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lunedì 4 maggio 2020

White Russian's Bulletin



Per festeggiare come si conviene l'inizio della tanto agognata Fase 2 ho pensato che uno dei vecchi e cari ritardi del Saloon ci stesse alla perfezione, considerato che, per la prima volta da sei settimane, sono riuscito ad allontanarmi da casa per allenarmi. 
Nel frattempo, all'interno del Saloon continuano a farla da padrone proposte seriali nascoste pescate su Netflix e affini e le serate Cinema con i Fordini, che cominciano ad avere all'attivo un buon numero di visioni che spero possano essere la base per il loro amore futuro per il Cinema.


MrFord



GRENSELAND - TERRA DI CONFINE - STAGIONE 1 (Netflix, Norvegia/Germania/Svezia, 2017)

Grenseland - Terra di confine Poster

Questa quarantena resterà sicuramente nella mia memoria, parlando di visioni, come quella dei recuperi pescati dal bacino dello streaming che, con ogni probabilità, in un periodo normale, tra orari di lavoro e impegni, nonostante trame interessanti sarebbero rimasti clamorosamente nella lista dei "forse un giorno". Dopo The Valhalla Murders e Bordertown, approda al Saloon un altro prodotto nordico distribuito da Netflix, legato alla figura di un detective di Oslo che, tornato al paese natio, è costretto a fare i conti con la propria integrità e la coscienza quando la sua famiglia si trova al centro di un caso che potrebbe cambiare completamente la sua vita lavorativa e non.
Il prodotto risulta interessante per cast e ambientazione, la trama ricorda quella del crime nordico che negli ultimi anni va tanto forte tra le pagine dei libri, mancano forse quella scintilla che accende la passione dello spettatore ed un finale fatto e finito, probabilmente perchè, ai tempi della sua produzione, si poteva supporre la programmazione di una seconda stagione che non è mai - o ancora - arrivata. Personalmente ho preferito la prima parte, più legata al thriller e alle ambientazioni di provincia, che non la seconda, più crime e rimbalzata a Oslo - sempre bellissima -, ma comunque, in tempi di quarantena, si lascia guardare senza patemi.




TREMORS (Ron Underwood, USA, 1990, 96')

Tremors Poster

Una delle cose più belle delle serate Cinema è poter rivedere cult della mia infanzia attraverso gli occhi dei Fordini, affascinati dalle loro prime scoperte cinematografiche: nella pausa che è intercorsa tra la cavalcata de Il signore degli anelli e quella de Lo hobbit, ho inserito come cuscinetto Tremors, una chicca dal sapore anni ottanta arrivato a cavallo con i novanta che avrebbero - ma non per sempre, per fortuna - ucciso un certo tipo di immaginario tamarro e sguaiato.
La divertente storia di un gruppetto di persone tanto folli da vivere in uno sperduto paesino dal sapore di vecchio West in Nevada pronte a lottare con le unghie e con i denti contro dei vermoni giganti giunti chissà da dove, pronti a scavare nel sottosuolo fino ad abbattere edifici e divorare uomini e animali è piacevole e sempre divertente anche a trent'anni di distanza, grazie all'ambientazione molto redneck, i battibecchi da buddies tra Kevin Bacon e Fred Ward - caratterista sottovalutatissimo - ed una serie di sequenze action molto ben realizzate.
Un intrattenimento che funziona ancora oggi, di quelli "old school" come piacciono a me, e che, come pensavo, sono riusciti ad intrattenere i Fordini e rilassare le loro giovani menti di spettatori tra una fatica di Peter Jackson e l'altra.




