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lunedì 25 marzo 2019

White Russian's Bulletin



Impegni crescenti, stanchezza, visioni che diminuiscono, eppure il Bulletin, così come questo sempre più vecchio cowboy, continua a resistere e a presentarsi puntuale - al contrario della rubrica delle uscite in sala - sperando di mantenere vivo il Saloon come fosse uno degli ultimi baluardi della spentissima blogosfera: anche questa settimana la selezione è ridotta, ma i propositi sono buoni, e conto di poter tenere fede agli stessi in queste prime serate di bella stagione.
In attesa di tempi migliori, dunque, eccovi servito il giro della settimana.


MrFord



ESCAPE ROOM (Adam Robitel, USA/Canada, 2019, 99')

Escape Room Poster


Partendo dal presupposto che qualche esperienza in materia escape rooms ce l'ho - fantastica quella, qualche anno fa, con Julez, mio fratello e sua moglie -, la mia sfiducia verso questo tipo di horror è totale: la logica spesso e volentieri va a farsi un bel weekend di vacanza, le scelte risultano risibili e tutti i precedenti - Saw il più noto - mi hanno storicamente fatto cagare.
In una serata di malumore lavorativo e stanchezza, non ho potuto che confermare il trend.
Escape Room è l'ennesima porcatina senza senso di esistere buttata in sala sperando di portare a casa incassi buoni da giustificare un sequel o una serie: e infatti il box office ha dato ragione al prodotto, nonostante, a conti fatti, si tratti davvero di una cosa inutile e già vista, che non regala alcuna emozione e ha il sapore del deja-vù stantio forte.
Peccato, perchè se sfruttata e gestita diversamente, avrebbe potuto davvero essere un'idea in grado di fare la differenza.




MAYANS M. C.  - STAGIONE 1 (FX, USA, 2018)

Mayans M.C. Poster

Penso che Sons of Anarchy sia stata una delle serie televisive che, pur non arrivando a vette di perfezione in stile Breaking Bad, ho amato di più e più visceralmente negli anni.
Venire a sapere che il creatore dei SamCro, Kurt Sutter, avrebbe lavorato ad una sorta di spin off successivo al destino di Jax Teller significava mettere sul piatto una scommessa piuttosto rischiosa: e ammetto di aver impiegato non poco non solo a recuperare questa prima stagione, ma anche a farmela piacere, in parte perchè l'eredità era pesante, in parte perchè, fatta eccezione per Angel e Coco, attori e charachters non hanno ancora il carisma e la presenza scenica che SOA poteva garantire anche sui comprimari.
Eppure, passo dopo passo, doppio gioco dopo doppio gioco, mi sono convinto che Mayans potrebbe raccogliere un testimone importante non tanto per sperare di eguagliare il predecessore, quanto per ritagliarsi uno spazio che gli compete: una serie che promette grande fordianità e che, potenzialmente, può crescere e non poco.




CAPTAIN MARVEL (Anna Boden&Ryan Fleck, USA/Australia, 2019, 123')

Captain Marvel Poster

Ho sempre avuto un debole, per le donne cazzute. Più stimolanti e interessanti di quelle che si aspettano il principe azzurro o nascondono il potenziale - incredibilmente maggiore del nostro - che l'altra metà del cielo porta in dote.
Captain Marvel, atipico capitolo del Cinematic Universe - di fatto si tratta di un prequel - ambientato negli anni novanta agli albori della carriera - sul grande schermo, non nei fumetti - di Nick Fury, porta sullo schermo il ritratto perfetto della donna cazzuta made in Marvel: dai superpoteri all'ironia, Carol Danvers spacca. E nonostante non sia un suo grande fan, la scelta di Brie Larson ripaga.
A prescindere, comunque, dal main charachter, attuale e bellissima è la gestione della guerra tra Kree e Skrull, razze aliene iconiche per qualsiasi Marvel fan che si rispetti presentate in questa pellicola come una sorta di cartina tornasole delle purtroppo attuali problematiche razziali presenti in quasi tutto il mondo.
Attualità, dunque, mescolata al gusto da popcorn movie e ad una dose di ironia che non guasta mai. Per quanto mi riguarda, gran bene così.


domenica 6 aprile 2014

5 giorni fuori

Regia: Anna Boden, Ryan Fleck
Origine: USA
Anno: 2010
Durata:
101'




La trama (con parole mie): Craig è un sedicenne introverso e riflessivo schiacciato spesso e volentieri dal peso delle sue doti e dal rapporto con il mondo esterno, dai genitori agli amici, dalla scuola alle aspettative per il futuro. Oppresso da una sensazione che lo vorrebbe suicida, decide di farsi ricoverare nel reparto psichiatrico dell'ospedale più vicino attrezzato per le cure delle malattie mentali, ritrovandosi a causa di una ristrutturazione accorpato, insieme agli altri adolescenti, al reparto degli adulti.
Nei cinque giorni di esame previsti prima delle sue eventuali dimissioni dalla struttura, Craig imparerà a crescere confrontandosi con il disequilibrato Bobby e la sua coetanea Noelle, riscoprendo se stesso ed il mondo e lasciando il segno tra i suoi compagni di ricovero.








