Regia: James Marsh
Origine: UK
Anno: 2014
Durata: 123'
Anno: 2014
Durata: 123'
La trama (con parole mie): Stephen Hawking, promessa assoluta della fisica, conosce ai tempi dell'università la sua futura moglie Jane, diversamente da lui votata alle materie umanistiche ed alla Fede. Il loro rapporto sarà l'ancora alla quale l'uomo si appoggerà per fronteggiare la malattia degenerativa che gli viene diagnosticata all'inizio degli anni sessanta e che lo accompagnerà per tutto il resto della vita, sconfiggendo le probabilità che lo davano morto entro due anni divenendo marito, padre, volto simbolo della scienza, autore di best sellers nonchè "nuovo Einstein".
Il rapporto con la stessa Jane, non privo di ombre, ha di fatto contribuito a formare la coppia in quanto tale ed i suoi appartenenti come individui, che si parli di conquiste in termini di studi o umane: in fondo, il miracolo della creazione e le sue conseguenze, finiscono per essere alla portata della più grande mente immaginabile così come per il più semplice degli uomini.
Come ormai più volte mi è capitato di raccontare tra una recensione e l'altra, ormai parecchi anni or sono - quattordici, per l'esattezza - ho prestato i miei dieci mesi di servizio civile lavorando in ambito universitario assistendo per tutto quello che riguardava questioni logistiche - colloqui con i professori, esami, pranzi, seminari e spostamenti nell'area delle vicinanze dell'Università stessa - studenti con disabilità fisiche: per molti versi, e per quanto ora come ora, se mi ritrovassi a scegliere, penso non disdegnerei - con tutti i limiti del caso - l'esperienza del militare, quei dieci mesi hanno significato non soltanto uno dei periodi più importanti della mia crescita, ma anche l'esperienza lavorativa più gratificante che abbia mai provato.
Non lo dico per compiacenza o pietismo, sia chiaro: in quel periodo ho conosciuto ragazzi con due palle grandi come interi sistemi planetari - Antonio "Panzer" e Gloria, che spero siano più che felici e tosti come allora ancora oggi -, altri che si crogiolavano nella condizione in cui erano ed altri ancora che, in tutto e per tutto, erano dei veri stronzi pronti a farti sentire in colpa come se fossi la causa delle loro sfortune.
Nessuno di loro, probabilmente, era un genio del calibro di Stephen Hawking, così come probabilmente non lo è nessuno di noi che frequentiamo la blogosfera.
Eppure, le reazioni e la gestione delle emozioni, i pregi ed i difetti erano lì, dove sarebbero stati comunque anche in situazioni diverse, e dove probabilmente sempre saranno.
In questo, La teoria del tutto - seppur, forse, con intenti di partenza diversi - riesce abbastanza bene a mostrare quanta normalissima e splendida umanità si trova anche in condizioni apparentemente straordinarie - ed alludo sia alla condizione di disabilità di Hawking, sia a quella di genio assoluto -, e trova la sua massima espressione nella strepitosa sequenza del momento della rottura definitiva tra il già citato Stephen e la sua compagna di una vita, con il cursore che viaggia velocissimo da una risposta preimpostata all'altra sul computer che da voce al fisico senza fermarsi su nessuna di esse, quasi non avesse davvero parole per decretare la fine di un rapporto.
Peccato che, esclusi il suddetto passaggio, l'interpretazione obiettivamente ottima di Eddie Redmayne - lanciatissimo verso l'Oscar - ed un comparto tecnico notevole, il resto non sia altro che l'ennesima, zuccherosa, prolissa ed a tratti noiosa pellicola hollywoodiana in odore di Oscar.
Peccato davvero, perchè James Marsh, l'uomo dietro la macchina da presa, neppure troppo tempo fa aveva finito per lasciarmi a bocca aperta grazie allo splendido documentario Man on wire - ispirato dalla vicenda che nei prossimi mesi diverrà un film diretto da Robert Zemeckis -, lasciava intendere - e sperare - in qualcosa di decisamente più valido ed intenso di questo.
