venerdì 4 febbraio 2011

Il mondo di Apu

La trama (con parole mie): Apu, ormai cresciuto, si mantiene impartendo lezioni private e continuando a sperare in una fortuna letteraria che tarda ad arrivare. Invitato in campagna da un amico, ad un matrimonio si ritrova sposo fortuito di Aparna, giovane di ottima famiglia che decide comunque di trasferirsi con lui nel suo povero appartamento di Calcutta. I due si innamorano e vivono felici la loro povertà, fino a quando la giovane muore di parto. Apu, distrutto dal dolore, vagherà attraverso l'India fino a trovare il coraggio, cinque anni dopo, di conoscere suo figlio.

Date le pressanti richieste del Cannibale, amante viscerale di tutti i neorealismi, chiudo la trilogia - prima o poi recupererò anche Il lamento sul sentiero, la pellicola d'apertura della stessa - di Satyajit Ray dedicata alle peripezie di Apu con la sua opera più triste, eppure intrisa di una voglia di vivere che il protagonista trasmette anche nei momenti di maggiore sconforto.
Dopo aver assistito alla morte della sorellina - Il lamento sul sentiero - e dei genitori - Aparajito -, in questo terzo capitolo il protagonista affronta uno dei lutti più grandi che possano colpire un essere umano: quello della persona amata.
Conosciuta - e sposata - per caso, Apurna rappresenta lo stimolo, per Apu, ad uscire dall'ozio quasi letterario che rendeva la sua vita a Calcutta prima del matrimonio quella di una sorta di eterno studente "libero da giacca e cravatta", come lui stesso tiene ad affermare, per concentrarsi su qualcosa dal significato e dalla portata sentimentale di molto maggiori, ed in grado di distoglierlo anche dalla stesura della novella su cui lo stesso protagonista punta molto del suo futuro in campo artistico.
Il fatto che uno scrittore - ma potrebbe essere esponente di qualsiasi forma d'arte - interrompa il suo lavoro con il sopraggiungere di un amore è una storia nota a chiunque abbia mai preso una penna in mano, e che, nella semplicità delle parole di Apu, trova una dimensione a tutto tondo che non necessita di ulteriori spiegazioni "sai che amo la mia novella, è solo che ti amo di più".
La perdita, a causa di complicanze nel parto, di Aparna, costringe Apu ad affrontare il peso della solitudine, del senso di colpa, e del risentimento verso quel bambino di fatto incolpevole di avergli sottratto la donna amata: il peregrinare del protagonista, così come il suo ritorno dal bambino stesso allevato nei primi anni della sua vita dai nonni materni, e così simile a lui nel comportamento da far quasi pensare ad uno strano scherzo del tempo, si pongono invece come contraltari di tutto ciò che la vita pare aver voluto togliere al giovane, per spingerlo a proseguire, una volta ancora, nel suo cammino, qualunque esso sia.
In questo senso, la trilogia di Ray si fa portatrice di una grande lezione di carattere tutta indiana, ma dalla portata universale, che ricorda la tenacia e la perseveranza di Gandhi, e che noi moderni figli di Rocky assoceremmo al pugile di Philadelphia, con la sua testa bassa e gli occhi pesti, pronto a continuare fino a quando non suonerà la campana.
Tutto il mondo è paese, in un certo senso.
Speriamo solo di poterci ritagliare sempre uno spazio nel Paese giusto.

MrFord

"Gange fiume che ti bagna, che ti parla,
non vorrai rovinare un così bel rapporto."
Elio e Le Storie Tese - "Very good very bad" -

4 commenti:

  1. non ho però ben capito il tuo giudizio a riguardo del film e della trilogia in generale. non percepisco particolare entusiasmo...

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  2. Roby, la trilogia è una bomba.
    Se ti piace il neorealismo, trovi davvero pane per i tuoi denti.
    Il migliore resta il primo, ma anche nei due capitoli successivi Ray mostra di che pasta è fatto.

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  3. Cannibale, sai che l'ho fatto principalmente per te! ;)

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