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mercoledì 23 dicembre 2015

Ford Awards 2015: i libri

La trama (con parole mie): come ogni anno, con l'avvicinarsi del giro di boa giunge anche uno degli appuntamenti più attesi del sottoscritto, ovvero i Ford Awards, le classifiche che, di fatto, tirano le somme di un'intera stagione di letture e visioni.
Per la prima volta dall'apertura del Saloon non figurano i Videogames, ridotti ormai agli scampoli di giornate di stanca o particolarmente libere che, chissà, Fordina permettendo, potrebbero tornare a fare capolino da queste parti tra dodici mesi.
Nel frattempo, do fuoco alle polveri con la top ten dei romanzi letti nel corso di questo duemilaquindici, che, lo ammetto, fatta eccezione per un paio di delusioni, è stato davvero soddisfacente, ed accolgo i Gallagher come simbolo di questa edizione dei Ford Awards.
Nel frattempo, quale titolo raccoglierà l'eredità di Cujo?


N°10: SCARAFAGGI di JO NESBO



L'appuntamento con i Ford Awards letterari non può far mancare il suo interprete più celebrato al Saloon, Jo Nesbo. Per il secondo anno consecutivo, pur non occupando le posizioni più alte della graduatoria, il buon Jo piazza in classifica il secondo romanzo in termini cronologici dedicato alle avventure del suo charachter più riuscito, Harry Hole, per la prima volta pubblicato in Italia. 
Ancora acerbo, come il precedente Il pipistrello, ma già mitico.


N°9: AMERICAN SNIPER di CHRIS KYLE, JIM DEFELICE, SCOTT MCEWAN



Da una figura controversa come quella di Chris Kyle, il cecchino più letale della Storia dell'Esercito statunitense al centro di un altrettanto controverso e splendido film firmato da Clint Eastwood, una biografia in grado di colpire per sincerità, passione e forza anche quando gli ideali espressi sono diametralmente opposti a quelli di chi li legge.
Un modo costruttivo ed interessante di scoprire quello che c'è dall'altra parte della barricata, e che potrebbe essere profondamente diverso da noi, almeno fino ad un certo punto: perchè, in fondo, siamo tutti umani guidati dalle stesse passioni.


N°8: IL CONFESSORE di JO NESBO



Secondo gettone raccolto dall'autore più premiato a livello letterario di questi anni al Saloon, che piazza un romanzo notevole ed un protagonista che non si dimentica, pur non riuscendo, di fatto, ad eguagliare le vette offerte dal detective Hole.
Il confessore, comunque, resta un one shot potente e come sempre perfetto nel descrivere le ombre dell'anima ed uno dei concetti più cari allo scrittore norvegese: quello della dipendenza.
Un romanzo sul peccato e sui peccatori, che da peccatore non ho potuto non amare.


N°7: TOKYO VICE di JAKE ADELSTEIN



Una delle sorprese più gradite di quest'anno: giunto al Saloon su suggerimento di un collega, a scatola chiusa, si è rivelato una lettura appassionante ed uno spaccato strepitoso legato alla cultura metropolitana nipponica, dalla Yakuza alle differenze lavorative tra uomini e donne, passando per il cibo e le usanze. 
Jake Adelstein, reporter d'assalto, affronta la vita in un altro Paese facendola propria, imparando dalla novità a costruire una propria tradizione.

N°6: SHOTGUN LOVESONGS di NICKOLAS BUTLER



L'amicizia, la Grande Frontiera made in USA raccontata come in una ballad strappacuore di Springsteen, i dolori e le gioie della crescita, vicende ordinarie che diventano straordinarie grazie alla semplicità della vita e della passione: tutto questo e molto altro in un romanzo certo non perfetto, ma tra i più sentiti che ricordi del passato recente.
Uno Stand by me versione adulta che tocca tutte le corde del cuore di chi sta attraversando quell'età in cui si è ancora nel mezzo, formati ma ancora all'inizio del proprio percorso "da grandi".


N°5: MISSING - NEW YORK di DON WINSLOW



Alle spalle una serie di romanzi non tra i suoi migliori, uno dei favoriti del Saloon, Don Winslow, torna alla ribalta con un crime movie dal ritmo tesissimo e decisamente pane e salame, reso ancora più tosto da un protagonista tra i migliori degli ultimi anni, Frank Decker, degno erede della grande tradizione di Hole e della coppia formata da Hap&Leonard.
Un road movie in salsa thriller che colpisce al cuore i padri, ma che ha il potere ed il grande respiro che solo il vecchio Don sa dare alle pagine.