Peccato, perchè più che la trita e ritrita questione della storia d'amore, avrei preferito conoscere più da vicino, ad esempio, il ruolo di Hawking come padre, o le sue rivoluzionarie teorie scientifiche: io posso capire che - come è facilmente intuibile dal finale, peraltro efficace - il miracolo dell'esistenza, l'unico in grado di unire Scienza e Fede, probabilmente risiede nel momento in cui siamo seduti ed osserviamo i nostri figli crescere, individui che noi abbiamo creato, ed in qualche modo plasmato, fino ad accompagnarli nel mondo, ma da un titolo come questo, che vorrebbe essere qualcosa di più del consueto compitino svolto ad arte per l'Academy, mi sarei aspettato senza dubbio un lampo di genio più clamoroso di qualche lacrima facile o dell'amore che vince, sempre e comunque.
Troppo semplice, fare la pace con l'Universo in questo modo.
Troppo comodo.
Probabilmente, se Hawking avesse girato questo film, non avrebbe preso una via come questa.
Del resto, uno come lui deve saperlo bene quale sia quella, al contrario di questa, tutta in salita.
E non occorre essere dei geni, purtroppo, per capire quale delle due abbia scelto di imboccare Marsh.
Non lo dico per compiacenza o pietismo, sia chiaro: in quel periodo ho conosciuto ragazzi con due palle grandi come interi sistemi planetari - Antonio "Panzer" e Gloria, che spero siano più che felici e tosti come allora ancora oggi -, altri che si crogiolavano nella condizione in cui erano ed altri ancora che, in tutto e per tutto, erano dei veri stronzi pronti a farti sentire in colpa come se fossi la causa delle loro sfortune.
Nessuno di loro, probabilmente, era un genio del calibro di Stephen Hawking, così come probabilmente non lo è nessuno di noi che frequentiamo la blogosfera.
Eppure, le reazioni e la gestione delle emozioni, i pregi ed i difetti erano lì, dove sarebbero stati comunque anche in situazioni diverse, e dove probabilmente sempre saranno.
In questo, La teoria del tutto - seppur, forse, con intenti di partenza diversi - riesce abbastanza bene a mostrare quanta normalissima e splendida umanità si trova anche in condizioni apparentemente straordinarie - ed alludo sia alla condizione di disabilità di Hawking, sia a quella di genio assoluto -, e trova la sua massima espressione nella strepitosa sequenza del momento della rottura definitiva tra il già citato Stephen e la sua compagna di una vita, con il cursore che viaggia velocissimo da una risposta preimpostata all'altra sul computer che da voce al fisico senza fermarsi su nessuna di esse, quasi non avesse davvero parole per decretare la fine di un rapporto.
Peccato che, esclusi il suddetto passaggio, l'interpretazione obiettivamente ottima di Eddie Redmayne - lanciatissimo verso l'Oscar - ed un comparto tecnico notevole, il resto non sia altro che l'ennesima, zuccherosa, prolissa ed a tratti noiosa pellicola hollywoodiana in odore di Oscar.
Peccato davvero, perchè James Marsh, l'uomo dietro la macchina da presa, neppure troppo tempo fa aveva finito per lasciarmi a bocca aperta grazie allo splendido documentario Man on wire - ispirato dalla vicenda che nei prossimi mesi diverrà un film diretto da Robert Zemeckis -, lasciava intendere - e sperare - in qualcosa di decisamente più valido ed intenso di questo.
Peccato, perchè più che la trita e ritrita questione della storia d'amore, avrei preferito conoscere più da vicino, ad esempio, il ruolo di Hawking come padre, o le sue rivoluzionarie teorie scientifiche: io posso capire che - come è facilmente intuibile dal finale, peraltro efficace - il miracolo dell'esistenza, l'unico in grado di unire Scienza e Fede, probabilmente risiede nel momento in cui siamo seduti ed osserviamo i nostri figli crescere, individui che noi abbiamo creato, ed in qualche modo plasmato, fino ad accompagnarli nel mondo, ma da un titolo come questo, che vorrebbe essere qualcosa di più del consueto compitino svolto ad arte per l'Academy, mi sarei aspettato senza dubbio un lampo di genio più clamoroso di qualche lacrima facile o dell'amore che vince, sempre e comunque.
