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venerdì 11 marzo 2016

The end of the tour

Regia: James Ponsoldt
Origine: USA
Anno: 2015
Durata: 106'






La trama (con parole mie): quando, sul finire del duemilaotto, David Lipsky, scrittore e giornalista, riceve una telefonata attraverso la quale apprende della morte per suicidio di David Foster Wallace, torna con la mente ai cinque giorni di intervista che Rolling Stones gli concesse nell'inverno del novantasei, quando sia lui che lo stesso Wallace erano ancora giovani ed instabili ed Infinite Jest, romanzo che consacrò lo stralunato Foster, era stato appena lanciato, osannato dalla critica e portato alla ribalta anche dal pubblico.
Il rapporto costruito dai due David nel corso di quell'intervista, compiuta nel corso degli ultimi giorni del tour promozionale del romanzo, segnerà profondamente le anime di entrambi, e lascerà un ricordo indelebile di un viaggio prima vissuto che compiuto, pronto a diventare, proprio a seguito dell'ondata di ricordi, un libro firmato dallo stesso Lipsky in memoria dell'amico scomparso.











Se non di nome o di fama, o a seguito della notizia del suo suicidio - che ricordo più che altro per l'aura di autore leggendario che già lo circondava -, non conosco per nulla David Foster Wallace.
Non ho mai seguito la sua carriera, e non ho letto alcun suo lavoro.
La visione di The end of the tour, dunque, è arrivata a mente fresca, senza alcuna aspettativa o pregiudizio "del giorno prima".
E, prima ancora di parlare del film o della sua realizzazione, posso assegnare allo stesso un grande merito: prima ancora di solleticare la voglia di recuperare Infinite Jest - che, comunque, ho immediatamente pescato in formato ebook - The end of the tour mi ha messo addosso una gran voglia di scrivere.
Certo, non è affatto detto che questo si traduca in qualcosa di concreto - in fondo ho sempre nel cassetto il famoso romanzo che sono anni che intendo pubblicare online, e nel frattempo ho iniziato ed abbandonato almeno altri tre o quattro progetti -, ma il brivido che scuote chiunque sia abituato a buttare "su carta" i propri sentimenti e pensieri quando si pensa anche solo alla lontana di mettersi al lavoro già di suo assume un valore comunque importante.
Ad ogni modo, a prescindere da quelle che sono e saranno le mie scelte in ambito letterario, devo ammettere di essermi molto volentieri lasciato travolgere da questo road movie dal sapore molto indie che, più che raccontare la ribalta del David Foster Wallace scrittore di culto mondiale, porta sullo schermo la storia di un'amicizia atipica che rimbalza tra l'invidia di Lipsky delle doti e del talento di Wallace e quella di Wallace per la spigliatezza di Lipsky, decisamente più abile di lui nel destreggiarsi nel mondo e nei rapporti sociali.
In questo senso il lavoro di James Ponsoldt riesce a rendere molto bene l'idea del disagio che perfino un genio è in grado di provare nel momento in cui si sente fuori posto in qualsiasi contesto che non sia quello scelto e dominato dalle proprie stranezze e ritmi, quasi soffrisse di una versione solo emotiva di autismo che finisce per indurlo ad essere percepito come un matto da prendere come una mascotte, un furbo dalle mille pose o, più semplicemente, un mezzo sciroccato, finendo divorato da fama e talento prima che davvero lo si possa percepire per quello che è.
La cosa più interessante pronta ad uscire dal film, però, è data dal fatto che non sembra che la condizione di divinità della Letteratura contemporanea di Wallace sia necessaria per provare un certo tipo di disagio o sentimenti, e di quanto, a volte, la natura umana sia in grado di farci del male o di renderci piccoli e meschini o grandi e altruisti grazie a semplici sfumature pronte a perdersi di fronte ad una Natura - quella vera - che appare sempre troppo grande per noi e tutto quello che facciamo su questa Terra - splendido, in questo senso, il momento di silenzio di fronte al paesaggio innevato prima della partenza di Lipsky -.
Ma a prescindere dall'atmosfera indie stile Sundance nella versione che piace al sottoscritto, dalle buone prove di Segel ed Eisenberg - il primo supera il secondo, sempre un pò troppo uguale a se stesso -, dall'idea che il confronto ed il viaggio hanno il potere di costruire sempre qualcosa, nonostante eventuali apparenze distruttive, sarò per sempre grato alla pellicola di Ponsoldt per una sequenza in particolare, nel corso della quale Wallace spiega a Lipsky, la sera prima della sua partenza, quello che è da sempre il disagio della sua esistenza, quasi fosse un'anticipazione di quello che si tradurrà nel suo suicidio dodici anni più tardi: "un dolore spirituale più forte di qualsiasi dolore fisico tu possa provare", la sensazione di trovarsi in palazzo in fiamme e pensare che la soluzione migliore e preferibile a quella che ci circonda sia il salto nel vuoto - un'immagine, tra l'altro, che rievoca quelle dell'undici settembre -, il dubbio di avere avuto un'intuizione più profonda e geniale rispetto al resto del mondo ma, allo stesso tempo, la consapevolezza di avere qualcosa in meno del mondo stesso che impedisce di vivere non tanto secondo le sue regole, ma di goderne come gli altri.
Per una persona ingorda ed affamata di vita come il sottoscritto, frasi di questo genere appaiono lontane anni luce, e forse difficilmente comprensibili, eppure sono riuscite, per un momento, a farmi pensare da un'altra prospettiva alla scelta compiuta poco più di un anno fa dal mio amico Emiliano: forse anche lui, pur non avendo mai scritto un best seller osannato dalla critica, si sentiva prigioniero dello stesso palazzo in fiamme di David Foster Wallace, o di uno tremendamente simile.
E come Lipsky con il grande autore, io sono contento di aver viaggiato e vissuto con il mio amico.
Anche perchè non ci sarà mai nessun romanzo, film o opera in genere in grado di sostituirsi davvero alla vita.





