mercoledì 23 febbraio 2011

Il grinta

La trama (con parole mie): Risulta quasi superfluo parlare della trama di True grit - Il grinta, già ampiamente raccontata nel post dedicato allo splendido remake dei Coen sul percorso di crescita e vendetta di Mattie, e sul ruolo di Rooster Cogburn nello stesso. Anche perchè il pur piacevole film di Hathaway risulta un pò troppo pulito per tempi come i nostri e, forse, per allora. Ma la questione è che, questa volta, c'è l'incredibile John Wayne ad interpretare il guercio, inossidabile sceriffo: un mito, una leggenda, un attore entrato nel cuore di generazioni intere di spettatori.

E' curioso vedere un originale dopo il suo remake, anche quando non è propriamente la prima volta che gli occhi lo incrociano.
Vidi Il grinta, con molta probabilità, quando ero ancora troppo piccolo per ricordarmene ora, sdraiato sul divano del salotto di mio nonno, stringendo il pupazzo dell'Uomo Ragno che ancora oggi dev'essere da qualche parte, a casa dei miei genitori.
Ricordo che, sul finire degli anni ottanta, quando decise di acquistare il videoregistratore, il mio vecchio fornitore Paolo - te lo ricordi, Cannibale? -, nella videoteca di quartiere, gli duplicò l'intera filmografia di John Wayne, con tanto di fotocopie in bianco e nero delle copertine: le immagini di quel salotto, così come delle pellicole che allora mi sembravano così lontane da farmi pensare fossero state girate praticamente ai tempi del vecchio West, tornano come sogni, o quasi a sorpresa quando, in qualche Classico che scopro o riscopro oggi, mi accorgo di sequenze che avevo già vissuto, in quegli anni ormai tanto lontani da apparire quasi come racconti essi stessi.
Sicuramente, l'impressione che da ora Il grinta firmato da Hathaway è proprio quella di una favola, pur se cruenta, se paragonata al recentissimo lavoro dei Coen, segnato senza dubbio da un disincanto e da una cornice praticamente dark che avvolgono l'impresa della piccola Mattie trasportandola dal West del mito alla realtà di una Frontiera in cui non esistono meriti - per citare una volta ancora Eastwood - e, se si è fortunati, si porta a casa la pelle, ma non il cuore, almeno per intero.
A rendere così speciale anche ora questo film, e non farlo passare per un'obsoleta fuori serie, arriva in soccorso di noi poveri peccatori John Wayne, un uomo che, cinematograficamente parlando, non dovrebbe aver bisogno di presentazioni - o sono bottigliate per tutti! -, e che, a tutti gli effetti, è stato una sorta di eroe omerico per generazioni intere, e anche ora, a trentadue anni dalla sua scomparsa, raccoglie fan non solo tra gli appassionati di western, ma, più semplicemente, attraverso gli occhi e le anime di chi tutti gli amanti veri del Cinema.
Un'icona che ha rappresentato, da Ombre rosse in poi, la vera essenza del West come luogo inesplorato e selvaggio, crudele ed incomparabilmente mozzafiato, e che, pur interpretando sempre uomini tutti d'un pezzo, ha portato sul grande schermo la sobrietà militare come la vendetta senza requie, il senso di famiglia ed onore come la più implacabile delle crudeltà guerresche.
E' sulle spalle dell'interpretazione più incredibile di questo personaggio mitologico che si appoggia l'intera struttura de Il grinta originale, da un punto di vista moderno troppo patinato per riuscire a sfondare lo schermo ed affondare nei cuori nonostante la naturale partecipazione suscitata anche in questo caso dalla vicenda umana di Mattie: il gigonesco Cogburn di Wayne, sicuramente meno perduto della sua controparte firmata Jeff Bridges, ipnotizza lo spettatore che, più che all'evoluzione della vicenda, guarda con un sorriso malinconico e curioso al protagonista in attesa della sua prossima mossa, sguardo di sbieco, rimbrotto all'indirizzo della giovane protetta.
E se non fosse per lui, a poco varrebbero i paesaggi in stile Marlboro Country confezionati per l'occasione dall'imponente produzione di Hal Wallis, e tutto si ridurrebbe ad un amarcord di un'epoca remota e velata dai ricordi sbiaditi, per l'appunto, e alle presenze illustri degli allora giovani - o poco più - Dennis Hopper e Robert Duvall.
L'ispirazione letteraria alla base dell'opera è molto simile - del resto, il romanzo è quello, starete pensando - al lavoro dei Coen, ma è evidente che lo stile dei due fratelli matti del Cinema Usa è stato in grado di riportare non solo Rooster, ma l'intera vicenda ad una condizione di universalità che a questo originale manca, se non fosse per il torvo occhieggiare di Wayne.
Ed è proprio a quello che voglio pensare, ora, prima di addormentarmi.
Come facevo allora, su quel divano.
In fondo, mi sento in qualche modo legato, all'inossidabile John, che ancora oggi, a vederlo, sembra praticamente immortale.
La potenza del Cinema.
E del West.
Ma, come ci hanno insegnato i Coen, il tempo passa per tutti.
E John Wayne è morto.
Proprio nell'anno in cui sono nato.