LO HOBBIT (Peter Jackson, Nuova Zelanda/USA, 2012/2013/2014)

Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato Poster

Terminato il viaggio de Il signore degli anelli, passati attraverso Avatar e il succitato Tremors, i Fordini hanno richiesto a gran voce di tornare nella Terra di mezzo buttandosi nella trilogia de Lo hobbit, di fatto prequel delle avventure di Frodo e compagni, pronto a riprendere le gesta di Bilbo Baggins e degli accadimenti che portarono l'anello nelle sue mani.
Rivisto a distanza di quasi dieci anni dall'unica visione il mio giudizio si è completamente ribaltato: ai tempi avevo trovato il primo capitolo molto bello per la gestione della malinconia e del fascino della trilogia del Signore degli anelli, ed il secondo ed il terzo più deboli, figli dei doveri di produzione verso il successo commerciale. Ebbene, nonostante si tratti sicuramente di un prodotto meno incisivo e potente del suo predecessore, ho trovato - ma potrebbe essere un merito legato al fatto di averli visti in tre giorni, quindi a distanza ravvicinata - il suo crescendo interessante, ed il primo capitolo, decisamente favolistico, più debole di quanto ricordassi.
Hanno riscosso un discreto successo rispetto ai Fordini Gandalf - che già era il preferito del Fordino prima - e Radagast, mentre tra i "cattivi" a farla da padroni sono stati gli orchi Azog e Bolg, anche se la curiosità rispetto a Gollum - presente solo nel primo capitolo - e Smaug l'ha fatta da padrona.
Una cavalcata interessante, anche se, senza dubbio, per sempre sorella minore di quella legata al viaggio dell'unico anello.


lunedì 27 aprile 2020

White Russian's Bulletin



La primavera è esplosa, la quarantena prosegue - anche se, fortunatamente, comincia ad intravedersi qualche spiraglio di "liberazione" - e anche in casa Ford cerchiamo di limitare i danni dando più spazio possibile alle serate Cinema con i Fordini, che spero possano ricordare questi momenti in un modo più gioioso di quanto non sia stato possibile per noi vecchi del Saloon. 
Spazio, dunque, accanto a Netflix e affini, alla prima cavalcata con Il signore degli anelli dei giovani eredi del vecchio cowboy.


MrFord


GLITCH - STAGIONE 1 (Netflix, Australia, 2015)

Glitch Poster

In pieno recupero da quarantena, che probabilmente ha rappresentato un'occasione per tantissime proposte da piccolo schermo semisconosciute, è giunto al Saloon l'australiano Glitch, ambientato in una ipotetica cittadina dell'entroterra del continente "down under" e basato sull'interessante intro legato al ritorno dalla morte di alcune persone trapassate in contesti ed epoche diverse, tra le quali appare subito come fondamentale la figura della moglie di uno degli agenti di polizia della città, morta neppure due anni prima, che ritrova il marito sposato con la sua migliore amica ed in procinto di diventare padre.
Le idee sono interessanti, la prospettiva per la seconda e terza stagione buona, il cast risulta abbastanza azzeccato - mio preferito assoluto il buon Fitzgerald, una specie di Crocodile Dundee, il più fordiano dei redivivi -, pesa forse una realizzazione a budget senza dubbio limitato e dal taglio molto televisivo.
Per il momento ci rifletto, i tempi comunque di socialità sfrenate, del resto, sono ancora parecchio lontani.




IL SIGNORE DEGLI ANELLI (Peter Jackson, Nuova Zelanda/USA, 2001/2002/2003)

Il Signore degli Anelli - Il ritorno del re Poster


Una delle cose più belle di essere un grande appassionato di Cinema è senza dubbio quella di poter trasmettere questa stessa passione ai propri figli: che diventino a loro volta fan della settima arte oppure no, avere la possibilità di vedere le emozioni che suscitano titoli che hanno costruito il percorso fatto dall'infanzia all'età adulta in noi è qualcosa di stupefacente, davvero magico.
Approfittando della quarantena e trasformandolo grazie alle versioni estese in una sorta di miniserie in sei puntate, ho potuto vivere la "prima volta" dei Fordini di fronte all'affresco dipinto da Peter Jackson legato al mitico romanzo - che, lo ammetto, non ho mai amato - di Tolkien: il risultato è stato una cavalcata divertentissima, dalla paura provata dai piccoli Ford nelle miniere di Moria alle imitazioni che ora fanno di Gollum, dalla passione del Fordino per Gandalf - anche se sembra più Peregrino Took - alle incitazioni all'indirizzo dell'esercito di "coloro che dimorano sotto la montagna" - detti più propriamente "fantasmi verdi" -.
Il lavoro di Jackson, anche a distanza di ormai quasi vent'anni, risulta sempre epico e magico, velato da quella malinconia da tempo che scorre ma che, se ben sfruttato, può trasformare una vita - anche la più piccola - nella più incredibile delle avventure.
Senza dubbio la meraviglia del Cinema, nel senso più puro e magico del termine, passa attraverso questa trilogia come in pochi altri titoli, e la rende e renderà sempre un Classico irrinunciabile.




