lunedì 8 aprile 2019

White Russian's Bulletin


Per la prima volta da non ricordo neppure più io quanto tempo, nel corso della settimana appena trascorsa - che poi è quella precedente alla trasferta newyorkese - sono riuscito a vedere cinque film in sette giorni: è stato come riscoprire un grande amore, tornare ai tempi in cui la blogosfera era in fermento ed il confronto con i suoi componenti era uno stimolo ulteriore a coltivarlo. 
So bene che non è più così, e che in questo periodo della mia vita la settima arte non è più tra le posizioni più importanti della classifica di priorità, ma lo ammetto: un paio di pellicole tra quelle passate al Saloon in questi giorni sono state in grado di farmi sentire la mancanza dei tempi in cui ogni post era una sorta di viaggio, e scrivere a lungo di un film quasi "normalità".
Il bello dei grandi amori è questo. Riescono a sorprenderti anche quando pare non abbiano più nulla da dire.


MrFord



PEPPERMINT - L'ANGELO DELLA VENDETTA (Pierre Morel, Hong Kong/USA, 2018, 101')

Peppermint - L'angelo della vendetta Poster


Ai tempi della sua uscita avevo detestato il primo Taken, serioso revenge movie che avrebbe voluto rinverdire i fasti de Il giustiziere della notte - quello originale, ovviamente - e che invece ebbe solo il "grande onore" di regalare al mondo del Cinema il Liam Neeson versione action man.
Al contrario, avevo molto apprezzato Alias, serial spionistico e fumettoso che lanciò J.J. Abrams e Jennifer Garner, divertente e piacevole proprio perchè assolutamente non credibile.
Peppermint, da buon cocktail di queste due ricette, poteva risultare una figata assoluta o una schifezza devastante o quasi: purtroppo l'esito della visione ha portato la bilancia del Saloon a pendere per la seconda ipotesi, complici una scarsissima originalità - mix del già citato Taken, The Punisher e Il giustiziere della notte, quello pessimo visto non troppo tempo fa -, soluzioni logiche quantomeno forzate ed un'evoluzione assolutamente telefonata.
L'unica a salvarsi è la Garner, che a questo punto vorrei vedere protagonista di un action al femminile scritto e diretto come si deve.




CLIMAX (Gaspar Noè, Francia/Belgio, 2018, 97')

Climax Poster

Affrontare un lavoro di Noè è come uscire con l'amico che già sappiamo essere in grado di farci combinare le cazzate più assurde e pensare di tornare a casa come se niente fosse: il buon Gaspar tecnicamente è pazzesco, e riesce a trasformare quella che potrebbe essere la snobbata da guru del cazzo più radical che si possa pensare in un viaggio allucinante e allucinogeno all'interno della Natura umana. L'aveva già fatto in passato, e continua la sua tradizione con Climax: un film certo non per tutti, per chi lo conosce forse meno originale o d'impatto di quanto ci si potrebbe aspettare, ma comunque una botta dalla quale non si esce così facilmente, e resta addosso come la sensazione di aver combinato un guaio senza ricordarsi quale perchè si era dannatamente troppo fatti.
L'escalation che coinvolge i protagonisti, spinta dai piani sequenza del regista, è una fotografia di quello che potrebbe essere l'umanità una volta lasciata libera dalle convenzioni sociali, o dai limiti che cerchiamo di porci ogni giorno per contenere la bestia che portiamo dentro.
Non il miglior film di questo autore clamoroso, ma un film che non si dimentica.




LORDS OF CHAOS (Jonas Akerlund, UK/Svezia/Norvegia, 2018, 118')

Lords of Chaos Poster

Pur non essendo un fan sfegatato di un certo tipo di metal conoscevo le vicenda che portò all'episodio della morte di Euronymous per mano di Varg Vikernes, più noto come la one man band Burzum, ma fatta eccezione del dovere di cronaca, non ero mai andato oltre approfondendo la storia dei Mayhem, band fondamentale del panorama musicale norvegese tra gli anni ottanta e novanta: Akerlund, regista che fino ad ora avevo sempre considerato un videoclipparo sopravvalutato, gira la versione biopic musicale di Henry pioggia di sangue, in bilico incredibile tra ironia, umorismo nero, critica sociale ad un gruppo di ragazzini inseriti in un contesto di benessere talmente clamoroso da inventarsi una rivolta violenta per potersi davvero vedere - o sperare di farlo - e violenza allo stato puro, realistica e disturbante - l'omicidio di Euronymous è spaventoso per dinamica, tensione e naturalezza -.
Una pellicola a suo modo incredibile, che disegna la crepa che a volte si manifesta, e nel modo peggiore possibile, nella cartina sociale senza macchia di un Paese "perfetto" come la Norvegia, tra i più vivibili ed avanzati al mondo: fondamentale anche quanto l'estremismo di un certo tipo di Musica - che estremo, poi, non è, se vissuto in modo positivo - mostri quanto agli eccessi religiosi, violenti, culturali giungano solo elementi che, in realtà, hanno solo bisogno di scuse per giustificare la pochezza dell'immagine che vedono allo specchio ogni mattina. 
Per ora, uno dei candidati a film dell'anno.