N°4: COMPAGNO DI SBRONZE di CHARLES BUKOWSKI



Il vecchio Hank Bukowski non poteva mancare ai piani alti della classifica delle letture dell'anno, grazie ad uno dei titoli della sua bibliografia più importanti che ancora mancava al sottoscritto, e che ha assunto un significato ancora maggiore perchè giunto da queste parti nell'anno della fine di Californication - che deve un sacco al buon Buck - e della morte del mio amico Emiliano, che come il sottoscritto e mio fratello ha amato alla follia questo vecchio ubriacone che di tanto in tanto amava tenere la penna in mano.
Data l'anarchia di Buckowski, non tutti i racconti valgono davvero, ma quelli che lo fanno, sono lampi di genio assoluto.
Bagnati di sesso, alcool e vita. Come piace a me.

N°3: HONKY TONK SAMURAI di JOE R. LANSDALE



Un altro dei grandi protetti del Saloon dal punto di vista letterario è Joe Lansdale, che non ringrazierò mai abbastanza per aver creato Hap e Leonard, tra i miei personaggi preferiti sulla pagina scritta di sempre. Il nuovo capitolo della loro saga, giunto a cinque anni di distanza dal precedente, non delude le attese, pur non assestandosi tra i miei preferiti. 
O almeno questo è quello che ho creduto, considerando qualche posizione in meno in questa classifica, fino ad una quarantina di pagine dalla conclusione: poi il vecchio Joe sfodera uno dei finali più belli ed emozionanti che si potessero immaginare, ed apre una breccia grande quanto la Frontiera nel cuore del sottoscritto e di tutti i suoi fan. Lacrime, sangue ed emozione. Tutto in salsa Hap&Leonard.


N°2: L'ISOLA DEL TESORO di ROBERT LOUIS STEVENSON



Un Classico senza tempo che, all'epoca della scuola, ho sempre evitato per partito preso rispetto alle letture imposte, e che ho riscoperto proprio come un tesoro ora, che del periodo degli studi ho solo un vago ricordo: un romanzo di formazione ed avventura che è il capostipite di un genere, una meraviglia per gli occhi, l'immaginazione ed il cuore, che spero davvero che i miei figli potranno leggere ed amare come ho amato io dalla prima all'ultima riga.
Stevenson, con la sua visione da esploratore e pioniere, ha consegnato ai lettori di qualsiasi epoca un'epopea che è impossibile dimenticare. E non amare.





Raramente, nel corso della mia vita, ho trovato riscontro di me stesso in un personaggio come nel Long John Silver tratteggiato da Bjorn Larsson.
Pensandoci bene, solo Barry Lyndon aveva avuto lo stesso potere, su di me.
Questo, senza troppi fronzoli, è uno dei romanzi della mia vita.
Long John Silver, compagnone e spietato, egoista e generoso, esplosivo e sfuggente, con il suo amore incondizionato per la vita, è quanto di più simile esista al sottoscritto che si possa immaginare: un pirata per volontà che sfugge al ruolo di Capitano perchè l'unico ad avere il potere di deporlo deve rimanere lui stesso, un figlio della Libertà in grado di legarsi indissolubilmente a qualcuno o compiere le bassezze più atroci per vendicarsi di qualcun'altro.
Long John Silver è il Capitano della sua anima.
Ed io della mia.
La nave migliore con la quale possiamo partire alla volta del mondo.



I PREMI

Miglior autore: Bjorn Larsson
Miglior personaggio: Long John Silver, La vera storia del pirata Long John Silver
Miglior antagonista: Jim Hawkins, L'isola del tesoro
Scena cult: il momento in cui Long John Silver diventa "Barbecue", La vera storia del pirata Long John Silver, ed il finale di Honky Tonk Samurai
Premio "brutti, sporchi e cattivi": i Distruttori, Honky Tonk Samurai
Premio stile: Jake Adelstein, Tokyo Vice
Miglior personaggio femminile: Vanilla Ride, Honky Tonk Samurai
Miglior non protagonista: Henry, Shotgun Lovesongs
Momento action: il tentativo di autopompino, Compagno di sbronze
Atmosfera magica: la festa danzante di paese, Shotgun Lovesongs



MrFord

domenica 16 agosto 2015

Tokyo Vice

Autore: Jake Adelstein
Origine: USA
Anno: 2011
Editore: Einaudi





La trama (con parole mie): Jake Adelstein, ragazzo ebreo del Missouri laureatosi a Tokyo e divenuto cronista del colosso Yomiuri Shinbun, a partire dalla sua esperienza di gaijin impiegato in una grande azienda giapponese, esplora anche grazie al ruolo di specialista di cronaca nera il lato oscuro di uno dei paesi più sicuri e dal costo della vita più alto del mondo, dal ruolo della Yakuza alla situazione della donna, stringendo legami profondi con fonti e poliziotti, colleghi e criminali, divenendo parte di una società che al principio lo vede quasi come un alieno e finisce per entrare così nel profondo del suo animo da farlo sentire più giapponese che americano.
Nel mezzo, le esperienze di una vita passata più sulla strada che non a casa con moglie e figli ed i conflitti con alcuni dei boss più pericolosi della mala, su tutti Tadamasa Goto, oggetto di un'indagine che porterà Adelstein a rischiare anche la vita.








