giovedì 3 febbraio 2011

True grit - Il grinta

La trama (con parole mie): Mattie Ross, quattordicenne rimasta orfana del padre, ucciso dal bandito Tom Chaney, sfodera palle da vendere ed ingaggia con il denaro ricevuto dalla vendita degli ultimi cavalli acquistati dal genitore lo sceriffo Rooster Cogburn, vecchio ubriacone dal temperamento sanguigno, per dare la caccia all'assassino in territorio indiano. All'insolito duo si aggrega un Texas ranger - no, non Chuck Norris - di nome LaBoeuf, anch'egli sulle tracce di Chaney, che nel frattempo ha trovato rifugio ed alleati grazie a Lucky Ned Pepper e la sua banda. Riuscirà la piccola Mattie a compiere la sua vendetta?

So già cosa dirà il Cannibale, quindi giusto per farlo incazzare un pò - siamo antagonisti mica per niente! - rincaro la dose: questo è un film mrfordiano blablabla, è un western blablabla, c'è Jeff Bridges blablabla, ma tant'è.
True grit è il miglior film dei Coen da anni a questa parte, e di certo il western "moderno" più tosto che si sia visto in circolazione da Gli spietati e Dead man, e non sto parlando proprio di due mezze cartucce. 
Poco importa che sia il remake della pellicola che diede la gioia dell'Oscar a John Wayne, che dovrò rispolverare assolutamente - ricordo che la vidi un migliaio di volte con mio nonno quando si comprò il videoregistratore, poco dopo la metà degli anni ottanta, ma la memoria ha ormai cancellato tutto ciò che non era l'occhio bendato ed un pò piratesco di Rooster Cogburn -, e che non sia un lavoro originale dei due fratellacci del Cinema Usa.
La storia della maturazione forzata di Mattie, così come della sua ricerca della vendetta, è venata da toni da favola nera - voce narrante esterna, momenti quasi visionari alternati ad un ritratto del vecchio West assolutamente sporco e realistico - che ricordano il Malick de I giorni del cielo, e non dimenticano la lezione "oscura" de La morte corre sul fiume - visione obbligatoria per tutti, appassionati di Cinema o no -, anche nei titoli di coda, quando passa l'inno che Mitchum canta nel corso dell'inseguimento ai due piccoli protagonisti di quel Capolavoro indimenticabile della Storia del Cinema.
Ma ciò che rende davvero speciale quest'ultima fatica targata Coen è la sua dimensione totalmente classica ed il crescendo che conduce agli incredibili venti minuti di chiusura: come nel miglior Eastwood, si parte lenti, quasi flemmatici, nel pieno rispetto del personaggio di Rooster - che se non fosse stato per Crazy heart, avrebbe potuto portare un'altra statuetta al vecchio Drugo -, in bilico tra una risata ed un esplosione improvvisa di violenza - la scena nella capanna ed il primo contatto con i membri della banda assumono connotati quasi horror -, quasi più interessati ad osservare come si evolveranno i rapporti tra i tre poco compatibili compagni d'avventura che non all'avventura stessa.
Tutto questo, fino a quando il caso porrà Mattie di fronte all'assassino di suo padre.
A quel punto, senza darci tempo di prendere fiato, la pellicola avrà cambiato marcia, consegnando allo spettatore non solo tensione drammatica, emozione, partecipazione, ma anche, e soprattutto, un segno profondo di quello che, a tutti gli effetti, è il viaggio che porta una ragazzina a scoprire il lato oscuro della vita: poco importa che a vegliarla ci siano due improbabili angeli custodi.
E poco importerà della corsa contro il tempo di Rooster, ferito in un duello in cui si spara più a caso che a colpo sicuro, e che risulterà mitico solo alle voci dei narratori, o alle orecchie degli ascoltatori, per salvarla dal morso di un serpente nascosto nell'oscurità.
Da quella voragine, Mattie non uscirà più.
O per lo meno, non uscirà come quando per quell'avventura era partita.
E la morte del padre, evento terribile e sconvolgente, non sarà nulla, paragonata ai segni che porterà, dentro e fuori, la vendetta per la stessa.
Come per il Tim Robbins di Mystic river, che è stato visto l'ultima volta dai suoi amici decenni prima, lungo la strada che lo vide preda dei "vampiri", anche Mattie non si riavrà, da quel morso di serpente.
Il coraggio, e la forza, non basteranno a permetterle di costruire una vita come avrebbe voluto suo padre, come meriterebbe.
Del resto, William Munny ringhia "che i meriti non c'entrano, in queste cose".
Fortunatamente, Mattie ha le spalle larghe, quanto e più dei suoi compagni di viaggio.
E il tempo, questo misterioso, lyndonesco avversario che ci vede affievolire nei ricordi insieme alle nostre più grandi avventure, giungerà a raccogliere tutto quello che abbiamo, o avremo seminato: in fondo, ed è la stessa Mattie, a dirlo, quasi rassegnata, "il tempo ci sfugge".
O, per dirla ricordando, appunto, Barry Lyndon, "buoni o cattivi, sono tutti uguali, ora".



