Regia: Ramin Bahrani
Origine: USA
Anno: 2014
Durata: 112'
Anno: 2014
Durata: 112'
La trama (con parole mie): Nash, giovane padre single che cerca di
sbarcare il lunario in tempi di crisi come operaio edile e che vive con
la madre ed il figlio nella casa di famiglia, vede la stessa confiscata
dall'immobiliare guidata da Richard Carver, squalo dell'ambiente pronto a
riscattare tutte le abitazioni finite fagocitate dalla stessa crisi
economica.
Vista la determinazione di Nash e scoperta la sua
familiarità con i lavori di ristrutturazione, Carver propone al ragazzo
di collaborare con lui in modo da rifarsi della perdita, prendendolo
sotto la sua ala e coinvolgendolo nelle operazioni legate agli sfratti
lecite e non, portandolo di fatto dall'altra parte della barricata.
Quando
la verità sul nuovo lavoro che sta riportando la famiglia alla
normalità viene a galla rispetto a madre e figlio, per il giovane Nash
iniziano anche i rimorsi di coscienza.
In
tempi di crisi economica, probabilmente l'unico dolore superiore a
quello della perdita del proprio lavoro è quello di vedere pignorata la
propria casa, non solo rifugio, ma anche ricettacolo di ricordi,
affetti, momenti che restano nostri e che proteggono dall'esterno come
un'armatura.
In un'epoca difficile, in questo senso, come la
nostra, in cui si finisce per legarsi ad una banca per una vita in modo
da poter sperare di lasciare qualcosa ai propri figli, un lavoro come 99 homes
risulta quantomai attuale e pronto a smuovere riflessioni non da poco
in ogni spettatore che non abbia avuto la fortuna di nascere con il
portafoglio gonfio o di avere un lavoro o genitori in grado di
permettere di non contare su un mutuo - due cose delle quali non bisogna
vantarsi troppo, ma neppure vergognarsi, considerato che personalmente
sarei felicissimo di poter assicurare almeno questo al Fordino e alla
Fordina -.
La parabola di Nash, rabbioso e determinato
sfrattato - comprensibili le diverse reazioni mostrate nel corso della
pellicola da parte della gente allontanata dalla propria casa - pronto
ad ingoiare il rospo e passare dalla parte del nemico per mantenere la
famiglia è interessante e ben portata sullo schermo dai protagonisti
Andrew Garfield e Michael Shannon - che continua a confermarsi non solo
perfetto per interpretare i sacchi di merda, ma secondo il sottoscritto
uno dei migliori attori della sua generazione -, ben ritmata e
coinvolgente, nonostante un calo abbastanza evidente nella parte finale,
che pare perdersi di fronte alla scelta di riportare il film su binari
più ottimisti e convenzionali o affondare il coltello fino
all'impugnatura.
Personalmente avrei preferito questa seconda
opzione, considerato che, con ogni probabilità, anch'io in una
situazione simile non penso esiterei troppo a raccogliere l'occasione
fornita a Nash da Carver in modo da parare il culo alla mia famiglia,
anche se si trattasse di passare per il "cattivo" agli occhi delle altre
- emblematico, in questo senso, la sequenza in cui Nash viene
riconosciuto da uno degli sfrattati appena trasferitosi nel motel dove
provvisoriamente vive anche la sua famiglia -, così come ho digerito
poco la reazione forse troppo "dura e pura" della madre di Nash e del
figlio di quest'ultimo, pronti a criticare neanche il buon Andrew
Garfield avesse dato il via ad un commercio di esseri umani per portarli
in una nuova - e principesca, occorre dirlo - dimora.
Nonostante
questo, comunque, la pellicola di Bahrani funziona e tocca le corde
giuste, e pur non centrando un obiettivo che avrebbe avuto tutte le
carte in regola per colpire in pieno resta un prodotto senza dubbio
interessante per ogni tipo di pubblico, mantenendosi - questa volta
giustamente - a metà tra la proposta autoriale e quella da tipico
prodotto mainstream "di denuncia": e se, forse, uno come il sottoscritto
è troppo stronzo per farsi mettere in crisi a livello etico almeno a
mente fredda resta comunque sconvolgente come e quanto il sistema e le
banche continuino - e probabilmente continueranno sempre - a prosperare
sulle spalle della gente che ogni giorno si fa il culo per garantire ai
propri cari un tetto sulla testa e ad approfittare - per usare termini
quantomeno civili - della stessa.
In questo senso, così come nella scelta di lavorare per Carver, penso che sarei incazzato forte almeno quanto Nash.
E anche di più.
MrFord
MrFord
"And I thank you
for bringing me here
for showing me home
for singing these tears
finally I've found
that I belong here."
for bringing me here
for showing me home
for singing these tears
finally I've found
that I belong here."
Depeche Mode - "Home" -
d'accordo su tutta la linea:)
RispondiEliminahttp://markx7.blogspot.it/2016/04/99-homes-ramin-bahrani.html
E' sempre buono a sapersi, di essere d'accordo con te. ;)
EliminaEmotivamente, una bombetta.
RispondiEliminaTra i due, ho preferito l'emotivo Garfield.
Shannon, anche per me tra i migliori, mi è sembrato sempre il "solito", okay che ha una faccia crudele che si presta. :)
Emotivamente tosto, poteva essere sicuramente più potente.
EliminaAnch'io sono senza dubbio più vicino a Garfield che non a Shannon, re dei sacchi di merda. ;)
Nooo lo scoiattolo impagliato nooo!
RispondiEliminaQui recita?Perchè in Spiderman non ha fatto manco finta.
Ahahaha scoiattolo impagliato non l'avevo ancora sentito! ;)
Eliminasono d'accordo, ingiusta l'uscita solo in home video...
RispondiEliminaQuesto è vero: in sala escono porcherie inenarrabili, e cose come questa direttamente in home video. Mah.
EliminaSu questo film sono piuttosto d'accordo con te.
RispondiEliminaMa ciò non toglie che ti pignorerei comunque, se non la casa, almeno il blog. ;D
Il pignoramento del tuo blog farebbe decisamente meglio alla rete! ;)
Eliminaquesto me l'ero segnato ma non ho ancora avuto modo di vederlo
RispondiEliminaSe ti capita, una visione ci sta tutta. Recuperalo.
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