Se qualche mese fa chiunque di voi mi avesse chiesto chi fosse Jake Adelstein, non avrei saputo cosa rispondere, e avrei finito per tentare sparandola grossa ed immaginandolo come un nome da protagonista di film poliziesco in stile Homicide, o di Woody Allen: è stato grazie ad un collega, che ho invece scoperto un altro grande romanzo di questo duemilaquindici ricco di soddisfazioni letterarie, Tokyo Vice, ed un cronista riuscito a portare sulla pagina la sua personale epopea e personalità in modo così genuino da trasmettere la passione che tanto infiamma anche il sottoscritto ed una familiarità che, di norma, si finisce per avere solo con gli amici più stretti.
Dai giorni appena successivi alla laurea alla serie di colloqui ed esami sostenuti per entrare allo Yomiuri Shinbun - colosso della stampa giapponese -, si ha subito l'impressione della qualità cinematografica della prosa del buon Jake, che pagina dopo pagina diviene un vero e proprio Virgilio all'interno del lato oscuro del Giappone, un paese tanto avanzato e legato ad un benessere economico che da queste parti ci sognamo quanto grottesco e crudele, rispettoso e sempre "sottovoce" quanto spietato e terrificante.
Non pensiate, però, che Tokyo Vice sia una cronaca in stile Scarface delle imprese degli Yakuza più pericolosi e potenti: il lavoro di Adelstein, infatti, percorre la società nipponica e le sue ombre toccando tematiche disparate e profondamente interessanti sia a livello sociale che culturale, dall'alienazione che richiede il lavoro - a prescindere dai livelli dello stesso - alle impari condizioni in tutti i campi di uomo e donna - agghiacciante il racconto legato al destino di una delle più care colleghe dell'autore -, dal ruolo assolutamente alla luce del sole delle organizzazioni criminali - la Yakuza, fondamentalmente un'industria riconosciuta all'opera a tutti i livelli della società - al contesto votato alla sicurezza pronto ad essere scosso per ogni singolo omicidio "civile" - sono esclusi gli scontri tra bande rivali sempre Yakuza e quelli di stranieri, giudicati più "normali" -, dal rispetto profondo e perfino eccessivo del proprio interlocutore, dei colleghi ed amici più anziani o di grado superiore a quello mancato per le donne in genere e le lavoratrici dell'industria del sesso, tra le più diffuse e redditizie del Paese.
Assistiamo, inoltre, alle battaglie ingaggiate da un uomo pronto a colpire con la penna, e non con la pistola in pugno, che spesso e volentieri si trova a dover affrontare scelte decisamente umane e meno fantasiose di quanto ci si potrebbe immaginare rispetto ad un'opera di questo tipo, che riguardano la propria salute, la famiglia, la sicurezza, le amicizie costruite in anni di favori, consigli, visite a qualsiasi ora del giorno e della notte e ricorrenze - splendido il rapporto con Sekiguchi, poliziotto e mentore di Adelstein, e la sua famiglia, così come quello con il ribattezzato "Alien cop", pronto a regalare una delle perle più interessanti del libro rispetto all'importanza di mentire sempre a chi si ama, e l'ex boss Yakuza assunto da Jake per guardargli le spalle nel periodo conclusivo del suo scontro a distanza con Tadamasa Goto, uno dei vertici più pericolosi della malavita giapponese nonchè bersaglio principale di una delle più importanti inchieste del giornalista americano -.
Personalmente, oltre ad un ottima "guida" per un futuro viaggio nella terra del Sol Levante, ho trovato Tokyo Vice un'espressione perfetta dell'umanità in tutte le sue forme, e in Jake Adelstein non solo un suo grande interprete, ma anche, per l'appunto, cronista: nel suo percorso professionale ed umano c'è tutta l'imperfezione che è possibile immaginare, proprio perchè nessuno di noi potrà mai sognarsi di essere perfetto: la cosa migliore è quella di lottare per quello in cui si crede, e cercare, nel farlo, di non provocare troppi danni, soprattutto volontariamente.
Se la nostra libertà finisce dove inizia quella degli altri, Jake Adelstein con Tokyo Vice è stato un esempio imperfetto - e proprio per questo credibile ed assolutamente da sostenere - di quanto bisogno abbiamo di trasformare quella libertà in un simbolo, un valore ed una forza.
Per noi e per chi amiamo.




MrFord




"When you're big in Japan, tonight 
big in Japan, be tight 
big in Japan, where the Eastern sea's so blue 
big in Japan, alright 
pay, then I'll sleep by your side 
things are easy when you're big in Japan 
when you're big in Japan..."
Alphaville - "Big in Japan" - 






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