MrFord


"Leaning, leaning,
safe and secure from all alarms,
leaning, leaning,
leaning on the everlasting arms."
Traditional hymn - "Leaning on the everlasting arms" -
 

15 commenti:

  1. ah li ho visti tutti i film dei coen, non mancherà nemmeno questo!

    RispondiElimina
  2. Ma come sei bravo... fai venire voglia di vederlo!
    Come dici?
    Ieri sera c'ero anche io e mi sono addormentata...
    Mhhhh..

    mh...

    Beh non è colpa mia.

    RispondiElimina
  3. Ho letto l'intervista alla giovanissima attrice su una rivista nonmiricordodovequandoperchè, e da come parlava del film e da come ne parli tu, mi sembra da non perdere!! Premetto che sono abbastanza ignorante in fatto di western o sui generis...forse ho visto solo una parte di quelli di Leone e Gli Spietati per puro amore di Clint!Ma il western moderno mi sa che è tutta un'altra cosa, e la trama mi attira! :)

    RispondiElimina
  4. Roby: vedrai che non ne sarai deluso!

    Julez: lo so che non è colpa tua, ma secondo me possiamo anche rivederlo insieme, magari quando esce in dvd.

    Eva: anche se è a tutti gli effetti un western, il suo pregio principale - come per Gli spietati - è quello di trattare temi universali e fuori dal tempo. Guardalo, vedrai che non resterai delusa!

    RispondiElimina
  5. sul fatto che sia il miglior film dei coen degli ultimi tempi ti do ragione, ma più che altro perché gli altri non mi sono piaciuti, vedi quella roba assurda di a serious man
    e pure quelli precedenti non è che mi avessero entusiasmato più di tanto.. il mio preferito direi che è fargo, ma diciamo che non sono certo il mio ideale di cinema

    del grinta a me è piaciuta più la prima parte del film, gli ultimi minuti invece per me sono da bottigliate assolute, tra buonismo, colpi di scena prevedibili e l'ultimissima sequenza (come al solito nei coen) che svuota di senso l'intero film

    evvai, siamo tornati antagonisti :D

    ma neanche una parola sulla straordinaria giovanissima protagonista, la vera forza del film?

    RispondiElimina
  6. sto contando i giorni che mi separano dall'uscita al cinema! visti i precedenti dei Coen con il western non posso che aspettarmi faville; il tuo commento non fa che confermare quello che mi aspettavo, complimenti :)

    RispondiElimina
  7. Cannibale: A serious man una roba assurda!?!?!? Uno dei film più arguti sull'incomunicabilità che abbia mai visto! Sono bottigliate, caro antagonista! ;)

    Buonismo nel finale!? Con Mattie che fa secco l'uomo che uccise suo padre!? Dove sta il buonismo!? Nelle bottigliate che ti risparmio, maledetto Joker! E l'ultima sequenza è perfetta, perchè il tempo è la punizione che arriva per tutti, come recita anche la locandina!

    Troppo facile, parlare bene della protagonista. Quello sì, è buonismo! ;)

    Einzige: sono sicuro che saranno faville. True grit è davvero una bomba.

    RispondiElimina
  8. su a serious man concordo, a me non ha comunicato proprio nulla :D

    RispondiElimina
  9. Cannibale, tranquillo, ho una bella bottiglia che ti comunicherà per bene tutti i contenuti del film! ;)

    RispondiElimina
  10. ...senza Grinta...inesorabilmente lento

    nickoftime

    RispondiElimina
  11. Nick, si prende il tempo giusto, come ogni western che si rispetti.
    A me, poi, è sembrato anche più scorrevole di Green Hornet, fai tu! ;)

    RispondiElimina
  12. appena finito di vedere, tanto per chiarire, l'ultima sequenza è la più bella del film, questo è cinema, di una dramaticità disarmante, e il campo lunghissimo di Mattie che scompare lungo la collina con la lapide sfocata in primo piano è da applausi, bottigliate pesanti Cannibal, domani ce le prenderai anche nella mia nuova rece!! :)

    10 candidature son poche

    RispondiElimina
  13. Lorant, concordo sulla potenza incredibile della sequenza finale.
    Bottigliate in stereo per il Cannibale! ;)

    RispondiElimina
  14. io adoro i coen, però io il western non tanto lo reggo, a prescindere. ma ho visto il film (bello, comunque) giusto per devozione (come si dice dalle mie parti)

    RispondiElimina
  15. Il western effettivamente non è un genere "universale", ma credo che Il grinta possa portare un messaggio attuale, nonostante il genere.
    Bello il concetto "giusto per devozione". ;)

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...