domenica 14 maggio 2017

The survivalist (Steven Fingleton, UK, 2015, 104')




Nel grande oceano costituito dalla settima arte esistono i titoli popcorn, perfetti per le serate di stanca e per tutti i tamarri senza ritegno come il sottoscritto, e quelli d'essai, pane quotidiano per i radical chic e chiunque - me compreso, non crediate -, pensa di essere un gradino sopra la massa dei consumatori occasionali di Cinema.
Ma, come per la vita reale, tra il bianco ed il nero esistono molteplici sfumature di grigio che possono essere migliori o peggiori di quelle divenute famose grazie a romanzo e trasposizione dello stesso - in questo caso posso parlare solo per la seconda, inguardabile -, e che finiscono per solleticare il gusto di alcuni o finire nel dimenticatoio per altri.
The survivalist si tuffa senza guardare indietro in questo caos: il lavoro di Stephen Fingleton, animato da pretese assolutamente autoriali - dubito che il grande pubblico possa sopportare una prima parte come quella mostrata dal regista grazie al protagonista, il ruvido sopravvissuto interpretato da Martin McCann -, reso interessante da una riflessione forse non nuova ma efficace come quella dell'homo homini lupus e da un buon comparto tecnico ed una tensione che si fa sentire nonostante i ritmi dilatati, perde assolutamente terreno nel latitare della scintilla che, di norma, fa da spartiacque tra i titoli destinati a diventare, in una misura o nell'altra, cult e quelli che il pubblico perderà nei meandri della memoria.
A tratti decisamente derivativo e a tratti quasi irritante, The survivalist rientra alla perfezione nel novero dei titoli da Festival indie pronti a far gridare al miracolo qualche critico radical in erba ma che, al confronto con opere "di sopravvivenza", per l'appunto, rimaste nella Storia perde nettamente il confronto, mancando della potenza dei primi Malick - La rabbia giovane in questo senso è irraggiungibile -, dello spirito caustico di Romero con i suoi morti viventi ed anche del coraggio di portare avanti la vicenda o chiuderla con la sfrontatezza che ci si aspetterebbe quando si affronta un titolo che, sulla carta, dovrebbe essere non tanto senza speranza, quanto crudele come la Natura che, a volte, pone le sue creature di fronte a realtà tanto inevitabili quanto difficili da digerire.
A conti fatti, e visione a ventiquattro ore di distanza, non riesco ancora a trovare una ragione che possa aver guidato Fingleton nella realizzazione di questo film, un'esigenza, la voglia di raccontare una storia: pare più che il regista e sceneggiatore abbia voluto mostrare una sua versione del genere cercando di porsi un gradino sopra le tamarrate come tutti i cinefili che non intendono mischiarsi al mucchio selvaggio degli spettatori occasionali senza avere, però, il colpo di genio o le palle d'acciaio per distinguersi davvero.
In un grande oceano popolato da squali di qualsiasi dimensione come quello della settima arte, temo che Fingleton e The survivalist abbiano davvero poche chances di sopravvivenza.





MrFord





 

6 commenti:

  1. "Chiunque pensa di essere un gradino sopra la massa dei consumatori occasionali di Cinema."

    No Ford, solo i mega egocentrici come te. :D

    Questo film mi pare fatto di un tipo di radical-chicchismo poco chic e molto pane & salame, quindi mi sa che non potrei sopravvivere a una visione come questa. :)

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    1. Ahahah quindi mi stai dicendo di non ritenerti al di sopra di tutti i tamarri come me che adorano i film di botte anni ottanta? ;)

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  2. è un po' che non mi dedico ad un horror...
    però questo non so se faccia particolarmente al caso mio

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    1. Tecnicamente non si tratta di un horror, dunque direi di no. ;)

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  3. Aveva diviso anche me, come film. Ne avevo apprezzato più la regia, manieristica ma comunque affascinante e piena di poesia, meno la storia non così originale. Diciamo che superata la prima parte piuttosto lenta e soporifera, mi sono avvicinata ai personaggi e quindi al film stesso.
    Ma indimenticabile certo non è.

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    1. Ci sono cose interessanti, ma tutto scivola via tra noia e cose già sentite.
      Per me un film senz'anima.

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