Troppo semplice, fare la pace con l'Universo in questo modo.
Troppo comodo.
Probabilmente, se Hawking avesse girato questo film, non avrebbe preso una via come questa.
Del resto, uno come lui deve saperlo bene quale sia quella, al contrario di questa, tutta in salita.
E non occorre essere dei geni, purtroppo, per capire quale delle due abbia scelto di imboccare Marsh.
MrFord
"You see everything, you see every part
you see all my light and you love my dark
you dig everything of which I'm ashamed
there's not anything to which you can't relate
and you're still here."
you see all my light and you love my dark
you dig everything of which I'm ashamed
there's not anything to which you can't relate
and you're still here."
Alanis Morissette - "Everything" -
Come sto scrivendo ormai per mari e monti, ho preferito The Imitation Game a questo, ma ho trovato Redmayne più bravo del collega. E poi mi sono scoperto cotto della Jones, manco facessi le scuole medie. A me il film non è dispiaciuto, ma per me manca un punto di vista. Capisco, anzi, la dolcezza e il romanticismo, essendo una trasposizione abbastanza fedele della biografica di lei, però, tipo nel caso di Eastwood, mi è mancato il punto di vista. Chi guardava? Detto questo. Tifo per il giovane Redmayne, è un dramma che non strafà e molto piacevole da seguire, ma non mi ha stupito troppo. Giusto. Sì, un film giusto.
RispondiElimina*ho ripetuto lo stesso concetto dieci volte tanto per sottolinearlo?
EliminaMa no, dico che è il sonno. :)
Anche io ho preferito The imitation game, pur trattandosi in entrambi i casi di proposte troppo "da Oscar" per i miei gusti.
EliminaRedmayne vincerà la statuetta, ma sinceramente non mi è rimasto molto.
C'è una frase della tua riflessione che riassume quello che ancora non sono riuscito a spiegare, a chi mi chiede delucidazioni su questo film, in maniera decente, infatti credo che te la ruberò! :)
RispondiEliminaMi casa es tu casa. Poi però voglio sapere di che riflessione si tratta! :)
Elimina"...mi sarei aspettato senza dubbio un lampo di genio più clamoroso di qualche lacrima facile o dell'amore che vince, sempre e comunque." ;)
EliminaDovessi utilizzarla, al massimo vorrà dire che mi offrirai un drink in cambio! ;)
EliminaNon mi è dispiaciuto...
RispondiEliminaMa avrei preferito meno buonismo in alcuni punti.
Più che buonismo, banalità. Mi aspettavo decisamente di più.
Eliminanon lo guardo a prescindere
RispondiEliminaNon ti perdi poi chissà cosa!
EliminaL'amore che vince sempre e comunque?
RispondiEliminaMi sa che hai visto un altro film...
E non occorre essere dei geni per sapere che questa non è una pellicola hollywoodiana bensì una produzione UK, come hai scritto pure tu in cima al post. ;)
Che sia una produzione UK è indubbio, ma è un film molto più hollywoodiano, ruffiano e da Oscar del tanto osteggiato American Sniper. ;)
Eliminacredevo che partivano bottigliate
RispondiEliminaSono stato in dubbio fino alla fine, in effetti.
