venerdì 10 settembre 2010

Compagni di scuola

Nella serata "di recupero" di ieri - giunta dopo una settimana a ridosso delle novità - si è verificata una condizione particolare per casa Ford: le due pellicole passate sul nostro schermo erano una prima visione per il sottoscritto ed una "revisione" per Julez che, al contrario, è normalmente iniziata dal sempre pronto James a nuove esperienze cinematografiche che spesso terminano in sonore dormite davanti al televisore, specie quando cerco di propinarle titoli d'essai poco avvezzi al ritmo serrato.
Compagni di scuola, a detta di molti critici il miglior film di Verdone regista, lascia da parte la comicità macchiettistica tipica della maggior parte dei lavori del cineasta romano per celebrare, in qualche modo, la fine - solo apparentemente divertente, e spesso tristemente drammatica - degli anni ottanta e della sua generazione "d'oro".
Verdone recupera un modello che ha fatto la storia del cinema americano - Altman docet - e trasforma questa amara commedia in un film corale che incrocia i destini di un'intera classe di ex compagni che si ritrovano, invitati dalla ricca Federica, a fare il punto della loro vita quindici anni dopo la fine delle scuole superiori.
Come io stesso ben so - non manca poi molto al momento in cui anche io avrò lasciato quindici anni di distanza dal fatidico giugno millenovecentonovantotto - non sempre le reunion con vecchie conoscenze possono portare qualcosa di positivo, per se stessi o per gli altri, e a discapito delle apparenze, o delle finte curiosità, possono scoprire scheletri scomodi nell'armadio di chiunque abbia passato insieme un periodo così delicato della vita - dicesi adolescenza -.
Gli esempi del povero Fabris - bersagliato dai compagni a causa del suo tracollo fisico - e del senza vergogna Ciardulli - finta celebrità alla ricerca di soldi che troverà la sua personale vendetta nella rivalsa contro Santolamazza -, in questo senso, sono terribili nella loro involontaria comicità.
Ma il vero salto di qualità della pellicola, nonchè personaggio che ogni attore vorrebbe interpretare una volta letto un copione come questo, è dato da Valenzani, unico, vero "realizzato" dei compagni di scuola, uomo di potere in tutto e per tutto capace di mostrare il vero aspetto dello stesso, assumento i connotati di una neppure troppo velata critica agli uomini di governo - italiani e non -.
Il burinissimo Finocchiaro, cinico e parecchio stronzo, appare come uno scolaretto a confronto dell'onorevole Valenzani, in una perfetta sintesi fra classe dirigente e popolo.
Un'opera notevole per il Cinema italiano di allora, frastornato dalle prime ondate di quelli che diverranno, nel corso degli anni novanta, i cinepanettoni.
Certo, non stiamo parlando di America oggi o di Un matrimonio, e il modello americano è ben lontano, ma Compagni di scuola resta un'onestissimo buon lavoro che associo, come Regalo di Natale di Avati, ad un momento in cui, anche in Italia, l'idillio con l'ottimismo degli anni "da bere" stava giungendo al termine.
In questo senso, l'inesorabile declino del Patata, interpretato dallo stesso Verdone, è un esempio perfetto di quella che è stata un'epoca forse presa un pò troppo in velocità dai suoi protagonisti, come una curva giusto quel tantino troppo stretta: c'è chi è uscito, chi si è perso, chi è morto, chi è andato avanti e chi non si sa dove finirà.
Forse, per avere una risposta, occorrerebbe chiedere a Verdone e compagni.

MrFord

"Gli anni d'oro del grande Real,
gli anni di Happy days e di Ralph Malph,
gli anni delle immense compagnie,
gli anni del tranquillo siamo qui noi."
883 - "Gli anni"

3 commenti:

  1. Io ci avrei recitato volentieri in un film così. Mi sa che quello è il mio metro di giudizio... Boh?

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  2. anche per me il miglior verdone, almeno tra i suoi che ho visto. un film in cui si ride molto, e molto amaro

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  3. Io lo metto a pari merito con Un sacco bello, che è nel mio cuore dai tempi del calzino nel pacco e della spada de foco.
    Grandi Ghini, Benvenuti e DeSica, nonostante quello che hanno fatto dopo.

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