mercoledì 23 aprile 2014

Saving Mr. Banks

Regia: John Lee Hancock
Origine: USA
Anno: 2013
Durata: 125'




La trama (con parole mie): P. L. Travers, zitella acida di mezza età ed autrice del best seller per ragazzi Mary Poppins, incontra più per necessità che per desiderio Walt Disney, che dopo vent'anni di corteggiamento pare finalmente essere ad un passo dalla realizzazione di un film dedicato proprio all'eroina creata dalla donna.
Il passato della stessa, legato al primo novecento in Australia e alla figura del padre, si mescola al presente ed alla realizzazione di alcune delle sequenze che, nel millenovecentosessantaquattro, resero celebre la versione cinematografica di Mary Poppins, frutto di una vera e propria battaglia tra il padre di Topolino e soci ed una scrittrice alla ricerca di se stessa.










Di recente - forse a causa dell'amore per la settima arte, che continua a portarmi, se possibile ogni giorno, davanti ad un nuovo film - mi capita spesso di apprezzare operazioni che rievochino, in qualche modo, il passato di questo mezzo meraviglioso e della sua magia: non troppi mesi or sono era capitato con Hitchcock, dedicato alla genesi di uno dei grandi Capolavori del Maestro inglese, ed una volta ancora avviene grazie a John Lee Hancock, che mi sorprese - in positivo - qualche anno fa con The blind side e che torna a portare a casa la pagnotta con un lavoro onesto e più che discreto dedicato a Mary Poppins ed alla sua costruzione, legata a doppio filo ad una vera e propria contrattazione sentimentale ed intellettuale tra Walt Disney e P. L. Travers, autrice del romanzo che per un ventennio circa negò i diritti cinematografici della sua più fortunata creatura onde evitare una snaturazione della stessa.
Dunque, dopo essere stato sorpreso dalla prima visione dedicata alla pellicola di Robert Stevenson che rappresentò uno dei più grandi successi di Walt Disney, nonostante la presenza di Tom Hanks e di un'atmosfera assolutamente patinata ho finito per ritrovarmi piacevolmente coinvolto anche da quest'opera di amarcord pronta a narrare, prima ancora del confronto tra il signor D. e la Travers il passato di quest'ultima e quanto lo stesso abbia significato rispetto alla creazione dei personaggi che sono stati il cuore e l'anima di Mary Poppins, a partire dalla bambinaia stessa.
Alternando passato e presente di narrazione, Hancock trascina il pubblico con il fare sapiente di chi è in grado di gestire l'emotività del blockbuster ed il mestiere del vero e proprio professionista, ricostruendo grazie a pochissimi accorgimenti la magia di un'epoca - i favolosi anni sessanta prima che giungessero il Vietnam e le prime ombre del dubbio a sfatare i miti - che ancora oggi riesce a regalare in chi la ritrova in un film il brivido dell'occasione pronta prima o poi ad arrivare, dei grandi sogni e del qualcosa che si avvererà, se si è disposti a credere nello stesso.
Coinvolgente e ben scritto, Saving Mr. Banks permette di assaporare, però, non soltanto un periodo unico della Storia della settima arte, ma anche l'entusiasmo, la fatica ed i dubbi che nascono e si sviluppano dietro il lavoro che noi, da pubblico, osserviamo meravigliati in un paio d'ore seduti comodamente su una poltrona in sala, ma che, di fatto, hanno significato mesi - e a volte anni - di confronti, sacrifici, risate e lacrime di talmente tante persone da non riuscire quasi a contarle, titoli di coda oppure no.
Qualcosina finisce per perdersi nel racconto dedicato al passato della Travers - che pare una versione in minore di Neverland -, ma il risultato finale convince e raccoglie bene il testimone dello stesso Mary Poppins, sfruttando i sentimenti e la propensione al lieto fine come stimoli per rendere il cocktail servito non zuccheroso o retorico, quanto, paradossalmente, molto reale nel suo essere debitore alle speranze e ai sogni.
Con tutti i loro difetti - veri o presunti che siano - il marchio e la filosofia Disney hanno contribuito a rendere il Cinema quello che è oggi e che noi tutti che ne scriviamo ed usufruiamo finiamo per amare, e perdendosi in questa visione come in una visita ad un parco giochi in grado di farci tornare bambini l'impressione che si riceve è quella che Hancock abbia reso onore al suo mestiere alla grande, e seppur non portando sullo schermo un titolo memorabile o destinato a restare nella Storia come quello che l'ha ispirato abbia saputo interpretare la stessa magia che ha reso possibile la creazione di molte delle pellicole ora considerate cult, o qualcosa in più.
Per quanto mi riguarda, questo significa amare davvero il Cinema.
E da Saving Mr. Banks traspare principalmente questo.




MrFord



"E' supercalifragilistichespiralidoso 
anche se ti sembra che abbia un suono spaventoso 
se lo dici forte avrai un successo strepitoso 
supercalifragilistichespiralidoso."
Robert Sherman - "Supercalifragilistichespiralidoso" -
 
 
 
 
  

12 commenti:

  1. carino carino, http://lafabricadeisogni.blogspot.it/2014/03/saving-mr-banks.html qui c'è il mio parere, anche a me non è dispiaciuto :)

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  2. un film che per me ha soprattutto il merito di mostrare quanto walt disney abbia fatto del male al cinema. e al mondo buahahah :)

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    1. Ma se era piaciuto anche a te, non raccontarla troppo! ;)

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  3. Quindi è da vedere? Allora mi sa che lo recupero, perché un po' mi era passata la voglia.

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    1. Secondo me sì: gran bella operazione, simile a quella fatta su Hitchcock l'anno scorso.

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  4. Alla fine, sorprendentemente, è piaciuto anche a me - anche se "The blind side" proprio non l'avevo digerito. E come dici te, traspare tutto l'amore per il cinema, nonostante Walt Dinsey sia ritratto con immane ruffianeria

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    1. Ruffiano senza dubbio, eppure ben realizzato e davvero carino da vedere.

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