MrFord





"Cause the love that you gave that we made wasn't able
to make it enough for you to be open wide, no
and every time you speak her name
does she know how you told me you'd hold me
until you died, till you died
but you're still alive."
Alanis Morissette - "You oughta know" - 






giovedì 18 aprile 2013

Thursday's child

La trama (con parole mie): altra settimana di uscite ed altra settimana di profonda desolazione. Poco altro - o quasi - da dire, purtroppo per tutti noi cinefili e spettatori.
Fortunatamente ci sono sempre le Blog Wars a tirarci su il morale. E i continui battibecchi tra il sottoscritto e Peppa Kid.

"Quello è il Cannibale!? Lo centro al primo colpo!"
Scary Movie 5 di Malcolm Lee


Il consiglio di Cannibal: Ford sì che è Scary
Io sono un patito dei film parodia. I primi due episodi della serie di Scary Movie sono fantastici e con gli altri due ho riso progressivamente sempre meno, ma ho comunque riso. Però adesso mi sa che stanno raschiando il fordo. Già in giro c’è il penoso Ghost Movie, ora pure qui si prende di mira la serie di Paranormal Activity, iniziata nel 2007…
Non è che sono arrivati un pochino in ritardo con ritmi che ricordano le lumache fordiane?
Il consiglio di Ford: Scary Cinema.
Ho sempre guardato con sospetto a robetta come questa, e normalmente quando voglio farmi quattro risate preferisco buttarmi su Kevin Smith, Edgar Wright o qualche tamarrata anni ottanta, piuttosto che sciropparmi cose di questo genere.
Lascio dunque felicemente tutto il pacchetto teen a Peppa Kid, che di certo ne sarà più felice.