Di tanto in tanto, devo ammettere che fa proprio bene lasciarsi trasportare da una qualche pellicola indie sentita, coivolgente e ben riuscita come 5 giorni fuori, titolo praticamente sconosciuto in Italia risalente ai tempi in cui Zack Galifianakis era ancora un quasi sconosciuto, scoperto grazie ad un amico di recente: la pellicola firmata a quattro mani da Anna Boden e Ryan Fleck, infatti, pur non brillando per originalità o rivoluzionarietà del linguaggio, riesce a toccare le corde giuste per emozionare sfruttando un curioso incrocio tra Qualcuno volò sul nido del cuculo e Noi siamo infinito in versione minore e molto, molto Sundance nel senso buono del termine.
La vicenda di Craig, sedicenne tormentato da una vita che non lo riempie e soddisfa, finito per scelta in un brevissimo ma intenso esilio volontario accanto a chi davvero deve combattere una battaglia troppo grande per una sola mente, o anima, o che dir si voglia, pronto a riscoprirsi non solo piacevolmente fragile - come è giusto che ogni ragazzo o ragazza di quell'età sia -, ma anche in una certa misura uomo cominciando a scontare sulla sua pelle le sconfitte che prima o poi tocca a tutti affrontare, da un amore deluso ad un'amicizia per la quale occorre rimboccarsi le maniche almeno quanto con la propria famiglia.
Seppur sfiorando soltanto in superficie temi decisamente complessi come la solitudine che attanaglia chi finisce per trovare troppo difficile anche solo muovere un passo fuori da un letto e sfiorando il quasi "oltre" con sequenze decisamente sopra le righe - la rappresentazione di Under pressure, pezzo che peraltro ho sempre amato molto -, i registi finiscono per riuscire a portare sullo schermo con una grande onestà di sentimenti e narrazione una vicenda piccola piccola eppure coinvolgente ed in qualche modo toccante, perfetta per chi cerca un riscatto o un nuovo punto di partenza, oppure accarezza in qualche modo il sogno di innamorarsi di nuovo nonostante le ferite che lo stesso amore è in grado di provocare in tutti noi.
Il personaggio di Bobby - molto azzeccato e divertente il gioco di citazioni ed omonimia con Bob Dylan -, interpretato decisamente bene da Galifianakis - in una versione paradossalmente più sobria e sensata delle macchiette oltre misura cui ci ha ormai abituati - funge dunque da benzina sul fuoco per l'evoluzione interiore e non solo di Craig, protagonista fragile - almeno ad una prima occhiata - e molto "Goonie" nel pieno rispetto della tradizione tutta eighties del giovane nerd pronto a conquistarsi, arrancando, il posto nel mondo - o almeno, nel suo mondo - che gli compete.
Il risultato è un cocktail certo non ammazzacristiani eppure decisamente piacevole da sorseggiare, un onesto e contenuto film dal sapore di primavera che stuzzica la voglia di correre nel vento abbandonando cappotti ed anfibi per liberare tutto quello che è possibile liberare in modo che il corpo e la mente riescano ad esprimere davvero quello che sentiamo, vogliamo, proviamo, ed anche quello che ancora è incerto, perso in un futuro di ipotetici concerti ed ipotetiche partenze, nonostante resti il dubbio che possano non essere avvenuti.
Ma il bello è proprio buttarsi ugualmente, spinti da un anelito di follia che è come ossigeno per i nostri polmoni soffocati da un'esistenza giocata tutta - o almeno in gran parte - sulla fatica e le energie spese per quel giorno speciale che continueremo a ricordare ogni volta che salteremo, e salteremo, e salteremo: perchè la vita è tutta lì, stupido o no che possa sembrare.



MrFord



"Insanity laughs under pressure we're cracking
can't we give ourselves one more chance
why can't we give love that one more chance
why can't we give love give love give love give love
give love give love give love give love give love."
Queen feat. David Bowie - "Under pressure" - 



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