Eliminaincredibile che siamo rimasti solo io e Cannibal a difendere questo splendido film... poi basta con questa storia della parte scientifica trascurata gnafopiù! Il film non si proponeva quello scopo, fine della storia :D poi Hollywodyano proprio no, questo è cinema UK duro e puro, te l'assicuro! :D aggiungo anche che Hawking stesso ha amato tantissimo il film e mi risulta che si sia pure commosso; lui è ben consapevole dell'importanza che la moglie ha avuto nella sua vita, le ha anche dedicato un documentario curato da lui stesso. Se l'amore non avesse vinto (che poi relativamente, dato che alla fine si sono comunque lasciati) probabilmente lui non sarebbe stato ancora qui e noi non ne staremmo parlando. http://firstimpressions86.blogspot.it/2015/01/the-theory-of-everything.html
RispondiEliminaPer me il Cinema UK duro e puro è Ken Loach, mica questa robetta patinata.
EliminaQuesta volta, mi tocca purtroppo associarti a quell'incompetente del Cannibale. ;)
si vede che guardi pochi film uk, caro Ford...
EliminaMah, guardo i film UK che valgono la pena di essere visti, di solito! ;)
EliminaAmore e malattia.Si prevede pioggia abbondante da queste parti XD
RispondiEliminaNon ti preoccupare. Commozione zero. ;)
EliminaSi vede che non mi conosci XD io sono capace di piangere anche con le pubblicità!!!
EliminaAddirittura!? E allora che succede se vedi film davvero commoventi!? ;)
EliminaUno strazio,praticamente.Con Moulin rouge,di cui sapevo già la storia,ho singhiozzato per mezzo film!!!Maledetti Pesci(il mio segno zodiacale)iperemotivi XD
EliminaAhahaah allora fai concorrenza a quel pusillanime di Peppa! ;)
EliminaNo mi spiace,se si tratta di frignare sui film sono imbattibile.Piango anche con i libri,peraltro XD
EliminaQualche volta può anche capitare, ma attenzione: se esageri ti cannibalizzi! ;)
EliminaSono riuscita a non piangere con questo film.
EliminaE detto da me,è una cosa grossa davvero!
Ben confezionato,lui bravissimo,ma emozioni quasi zero.Delusissima.
Me lo vedrò nel weekend e, da buona amante delle pellicole UK, di Eddie Redmayne e di Hawking, parto già bene. E comunque so già che l'aspetto scientifico non sarà approfondito, ma del resto il film è basato sul libro della moglie quindi credo sia giusto così.
RispondiEliminaIl problema è che non sembra affatto una pellicola UK! ;)
EliminaOpinione condivisibilissima. Come ho scritto su svariati blog, se uno spettatore non sapesse chi è Stephen Hawking, vedendo questo film continuerebbe a non saperne nulla. E per un biopic, a mio modestissimo parere, si tratta di un difetto importante.
RispondiEliminaConcordo in pieno: bisogna essere proprio alla stregua del Cannibale per preferire questo biopic zuccheroso a Eastwood!
EliminaQuesto è un film che volevo vedere assolutamente. Però, leggendo vari pareri, sto lentamente cambiando idea e la tua recensione non mi spinge certo alla visione. Ti dirò la verità: sono sempre più indeciso
RispondiEliminaPer quanto mi riguarda, è assolutamente trascurabile.
Eliminapuoi sentire anche la mia campana(ben diversa da quella di Ford), se ti va ;) http://firstimpressions86.blogspot.it/2015/01/the-theory-of-everything.html
EliminaMi sa tanto che le campane ve le siete suonate tu e Peppa! ;)
EliminaAnche io come Frank resto tra gli indecisi. Un biopic deludente a quanto pare... valuterò la visione.
RispondiEliminaMolto, molto deludente. Tra i candidati all'Oscar per il miglior film, è stato quello che mi ha convinto meno, pensando a quelli visti finora.
EliminaMaronn u' Carmine che buddhanata colossale...
RispondiEliminaC'è di peggio, ma c'è sicuramente anche di meglio.
Elimina"ennesima, zuccherosa, prolissa ed a tratti noiosa pellicola hollywoodiana in odore di Oscar"
RispondiEliminaConcordo con te, e con il desiderio di aver voluto vedere ben altro da una biografia simile..
Peccato, perchè considerato l'argomento ed il regista, questo film avrebbe potuto essere molto più potente.
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