Il volto dello spettatore medio al cospetto della recente programmazione italiana.
Attacco al potere - Olympus Has Fallen di Antoine Fuqua


Il consiglio di Cannibal: Ford has fallen, ma lo sapevamo già
Ucci ucci, sento odore di fordianucci. Questo Olympus Has Fallen mi sa tanto di roba un po’ action, un po’ politica, un po’ tanto fordianata. In una settimana tragica come questa può anche apparire come una cosa quasi decente, ma si può evitare comunque tranquillamente. Anche perché un attacco a Ford è molto più divertente di un Attacco al potere.
Il consiglio di Ford: Cannibal has fallen at the end of the Blog War.
Fuqua è un tamarro patinato di quelli da manuale, dunque già parte con un discreto vantaggio, qui al Saloon.
Come se non bastasse, quest'ammmereganata mi pare una versione ipertrofica e cinematografica di un episodio di 24, in bilico tra attacchi al Presidente, Nord coreani impazziti - questa cosa clamorosamente vicina al vero - e sparatorie come se piovesse.
In un periodo di magra come quello che stiamo attraversando, potrebbe quantomeno divertire e lasciare libero il rutto in una serata senza pretese.

"Non preoccuparti, ci penso io a portarti in salvo dal Coniglione!"
Nella casa di Francois Ozon


Il consiglio di Cannibal: (non entrate) nella casa di Ford
Ozon è un regista discontinuo ma comunque interessante e il cinema francese recente è spesso interessante, a parte alcune pellicolette importate in queste settimane dai nostri distributori soltanto per convincerci del contrario.
Questo misterioso Nella casa si preannuncia quindi con una gran facilità come il film della settimana. E attenzione perché potrebbe essere una delle poche piacevoli sorprese dell’ultimo periodo. Per trovarne invece qualcuna di spiacevole, il consiglio è quello di avventurarsi nella casa cinematografica (?) di Ford: WhiteRussian. Ma attenti a quello che potrete trovare al suo interno!
Il consiglio di Ford: attacco alla casa (o al Casale) del Cannibale
Ozon, che nel corso degli anni a volte mi sono ritrovato ad amare ed altre a trovare fastidiosamente radical chic, nel deserto penoso di questi ultimi mesi di uscite potrebbe rappresentare una vera boccata d'acqua fresca in attesa di tempi migliori.
Film della settimana con ogni probabilità, in grado di mettere d'accordo perfino i due antagonisti più antagonisti della blogosfera reduci del primo round di una selvaggia Blog War.

Il vecchio Ford e Peppa Kid nel pieno di una delle loro pause di riflessione.
Passione sinistra di Marco Ponti


Il consiglio di Cannibal: passione sinistra, e non si parla di quella di Ford per il wrestling o per il brutto cinema e nemmeno di quella per il brutto cinema con attori wrestler
Questo Passione sinistra sembra piazzarsi nel filone innocuo della commedia italiana a tematica vagamente politica. Solito scontro tra stereotipi sulla destra e sulla sinistra che potrebbe regalare anche qualche risata (1 o 2, non di più), però il regista e sceneggiatore è Marco Ponti, quello del caruccio Santa Maradona, e quindi potrebbe anche essere uno dei pochi film italiani degni di una (mezza) visione degli ultimi tempi. Niente di imperdibile, comunque, al contrario della doppia Blog War su attori/attrici attualmente in corso tra me e Ford. Molto più intrigante di qualunque sfida tra sinistra e destra.
Il consiglio di Ford: passione sinistra, ovvero quella che Peppa Kid condivide con Lars Von Trier per le fighe di legno.
Ricordo i tempi dell'uscita in sala di Santa Maradona, ormai più di una decina d'anni fa, quando si pensava che Marco Ponti sarebbe stato un volto nuovo e convincente del Cinema italiano. Poi sono arrivate cose trascurabili come A/R - Andata e ritorno e l'inevitabile declino, culminato con questo Passione sinistra, che mi attira più o meno quanto un consiglio in fatto di donne del Cannibale.
Lascerò, dunque, che sia lui a sciropparselo in attesa di tempi migliori - che comincio a dubitare arriveranno mai -.

