mercoledì 11 dicembre 2013

Il passato

Regia: Asghar Farhadi
Origine: Iran, Francia
Anno: 2013
Durata: 130'




La trama (con parole mie): Ahmad giunge a Parigi da Teheran dopo quattro anni per incontrare la sua ex moglie, una donna francese con la quale ha vissuto un rapporto burrascoso e profondo legandosi molto anche alle due figlie avute dalla donna con un altro compagno ormai lontano dalle vite di tutte loro, e firmare il divorzio, che permetterà a Marie - questo il nome della donna - di sposarsi con Samir, a sua volta padre di un figlio e con la moglie in coma irreversibile in ospedale a seguito di un tentativo - riuscito - di suicidio, in modo da allevare il bambino che aspettano.
Il ritorno di Ahmad porterà a galla questioni irrisolte tenute dai protagonisti nel cuore, e farà esplodere il conflitto che la figlia maggiore di Marie, Lucie, cova dentro da tempo rispetto alla madre.
Potrà questa insolita famiglia chiudere i conti con il passato per affrontare, facendo fronte comune, un nuovo futuro?




Asghar Farhadi è ormai una garanzia, dalle parti del Saloon, erede della grande tradizione del Cinema iraniano che il sottoscritto ha amato, nel corso del decennio passato, grazie ai lavori di due Maestri come Abbas Kiarostami e Jafar Panahi, che furono responsabili di uno dei miei periodi di massimo innamoramento per la settima arte.
Neppure due stagioni or sono, con il meraviglioso Una separazione, Farhadi riuscì nella non facile impresa di costruire una sorta di thriller sentimentale in grado di provocare brividi dello stesso livello de Il sapore della ciliegia e Oro rosso - opere incredibili dei già citati Kiarostami e Panahi -, aprendo di fatto la strada ad una nuova speranza del Cinema mediorientale: Il passato, dunque, giungeva su questi schermi portandosi dietro un bagaglio di aspettative non indifferente, quasi un ulteriore salto di qualità fosse, se non scontato, quantomeno giusto.
E se tecnicamente, dalla regia alle ottime interpretazioni di tutto il cast - e non della sola Berenice Bejo, premiata all'ultimo Festival di Cannes come migliore attrice -, Il passato di fatto rappresenta un ulteriore passo avanti verso la maturazione definitiva del regista, ho trovato questa sua ultima fatica un gradino sotto al lavoro precedente: pur assodato, dunque, che si tratti di grande Cinema, Il passato perde il confronto con il precedente Una separazione principalmente per l'impressione che, in linea di massima, questo lavoro del regista lascia trasparire a proposito del fatto di essere stato costruito molto a tavolino, con l'intento ben preciso di colpire al cuore le giurie dei grandi Festival - Cannes, ovviamente, incluso -.
Senza dubbio la vicenda del ritorno di Ahmad nella vita della quasi ex moglie Marie, delle sue figlie e della nuova famiglia risulta avvincente e tesa, in grado di regalare almeno tre momenti di grandissimo Cinema - il confronto tra Marie e Lucie, la verità della telefonata che risolve il "giallo" del suicidio della moglie di Samir ed il finale da brividi in ospedale - e di toccare a più riprese il cuore degli spettatori, eppure qualcosa, nel lavoro come sempre quasi impeccabile - avrei qualche appunto rispetto al montaggio, ma sarebbe come cercare il pelo nell'uovo - di Farhadi non convince fino in fondo, come se la spontaneità che aveva trasformato il suo film precedente in un titolo da cardiopalma rappresentato, di fatto, tra le mura di un comune appartamento fosse venuta meno a scapito di un'esecuzione comunque appena troppo salottiera.
Certo non voglio, però, che questo post possa significare una bocciatura per lo straordinario lavoro di uno straordinario "nuovo" nome della settima arte, che continuo a sperare possa rimanere legato alla sua terra d'origine in modo da poter trattare la materia che pare conoscere meglio - il dramma del focolare - all'interno di una cornice a lui congeniale, lontano dai rischi che le grandi produzioni - siano esse europee o, ancora peggio, d'oltreoceano - vadano ad interferire con l'approccio estremamente realista, disincantato eppure enormemente passionale di Farhadi.
E' proprio la passione, protagonista delle sequenze più importanti di un lavoro che pare quasi più un dramma teatrale che non un film, incentrato sul conflitto più o meno celato tra passato, presente e futuro quando gli stessi vengono travolti ed incendiati dai rapporti sentimentali, siano essi quelli che si costruiscono tra compagni di vita o che si sviluppano naturalmente tra genitori e figli: dunque dall'equilibrio sviluppato da Ahmad alla turbolenta incostanza di Marie e Lucie, fino alla ribollente voglia di rivolta di Fouad e all'animo contrastato di Samir, assistiamo inermi - almeno quanto la moglie dello stesso Samir, che giace in un letto d'ospedale - ad un gioco delle parti che non sarà mai risolto davvero fin nel profondo, e che troverà sempre e comunque soluzioni improvvisate, come spesso accade quando i sentimenti entrano in gioco a ribaltare il quotidiano.
Non esiste una ragione, non esistono personaggi positivi o negativi: e dalla voglia di responsabile colpevolezza di un'adolescente in cerca d'attenzioni giungiamo all'egoismo di una ragazza che vorrebbe avere - ed invidia - le storie che le nascono attorno, in una spirale che non guarda più in faccia al passato ma che rischia di compromettere il futuro.
A meno che lo stesso non venga rimesso in gioco da un gesto, un silenzio, una partenza, una speranza.



