in fretta.



MrFord



"Non senti sulla pelle
questo sole a catinelle
che ci fa star bene dai
ti prendo sulle spalle
stringi forte le bretelle
e voliamo via di qua."
Checco Zalone - "Sole a catinelle" - 



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