TYLER RAKE (Sam Hargrave, USA, 2020, 116')

Tyler Rake Poster

Con le sale cinematografiche chiuse e le uscite scombinate, i network come Netflix diventano fondamentali anche oltre il piccolo schermo, assumendo il ruolo di bacino dal quale andare a pescare le eventuali novità del periodo: già puntato un paio di settimane fa, Tyler Rake - o Extraction - è il tipico action fordiano che indispettirebbe il Cannibale, tutto sequenze adrenaliniche, spari, botte e inseguimenti, costruito come se il fu Tony Scott incontrasse il Cinema action orientale.
Trama e personaggi sono piuttosto tagliati con l'accetta, e senza dubbio il motivo principale per il quale godersi la visione resta la qualità molto alta dei corpo a corpo e delle sequenze di combattimento, girate in uno stile davvero adrenalinico - ma non troppo tamarro, anzi, in stile The Raid - e tirate per il collo in modo da far restare senza fiato il pubblico.
Probabilmente i non appassionati potrebbero alla lunga patire le quasi due ore occupate per buoni due terzi dalla componente action, ma per chi apprezza Tyler Rake potrebbe diventare un piccolo guilty pleasure da quarantena da tenere buono per una qualche revisione anche in future serate da rutto libero e neurone spento.


mercoledì 7 gennaio 2015

Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate

Regia: Peter Jackson
Origine: Nuova Zelanda, USA
Anno: 2014
Durata: 144'





La trama (con parole mie): alle pendici di Erebor si prepara uno scontro di proporzioni epiche. Smaug, il drago liberato dai nani guidati da Thorin Scudodiquercia, è finalmente libero e pronto ad assaltare gli uomini che diedero asilo proprio alla compagnia alla quale si è aggregato Bilbo Baggins, mentre gli orchi preparano un'offensiva da due fronti attratti dai tesori della montagna.
Gli elfi, dal canto loro, paiono pronti a tutto per avere una parte del bottino, mentre nell'ombra Sauron, l'Oscuro Signore, prepara il suo ritorno trovandosi opposto alle forze congiunte di Saruman, Gandalf e Galadriel.
La battaglia ai piedi della montagna sacra dei nani si concluderà con un massacro o Thorin rinsavirà in tempo dalla sua sete di ricchezze per salvare il proprio mondo, e forse la Terra di mezzo?
E quale sarà, in tutto questo, il ruolo di Bilbo?







