Il mio nuovo periodo da "casalingo", per quanto impegnativo e minacciato all'orizzonte dall'ombra della disoccupazione, si sta rivelando una manna dal cielo per tutto quello che riguarda l'arricchimento emotivo e culturale: una bella pila di libri in attesa - per quando si può, come nel corso dell'ora di lezione di ginnastica artistica del Fordino del venerdì, ad esempio -, molte più serie tv, un ritorno al Cinema d'autore che negli ultimi mesi di lavoro era stato decisamente sacrificato in modo da avere serate più distensive e non a rischio di coma sul divano nel corso della visione.
Dunque, da Larraìn a Loach, ho potuto colmare alcune lacune accumulate nel corso della stagione, come l'ultima fatica di Pedro Almodovar, Julieta.
Per chi non lo sapesse, ho sempre amato il regista iberico, lontano come stile dai miei standard eppure in grado di riportare sul grande schermo quel pizzico di grottesco che la grande tradizione di un Maestro come Bunuel - uno dei registi più grandi di tutti i tempi - ha regalato alla settima arte: ci sono molte pellicole del Pedrone che nel corso degli anni hanno segnato profondamente il cuore di questo vecchio cowboy, da Carne tremula a Parla con lei, pronte a liberare il lato drammatico di un autore spesso legato anche alla commedia - esempio perfetto, lo splendido Donne sull'orlo di una crisi di nervi -.
Negli ultimi tempi, però, anche lui pareva essere caduto in quello stato di bollitura che coglie i registi nel momento in cui la necessità di raccontare una storia viene soppiantata da quella di essere necessariamente in sala come un nome su una locandina, e devo ammettere di aver avuto più di un dubbio rispetto alla visione di questo Julieta.
Fortunatamente per me, l'Almodovar qui presente è molto più simile a quello "classico", dei suoi film più riusciti ed intensi, e nonostante non ne raggiunga le vette, così come fu per La mala educacion porta sullo schermo una vicenda forte, calda, vibrante come l'emotività di un autore che trasuda passione come la terra dalla quale proviene: il racconto di Julieta, donna e madre, coraggiosa e fragile, ribelle ed arrendevole, è un altro tassello importante nella filmografia del regista, un altro percorso verso la rinascita che passa, inevitabilmente, attraverso una caduta, sesso liberatorio e prigioni sentimentali, sogni di vita ed incubi da provare sulla pelle, la provincia e la città, quello che eravamo e quello che siamo diventati.
Onestamente, sono stato davvero felice di farmi massaggiare ancora una volta dall'Almodovar più puro, dimenticando in questo modo scivoloni come Gli amanti passeggeri o La pelle che abito, e ricordando invece quelle che sono le certezze della sua produzione: certo, i vecchi fan come il sottoscritto non potranno considerare Julieta più di un gran bell'amarcord dei tempi andati, ma per chi non conosce ancora questo nome importante per il Cinema europeo potrebbe essere un ottimo inizio ed un veicolo niente male per solleticare la curiosità di ripercorrere la carriera del Pedrito, tornato a dimostrare di avere ancora qualcosa da raccontare e di saperlo raccontare con l'intensità che solo le più struggenti storie d'amore - e quella tra genitori e figli lo è, indubbiamente - possono garantire anche ai cuori più aridi.
E se la via che conduce a quello che potrebbe essere un nuovo inizio passa attraverso cadute, risalite, impennate e ferite, poco male: in fondo, è questo che accade nella vita.
E da queste parti, si è sempre pronti ad afferrarla e stringerla.
In questo senso, spero che possa essere lo stesso anche per Julieta.
E penso lo speri anche Almodovar.
MrFord
La prima parte mi ha affascinato moltissimo, ma nel finale - con una lettera che è troppo improvvisata per tirare le fila, con il solito cenno all'omosessualità di un personaggio che mi è parso veramente inutile - sta la delusione. Piaciuto a metà.
RispondiEliminaBeh, non è certo all'altezza dei suoi primi lavori, ma comunque li ricorda, e questo a me è andato più che bene.
EliminaQuando l'ho visto, ho avuto anch'io sensazioni positive. Ma a distanza di qualche mese, scopro che questo film non mi ha lasciato praticamente nulla, mentre invece "La pelle che abito" ce l'ho ancora scolpito indebilmente nella memoria...
RispondiEliminaPurtroppo, invece, io de La pelle che abito avevo letto prima il romanzo, e il film mi deluse abbastanza. Molto meglio questo.
EliminaTanta curiosità ma di Almodovar in realtà non ho visto praticamente nulla...dici che proprio da qui si potrebbe cominciare?Ho guardato donne sull'orlo...100 anni fa,non me lo ricordo affatto :/
RispondiEliminaQuesto ricorda i suoi classici, ma se dovessi consigliarti tre film suoi ti direi Parla con lei, Carne tremula e Tutto su mia madre.
EliminaUn ritorno alle origini per Pedro ma che non mi ha convinta del tutto, troppi drammi, poca emozione e soprattutto un finale tagliato di netto. Aspetto il sequel ;)
RispondiEliminaA me il finale tagliato, invece, è piaciuto, anche se non siamo all'altezza del Pedro dei bei tempi. :)
EliminaAl Fordino fai fare ginnastica artistica?
RispondiEliminaMa povero bambino! :)
Non posso dire di essere un fan dei vecchi film di Almodovar, semplicemente perché non li ho visti, però sull'Almodovar recente (purtroppo) siamo d'accordo: dopo quelle vaccate di La pelle che abito e Gli amanti passeggeri ha finalmente sfornato un buon lavoro.
Sul finale del film non hai detto niente?
Non ti è sembrato un po' radical-chic? ;)
Ahahah così comincia a fare sport, e prima dei cinque/sei anni si può solo far fare piscina e ginnastica artistica, e ovviamente l'abbiamo mandato a provare entrambi. Comunque appena inizierà arti marziali gli darò la tua foto da appendere al sacco. ;)
EliminaPurtroppo noto che siamo in linea almeno sull'ultimo Almodovar: speriamo tu non veda quello vecchio! :)
E il finale, radical o no, mi è piaciuto.