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venerdì 30 settembre 2016

Storia della pirateria (Philip Gosse, Odoya)




La figura del pirata, per chi ha un background minimo di cultura letteraria e cinematografica, rappresenta senza dubbio una delle più affascinanti che si possano figurare: ribelli e guasconi, sfrontati e folli, i corsari dei mari hanno trovato terreno fertile nell'immaginario popolare che li ha adottati, idealizzati, resi figure quasi romantiche dalle quali prendere ispirazione.
Io stesso, da L'isola del tesoro a quel Capolavoro che è La vera storia del pirata Long John Silver, passando per tutto il bagaglio che la settima arte ha accumulato da L'ammutinamento del Bounty a I Goonies, per arrivare a Black Sails, sono sempre stato affascinato da questi uomini - e donne - pronti a partire all'avventura seguendo il motto "nessuna preda, nessun bottino".
Così, dopo anni di idealizzazioni e la curiosità scaturita dall'epopea dell'ultimo capitolo della saga di Uncharted sulla Playstation 4 - che cita apertamente uno dei pirati più famosi di tutti i tempi, Avery, ed il progetto di alcuni tra i capitani più noti in tutti i mari, Libertalia -, ho pensato che fosse il momento giusto per buttarsi su un paio di saggi che raccontassero la vera storia di un fenomeno vecchio quanto la civiltà e la navigazione, testimone di episodi che hanno dell'incredibile - negli anni di scuola non ho mai scoperto che Giulio Cesare ancora lontano dall'essere il conquistatore che di norma compare sui testi fu rapito e tenuto in ostaggio da pirati greci che circuì e tornò a catturare ed uccidere - e molti altri tragicamente umani ed ancora attuali - dai conflitti a sfondo religioso tra cattolici e musulmani nelle acque del Mediterraneo fino agli scempi commessi da molti capitani soprattutto nell'area centroamericana -, figlio di una linea di pensiero che mi ha fatto tornare in mente il tamarro e strepitoso pezzo di Andrew W. K. "Party hard", che recita "we do what we like and we like what we do", ma anche di idee e regolamentazioni sui vascelli figlie di un comunismo che ancora doveva nascere, esempi che verranno presi in epoche più moderne anche dalle compagnie assicurative per tutelare i lavoratori a rischio in mare e non solo.
Una traversata affascinante e ricca di spunti per qualunque scrittore o regista, che passa dai resoconti delle tensioni tra i pirati moreschi e le grandi monarchie cattoliche agli antichi romani, da Tortuga e l'epoca d'oro della pirateria - quella che parte da Drake e si chiude con i vari Avery, Barbanera, Anne Bonnie e soci, legata all'idea di una sorta di Repubblica dei predoni del mare, la già citata Libertalia -, dal Madagascar alla lotta sella signora Ching in Cina, dalle coste dell'India al Giappone: certo, come tutti i saggi, per quanto scritto e condotto in maniera assolutamente easy dall'autore, si sente la mancanza della scintilla che fa restare incollati alla pagina e desiderosi di scoprire cosa accadrà nella successiva, e la curiosità finisce per essere spesso e volentieri castrata dalla necessità di Gosse di portare sulla pagina più argomentazioni possibili senza approfondire, di fatto, nessuna delle stesse - gente come i già citati Drake ed Avery finisce per essere liquidata in una manciata di pagine -, ma la lettura, quantomeno per gli appassionati ed i curiosi rispetto alla materia trattata, scorrerà liscia come il mare calmo all'alba, alimentando ispirazioni e sogni di quelli che si fanno da bambini, quando, in mancanza di una scintilla che ci porti ad ammirare sempre i buoni a tutti i costi, solletica le parti oscure dei "bad guys".
Ed in tutto questo oceano di romanticismo, resta ricordare che il fenomeno della pirateria, figlio del coraggio, dell'incoscienza, del desiderio e delle passioni, è stato, è e resterà anche legato a doppio filo alla violenza ed alla bestialità dell'essere umano, e che come tutti i difetti che ci portiamo dietro e dentro, pur archiviato o quasi in epoca moderna, continuerà ad esercitare un fascino clamoroso nonostante, di fatto, sia l'espressione di qualcosa che non potrà mai essere considerato come positivo.
E forse è proprio questo, il "problema".




MrFord




 
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