MrFord

"I am not affraid
And I won't go down in fate
Nothing's gonna be the same
And everything you know
Keep inside your soul
Tonight I'm gonna be John Wayne."
Billy Idol - "John Wayne" -

11 commenti:

  1. L'ho amato profondamente da bimba! Da bimba-maschiaccio adoravo i western e i gentiluomini a cavallo e nelle auto lunghe e scure… :) anche serial killer 666) Non c'è paragone, mi dispiace, non me ne voglia il 'rifacente' :/

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  2. Petrolio, anche io, da bambino timido, li adoravo, e vedevo in un mito come John Wayne quella forza che cercavo disperatamente di tirare fuori.
    Per quanto riguarda i paragoni, occorre fare un discorso doppio: se si pensa al "cuore", il Duca non ha rivali, ma se devo pensare al Cinema, quello dei Coen vince sull'originale!

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  3. ma paolo chi? l'uomo che ha contribuito a distruggere i tuoi gusti cinematografici??
    ricordo, ricordo :D

    e comunque questo regista hathaway è per caso parente di anne hathaway?

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  4. Cannibale, nel nome di Paolo credo che ti prenderò a bottigliate! ;)

    Non mi pare, invece, che Hathaway possa essere parente della Hathaway. Ma potrebbe essere una grossa rivelazione hollywoodiana. ;)

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  5. Apprezzai moltissimo l'originale, e di solito non amo i remake... ma come potrei non essere ansioso di vederne uno col marchio Coen-Jeff Bridges?

    (dopodiché giudicherò con obiettività: per esempio ho sempre detto che Ladykillers non è nemmeno lontanamente paragonabile a un gran film come La signora omicidi!)

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  6. Come avrai già intuito sono una grande fan di Miyazaki!
    Grazie per essere passato...anche se a te non interessa il make up a me interessa il cinema, quindi seguo volentieri il tuo blog =)

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  7. ZioScriba, concordo appieno su La signora omicidi/Ladykillers, mentre con Il grinta i Coen hanno fatto davvero un grandissimo lavoro, superando l'originale nonostante la presenza leggendaria di John Wayne.

    Feddy, grazie di essere passata!
    Miyazaki è uno dei grandissimi del Cinema attuale, i suoi lavori sono incredibili, e Totoro è il mio personale preferito!
    Poco tempo fa ho scritto a proposito di Porco rosso, vai a darci un'occhiata!
    Quando vuoi, qui nel saloon ci sono sempre sedie libere per gli ospiti! Make up o no! ;)

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  8. Absinto, i film con John Wayne andrebbero visti (quasi) tutti almeno una volta nella vita! :)

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  9. Ho visto l' originale, è fantastico, sono curioso di vedere se il remake vale tanto quanto il film di john wayne...
    complimenti per il blog

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  10. Vegas, muchas gracias!
    Passa pure quando vuoi, le porte del saloon sono sempre aperte!

    Il remake dei Coen, di cui ho scritto non troppo tempo fa, è uno dei migliori western degli ultimi vent'anni, e mi ha riportato alla mente Gli spietati e Dead man.
    John Wayne, comunque, resta una leggenda.

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