Erano i primi anni novanta e facevo le medie quando conobbi Peter Jackson ed il suo Cinema oltre ogni misura grazie a quella chicca che è ancora oggi Splatters - Gli schizzacervelli.
Venne poi il tempo di Creature del cielo - forse, ad oggi, il suo film effettivamente più completo - dei primi ingaggi americani e de Il signore degli anelli, che in un primo momento osteggiai e dunque finii per considerare l'equivalente moderno di Star Wars: e quell'ex paffuto regista neozelandese divenne, di fatto, una stella.
L'operazione legata ad una seconda trilogia ispirata a Lo hobbit, fin dal principio giudicata come una sorta di maxi marchetta, invece, finì per istillare il dubbio - ancor prima che nel sottoscritto - nei fan più hardcore del buon Peter, contraddetti da un primo capitolo assolutamente all'altezza ed un secondo meno efficace ma comunque valido se non altro grazie al contributo fondamentale del charachter di Smaug, reso magistralmente.
Con La battaglia delle cinque armate Jackson era dunque chiamato a dimostrare che questo suo secondo e certo non fortunato esperimento - la regia era stata destinata, di fatto, a Guillermo Del Toro, che abbandonò il progetto in corso d'opera - non fosse una semplice operazione commerciale, ma un'opera magica e coinvolgente quanto quella che l'ha preceduta: da questo punto di vista, e purtroppo, il risultato è stato senza dubbio fallimentare, figlio di una prima parte troppo raffazzonata e confusionaria, con Smaug relegato ad una decina di minuti di soli effetti speciali ed una coesione non pervenuta, quasi come se la vicenda di Thorin e della compagnia, quella degli umani, di Galadriel e soci intenti a contenere Sauron, degli orchi e degli elfi fossero entità distinte, ed il loro rispondere all'appello del regista fosse solo un mero compitino da portare a casa per conquistare una pagnotta decisamente ricca e saporita.
Con l'evoluzione della vicenda e della battaglia le cose finiscono per migliorare, dando vita ad una parte finale intensa e coinvolgente come avrebbe dovuto essere l'intero film, senza pensare a dover forzare necessariamente un legame con la precedente trilogia - inutile, in questo senso, ad esempio, il riferimento ad Aragorn - e valorizzando sia i personaggi legati all'opera letteraria - Thorin su tutti -, sia quelli inventati a favore del pubblico - l'elfa Tauriel -: la parte dei leoni spetta, paradossalmente, agli orchi di Manu Bennet e soci e ad un Legolas in piena forma action anni ottanta, così come ad un finale in bilico tra malinconia e ricordo dell'ineguagliabile precedente trilogia.
Ma non basta una mezzora di fuoco a ribaltare le sorti di quello che è senza dubbio il capitolo meno soddisfacente dell'intero affresco tolkeniano di Jackson, un'opera che resta valida ed ottima per l'intrattenimento ma che, di fatto, continuerà a rappresentare il rimpianto di qualcosa rimasto di traverso al pubblico come ai suoi autori, un'entità scomoda, più che un veicolo pronto a trasportare audience e non solo in direzione della magia che solo il Cinema può regalare.
Un plauso va, invece, alla chiusura decisamente decisa e tagliata con l'accetta, pronta a creare un legame con il principio de La compagnia dell'anello, lontana dai "duecento finali" che resero noto il pur riuscitissimo Il ritorno del re: onestamente, superata una prima parte in grado di mettere a dura prova dopo una giornata di lavoro, ammetto di essermi comunque molto divertito, e di aver goduto quantomeno delle parti migliori di quello che resta un giocattolone ed uno sfizio - forse inutile, va ammesso - per gli amanti di Tolkien e del fantasy, ma anche della settima arte nella sua accezione più legata all'intrattenimento ed all'utilizzo delle nuove tecnologie.
L'importante è che l'avidità, come insegna Thorin, non entri in gioco.
Perchè in quel caso, si continuerà a perdere tutti, inesorabilmente.



MrFord



"I'll give you all I got to give if you say you'll love me too
I may not have a lot to give but what I got I'll give to you
I don't care too much for money, money can't buy me love."
The Beatles - "Can't buy me love" -



giovedì 18 dicembre 2014

Thursday's child

La trama (con parole mie): infine, eccoci giunti. L'anno in corso sta per concludersi, e con esso la rubrica dedicata alle uscite cinematografiche firmata dal sottoscritto e dalla sua nemesi Cannibal Kid. Questo significa che non vedrete più i nostri brutti musi intenti a sparlare dei titoli pronti a giungere in sala? Assolutamente no!
Semplicemente, con questi ultimi possibili botti, si conclude il duemilaquattordici delle anticipazioni dei due bloggers più in lotta della rete: ma non temete, perchè dai primi giorni di gennaio torneremo qui, con le classifiche del meglio e del peggio dell'annata alle spalle e pronti a riprendere la nostra lotta settimanale.

