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venerdì 27 dicembre 2019

Ford Awards 2019: del peggio del nostro peggio




Come ogni anno, l'appuntamento con il Ford Award dedicato ai film peggiori passati su questi schermi nel corso degli ultimi dodici mesi diventa un momento utile per riflettere non solo sulle pellicole clamorosamente brutte o malriuscite, ma anche su quelle che, per aspettative o potenzialità, hanno tradito clamorosamente le attese. Quale sarà il vincitore di quest'anno di questa decisamente poco ambita classifica?


MrFord



N°10: US di JORDAN PEELE

Noi Poster

Apre la carrellata proprio una pellicola dal sapore di delusione profonda: Jordan Peele, alle spalle il successo di Get out, porta sullo schermo una riflessione sulla società e le differenze legate ad essa di grande impatto visivo e tecnicamente molto valida. Peccato che compia uno dei passi falsi peggiori che un autore possa compiere: pecca di grandissima presunzione, e proprio quando potrebbe diventare un nuovo cult, finisce per avvitarsi su se stesso perdendo gran parte della potenza accumulata nel corso dei minuti. E quel "noi", all'improvviso, diventa "loro", e Peele appare più parte del Sistema che non della Ribellione.


N°9: TERMINATOR - DESTINO OSCURO di TIM MILLER

Terminator - Destino oscuro Poster

Altra clamorosa delusione - nonchè occasione sprecata - legata ad una pellicola che personalmente attendevo con trepidazione rivelatasi la fotocopia sbiadita del mitico Terminator 2 - Il giorno del giudizio. L'idea di portare sullo schermo il vero e potente sequel dei primi due film di una saga che negli anni ha avuto molti bassi e pochi alti non ha portato ad altro se non ad un'operazione nostalgia nata e finita male. Un vero peccato, soprattutto per i vecchi fan.


N°8: WOUNDS di BABAK ANVARI

Wounds Poster

Altro giro, altra delusione per un titolo della scuderia Netflix finito al Saloon spinto dai commenti positivi di alcuni colleghi bloggers e dalle atmosfere cronenberghiane partito in modo intrigante e finito con il peggiore dei finali finto autoriali/pessimisti/finti incomprensibili.
Un pasticcio che inghiotte un attore sempre interessante costretto, con la cornice di New Orleans, a tenere il peso dell'intero lavoro sulle spalle, fumo negli occhi di quelli che, come a conti fatti è stato, paradossalmente finiscono per stregare, non si sa come, i cinefili più radical.


N°7: X-MEN DARK PHOENIX di SIMON KIMBERG

X-Men: Dark Phoenix Poster

E anche la saga dei nuovi X-Men, iniziata qualche anno fa come prequel della precedente, non sfrutta la spinta dei due ottimi capitoli iniziali e si chiude con una delusione cocente, una pellicola che stravolge le vicende narrate negli albi a fumetti e diventa un baraccone poco emozionante e coinvolgente in grado di far risultare scialbi o mettere in disparte anche personaggi clamorosamente azzeccati come il Quicksilver di Evan Peters.
Un peccato, perchè i mutanti di casa Marvel, in realtà, avrebbero potenzialità perfino più grandi dei loro cinematograficamente più illustri colleghi Avengers. E invece finiscono qui.


N°6: HELLBOY di NEIL MARSHALL

Hellboy Poster

Altro regista amatissimo in casa Ford, altro titolo che portava grandi aspettative, altre clamorosa delusione. Con l'ingrato compito di riproporre un personaggio reso molto bene sul grande schermo qualche anno fa da Del Toro, Neil Marshall toppa in modo sconvolgente regalando, si fa per dire, al pubblico una pellicola pasticciata, dozzinale, troppo pane e salame - e non in senso buono, questa volta - perfino per uno come il sottoscritto, che del pane e salame ha fatto negli anni una bandiera.
Più concentrati sull'idea di dare inizio ad una nuova saga e ad un brand, gli autori perdono la strada presto e male, confezionando un lavoro spento e senz'anima. 


