Regia: Mark Osborne
Origine: Francia
Anno: 2015
Durata: 108'
Origine: Francia
Anno: 2015
Durata: 108'
La trama (con parole mie): una ragazzina appena trasferitasi in una nuova casa con la madre pronta a progettare l'intera vita della piccola a partire dall'ingresso in un prestigioso istituto scolastico, scopre di avere come vicino di casa un vecchio e strambo aviatore, pronto a raccontare favole, immaginare mondi lontani, raccontare di viaggi e far decollare aeroplani in giardino.
Dopo un turbolento primo incontro e nonostante le resistenze della genitrice e dell'ordine costituito, la ragazzina comincia ad essere affascinata dal modo di pensare del vicino, lontano dagli schematismi e dalle regole del mondo in cui lei è cresciuta e pronto a raccontarle la storia del Piccolo Principe, che lasciò il suo asteroide e la rosa che amava per scoprire l'universo e se stesso, fino a conoscere proprio l'aviatore che ne racconta le gesta.
Cosa accadrà, dunque, quando l'esempio dell'aviatore influenzerà il modo di porsi della ragazza rispetto alla società e alla crescita?
Dopo un turbolento primo incontro e nonostante le resistenze della genitrice e dell'ordine costituito, la ragazzina comincia ad essere affascinata dal modo di pensare del vicino, lontano dagli schematismi e dalle regole del mondo in cui lei è cresciuta e pronto a raccontarle la storia del Piccolo Principe, che lasciò il suo asteroide e la rosa che amava per scoprire l'universo e se stesso, fino a conoscere proprio l'aviatore che ne racconta le gesta.
Cosa accadrà, dunque, quando l'esempio dell'aviatore influenzerà il modo di porsi della ragazza rispetto alla società e alla crescita?
A volte, soprattutto ora che sono genitore, finisco per invidiare - e non poco - l'approccio assolutamente unico e privo di condizionamenti e preconcetti dei bambini, lontani non solo dal modo di pensare, ma anche di agire, di noi adulti: allo stesso modo, la consapevolezza che si acquisisce giorno dopo giorno ed esperienza dopo esperienza riesce, dall'altra parte, a permetterci di proteggere, di fatto, noi stessi e chi amiamo, senza trovarci privi di difese rispetto ad un mondo che non sempre è pronto a regalarci solo sorprese positive.
La chiave della felicità, in questo senso, potrebbe davvero risiedere nella capacità di mantenere una certa ingenua curiosità e voglia di buttarsi a capofitto nelle cose sbattendosene di regole ed imposizioni nonostante la vera o presunta saggezza della maturità: probabilmente, nella Storia della Letteratura non esiste un'opera in grado di tradurre questo concetto meglio de Il piccolo principe, che io lessi - rimanendone conquistato - già adulto quando me lo regalò quella che considero la prima, vera fidanzata importante del sottoscritto oltre le cottarelle tipiche dell'adolescenza pronte a risolversi entro un paio di mesi dalla loro esplosione.
L'approccio di Saint Exupery alla vicenda del Piccolo principe e la storia personale dell'autore - che non solo fu aviatore, ma scomparve in volo quasi avesse deciso di partire per un mondo lontano e sconosciuto - poteva rappresentare un rischio - e neppure da poco - per un lavoro cinematografico, anche perchè, di fatto, quel piccolo libretto dice già tutto quello che si potrebbe dire sull'argomento, nel modo più semplice possibile: Mark Osborne, già regista del primo Kung Fu Panda - dunque, eroe imperituro qui al Saloon se non altro per la gioia del Fordino -, con un budget notevole, un comparto tecnico ottimo ed uno spirito che omaggia e rispecchia quello dell'autore dell'opera originale, riesce nell'impresa di regalare al pubblico grande e piccolo una parentesi commovente e piacevole mescolando cose come Up! - pur non raggiungendone i livelli - allo spirito da "cogli l'attimo" de L'attimo fuggente, sfruttando la storia del Piccolo principe rimodellandola in modo da poterne fornire un'interpretazione ad un tempo rispettosa e moderna, in grado di stuzzicare corde importanti per il pubblico adulto - il ruolo della madre della protagonista, l'anziano aviatore o il Piccolo principe "invecchiato" neanche fosse il Peter Banning di Hook - e quello giovane - la ragazzina, la volpe, lo stesso aviatore -.
