sabato 26 febbraio 2011

Parto col folle

La trama (con parole mie): Peter è un architetto di successo che si trova ad Atlanta per lavoro, in attesa di prendere il primo aereo per tornare a L. A. ed assistere alla nascita di suo figlio. Peccato che sulla sua strada irrompa Ethan, istrionico aspirante attore con il nostro riluttante protagonista sarà costretto ad intraprendere un viaggio allucinante attraverso gli Stati Uniti.
Ovvero: tutto quello che può accadere quando si trasforma Una notte da leoni in road movie.

E' incredibile quanto alcuni titoli obiettivamente inutili, o cinematograficamente vicini allo zero assoluto, in termini d'importanza, riescano a rilassarci e farci gustare una sana, goduriosissima serata schiaffati sul divano, cocktail in una mano e compagna circondata dall'altra. 
Ammetto che, con il senno di poi, pellicole come questa e un pò di sano Stallone sarebbero state una manna dal cielo al mio addio al celibato, specie considerato che - e Julez è testimone, nonchè salvatrice, in questo senso -, nonostante tutti i progetti del giorno prima, ho finito per essere sobrio alle sette del mattino chino a pulire il vomito che quasi tutti i partecipanti alla ricorrenza si erano prodigati a seminare in tutta la casa dei miei, dai numerosi luoghi in bagno alle pareti del corridoio, fino alle scale dei vicini fuori dalla finestra.
Perlomeno, dunque, anche se non sbronzo come avrei voluto, mi sarei goduto qualcosa di simile al mio progetto iniziale.
In questo senso, in quella sciagurata notte tra il 30 aprile e il 1 maggio 2009, mi sono sentito in più di un momento come il buon Peter, travolto dall'entusiasmo e dagli eccessi non di uno, ma di una dozzina di loschi figuri che avevo accuratamente selezionato per l'evento.
Parto col folle è un nuovo inno dell'ormai specialista agli addi al celibato e deliranti situazioni simili Todd Phillips - che peraltro si ritaglia anche una piccola parte nella pellicola interpretando il fidanzato all'occorrenza di uno dei miti femminili della mia prima adolescenza, Juliette Lewis -, che raccoglie il testimone di Una notte da leoni - curioso quanto entrambe le pellicole siano state bistrattate selvaggiamente per quanto riguarda l'adattamento italiano - e, in attesa del già celeberrimo sequel della suddetta, tiene a bada i suoi fan raccontando un viaggio che pare una sorta di Rain man in ciucca totale ed incontrollata.
Se il suddetto Hangover - ma quanto suona meglio il titolo originale!? - mi ha ricordato tremendamente episodi grotteschi della mia vita quali la notte del trionfo ai mondiali 2006 o Amsterdam nel 2007, questo Parto col folle è riuscito a strapparmi sonore risate da chi si sente passato dall'altra parte, e, dunque, in piena sintonia con Peter, non ho potuto resistere a momenti magici come il confronto con i figli della spacciatrice o l'incredibile incidente in macchina: l'urlo durante la caduta, come un'istantanea scattata all'interno dell'abitacolo poco prima dello schianto, mi ha riportato, come la madeleine di Ratatouille, a quello di Colin Firth in Febbre a 90°, quando il bravissimo attore inglese ancora non si svendeva al miglior offerente per l'Academy. 
Uno di quei momenti magici, per quanto apparentemente insignificanti, che restano dentro per tutta la tua carriera di spettatore.
Con questo non voglio dire che Parto col folle sia una pellicola imperdibile, o che necessiti di una visione: ma di certo, arrivati (quasi) alla fine della settimana di lavoro, con il mondo che si perde dietro a ciarpame politico e rivolte che richiederebbero almeno una riflessione, è una buona alternativa alla sbronza triste e alle domande che potrebbero risultare scomode.
Potrà suonare sbagliato, come discorso.
Ma a me, sinceramente, pare umano volersi concedere un pò di svacco appena si può.
Non siamo perfetti, ma ci sbattiamo anche per non esserlo, ed è giusto così.
Nonchè divertente da matti, quando scopriamo che c'è qualcuno anche più fuori di noi in grado di riservarci la sorpresa di rimanere a bocca aperta, o esplodere di emozioni.
Che le stesse, poi, riservino un momento di amicizia virile, o una sana gragnuola di bottigliate, sta a voi, e al destino, decidere.


MrFord


"Hanging out behind the club on the weekend,
acting stupid, getting drunk with my best friends."
Blink 182 - "The rock show" - 

6 commenti:

  1. lo svacco ci sta assolutamente.
    non al livello di hangover, che è una di quelle commedie in cui tutti gli ingredienti funzionano miracolosamente alla perfezione (e per il sequel ho paura che non sarà più così..),
    però comunque è piacevole

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  2. Concordo, sia sullo svacco che sul gradino inferiore a Hangover, che effettivamente funzionava benissimo, cosa che non si ripeterà neppure per miracolo con il sequel.

    Piacevole, sì. E sul primo incidente mi sono schiantato dal ridere, cazzo.

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  3. E vada, madonna rock ci stanno alla grande anche i Blink! Diciamo che qualsiasi cosa tu beva non stramazzi mai. Bella compagnia mi son trovata! ;)

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  4. Petrolio, effettivamente prima di abbattermi ce ne vuole, e di solito alla peggio mi addormento.
    Sarà che, in queste occasioni, ho davvero "true grit"! ;)

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  5. Divertente sì,ma un pò inconcepibile che dopo le prime 500 che gli combina,Downey continui a portarsi appresso Galifianakis...senza mettergli le mani al collo!!!!!
    A posteriori posso dire che il seguito di Hangover mi è piaciuto,poi con il terzo è andato tutto a puttane XD

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    Risposte
    1. Concordo in pieno sullo svolgimento del film. E anche con i tre Una notte da leoni: primi due divertentissimi, terzo inguardabile.

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