MrFord



"They've been spending most their lives
living in a pastime paradise
they've been spending most their lives
living in a pastime paradise
they've been wasting most their lives
glorifying days long gone behind
they've been wasting most their days
in remembrance of ignorance oldest praise
tell me who of them will come to be
how many of them are you and me."
Stevie Wonder - "Pastime paradise" - 



18 commenti:

  1. Ehi! Non lo hai sentito anche tu?
    Massi: quel tonfo.Improvviso,subitaneo, greve,immediato.Totalizzante dello spettroacustico per minuti buoni...


    Era. Mia sacca scrotale che atterrava per nebbia a Malpensa senza carrello, appenna svoltata la prima parte della trama... D:/

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    1. Tra ieri e oggi ti sei guadagnato un paio di defenestrazioni. Vedi tu se è il caso di arrivare alla terza! ;)

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    2. Dipende molto dalle tue scelte filmiche...Stai in un mood radicalchiccoso abbestia,recentemente. Dev'essere il naSale alle persiane.. Ma ci son qua io più pane&mortazza di te.

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    3. Ma guarda che Farhadi non è affatto radical chic! Mica parliamo di Malick! ;)

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  2. sono contento che ti sia piaciuto.Farhadi è sempre meno iraniano e più europeo e secondo me in futuro ci regalerà delle belle chicche...

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    1. Io, invece, spero rimanga il più iraniano possibile! :)

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  3. spero di recuperarlo, avevo amato alla follia Una separazione

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    1. Questo è un gran film, ma per me un pelo sotto allo splendido Una separazione. Comunque merita, e alla grande!

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  4. oh, finalmente! questa volta pur nel comune apprezzamento per il regista non sono d'accordo.
    io ho trovato questo lavoro più emozionante rispetto al comunque ottimo una separazione. quest'ultimo forse era persino troppo perfetto nella sua costruzione, mentre questo ha qualche sbavatura che lo rende più umano.

    un film ancora più grande quindi perché ci "separa" rispetto al "passato" recente in cui la pensavamo quasi allo stesso modo su troppe cose :)

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    1. Dal punto di vista del "passato" recente sono molto contento anche io, pur avendo sempre considerato Una separazione incredibilmente emozionante.
      Questo è tosto, ma quel filino troppo salottiero e da Festival, per me.

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  5. Anche per me è un gradino sotto a "Una separazione" (e lo dico a qualche mese di distanza dalla visione, dopo averlo "metabolizzato" per bene), e forse anche ad "About Elly", per quanto resti un ottimo film: avercene! ^^

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    1. Avercene davvero, di Cinema così!
      Comunque concordo: e sai che ti dico? Mi sa tanto che a questo punto mi concedo anche una revisione di About Elly!

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  6. Il cinema iraniano non ha mai sfiorato i miei occhietti innocenti, vuoi per mancate distribuzioni, vuoi perché alla fine questi film finiscono sempre per finire superati nella scala del recupero da robe magari più becere ma più adatte a visioni casalinghe... ma spero davvero di riuscire prima o poi a guardare questo Il passato, che mi ispira fin da quando la Bejo aveva vinto a Cannes! :)

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    1. Babol, in realtà fossi in te partirei da About Elly, per poi schiaffarmi Una separazione e infine questo.
      I film di Farhadi meritano tutti, per non parlare di quelli di Kiarostami e Panahi! :)

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  7. Sono d'accordo con te sulla speranza che rmanga iraniano. Dio sa quanto ci serva un occhio diverso, anche nel cinema. Bel post..

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  8. Ma santa pace, l'avete veramente visto o viaggiavate sulle ali de Una separazione?

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    1. Sicuramente Una separazione è superiore, ma parliamo comunque di grande Cinema. :)

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