La resa estetica è notevole, ottimi i passaggi dalle pagine della favola del Piccolo principe ed il "mondo reale" della protagonista, il ritmo scorrevole, il contrasto tra i colori della fantasia ed il grigiore della realtà efficace nel rendere lo spirito del charachter e del suo autore: ma è, come per il romanzo, l'emotività a fare la parte del leone nel corso della visione, l'elogio del naif tipico dell'infanzia ma anche dell'addomesticarsi che è figlio della crescita ed inevitabilmente doloroso, perchè nonostante l'istinto di sopravvivenza, fondamentalmente, conduce ognuno di noi ad abbassare le proprie difese.
Del resto, come da bambini, è bello ogni tanto sbucciarsi le ginocchia, se è per una causa più grande come un'avventura indimenticabile, un mondo nuovo da esplorare o un amico da scoprire e conoscere.
E di certo, per quanto strano possa suonare, finisce per proteggerci più di quanto non faccia un programma definito nel minimo dettaglio.
La chiave della felicità, in questo senso, potrebbe davvero risiedere nella capacità di mantenere una certa ingenua curiosità e voglia di buttarsi a capofitto nelle cose sbattendosene di regole ed imposizioni nonostante la vera o presunta saggezza della maturità: probabilmente, nella Storia della Letteratura non esiste un'opera in grado di tradurre questo concetto meglio de Il piccolo principe, che io lessi - rimanendone conquistato - già adulto quando me lo regalò quella che considero la prima, vera fidanzata importante del sottoscritto oltre le cottarelle tipiche dell'adolescenza pronte a risolversi entro un paio di mesi dalla loro esplosione.
L'approccio di Saint Exupery alla vicenda del Piccolo principe e la storia personale dell'autore - che non solo fu aviatore, ma scomparve in volo quasi avesse deciso di partire per un mondo lontano e sconosciuto - poteva rappresentare un rischio - e neppure da poco - per un lavoro cinematografico, anche perchè, di fatto, quel piccolo libretto dice già tutto quello che si potrebbe dire sull'argomento, nel modo più semplice possibile: Mark Osborne, già regista del primo Kung Fu Panda - dunque, eroe imperituro qui al Saloon se non altro per la gioia del Fordino -, con un budget notevole, un comparto tecnico ottimo ed uno spirito che omaggia e rispecchia quello dell'autore dell'opera originale, riesce nell'impresa di regalare al pubblico grande e piccolo una parentesi commovente e piacevole mescolando cose come Up! - pur non raggiungendone i livelli - allo spirito da "cogli l'attimo" de L'attimo fuggente, sfruttando la storia del Piccolo principe rimodellandola in modo da poterne fornire un'interpretazione ad un tempo rispettosa e moderna, in grado di stuzzicare corde importanti per il pubblico adulto - il ruolo della madre della protagonista, l'anziano aviatore o il Piccolo principe "invecchiato" neanche fosse il Peter Banning di Hook - e quello giovane - la ragazzina, la volpe, lo stesso aviatore -.
La resa estetica è notevole, ottimi i passaggi dalle pagine della favola del Piccolo principe ed il "mondo reale" della protagonista, il ritmo scorrevole, il contrasto tra i colori della fantasia ed il grigiore della realtà efficace nel rendere lo spirito del charachter e del suo autore: ma è, come per il romanzo, l'emotività a fare la parte del leone nel corso della visione, l'elogio del naif tipico dell'infanzia ma anche dell'addomesticarsi che è figlio della crescita ed inevitabilmente doloroso, perchè nonostante l'istinto di sopravvivenza, fondamentalmente, conduce ognuno di noi ad abbassare le proprie difese.
Del resto, come da bambini, è bello ogni tanto sbucciarsi le ginocchia, se è per una causa più grande come un'avventura indimenticabile, un mondo nuovo da esplorare o un amico da scoprire e conoscere.
E di certo, per quanto strano possa suonare, finisce per proteggerci più di quanto non faccia un programma definito nel minimo dettaglio.
MrFord
"Well when I see my parents fight
I don't wanna grow up
they all go out and drinking all night
and I don't wanna grow up
I'd rather stay here in my room
nothin' out there but sad and gloom
I don't wanna live in a big old tomb
on Grand Street."
I don't wanna grow up
they all go out and drinking all night
and I don't wanna grow up
I'd rather stay here in my room
nothin' out there but sad and gloom
I don't wanna live in a big old tomb
on Grand Street."
Tom Waits - "I don't wanna grow up" -