"Ora chiamo er Bufalo e je faccio sistemare Katniss Kid!"
Sono un pirata, sono un signore di Eduardo Tartaglia


Il consiglio di Cannibal: Ford è un pirata, ma non un signore
Giorgia Suina, ehm Surina e Francesco Pannofino in una commediola che si direbbe una sorta di anti-cinepanettone. Anche se poi magari naufraga dalle parti del vero cinepanettone…
Io che sono un signore, lascio a quel pirata di Ford il piacere di scoprirlo!
Il consiglio di Ford: Ford è un pirata, Cannibal Kid una signorina
Non contenti di proporci Passione sinistra, i distributori italiani confezionano un bel regalo per noi spettatori proponendo l'ennesima inutile commedia con il sempre più presente Pannofino, che da idolo in Boris sta cominciando a diventare troppo presente ed indigesto.
Rimbalzo dunque ogni tentativo di Peppa Kid di lasciare che sia io a sciropparmelo e rigiro a lui la patata bollente. Ammesso che così si possa chiamare questa roba bollita già in partenza.

"Dici che Ford e Cannibale ci bottiglieranno?" "Secondo me di sicuro!"
Sheer di Ruben Mazzoleni


Il consiglio di Cannibal: sheer potrebbe non essere una shiit
Sul sito MYmovies sotto il titolo Sheer si specifica: “Il nuovo film di Ruben Mazzoleni.”
Al che mi sono chiesto: “Sti cazzi, esce un nuovo film di Ruben Mazzoleni e nessuno mi dice niente?”
Poi dopo qualche secondo ho realizzato: “Ma chi cazzo è, Ruben Mazzoleni???”.
Girato a New York con stile Sundance, devo dire che guardando il trailer non sembra manco un film italiano. Infatti è una produzione americana e di italiano c’è solo il regista, un caso di cervello in fuga dal nostro paese.
Il caso di Ford invece è diverso: quello è solo un cervello fuggito dalla sua testa, non dall’Italia…
Il consiglio di Ford: New York, sola andata.
Per quanto il trailer della nuova, "attesissima" pellicola di Ruben Mazzoleni - ma chi sarà mai, poi!? - non sia da buttare come ci si aspetterebbe, non credo proprio che i pochi che tenteranno la visione si troveranno di fronte la rivelazione del momento.
Anzi, ci sono buone probabilità che tutto finirà in una tempesta di bottigliate.
Considerato l'andazzo delle uscite, preferisco fare finta di nulla e recuperare qualcosa di vecchio e decisamente più valido - almeno sulla carta -.

"Basta bere leggero. Ora ti offro un White Russian come si deve!"
Il ministro - L’esercizio dello Stato di Pierre Schoeller


Il consiglio di Cannibal: se fossi un ministro eviterei di fare uscire film del genere
Se Nella casa sembra un film francese di quelli da non perdere, questo figura invece tra quelli che se uno si perde non succede niente. Come i post di Ford che ormai sono uno la replica dell’altro. Eh cambia un po’ reportorio, Jimmy Bobo Ford!
Il consiglio di Ford: L'esercizio del Saloon consiste nel prendere spesso e volentieri a bottigliate il Cannibale.
Sono davvero sconvolto del fatto che, ultimamente, oltre ad una qualità infima delle uscite, ci ritroviamo a dover fare il conto con un numero di proposte esageratamente alto, tanto da farmi rimpiangere i tempi in cui si poteva far parlare di bei film perfino al mio antagonista, mentre al momento ci siamo ridotti a stuzzicarci tra noi per evitare di pensare alle alternative dei distributori.
Se continua così, dovremo inventarci una Blog War a settimana per mantenere alto l'umore.

"Ford, tieniti pronto: entro qualche secondo oscureremo Pensieri Cannibali!"

Treno di notte per Lisbona di Bille August
 
 
Il consiglio di Cannibal: no no no (tre-no)
Film svizzero-portoghese dal cast di alto livello: Jeremy Irons, Melanie Laurent, Charlotte Rampling, Christopher Lee, Bruno Ganz, l’ottimo Jack Huston di Boardwalk Empire. Si preannuncia piuttosto interessante…
Poi ho visto il trailer e mi ha messo addosso una tristezza infinita e mi sono chiesto: “Dove sono capitato? A Lisbona o su WhiteRussian?”.
Il consiglio di Ford: invece di andare al Cinema, prendete un low-cost e andate a Lisbona, che merita!
Saltando a piè pari un titolo che pare noioso perfino per un esperto di film noiosi come il sottoscritto, prendo questo spazio per darvi un consiglio turistico: se potete, fatevi un bel weekend a Lisbona, una città fantastica, decadente e torbida come solo i grandi porti sanno essere. Sarà un'esperienza che vi ricorderete tutta la vita.