Per festeggiare il natale anche Ford e Cannibal si scambiano convenevoli.


L'amore bugiardo - Gone Girl


Cannibal dice: L'ultimo grande film dell'anno. È una verità, o solo una menzogna? E se vi dico che Mr. James Ford è il più grande blogger e intenditore di cinema mai venuto al mondo, voi penserete che sia sincero? E a lui, a forza di avere una rubrica insieme a me, è cresciuto un ego così grande da pensare che stia davvero dicendo sul serio?
Ford dice: di norma, con Fincher non si scherza. L'autore di alcuni dei più celebrati film USA degli ultimi anni torna in sala con quello che dovrebbe essere l'ultimo grande titolo del duemilaquattordici: ma sarà davvero così? Ci ritroveremo tra le mani uno dei potenziali film dell'anno oppure una delusione cocente? Solo il tempo - e l'incombente recensione fordiana - ce lo diranno.
Quanto a Cannibal, potrebbe sempre scomparire dalla blogosfera per festeggiare il quinto anno di White Russian.

"Voglio lanciare un appello affinchè chiunque abbia informazioni sulla mia fidanzata Katniss Kid si faccia avanti!"

Big Hero 6


Cannibal dice: Disney + supereroi Marvel = probabile massacro di Natale in arrivo su Pensieri Cannibali.
Oppure no?
Negli ultimi mesi sono rimasto piacevolmente sorpreso da una produzione della casa di Topolino come Frozen, così come dall'ultimo giocattolone della Marvel Guardiani della Galassia, quindi pure questo potrebbe beneficiare del trend positivo. Dopo tutto, come dice il detto, non c'è due senza tre. Così come non c'è Ford senza Cannibal. Purtroppo.
Ford dice: di questo film ho letto solo un gran bene, in rete. Eppure, nonostante sia un grande fan dei supereroi e dello stile Disney quando lo stesso si avvicina a quello Pixar, nutro qualche riserva a proposito di questo Big Hero 6.
Sarà forse perchè ultimamente Cannibal sta diventando più fordiano di quanto non sia mai stato e dunque mi induca a cercare di essere più cannibalesco? Anche in questo caso, solo il tempo ed i nostri due pareri - speriamo opposti - lo potranno rivelare.

"Ford, togliti questo guantone, non voglio tu mi faccia troppo male!"
Il ragazzo invisibile


Cannibal dice: Oltre alla Disney, pure il cinema italiano si confronta con la (ormai abusatissima) tematica supereroica e a farlo è Gabriele Salvatores, un regista di cui ho sempre apprezzato le intenzioni, più che i risultati. Tra i registi nostrani è uno di quelli che più guardano all'estero, uno che prova a fare un cinema il meno provinciale possibile. Ironia della sorte, il suo film che preferisco è Come Dio comanda, ambientato proprio nella provincia italiana. Altra ironia della sorte, la sua pellicola più universalmente nota è invece Mediterraneo, un film simbolo proprio dell'italianità nel mondo ed esageratamente, come lo stesso Salvatores ha ammesso senza problemi, premiato con l'Oscar. Adesso Salvatores prova a salvare il cinema natalizio nazionale con un progetto dal respiro internazionale, un film su un supereroe adolescente con il potere dell'invisibilità come uno dei Misfits. E io ho come l'impressione che ancora una volta apprezzerò più il tentativo che non il risultato finale.
Quanto a Ford, come vorrei che anche lui fosse invisibile!
Ford dice: c'è stato un tempo in cui ho amato molto Salvatores. I tempi di Turnè, Marrakech Express, Mediterraneo e Puerto Escondido, film semplici - forse perfino troppo -, ma decisamente genuini. Da Nirvana in poi, però, il regista ha deciso che emulare prodotti di successo nel resto del mondo pareva essere più interessante che sfornarne di propri. Dunque non ho troppa fiducia in questo Il ragazzo invisibile, come non ne ho mai rispetto alle opinioni del mio antagonista.
Del resto, non c'è mai stato un tempo in cui ho amato Peppa Kid.

