sabato 5 febbraio 2011

Vallanzasca - Gli angeli del male

La trama (con parole mie): Romanzo criminale si sposta a Milano, per raccontare un altro dei protagonisti da Calibro 9 dei sanguinosi anni settanta, il Bel Renè Vallanzasca. Rapinatore audace, spietato criminale, omicida, sequestratore, idolo delle donne e dei media, uomo nero per le famiglie delle sue vittime, da sempre uno dei personaggi più discussi della sua generazione, il Jacques Mesrine italiano. Michele Placido non fa sconti a nessuno, neppure a lui, e come già per Freddo, Dandi e Libano, mostra semplicemente tutta la feroce umanità di cui il Renato è senz'altro portatore.

E' difficile, in tutta onestà, riuscire a ragionare con il cervello, in casi come questo: indubbiamente, di fronte si ha un personaggio importante, scomodo, terribile, totalmente umano, che, semplicemente, pare avere avuto l'ardire - o il coraggio - di sfidare la società dando sfogo a tutto ciò che l'istinto comandava, come fossimo ancora ai tempi antichi, o nel West in cui le regole venivano dettate dalle pistole.
E' comprensibile, ad un tempo, che Renato Vallanzasca sia idealizzato dalle donne o dai giovani aspiranti "boss" - poche palle, lamentarsi di un film come questo sarebbe come mettere al rogo Il padrino o Scarface - ed odiato dalle persone che si sono viste privare dei propri cari dagli atti di un criminale che poteva avere sì, un codice, ma quello stesso non doveva aver previsto un pagamento, in termini di sangue, così elevato.
La questione principale, è che non c'è qualcosa di giusto, oppure no.
E' tutto lo scorrere indomito dei lati nascosti della nostra natura.
Così come gli istinti cui resistiamo, o cui decidiamo di sottostare seguendo il lato più selvaggio - o oscuro, per usare le stesse parole del film - di ciò che siamo.
E l'intero lavoro di Placido - sicuramente buono, direi tranquillamente ai livelli di Romanzo criminale e con più di un riferimento alla doppia opera di Jean Francoise Richet, Nemico Pubblico - si concentra, giustamente, sul lato umano di Vallanzasca, riprendendo episodi quasi alla pari - l'incontro con i giornalisti subito dopo la cattura a Roma, nel 1977 - ed inserendo elementi che ricordano Il profeta - l'amicizia con Turatello in carcere - andando ad incastrarli con il lato più intimo e privato del bandito, quali il confronto con i genitori seguito all'ennesima fuga, sul finire degli anni ottanta: il dialogo con la madre che gli offre due milioni - "Mammetta, dai, me ne posso fare cento in due giorni" - così come con il padre che gli porge un coltello da cucina - "Questo è per proteggerti" -, è l'esempio di quanto non sia necessario, ad una pellicola come questa, santificare un personaggio che, probabilmente, non vorrebbe un'idealizzazione di questo tipo, quanto mostrare quello che alcuni, fra noi, possono essere in grado di compiere in quanto esseri umani.
Ed allo stesso modo, portare avanti rapporti, avere figli, innamorarsi, continuare a desiderare una tranquilla vecchiaia per i propri genitori, o non dover fronteggiare il tradimento di un amico, o il fallimento di un progetto: questo non giustifica gli atti, o i crimini commessi, ma si muove verso un'analisi che ricorda ad ognuno di noi quanto può essere grande il nostro potere, e quanto sia importante riuscire, o almeno provare, a controllarlo.
Certo, umano è non farcela, almeno per la stragrande maggioranza dei casi, ma avere un consiglio, un esempio in più fornisce la possibilità di avere uno strumento per poter fare diversamente, o avere una scelta che possa permetterci di capire quale direzione prendere.
La stessa che il Bel Renè, forse stanco - ma non ancora, considerato che, di fronte, avrà ancora una decina d'anni di tentativi d'evasione, prima di "seppellire l'ascia di guerra" - di una vita che lascia terra bruciata attorno, e riserva quasi sempre lo stesso destino - di nuovo Turatello, Enzo, praticamente tutta la sua vecchia banda del Giambellino, che fa sempre strano vedere raccontata, rispetto ad un luogo che, tutto sommato, io ho conosciuto e vissuto geograficamente molto bene - ai suoi protagonisti, compie rispetto al giovane appuntato cui dichiara, sornione "hai appena fatto tredici: sono Renato Vallanzasca".
La stessa che lo ha reso uno dei pochissimi sopravvissuti di un'epoca più oscura di quanto non potesse, e non possa ora, sembrare.
La stessa che esce dal Cinema, e riguarda vite spezzate, grazie negate, permessi di lavoro diurni.
La stessa che ha permesso, nel 2005, a Renato Vallanzasca di sposare l'amica d'infanzia Antonella. O che fa dire alla moglie di una delle sue vittime "mi dispiace, ma per me il nome di Vallanzasca resta quello di un assassino".
Non ci sono giusto, o non giusto, in vicende - e film - di questo genere.
Non ci sono meriti, e torniamo al vecchio West.
C'è solo tanta, tanta umanità.
Nel bene e nel male.
Del resto è così, che siamo fatti.
Ed è sempre meglio avere un esempio in più, che un'occasione in meno, per fare la scelta migliore.

MrFord

"Mi muovo nella notte piena
in faccia al cielo
dove nessuno mi conosce per davvero
e imparo a essere cattivo perchè devo."
Assalti frontali - "Banditi" -

 

9 commenti:

  1. io nella mia rece mi ero soffermato soprattutto sulle musiche dei negramaro, tu più giustamente sulla figura di vallanzaska come personaggio e come uomo.
    a livello socio-politico se ne era poi parlato per altre ragioni, in ogni caso del film in sé sembra proprio non ne parli davvero nessuno :D

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  2. Dai, Cannibale, il film è comunque buono, in fondo c'era da aspettarselo che si sarebbe parlato più del contorno, che non della produzione in sè.
    Ad ogni modo dopo quella roba poco significativa de Il grande sogno così c'è un pò da respirare.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. So che è strano, volevo vedere questo film ma la locandina mi ha fatto passare la voglia. :D
    PS scusa per il commento cancellato ma avevo scritto in un italiano non proprio corretto

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  5. Antonella, non pensare alla locandina.
    Goditi il film, e lasciati travolgere da quello.
    In fondo, tutto quello che conta è oltre l'immagine che è stata scelta per la promozione. :)

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  6. non l'ho ancora vistooooooo ed essendo d'accordo con Marco mi tapperò le orecchie appena sentirò la voce del negramacchio ma il film, secondo me, è da vedere, sì sì! ;) bella rece!

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  7. Petrolio, sarà che il film mi è piaciuto, ma io la canzone praticamente l'ho ignorata.
    Meglio così, perchè i Negramaro proprio non li posso vedere.
    Il film, invece, è da vedere, eccome!

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  8. Grande film, Placido è un mito e Rossi Stuart immenso

    negramaro merda sempre :-)

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    1. Negramaro banditi dalla musica! ;)

      Ottimo film, e grandissimo Rossi Stuart mutato in milanese!

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