Katniss Kid ed il vecchio Ford al momento di impaginare la rubrica.
 Nina di Elisa Fuskas


Il consiglio di Cannibal: nein
Non tutti i film italiani vengono per nuocere. O forse sì?
Nina dal trailer non pare nemmeno una ciofeca assoluta e poi c’è Diane Fleri che con quel neo sulla faccia e con il suo accento franscese a me fa impassire!
Non credo sarà ‘na roba imperdibile, però il cinema italiano recente ci ha proposto ben di peggio…
Il consiglio di Ford: Ni-No.
Affrontare questa rubrica ormai divenuta interminabile sta diventando un'impresa per la quale neppure le forze congiunte del sottoscritto e del Coniglione potrebbero bastare: e sempre più spesso, anche quando i film proposti non sembrano poi completamente da buttare, non ci sono altre energie se non quelle che permettano di passare oltre e sperare per il meglio in occasione del weekend successivo.

"Quante volte devo ripetertelo, Cannibal!? Con te non ci esco!"
Razzabastarda di Alessandro Gassman


Il consiglio di Cannibal: si parla per caso della razza fordiana?
Esordio alla regia del raccomandato Alessandro Gassman, che già non mi è mai piaciuto come attore, mi sa tanto di porcheria finto autoriale o, per dirla con snobistiche parole fordiane: radical-chic.
Gassman avrà girato il suo personale L’odio e riuscirà a smentirmi?
Faccio il bastardo e dico che ne dubito…
Il consiglio di Ford: razzadiscellerati, questi distributori.
Alessandro Gassman, che si può tranquillamente sognare di poter essere all'altezza del padre, fa il suo esordio dietro la macchina da presa con un film che mi pare più radical chic perfino dei consigli del mio antagonista.
Secondo voi preferirò cimentarmi con questa visione o passarmi una serata con il Fordino?

"Peppa, tu e Ford dovete stare molto attenti, quando sparate i vostri giudizi senza capo ne cosa a proposito di Cinema italiano!"
Bomber di Paul Cotter


Il consiglio di Cannibal: bombardiamo tutti Ford!
Ma Bomber non è il film con l’idolo fordiano Bud Spencer e l’idolo cannibale Jerry Calà?
No, si tratta di un film britannico addirittura del 2009 che racconta di un ottantenne (interpretato dalla rivelazione Mr. James Ford al suo esordio come attore) che vuole tornare in Germania.
Non si sa bene perché abbiano deciso di distribuirlo solo ora, comunque mi sa che di libide in questo film e più in generale in questa settimana ce ne sarà ben poca.
Il consiglio di Ford: andatevi a recuperare Bomber, quello vero.
L'unico merito di questo recupero inspiegabile dei distributori è stato quello di stimolare la voglia di recuperare quello che è stato uno dei cult assoluti della mia infanzia, nonchè, forse, il più bello tra i film con il mitico Bud Spencer.
Dunque fingerò che sia stato quello ad uscire, ed approfitterò per un post-amarcord in proposito.

Bud Ford e Jerry Kid.

giovedì 23 agosto 2012

Un'ora sola ti vorrei

Regia: Alina Marazzi
Origine: Italia
Anno: 2002
Durata: 55'




La trama (con parole mie): Alina Marazzi, figlia di Luisa Hoepli, una degli eredi del noto editore, ripercorre attraverso filmini di famiglia e di repertorio la tormentata esistenza della madre dall'infanzia agiata agli anni della Seconda Guerra Mondiale, dal matrimonio alla nascita dei figli fino al progressivo incedere della depressione che la portò alla morte ancora giovanissima.
Un album di ricordi che passa attraverso le parole e gli scritti della stessa Luisa, ai suoi racconti, alle gioie e al dolore della crescente consapevolezza di non poter più rimanere accanto ai suoi cari.
Un confronto generazionale ed affettivo che guarda nello specchio di chi ci ha dato la vita per ritrovare la sua presenza e comprendere la nostra.




