Regia: Oliver Assayas
Origine: Francia, Germania
Anno: 2010
Durata: 160'
La trama (con parole mie): assistiamo alla vicenda che vide, tra il settantaquattro ed il novantaquattro, Ilich Ramirez Sanchez, detto Carlos, divenire uno dei ricercati più pericolosi - o ritenuti tali - del mondo, una sorta di rockstar della lotta armata e dei tentativi di rivoluzione che tra Europa, Medio Oriente, Africa e Sud America ai tempi mischiavano ideali e crudeltà.
Uomo di punta a Londra per i gruppi palestinesi in lotta con il Mossad a seguito dell'attentato alle Olimpiadi di Monaco del settanta, dunque leader del raid al raduno dell'Opec a Vienna nel settantacinque prima di divenire un fuggitivo ed un cane sciolto, seguiamo il percorso che trasformò Carlos non solo in un criminale temuto in ogni continente, ma anche una risorsa per governi, aspiranti terroristi, dittatori e chiunque necessitasse di una consulenza e disponesse dei fondi per sostenerla.
Uomo di punta a Londra per i gruppi palestinesi in lotta con il Mossad a seguito dell'attentato alle Olimpiadi di Monaco del settanta, dunque leader del raid al raduno dell'Opec a Vienna nel settantacinque prima di divenire un fuggitivo ed un cane sciolto, seguiamo il percorso che trasformò Carlos non solo in un criminale temuto in ogni continente, ma anche una risorsa per governi, aspiranti terroristi, dittatori e chiunque necessitasse di una consulenza e disponesse dei fondi per sostenerla.
L'ambientazione anni settanta mescolata al crime è stata una delle grandi traghettatrici del sottoscritto nei primi anni dell'amore per il Cinema autoriale, da Scorsese a Cimino, passando per Coppola e tutta la grande produzione americana figlia del periodo della New Hollywood ma lontana dalla stessa spesso e volentieri per idee politiche e potenza - intesa come violenza - della messa in scena.
Il segno di quelle visioni, unito alla sempre grande passione per il crime e le storie vere - anche quando romanzate ad uso e consumo dei prodotti di fiction -, rende oggi magnetiche le proposte che, almeno sulla carta, sono in grado di ricordarle, anche quando i risultati non sono clamorosi o esaltanti come ai bei tempi - e mi tornano in mente i recenti Legend, Black mass e Iceman -: Carlos, produzione targata HBO vincitrice del Globe nel duemilaundici come miglior miniserie firmata dall'ottimo Olivier Assayas - autore di Clean e Sils Maria -, è indubbiamente parte della categoria, e da un paio d'anni, ormai, mi attendeva in bluray dopo un acquisto - ormai sono sempre più rari - a scatola chiusa giunto a causa di un'offerta "che non potevo rifiutare" - due euro, il prezzo definitivo per tutti gli appassionati -, in attesa del tempo e della freschezza necessari per approcciarla.
Approffitando, in questo senso, delle tre settimane di ferie prese a cavallo della nascita della Fordina, ho finalmente potuto colmare una delle pochissime lacune rispetto alla mia videoteca "fisica" - che vede, sui penso duemila titoli presenti, direi una quindicina che ancora non sono effettivamente passati dal lettore - confidando nella recensione entusiastica che Bradipo fece di questo titolo qualche anno fa: peccato che, a conti fatti, la versione in mio possesso - quella distribuita a livello cinematografico - perda davvero tantissimo rispetto a quella integrale premiata, per l'appunto, con il Globe e legata al piccolo schermo, risultando non solo troppo patinata - benchè ben realizzata - ma tagliata con l'accetta a tal punto da disorientare lo spettatore ed irritare l'appassionato, concedendo uno spazio spropositato alla prima parte della narrazione - che vede la presentazione del personaggio di Carlos ed il resoconto delle sue prime imprese a Londra e Parigi - per poi sforbiciare sempre più minuto dopo minuto, tanto da sconvolgere per l'appiattimento dell'intera seconda parte, quella che racconta da vicino la lenta caduta - o quantomeno, lo scivolare nel dimenticatoio soprattutto dell'opinione pubblica - di un terrorista divenuto una sorta di rockstar nel corso degli anni settanta, un uomo fuori dal tempo incapace di accettarsi per quello che era stato ed era diventato.
La sensazione, in questo senso - e con le dovute proporzioni - è stata la stessa provata di fronte all'edizione in dvd de I cancelli del cielo di Cimino - che ho prontamente recuperato nella sua quasi versione integrale grazie alla rete, e della quale spero di poter presto scrivere -: un'opera monca, dimezzata rispetto alla sua effettiva struttura e poco incisiva proprio a causa dei tagli operati per poterla presentare anche in sala come fosse un lungometraggio.
Un vero peccato, perchè se distribuita in due parti Carlos avrebbe potuto, di fatto, divenire la sorella gemella dell'ottimo Nemico pubblico dedicato alla figura di Jacques Mesrine, altro personaggio di spicco della criminalità del periodo che vide l'ascesa di questo terrorista così attento al suo successo da risultare quasi in aperto contrasto con la parte più radicale della sua indole.