"Ebbene sì, sono un piccolo Simon Baker!"

Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate


Cannibal dice: La saga del Signore degli anelli ai tempi mi era piaciuta. Quella de Lo Hobbit invece no. Non ce la faccio proprio. Sono arrivato stremato alla fine della visione del primo e del secondo non sono riuscito ad andare oltre i primi 20/30 minuti. Per quanto possa voler bene a Peter Jackson, per me è un'inguardabile bambinata fordianata fantasy. Chissà se riuscirò mai a finire di vedere per intero questa trilogia?
Finire vivo, intendo.
Ford dice: Il signore degli anelli - di fatto lo Star Wars moderno - è stato uno dei capitoli fondamentali del Cinema degli Anni Zero. Lo Hobbit e la sua trilogia stanno allo stesso Lord of the rings come la seconda trilogia di Star Wars sta alla prima: ottimi prodotti, grande nostalgia, ma un grado decisamente minore di coinvolgimento.
Speriamo, con questo terzo capitolo, di rimanere stupiti: senza dubbio, si assisterà ad uno spettacolo unico che solo i poco di buono come il Cannibale non sapranno apprezzare.

Ford guida le sue armate di bruti in direzione di Casale.

Un Natale stupefacente



Cannibal dice: Ci sono un sacco di comici italiani che non mi piacciono o che non sopporto. Lillo e Greg fanno invece parte di un'altra categoria ancora, quella dei non-comici. Pur con tutta la fantasia del mondo, non riesco proprio a considerarli tali. Dovrebbero far ridere? Davvero?
Se sono comici loro, allora Ford è un mattacchione ahahah!
E Ambra Angiolini si crede di essere un'attrice? Davvero???
Certo che di gente che si fa di stupefacenti ce n'è tanta in giro. Qualcuno avanza qualcosa anche per me?
Ford dice: il Cinema italiano chiude un'annata pessima - nonostante l'Oscar a La grande bellezza - con l'ennesimo film di natale evitabile. Confermandosi l'unica realtà della settima arte in grado di mettere sempre d'accordo i due conduttori di questa rubrica.

"Ford e Cannibal hanno davvero scritto questo del nostro film?" "Già. Forse è meglio dare forfait."
St. Vincent


Cannibal dice: L'amicizia tra un vecchietto e un ragazzino...
Ma questa è la storia mia e di Ford, dovremmo farci pagare i diritti di sfruttamento. Non fosse per un piccolo dettaglio: la nostra non è un'amicizia, bensì un'inimicizia.
Ford dice: questa pare una versione alternativa della rivalità del sottoscritto e Katniss Kid. E dato che la nostra rivalità è inimitabile, lo snobberò senza patemi.

Peppa Kid al lavoro nel giardino di Ford.

Jimmy's Hall - Una storia d'amore e libertà


Cannibal dice: Pur apprezzando la “britannicità” in generale, non sono mai stato un fan di Ken Loach. Troppo neorealista e soprattutto troppo neofordiano per i miei gusti. Questo nuovo Jimmy's Hall dal trailer però mi ispira una discreta fiducia. E allora, tutti a ballare nella Jimmy's Hall. Basta che non invitiate anche Step Up Ford!
Ford dice: Loach è da sempre uno dei registi europei impegnati più amati al Saloon. Non sempre mi ha soddisfatto - si veda il troppo retorico Il vento che accarezza l'erba -, ma è riuscito anche a regalare vere e proprie chicche come My name is Joe o La parte degli angeli.
Questo nuovo Jimmy's Hall, quasi ottimista per i suoi standard, potrebbe rappresentare una sorpresa più che piacevole per i suoi sostenitori. Dunque, lo sosterrò ballando selvaggiamente sui piedi del Cannibale.

"Piuttosto che andare in macchina con Ford, giriamo tutti in bicicletta!"