A volte confrontarsi con un libro, un disco o un film che hanno profondamente segnato una persona che ha avuto un ruolo importante nella nostra vita diventa quasi più impegnativo di quanto potrà mai esserlo la visione - in questo caso -: Un'ora sola ti vorrei è stato un passo di questo genere.
Pellicola celebratissima dalla critica e soprattutto qui a Milano benvoluta anche dal pubblico - non solo di nicchia -, l'opera di Alina Marazzi è un piccolo gioiellino di ricostruzione e sintesi ma soprattutto grande capacità di narrazione dei sentimenti.
Senza troppo indugiare - anche se la tecnica lo meriterebbe - sull'operazione praticamente filologica portata a termine dalla regista rispetto a tutto il materiale raccolto e legato alla figura di sua madre - filmini amatoriali di famiglia, immagini di repertorio, fotografie, diari e lettere -, il vero cardine della produzione è rappresentato dal totale coinvolgimento emotivo della ricerca e dal confronto tra la Marazzi ed una madre scomparsa troppo presto perchè l'autrice, ormai divenuta donna, potesse pensare di considerarlo un vero e proprio rapporto.
Ma Un'ora sola ti vorrei non è soltanto un'operazione biografica, il bisogno di celebrare una figura fondamentale come quella della propria genitrice ed al contempo specchiarsi in lei, e confrontarsi con tutto quello che è stata la sua vita: è una celebrazione del concetto di maternità che mi ha ricordato addirittura la poesia del Capolavoro di Sokurov Madre e figlio, un momento di riflessione sulla nostra natura e sul fatto che non sarà mai possibile, per quanto l'amore possa costruire legami unici e forti, poter essere in condizione di far conoscere davvero tutto di se stessi agli occhi degli altri.
In questo senso, restano impresse nel cuore le lettere struggenti di Luisa al marito, legate ai sensi di colpa per essere crollata senza poter crescere i loro figli e all'amore che, al contempo, è in grado di allontanarla e renderla quasi un'unica anima con lui, e la volontà non sempre sostenuta dall'equilibrio di stare accanto ai suoi bambini, Alina ovviamente compresa.
Trovandomi in un'età in cui idealmente - fatti concreti della vita oppure no - si è come a metà strada tra l'essere genitori e l'essere figli, una visione come questa ha a suo modo del miracoloso, perchè legata a riflessioni profonde, a sentimenti che ci legano e legheranno sempre a chi amiamo, alla nostra famiglia, eppure lasciano a volte spazio a solitudini impossibili da condividere con anima viva: chi sono stati - o chi sono - i nostri genitori? Cosa non abbiamo conosciuto di loro? Quali problemi, dubbi, insicurezze celavano dietro il loro fare affettuoso o severo?
E come ci rapporteremmo a loro per come siamo ora? Cosa vorremmo raccontare? Quali consigli vorremmo sentirci sussurrare, stretti in un abbraccio che desidereremmo non finisse mai?
Eppure, nonostante la molta disperazione e le ferite che una visione di questo genere può riaprire nell'audience, la speranza non abbandona mai l'occhio e la voce di Alina, che nelle parole di Luisa diventa madre e figlia, amica e confidente, testimone e nuova protagonista di una storia che non può finire, e non finirà. Perchè se Luisa è finita "sotto la ruota", se non ce l'ha fatta, resta innegabile la realtà dell'esistenza di questa sua figlia sensibile e forte, materna e decisa, che trova il coraggio di scavare nei fantasmi della madre ed uscirne come chi ha conquistato una nuova parte di sè.
Spero davvero che la persona che mi ha portato a scoprire finalmente questa piccola meraviglia possa intraprendere un viaggio di questo genere, riscoprire se stessa e chi ha perduto come se, in realtà, non fosse mai stata sola.
Perchè, in fondo, è proprio così.


MrFord


"Io che non so scordarti mai
per te darei la vita mia
per dirti quello che non sai...
Un'ora sola ti vorrei
io che non so scordarti mai
per dirti ancor nei baci miei
che cosa sei per me."
Fedora Mingarelli - "Un'ora sola ti vorrei" -


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