Ottimo, comunque, il protagonista Edgar Ramirez, pronto a cambiamenti fisici importanti - il passaggio dalla sua versione gonfia e sovrappeso a quella perfettamente in forma è davvero notevole - così come la sensazione di inesorabile e lento tramonto pronto ad abbracciare anche chi è abituato a vivere al massimo perchè nato, cresciuto e formato all'interno di situazioni che non prevedono cali di adrenalina di nessun genere.
Un titolo, dunque, che un appassionato del genere non può perdere, ma che è obbligato, proprio perchè appassionato, a recuperare nella sua versione integrale.
Perchè non farlo sarebbe come non avere un piano di fuga pronto nel momento in cui si prepara un colpo destinato a restare nella memoria.
Il segno di quelle visioni, unito alla sempre grande passione per il crime e le storie vere - anche quando romanzate ad uso e consumo dei prodotti di fiction -, rende oggi magnetiche le proposte che, almeno sulla carta, sono in grado di ricordarle, anche quando i risultati non sono clamorosi o esaltanti come ai bei tempi - e mi tornano in mente i recenti Legend, Black mass e Iceman -: Carlos, produzione targata HBO vincitrice del Globe nel duemilaundici come miglior miniserie firmata dall'ottimo Olivier Assayas - autore di Clean e Sils Maria -, è indubbiamente parte della categoria, e da un paio d'anni, ormai, mi attendeva in bluray dopo un acquisto - ormai sono sempre più rari - a scatola chiusa giunto a causa di un'offerta "che non potevo rifiutare" - due euro, il prezzo definitivo per tutti gli appassionati -, in attesa del tempo e della freschezza necessari per approcciarla.
Approffitando, in questo senso, delle tre settimane di ferie prese a cavallo della nascita della Fordina, ho finalmente potuto colmare una delle pochissime lacune rispetto alla mia videoteca "fisica" - che vede, sui penso duemila titoli presenti, direi una quindicina che ancora non sono effettivamente passati dal lettore - confidando nella recensione entusiastica che Bradipo fece di questo titolo qualche anno fa: peccato che, a conti fatti, la versione in mio possesso - quella distribuita a livello cinematografico - perda davvero tantissimo rispetto a quella integrale premiata, per l'appunto, con il Globe e legata al piccolo schermo, risultando non solo troppo patinata - benchè ben realizzata - ma tagliata con l'accetta a tal punto da disorientare lo spettatore ed irritare l'appassionato, concedendo uno spazio spropositato alla prima parte della narrazione - che vede la presentazione del personaggio di Carlos ed il resoconto delle sue prime imprese a Londra e Parigi - per poi sforbiciare sempre più minuto dopo minuto, tanto da sconvolgere per l'appiattimento dell'intera seconda parte, quella che racconta da vicino la lenta caduta - o quantomeno, lo scivolare nel dimenticatoio soprattutto dell'opinione pubblica - di un terrorista divenuto una sorta di rockstar nel corso degli anni settanta, un uomo fuori dal tempo incapace di accettarsi per quello che era stato ed era diventato.
La sensazione, in questo senso - e con le dovute proporzioni - è stata la stessa provata di fronte all'edizione in dvd de I cancelli del cielo di Cimino - che ho prontamente recuperato nella sua quasi versione integrale grazie alla rete, e della quale spero di poter presto scrivere -: un'opera monca, dimezzata rispetto alla sua effettiva struttura e poco incisiva proprio a causa dei tagli operati per poterla presentare anche in sala come fosse un lungometraggio.
Un vero peccato, perchè se distribuita in due parti Carlos avrebbe potuto, di fatto, divenire la sorella gemella dell'ottimo Nemico pubblico dedicato alla figura di Jacques Mesrine, altro personaggio di spicco della criminalità del periodo che vide l'ascesa di questo terrorista così attento al suo successo da risultare quasi in aperto contrasto con la parte più radicale della sua indole.
Ottimo, comunque, il protagonista Edgar Ramirez, pronto a cambiamenti fisici importanti - il passaggio dalla sua versione gonfia e sovrappeso a quella perfettamente in forma è davvero notevole - così come la sensazione di inesorabile e lento tramonto pronto ad abbracciare anche chi è abituato a vivere al massimo perchè nato, cresciuto e formato all'interno di situazioni che non prevedono cali di adrenalina di nessun genere.
Un titolo, dunque, che un appassionato del genere non può perdere, ma che è obbligato, proprio perchè appassionato, a recuperare nella sua versione integrale.
Perchè non farlo sarebbe come non avere un piano di fuga pronto nel momento in cui si prepara un colpo destinato a restare nella memoria.
MrFord
"Through sixty-six and seven they fought the Congo war
with their fingers on their triggers, knee-deep in gore
for days and nights they battled the Bantu to their knees
they killed to earn their living and to help out the Congolese."
Warren Zevon - "Roland the headless thompson gunner" -
Mi è sempre sembrata una di quelle cose criminali troppo fordiane...
RispondiEliminaO sono criminali proprio in quanto fordiane? :)
Mi sa comunque che per il momento continuo a perdermela, sia in versione integrale che in quella tagliata.
Secondo me è meglio così: non mi pare proprio roba per te. ;)
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