Un gatto a Parigi


Cannibal dice: Pellicola francese del 2010 che agli Oscar 2012 aveva ottenuto la nomination agli Oscar come miglior film d'animazione e che arriva ora “leggermente” in ritardo sui nostri schermi. Non dovrebbe essere male e considerato il mio amore sia per i gatti che per il cinema francese potrei anche concederle una visione, però il rischio di trovarsi di fronte alla solita roba natalizia per bimbetti fordiani non è da escludere del tutto.
Ford dice: e per chiudere l'annata pessima della cinematografia italiana, ci si mette la pessima distribuzione italiana con le sue tempistiche fuori da ogni logica.
Per quanto mi riguarda, ho troppi recuperi in lista per recuperare anche questo.

Cat(niss) Kid verifica che in giro non ci siano tracce di Ford Dog.
Cenerentola
(da martedì 23 dicembre)


Cannibal dice: Carletto Verdone alla regia della versione cinematografica di un'opera lirica tratta dalla celebre favola?
Mi sa che qua qualcuno si è bevuto il cervello. E per una volta non è Ford.
Ford dice: Verdone a me è sempre stato simpatico.
Ma qui mi pare aver esagerato davvero. Neanche fosse quell'egomaniaco di Cannibal Kid.

"Merda, Ford e Cannibal hanno saputo del mio nuovo film!"
Paddington
(da giovedì 25 dicembre)


Cannibal dice: La vicenda di un orso che dalla giungla peruviana si trasferisce a Londra?
Cos'è, il film biografico dedicato a Ford? L'unica differenza che vedo è che lui si è trasferito a Lo...di e non a Londra.
Ford dice: vedrei meglio un bel documentario in stile Grizzly man con Cannibal divorato dal più grosso del branco, che questo ripescaggio dell'ultimo minuto e della fine dell'anno.
Dunque, affilo gli artigli e aspetto al varco il mio rivale per festeggiare come si deve l'ultima puntata della rubrica. Almeno fino all'inizio di gennaio.

Il Cucciolo Eroico immortalato in vacanza.

domenica 29 dicembre 2013

Ford Awards 2013: i film (N°30-21)

La trama (con parole mie): prosegue la cavalcata inesorabile verso le posizioni più alte della classifica dei migliori film del duemilatredici usciti in sala, con una decina di tutto rispetto che unisce agli effettoni dei grandi blockbuster d'autore più di un'irruzione nel Cinema d'essai più sfrenato. Autori con la A maiuscola che, in passato, sono riusciti ad ottenere anche posizioni decisamente più alte in occasione dei Ford Awards.


N°30: HITCHCOCK di SACHA GERVASI


Cominciamo questa seconda carrellata con una piccola chicca made in UK interpretata benissimo, girata con grande rispetto di un Maestro del Cinema e decisamente interessante nei risvolti umani che porta sullo schermo: un titolo che gli amanti di Hitchcock e della settima arte non possono farsi scappare, ma anche una possibilità per chi non mastica troppa autorialità di confrontarsi con un vero mostro sacro.

N°29: FACCIAMOLA FINITA di EVAN GOLDBERG e SETH ROGEN


Uno dei due grandi cult della commedia passati sul grande schermo nel duemilatredici è un sopra le righe, sguaiatissimo e sboccato calderone di metacinema ed autoironia divertentissimo dall'inizio alla fine, talmente trash da rasentare la genialità - un pò come l'apparizione fugace di Channing Tatum -.
Hollywood prende per il culo Hollywood. E alla grande.

N°28: LO HOBBIT - LA DESOLAZIONE DI SMAUG di PETER JACKSON


Secondo capitolo della trilogia tratta da Lo Hobbit che Peter Jackson sta via via trasformando in un complesso prequel de Il signore degli anelli: essendo, di fatto, una sequenza di raccordo, non raggiunge per me i livelli del primo film, eppure scorre via che è un piacere, regala un cliffhanger da serie tv ed anche un personaggio che resterà a lungo nella memoria, facendo concorrenza all'indimenticato Gollum, un'altra creatura prodigio della tecnica, lo Smaug del titolo.

