Regia: John Carney
Origine: USA, Irlanda
Origine: USA, Irlanda
Anno: 2013
Durata: 104'
La
trama (con parole mie): Dan, produttore discografico di
mezza età in crisi lavorativa, sentimentale, d'ispirazione, incontra per
caso nel corso dell'ennesimo appuntamento con l'alcool una giovane
cantautrice spinta ad esibirsi in una serata "open mic" da un amico,
innamorandosi della musica di quest'ultima.
Convinta
la giovane a seguirlo in un'improvvisata avventura discografica, i due
si troveranno ad assemblare una band di outsiders e registrare per le
strade di New York, pronti a cogliere lo spirito della città e fonderlo
con i brani scritti da Gretta, questo il nome della fanciulla, ancora ferita dalla storia finita con la
nuova star del cantautorato Dave Kohl.
Quali strade la musica porterà i protagonisti di questa storia a percorrere?
Nonostante
sia, senza ombra di dubbio, un musicista assolutamente mediocre, devo
ammettere che la Musica stessa è stata, nella mia vita, una compagna di viaggio
per certi versi più importante del Cinema: nel corso dell'adolescenza
ha contribuito ad aiutarmi nei momenti più bui, ed è stata la colonna
sonora che ha riempito i momenti migliori e peggiori del viaggio
intrapreso fino ad oggi.
Più
che quello di musicista, comunque, ammetto di aver spesso sognato di ricoprire
il ruolo di produttore discografico, di fatto "il
regista" di un disco, a prescindere dalla bravura e dall'intensità dei
suoi interpreti: gente come Rick Rubin, giusto per citare l'uomo
responsabile della rinascita anche commerciale di Johnny Cash negli anni
precedenti alla morte, ha segnato il mio immaginario almeno quanto gli
artisti pronti a prendersi la gloria e le copertine di album e riviste.
Da
questo punto di vista, Tutto può cambiare - adattamento italiano
assolutamente non riuscito del decisamente più interessante Begin again
originale - è uno dei film che più è stato in grado - insieme ad Almost
famous e Alta fedeltà - di descrivere tutto quello che è il mondo dietro
il cantante o il gruppo che sale sul palco e regala al pubblico
emozioni uniche: eppure, nonostante una buona confezione, un decisamente
efficace Mark Ruffalo, una vicenda romantica assolutamente non scontata
da blockbuster hollywoodiano - almeno nella sua risoluzione - ed una
struttura legata a doppio filo alla colonna sonora, sono uscito dalla
visione completamente distaccato, per nulla coinvolto, quasi come se il
fatto di assistere oppure no allo spettacolo non avesse cambiato nulla o
quasi della mia vita di spettatore.
Per
usare un paragone musicale, potrei affermare che l'esibizione cui ho
assistito non sia di fatto riuscita "ad arrivarmi" quanto altri titoli
almeno ad una prima occhiata anche inferiori a livello tecnico e produttivo: i
primi a non convincermi sono stati i due veri protagonisti, Keira
Knightley ed il frontman dei Maroon Five Adam Levine, la prima troppo
british nell'accento per poter rendere al meglio il ruolo di cantautrice alla scoperta di New York -
senza contare le ormai insopportabili smorfiette da ragazza acqua e
sapone che porta in dote non richiesta - ed il secondo decisamente troppo
"confident" - anche se, considerato il charachter, potrebbe starci - ed
autore di una serie di brani incapaci di fare davvero breccia, senza
dubbio inferiori a quelli proposti con la sua band - che, comunque, in
linea di massima non mi fa gridare al miracolo -.
Molto meglio la giovane Hailee Steinfeld, in un ruolo marginale ma in grado di proiettarmi, nel rapporto con suo padre, nel pieno delle atmosfere che di norma si respirano in Californication e tra Becca e Hank Moody.
Molto meglio la giovane Hailee Steinfeld, in un ruolo marginale ma in grado di proiettarmi, nel rapporto con suo padre, nel pieno delle atmosfere che di norma si respirano in Californication e tra Becca e Hank Moody.
Ma
è troppo poco per una pellicola che ha finito per raccogliere consensi
un pò ovunque nella blogosfera e non, firmata dall'autore dell'ottimo Once e che pur non essendo, di fatto,
mal riuscita o più semplicemente brutta ha finito per
attraversare il sottoscritto senza lasciare alcun segno: non so se sia
una questione di età - se l'avessi vista una decina d'anni fa, forse, mi
avrebbe toccato più in profondità -, di sensibilità o semplicemente di
compatibilità, ma Tutto può cambiare è scivolato via senza
lasciare alcuna traccia se non un interessante ritratto di una delle
città più affascinanti del mondo - della quale conservo un ormai
sbiadito ricordo di quell'ottobre millenovecentonovantaquattro, quando
la visitai con gli occhi sgranati di fronte alla grandezza del mondo che iniziavo a provare sulla pelle - ritmata da una selezioni di canzoni decisamente troppo
delicate per un palato come il mio.
Certo,
considerato come sono andate le cose di recente, non ci troviamo di
fronte alla peggiore delle uscite in sala, ma rimanendo in tema di
classifiche, Musica e sensazioni, e per parafrasare il Rob del già
citato Alta fedeltà, senza dubbio non mi sognerei neppure per sbaglio di
considerare il lavoro di Carney degno di una qualsiasi "top five", positiva o
negativa che sia.
E
per un brano musicale, così come per un film, forse è una cosa
addirittura peggiore rispetto ad una stroncatura adatta alle peggiori
bottigliate.
MrFord
"You must remember this
a kiss is still a kiss
a sigh is still (just) a sigh
the fundamental things apply
as time goes by."
a kiss is still a kiss
a sigh is still (just) a sigh
the fundamental things apply
as time goes by."
Frank Sinatra - "As time goes by" -