THE HANDMAID'S TALE - STAGIONE 2 (Hulu, USA, 2018)

The Handmaid's Tale Poster

Le seconde stagioni di serie che con il debutto hanno non solo convinto, ma anche folgorato, sono davvero difficili da gestire per i loro autori: in particolare The Handmaid's Tale, pronta a distaccarsi dal romanzo che l'ha generata, che strappò applausi al suo esordio e che si è trovata nella poco invidiabile condizione di battersi contro se stessa.
Ovviamente, come spesso accade, questa season two non è all'altezza della prima, ma forse il problema non sta tanto in chi l'ha costruita, quanto in chi la guarda e l'ha guardata, perchè i paragoni sono il primo dei peccati di ogni lettore, ascoltatore o spettatore: in realtà The Handmaid's Tale è una serie che funziona ancora, coinvolge e finisce per risultare, pur nella distopia, abbastanza in linea, purtroppo, con la realtà ancora sessista che pervade il mondo occidentale e non solo.
Ora, comunque, che abbiamo avuto una stagione potentissima ed un'altra "solo" buona, la terza sarà la cartina tornasole delle potenzialità di un titolo che, senza dubbio, verrà comunque ricordato.




THE DIRT (Jeff Tremaine, USA, 2019, 107')

The Dirt Poster

Chi frequenta il Saloon da tempo conosce bene il mio lato tamarro e sopra le righe, legato ad un certo tipo di formazione musicale e non solo tutt'uno con la tamarraggine di una parte degli anni ottanta. Certo, i Motley Crue, per quanto mitici, non sono mai stati tra le mie band preferite di quel periodo, ma gustarmi il biopic by Netflix dedicato a Tommy Lee e soci è stato davvero una bomba, dagli episodi noti ed esilaranti - l'incontro con Ozzy Osbourne - ad altri profondamente drammatici - la morte della figlia di Vince -: non parliamo di qualcosa di rivoluzionario, quanto più che altro di una versione pompata e sopra le righe di Bohemian Rhapsody girata con il gusto ovviamente di nuovo tamarro di Jeff Tremaine, già noto da queste parti per il suo ruolo nella realizzazione del progetto e dei film del brand Jackass. 
A molti non è piaciuto, altri l'hanno adorato, per me è stato decisamente rock: non ha lo spessore e la potenza di The lords of chaos, ma non pretende di averli. In fondo, questo tipo di espressione musicale esalta il casino ed il divertimento, il carpe diem, il "live fast, die young": eppure questi ragazzacci sono ancora qui. Evidentemente, vivere li fa godere molto più che morire.


8 commenti:

  1. Solo per Climax l'entusiasmo di questo bollettino doveva essere alto, adorato nella sua strana esagerazione anch'io!
    Il resto è molto pane e salame e in attesa di scoprire di più sui signori del caos (il giovine metallaro freme), mi sono divertita con The Dirt.

    Hai ragione, il problema della seconda stagione di The Handmaid's Tale è che arriva dopo un esordio bomba. Certo, qualche problema di struttura c'è (quante volte riesce a fuggire June?!) ma il racconto resta di quelli che fanno male e che meritano di proseguire.

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    1. I signori del caos è una bomba, disturbante e davvero tosto. Recuperalo.
      Per il resto, concordo in pieno.

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  2. Sulla seconda stagione di The Handmaid's Tale condivido, dopotutto era quasi impossibile fare meglio ;)

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    1. Effettivamente vero. Ma si poteva fare anche incredibilmente peggio.

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  3. Peppermint mi sapeva di zotta insuperabile già solo dalla copertina, Lords of Chaos va visto perché Burzum è un cucciolo fatato.

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    1. Ti confermo l'impressione rispetto a Peppermint.
      Per quanto riguarda Burzum, più che cucciolo fatato mi pare matto da legare. ;)

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  4. Sui film visti incredibilmente siamo d'accordo. Ancora di più considerando che un paio sono metallari!
    Ti facevo più fan sia dell'heavy metal che dei Motley Crue, ma evidentmente pure nella tua tamarraggine rockettara finisci per essere troppo un tenerone. :D

    The Dirt è decisamente divertente, mentre Lords of Chaos è perfido e disturbante. L'antidoto perfetto contro i tuoi adorati filmetti Disney. ;)

    The Handmaid's Tale 2 per me non è stata buona. E' stata proprio una ciofeca, noiosissima e senza idee.

    Peppermint dopo la tua bocciatura potrebbe rivelarsi meglio di quanto immaginassi... :)

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    1. Peppermint è alla stregua dei film vendicativi con Neeson, quindi sarà dura possa essere una sorpresa positiva. ;)

      Handmaid's Tale va visto senza pensare troppo al fardello della prima stagione, altrimenti ciao.

      Sono stupito, invece, di scoprire di concordare sia su Lord of chaos che su The Dirt. Mi stupisci metallicamente. ;)

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