N°5: DOMINO di BRIAN DE PALMA

Domino Poster

Nel corso degli anni anche i grandi registi, purtroppo per me, di tanto in tanto hanno finito per popolare la classifica del peggio, senza sconti quando la delusione era troppo grande o il risultato del loro lavoro decisamente lontano dagli standard che gli stessi avevano negli anni contribuito a settare: a questo giro tocca a Brian De Palma, storico nome del thriller che, sfruttando - spero insieme ai suoi produttori - la scia di notorietà del protagonista legata al ruolo giocato in Game of thrones finisce per compiere uno degli scivoloni più clamorosi della sua carriera, ed invece di una riflessione profonda sul ruolo del terrorismo oggi - specialmente in Europa - finisce imprigionato in una vera e propria fiera del pacchiano e delle banalità da Studio Aperto.


N°4: ALADDIN di GUY RITCHIE

Aladdin Poster

Se qualche anno fa qualcuno mi avesse detto che Guy Ritchie, autore di cose come Lock and stock e The Snatch, sarebbe finito a dirigere l'ennesimo, inutile reboot/remake di un Classico Disney - che peraltro amo moltissimo - giusto per fare cassa, avrei riso, e anche forte.
E invece ecco che l'autore anglosassone finisce schiavo delle manie di protagonismo di Will Smith e di una revisione di Aladdin che mescola parkour e presunta "modernizzazione" ed una povertà di idee che ha del clamoroso: perfino i Fordini, che conoscono il cartone animato a menadito - e forse proprio per quello - hanno attraversato la visione totalmente indifferenti.


N°3: ESCAPE ROOM di ADAM ROBITEL

Escape Room Poster

I teen horror di sopravvivenza sono un vero e proprio campo minato all'interno del quale avventurarsi, cinematograficamente parlando: il rischio di trash senza ritegno e pellicole pronte a "totalizzare zero sul grafico Pritchard" è elevatissimo, e le possibilità di incontrare qualcosa di davvero interessante sempre troppo basse.
Appartiene pienamente al novero Escape Room, filmetto dimenticato in fretta perfetto nell'incarnare la pochezza di questo tipo di Cinema. Che, forse, potrebbe non essere neppure considerato Cinema a tutti gli effetti.


N°2: PEPPERMINT - L'ANGELO DELLA VENDETTA di PIERRE MOREL

Peppermint - L'angelo della vendetta Poster

Firmato dallo stesso autore del tanto detestato - qui al Saloon - primo Taken, Peppermint entra a piedi uniti nel filone del revenge movie di grana grossa, propinando al pubblico una vicenda assolutamente implausibile raccontata con l'arroganza di chi, al contrario, pensa di stare realizzando qualcosa di profondo ed interessante. In realtà, tutto suona come una versione al femminile del suddetto Taken, giusto per arruffianarsi l'opinione pubblica sfruttando tutto quello che è accaduto ed è diventato, purtroppo, una sorta di "moda" nell'ultimo paio d'anni.
Una vera e propria schifezzona che si contrappone alle delusioni d'autore di questa classifica.


N°1: LA LLORONA - LE LACRIME DEL MALE di MICHAEL CHAVES

La Llorona - Le lacrime del male Poster

E a proposito di schifezzone, ecco quella che vince a mani basse il Ford Award per il peggio del duemiladiciannove: un horror totalmente illogico, prevedibile, noioso, realizzato come peggio non si poteva e nato da una costola della più fortunata serie The Conjuring.
Una produzione buona per le peggiori distribuzioni da agosto inoltrato e sale deserte che qui al Saloon abbiamo avuto la sfortuna di incrociare in una di quelle serate di stanca in cui un horror - o un film di genere - potrebbe avere il potere di migliorare l'umore e distrarre come un massaggio rilassante, e che in questo caso ha finito per rivelarsi peggiore di qualsiasi incubo.



I PREMI

Peggior regista: Pierre Morel per Peppermint - L'angelo della vendetta
Peggior attore: Nicolaj Coster Waldau per Domino
Peggior attrice: Jennifer Garner per Peppermint - L'angelo della vendetta
Premio "parrucchino di Nicholas Cage" per il personaggio trash: la Llorona, La Llorona - Le lacrime del male
Effetti "discount": Wounds
Premio "dolcetto o scherzetto" per il costume più agghiacciante: le incarnazioni del Genio in Aladdin, Aladdin
Stile de paura: Linda Hamilton per Terminator - Destino Oscuro
Premio "veline": Mackenzie Davis per Terminator - Destino Oscuro
Peggior scena d'amore: un qualsiasi siparietto sentimentale legato a Jean Grey, X-Men Dark Phoenix
Premio "pizza, spaghetti e mandolino": la trasformazione da moglie modello ad assassina sterminatrice di Jennifer Garner, Peppermint - L'angelo della vendetta