N°27: COME UN TUONO di DEREK CIANFRANCE


Dopo avermi favorevolmente colpito con Blue Valentine, Cianfrance confeziona un'altra opera intensa e traboccante passione, imperfetta quanto la precedente eppure senza dubbio emozionante dal primo all'ultimo minuto. Qualche lungaggine di troppo - specie nella parte centrale - ma davvero un grande cuore.
Avercene, di film di formazione come questo.

N°26: PAIN&GAIN - MUSCOLI E DENARO di MICHAEL BAY


Per quanto possa suonare decisamente strano trovare a questo punto della classifica - ed in questa classifica - un film di Michael Bay occorre ammettere che Pain&Gain non solo rappresenta il suo lavoro migliore, ma anche la vera e propria sorpresa dell'estate duemilatredici. Una vicenda nerissima ed assolutamente reale raccontata come una commedia slapstick grondante sangue, con un The Rock mai così bravo.
Già cult fordiano.

N°25: IL PASSATO di ASGHAR FARHADI


Farhadi, autore dello splendido Una separazione, torna sul grande schermo con un'altra opera struggente pronta a raccontare la fine di una storia attraverso una serie di drammatici confronti che rischiano di spezzare due famiglie proprio nel pieno del loro tentativo di diventare una soltanto. Seppur non ai livelli del lavoro precedente ed un pò troppo europeo nello stile, siamo pur sempre dalle parti del grande Cinema.

N°24: PROMISED LAND di GUS VAN SANT


Van Sant, abbandonate le atmosfere algide dell'ottimo Restless, torna al dramma sociale raccontando una vicenda che avrebbe potuto narrare anche un Clint Eastwood, una storia semplice e toccante di quelle che riescono a tenere lontana la retorica di grana grossa per concentrarsi su una grande umanità.
Non sarà il Gus delle grandi occasioni, eppure è proprio quello che piace a me: sincero, diretto, di pancia. 

N°23: CLOUD ATLAS di ANDY e LANA WACHOWSKI e TOM TYKWER


La fantascienza, genere ostico e difficile per ogni autore che abbia una qualche ambizione di trasformarlo in un'esperienza memorabile per lo spettatore, ha regalato ottime sorprese nel corso di questa stagione cinematografica: una di queste è senza dubbio Cloud Atlas, ridondante e strabordante affresco targato Wachowski in grado di strabiliare con effetti meravigliosi ed emozionare neanche si fosse tornati nel pieno degli anni ottanta. Una controversa meraviglia capace di risvegliare le emozioni di un'epoca che fu passando dal futuro.

N°22: STAR TREK - INTO DARKNESS di J.J. ABRAMS


Altro giro, altro regalo per la sci-fi, che grazie a quel geniaccio di J. J. Abrams spolvera la sua componente action con un secondo capitolo del reboot di Star Trek ancora più coinvolgente e tirato del primo, in grado di legarsi a doppio filo alla serie di film originali senza snaturarne spirito e vicende.
Effetti e regia splendidi, ed un cattivo da brividi: il Khan di Benedict Cumberbatch, senza dubbio uno dei villains più interessanti degli ultimi dodici mesi.

N°21: SOLO DIO PERDONA di NICOLAS WINDING REFN




Non poteva mancare, nella classifica del meglio del duemilatredici del Saloon, uno dei registi più fordiani in assoluto, il Refn vincitore del Ford Award per il miglior film due anni or sono con Drive.
Solo dio perdona, accolto tiepidamente da pubblico e critica, è pura poesia per gli occhi, e seppur compiaciuto e decisamente troppo autoriale rispetto al suo illustre precedente, rappresenta una vera manna per chiunque ami il Cinema in una delle sue forme più pure, l'estetica, curata con una perfezione tale da farmi provare ancora una volta il brivido dei miei anni di sole proposte d'essai.


TO BE CONTINUED...


MrFord
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