giovedì 3 febbraio 2011

Aparajito

La trama (con parole mie): Apu e la sua famiglia si sono trasferiti a Benares in cerca di fortuna dopo la morte della sorella del giovane protagonista, ma anche il padre, provato dalla fatica, viene a mancare. Trasferitosi con la madre nella campagna bengalese, il giovane Apu scoprirà di preferire gli studi alla vocazione sacerdotale che vorrebbe per lui la famiglia e decide, una volta cresciuto, di trasferirsi a Calcutta per coronare il suo sogno e laurearsi. Il giovane riuscirà nell'intento, ma nel frattempo perderà anche l'importante figura materna.

So già cosa starete pensando, dopo aver letto la trama: ma che cazzo è questo pippone dei tempi che furono in cui tutti non fanno nient'altro che morire!?
Per quale motivo ci si dovrebbe imbarcare in una visione che racconta della già non troppo fortunata famiglia indiana tipo nella prima metà del secolo scorso, considerato di arrivare al termine della stessa con la voglia di vivere sotto le scarpe?
I motivi sono principalmente due: per prima cosa Satyajit Ray è uno dei Maestri del Cinema mondiale, una sorta di Vittorio De Sica indiano che, con la trilogia dedicata ad Apu, ha conquistato le platee di mezzo mondo vincendo anche a Venezia, se non ricordo male nel 1957. A questo si aggiunga che, nonostante questo in particolare sia l'episodio forse meno potente della trilogia - iniziata con Il lamento sul sentiero e conclusa da Il mondo di Apu, che posterò al più presto, visto che proprio non state nella pelle -, il tocco di Ray riesce ad essere leggero e quasi invisibile eppure dirompente nel raccontare i drammi e le (piccole) gioie dei suoi protagonisti in modo così naturale da suscitare immediata affezione in tutti noi che abbiamo amato Umberto D, Sciuscià e i Capolavori del neorealismo.
Il secondo motivo è che, oltre a rappresentare uno spaccato incredibile della società indiana, variegata, multiculturale ed anche più misteriosa delle ermetiche realtà del sol levante, epopee drammatiche come questa mostrano quanto la popolazione in questione sia portatrice di una sorta di ottimistico stoicismo che, inevitabilmente, la sprona ad allargare le spalle e sopportare, qualunque sia il prezzo, perchè, in qualche modo, è stato disegnato così.
Attenzione, però: non si tratta di rassegnazione, quanto di una sorta di percorso di maturazione che, nel loro caso, avviene attraverso l'accettazione di ciò che accade, senza sensi di colpa - e noi di formazione occidentale/cattolica, purtroppo, lo sappiamo bene - o paura di quello che sarà - stessa cosa di cui sopra -.
Certo, non si tratta di un film per tutti, ma se avete in programma un bel viaggione in India, o semplicemente volete scoprire un pezzo della Storia della settima arte e di un paese così affascinante, prima di ballare con The millionaire tornate indietro, e partite da qui.
Di sicuro ci sarà un pò da soffrire, ma alla fine sarà come aver letto uno di quei romanzi che poi restano nel cuore tutta la vita.

MrFord

"India terra di santi indiani,
poeti indiani, navigatori indiani."
Elio e le Storie Tese - "Very good very bad" -

11 commenti:

  1. Come volevasi dimostrare:
    mi propini film assurdi solo per copulare con l'amante irlandese dopo che mi sono addormentata riproducendoti con her.
    E io sai cosa ti dico?
    Il Rigoletto dice una gran bella frase:
    Stronzo, stronzissimo

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  2. mai sopportato il neorealismo
    figuriamoci quello indiano :D

    ma comunque mi stai diventando davvero troppo radical chic!

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  3. Julez: a parte che non esiste nessuna amante, perchè proprio irlandese!?

    Bella la citazione di Very good, very bad.
    Mi perseguiterai pissicologicamente?

    Cannibale: Mai sopportato il neorealismo!?!?!? Oggi vuoi proprio farmi sfoderare le bottigliate migliori! ;)

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  4. Ottimista: sicuramente il caposaldo per eccellenza del Cinema indiano. Se riesci, guardati tutta la trilogia a breve distanza, rende di più!

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  5. Vero, la trilogia ha più effetto! Lessi la storia ed è uno dei film che non mi ha deluso. Di solito, molto spesso, i film nati da libri mi lasciano l'amaro in bocca. Questo l'amaro lo lascia ma è per la verità che trasuda da tutti i crudi pori! ;) In italiano 'invitto' alla faccia di tutte le difficoltà e gli ostacoli che il piccolo dovrà superare! :)

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  6. Petrolio: trovare qualcuno che ha letto la storia è quasi più raro di trovare qualcuno che ha visto i film! :)
    Ad ogni modo concordo, l'amaro in bocca resta, ma sempre vissuto con una voglia di andare avanti da fare invidia. Grande Ray!

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  7. Cominciai a leggerlo in inglese, poi quasi a un terzo quella stronza della mia amica che lo aveva per motivi di studio mi disse: 'Ho anche una traduzione dattiloscritta'… avrei voluto mangiarla! :)

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  8. Immagino, se fossi stato al tuo posto, avrei dispensato bottigliate a destra e a manca! ;)

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  9. Di recente ho scoperto di gradire molto il genere cosiddetto indiano, proprio, come dici tu, per il realismo degli spaccati di vita, di società (che nel caso dell'India è stratificatissima, indubbiamente interessante di per sé...) che offre.
    Mi sa che mi sparo tutta la trilogia e ti farò sapere.
    Muchas gracias come sempre, cowboy!
    Saludos! ;)

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  10. De nada, Vince, sono contento di averti incuriosito.
    Sicuramente è un ottimo modo per conoscere - in parte, ovviamente - l'India e il suo Cinema.
    Buona visione, fammi sapere!

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