mercoledì 17 maggio 2017

King Arthur - Il potere della spada (Guy Ritchie, USA, 2017, 136')




Ricordo bene il periodo in cui Guy Ritchie fece il botto, quando tra Lock&Stock e The Snatch molti erano pronti a proclamarlo una sorta di nuovo Tarantino, nel rispetto dello spirito sopra le righe del ragazzaccio di Knoxville che scomponeva il tempo di narrazione e giocava con i diversi generi: purtroppo, però, a prescindere dalle decisamente più limitate capacità di scrittura ed approccio, il buon Guy, al contrario di Quentin, ha finito per imborghesirsi, negli anni, e giocare sempre in casa fornendo al pubblico quello che il pubblico si aspettava da lui.
Niente di più, niente di meno.
Penso ai due Sherlock Holmes, più fumo che arrosto - per quanto piacevoli da vedere -, o a questo recente King Arthur, che pare una sorta di Robin Hood caciarone più che il ritratto di uno dei personaggi più sfaccettati ed interessanti della Letteratura anglosassone: ricordo ancora l'effetto che mi fece, pensando ai personaggi trattati, fin dalla prima visione, Excalibur di John Boorman, che affascinò e stimolò nel Ford bambino la curiosità del recupero del ciclo arturiano, lontano anni luce da questo "moderno" cocktail che pare shakerare Il signore degli anelli - clamorosamente scopiazzato nella battaglia che apre il film -, un pò di musica tradizionale che stimola lo spirito dei maschi alfa in cerca di un confronto, una rissa o un modo per mostrare i muscoli ed uno sviluppo talmente noioso da far apparire una cosa come il tanto criticato Macbeth dello scorso anno una vera e propria passeggiata.
Ritchie, da par suo, cerca di affiancare lo stile scanzonato e sopra le righe all'epicità della materia, senza riuscirci, poggiandosi sulle spalle dei due - sempre bravi e sempre fordiani - Jude Law e Charlie Hunnam, che paiono due fuoriclasse di una squadra di calcio abbandonati in campo senza una direzione nel corso di una partita destinata a finire nel peggiore dei modi.
Un peccato, considerata l'ispirazione di base, molti dei caratteristi e la possibilità di andare oltre a quello che ci si aspetterebbe da Guy Ritchie ma in una versione più seriosa e pesante rispetto a quella di un film di Guy Ritchie.
Ed un peccato anche per il Saloon ed i suoi abitanti, che hanno aspettato questo film quasi quanto Covenant ed ora si trovano a sperare che l'operato di Ridley Scott non sia così pessimo come si legge in giro per evitare di vedere bruciata la prima settimana di uscite interessanti da un paio di mesi a questa parte.
In qualche modo, pare quasi che Ritchie non abbia saputo che direzione dare al suo lavoro: si tratta di un blockbuster tamarro e casinaro o di un tentativo autoriale di modernizzare un charachter ed una saga splendidi per conto loro?
Ha più importanza l'utilizzo della CGI o delle sequenze ad effetto oppure l'epicità del dramma in stile Shakespeariano?
Le risposte, purtroppo, latitano dall'inizio alla fine, ed il risultato, più che una battaglia da ricordare, è una lotta per restare svegli senza pensare di essere finiti su una giostra già provata e riprovata mille volte, semplicemente ridipinta per apparire diversa.




MrFord




14 commenti:

  1. Mai piaciuto Ritchie purtroppo. E a mancarmi, purtroppo, sono proprio i primi film quelli più riusciti. Questo lo vedrò per parlarne male con cognizione di causa - gli Sherlock Holmes li metto e mi addormento, è matematico, anche se noiosi non sono -, ma spero di recuperarmi almeno The Snatch (anche perché mi tenta la serie TV). :)

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    1. Snatch, come Lock&Stock, vale la visione, poi Ritchie si è un pò troppo "patinato".
      Questo, più che altro, non sa dove andare a parare: filmone epico o baracconata?

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  2. Nuuuuuoooo, peccato cazzo. Un'occhiata gliela do sicuro ma già dal trailer mi sembrava una roba fin troppo tamarra (e se lo dico io..) avrei preferito un adattamento più realistico e storico
    ;)

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    1. Purtroppo non riesce ad essere storico, ma neppure tamarro. Non si capisce bene cos'abbiano voluto fare.

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  3. Per una metà regge abbastanza, poi diventa una palla mostruosa con un finale da videogioco, sto con le bottigliate ;-) Cheers

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    1. A me è sembrato una palla dall'inizio, ed il finale da videogioco davvero pessimo.
      Peccato.

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  4. Guy Ritchie non mi ha mai entusiasmato un granché, quindi il rischio è che potrei bottigliare questo suo nuovo film pure io.
    Considerando però che non ci credo assolutamente che possa essere più noioso di Macbeth, e in generale non credo a niente di ciò che dici tu Ford, questa recensione mi fa acquistare più fiducia persino in Ritchie. :)

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    1. Se dovesse piacerti, potremmo rischiare l'inversione dei ruoli! ;)

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  5. Continuiamo ad essere in disaccordo, insomma.
    Pur essendo poco tamarra, e temendo questa rilettura, mi ha intrattenuto ed esaltato a dovere. Veloce nella sua narrazione alla Guy Ritchie e con punte di profondità nel cercare di far pace con un passato che non si conosceva. Sì, anche se gli effettacci speciali e qualche trovata stilistica cozza troppo, direi che non sto con le bottigliate ;)

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    1. Forse hai visto un altro film: io che sono tamarro, l'ho trovato a tratti soporifero e a tratti davvero troppo videogame-style. Bruttino forte.

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  6. Curiosissima,spero sìa nelle nostre corde,visto che dell'aderenza storica non ce ne importa un accidenti XD

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    1. Anche a me importava poco, il fatto è che il film manca di un'identità precisa.

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  7. Sto davvero odiando le destrutturazione dei miti classici. Insomma, le odio quando diventano delle cafonate!

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    1. Il problema, in questo caso, è che non si tratta di una cafonata e neppure di un tentativo autoriale.
      Poco carattere, poco cuore.

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