lunedì 25 marzo 2019

White Russian's Bulletin



Impegni crescenti, stanchezza, visioni che diminuiscono, eppure il Bulletin, così come questo sempre più vecchio cowboy, continua a resistere e a presentarsi puntuale - al contrario della rubrica delle uscite in sala - sperando di mantenere vivo il Saloon come fosse uno degli ultimi baluardi della spentissima blogosfera: anche questa settimana la selezione è ridotta, ma i propositi sono buoni, e conto di poter tenere fede agli stessi in queste prime serate di bella stagione.
In attesa di tempi migliori, dunque, eccovi servito il giro della settimana.


MrFord



ESCAPE ROOM (Adam Robitel, USA/Canada, 2019, 99')

Escape Room Poster


Partendo dal presupposto che qualche esperienza in materia escape rooms ce l'ho - fantastica quella, qualche anno fa, con Julez, mio fratello e sua moglie -, la mia sfiducia verso questo tipo di horror è totale: la logica spesso e volentieri va a farsi un bel weekend di vacanza, le scelte risultano risibili e tutti i precedenti - Saw il più noto - mi hanno storicamente fatto cagare.
In una serata di malumore lavorativo e stanchezza, non ho potuto che confermare il trend.
Escape Room è l'ennesima porcatina senza senso di esistere buttata in sala sperando di portare a casa incassi buoni da giustificare un sequel o una serie: e infatti il box office ha dato ragione al prodotto, nonostante, a conti fatti, si tratti davvero di una cosa inutile e già vista, che non regala alcuna emozione e ha il sapore del deja-vù stantio forte.
Peccato, perchè se sfruttata e gestita diversamente, avrebbe potuto davvero essere un'idea in grado di fare la differenza.




MAYANS M. C.  - STAGIONE 1 (FX, USA, 2018)

Mayans M.C. Poster

Penso che Sons of Anarchy sia stata una delle serie televisive che, pur non arrivando a vette di perfezione in stile Breaking Bad, ho amato di più e più visceralmente negli anni.
Venire a sapere che il creatore dei SamCro, Kurt Sutter, avrebbe lavorato ad una sorta di spin off successivo al destino di Jax Teller significava mettere sul piatto una scommessa piuttosto rischiosa: e ammetto di aver impiegato non poco non solo a recuperare questa prima stagione, ma anche a farmela piacere, in parte perchè l'eredità era pesante, in parte perchè, fatta eccezione per Angel e Coco, attori e charachters non hanno ancora il carisma e la presenza scenica che SOA poteva garantire anche sui comprimari.
Eppure, passo dopo passo, doppio gioco dopo doppio gioco, mi sono convinto che Mayans potrebbe raccogliere un testimone importante non tanto per sperare di eguagliare il predecessore, quanto per ritagliarsi uno spazio che gli compete: una serie che promette grande fordianità e che, potenzialmente, può crescere e non poco.




CAPTAIN MARVEL (Anna Boden&Ryan Fleck, USA/Australia, 2019, 123')

Captain Marvel Poster

Ho sempre avuto un debole, per le donne cazzute. Più stimolanti e interessanti di quelle che si aspettano il principe azzurro o nascondono il potenziale - incredibilmente maggiore del nostro - che l'altra metà del cielo porta in dote.
Captain Marvel, atipico capitolo del Cinematic Universe - di fatto si tratta di un prequel - ambientato negli anni novanta agli albori della carriera - sul grande schermo, non nei fumetti - di Nick Fury, porta sullo schermo il ritratto perfetto della donna cazzuta made in Marvel: dai superpoteri all'ironia, Carol Danvers spacca. E nonostante non sia un suo grande fan, la scelta di Brie Larson ripaga.
A prescindere, comunque, dal main charachter, attuale e bellissima è la gestione della guerra tra Kree e Skrull, razze aliene iconiche per qualsiasi Marvel fan che si rispetti presentate in questa pellicola come una sorta di cartina tornasole delle purtroppo attuali problematiche razziali presenti in quasi tutto il mondo.
Attualità, dunque, mescolata al gusto da popcorn movie e ad una dose di ironia che non guasta mai. Per quanto mi riguarda, gran bene così.


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