Regia: Michael Radford
Origine: USA
Origine: USA
Anno: 2011
Durata: 102'
La trama (con parole mie): un viaggio nell'esistenza di Michel Petrucciani, uno dei più grandi pianisti jazz di tutti i tempi, nato in un piccolo villaggio francese con una malattia genetica che lo rese fragile e quasi fanciullesco nell'aspetto e che non fece che accentuare la grande voglia di vivere e bruciare la candela dai due lati dell'artista.
Dalle prime note suonate in famiglia ai concerti in tutto il mondo, dagli eccessi legati ad alcool e droghe alle avventure sentimentali, Petrucciani è raccontato dalle persone che più l'hanno amato, che gli sono state vicine e che hanno sofferto per lui, che l'hanno visto brillare ogni volta che sedeva ad un pianoforte ed iniziava a suonare ed hanno perso un riferimento quando, a soli trentasei anni, l'artista di è spento a New York, nel 1999.
Una cronaca intensa e non priva di ombre di uno dei grandi volti del jazz, primo non americano a conquistare incondizionatamente musicisti e platee oltreoceano.
Nonostante abbia passato gran parte della post adolescenza lavorando in negozi di dischi sfruttando gli stessi per ampliare il più possibile la mia cultura musicale spaziando praticamente in tutti i generi, conoscevo Michel Petrucciani solo di nome, colpevole di averlo clamorosamente snobbato ai tempi di Virgin e dell'apice del mio radicalchicchismo musicale - fortunatamente superato, come quello cinematografico - a causa dell'enorme successo che ebbero i suoi album nel periodo appena successivo alla morte, avvenuta all'inizio del novantanove, che lo resero un fenomeno di massa nonostante si trattasse di un artista assolutamente lontano dalle logiche di mercato - come tutto il jazz, del resto - al quale continuavo a preferire i Classici come Monk, Miles Davis o il mio personale favorito, Charles Mingus.
Grazie, invece, a mio fratello, ho potuto riscoprire la figura certamente leggendaria di questo incredibile musicista, dotato di una tecnica quasi oltre l'umano ed afflitto da una patologia genetica che lo costrinse ad una vita certamente non semplice, seppur lui continuasse a sottolineare il contrario - "Vorrei potervi dire che sto male, che soffro o che la mia esistenza è un inferno, ma non è così: giro il mondo, ho donne e denaro, vivo ogni giorno fino in fondo" -, l'osteogenesi imperfetta, che oltre ad ossa terribilmente fragili porta in dono una statura ben oltre il nanismo e malformazioni dovute alle reiterate fratture.
Il documentario di Michael Radford - noto più per Il postino e Il mercante di Venezia, pellicole di fama internazionale - si concentra sulla figura di Petrucciani filtrata attraverso filmati di repertorio e racconti di amici, compagni di palcoscenico, conoscenti e mogli, regalando al pubblico un ritratto sentito e mai troppo retorico di uno dei più grandi musicisti di fine novecento, nato in un piccolo villaggio della campagna francese e giunto a conquistare il mondo con il suo talento, fiero di aver vissuto più dell'idolo Charlie Parker ed esibitosi accanto ai più grandi che il jazz di quel periodo conoscesse: un uomo avido di vita ed esperienza, che fin dall'adolescenza - a diciotto anni si stabilì in California, a Big Sur, e proprio in quei luoghi leggendari per il surf ebbe le sue prime esperienze lontano da casa e nel mondo della musica "che conta" - mostrò interesse per tutto quello che avrebbe potuto regalargli un'emozione, conscio di un Destino che non avrebbe previsto una vecchiaia.
Dunque, dall'alcool alle droghe, passando per una quantità infinita di concerti ed incisioni, Michel si ciba avidamente della musica e del mondo, spesso e volentieri senza troppo preoccuparsi di chi si lascia alle spalle - il suo rapporto con le mogli, lasciate tutte dall'oggi al domani per la donna successiva, fu sicuramente complesso, ma ugualmente tanto intenso da far trasparire tutto l'amore che le stesse compagne continuano ancora oggi a provare per lui - e preoccupandosi di prendere in misura uguale - se non maggiore - a quanto la sua arte sia riuscita a regalare al pubblico in ogni angolo del pianeta, appassionati e non.
La stessa vicenda del figlio - nato, con grande dispiacere di Petrucciani, anch'egli soffrendo di osteogenesi imperfetta - porta ad una riflessione più profonda: la scelta del pianista e della sua compagna di non interrompere la gravidanza è senz'altro più complessa di quanto non si possa considerare o inevitabilmente giudicare dall'esterno, e ad un tempo potrebbe avere il sapore di grande forza o grande egoismo.
In un certo senso, due caratteristiche fondamentali per chi cerca, con il suo talento, di lasciare nel mondo un segno indelebile del suo passaggio.
Grazie, invece, a mio fratello, ho potuto riscoprire la figura certamente leggendaria di questo incredibile musicista, dotato di una tecnica quasi oltre l'umano ed afflitto da una patologia genetica che lo costrinse ad una vita certamente non semplice, seppur lui continuasse a sottolineare il contrario - "Vorrei potervi dire che sto male, che soffro o che la mia esistenza è un inferno, ma non è così: giro il mondo, ho donne e denaro, vivo ogni giorno fino in fondo" -, l'osteogenesi imperfetta, che oltre ad ossa terribilmente fragili porta in dono una statura ben oltre il nanismo e malformazioni dovute alle reiterate fratture.
Il documentario di Michael Radford - noto più per Il postino e Il mercante di Venezia, pellicole di fama internazionale - si concentra sulla figura di Petrucciani filtrata attraverso filmati di repertorio e racconti di amici, compagni di palcoscenico, conoscenti e mogli, regalando al pubblico un ritratto sentito e mai troppo retorico di uno dei più grandi musicisti di fine novecento, nato in un piccolo villaggio della campagna francese e giunto a conquistare il mondo con il suo talento, fiero di aver vissuto più dell'idolo Charlie Parker ed esibitosi accanto ai più grandi che il jazz di quel periodo conoscesse: un uomo avido di vita ed esperienza, che fin dall'adolescenza - a diciotto anni si stabilì in California, a Big Sur, e proprio in quei luoghi leggendari per il surf ebbe le sue prime esperienze lontano da casa e nel mondo della musica "che conta" - mostrò interesse per tutto quello che avrebbe potuto regalargli un'emozione, conscio di un Destino che non avrebbe previsto una vecchiaia.
Dunque, dall'alcool alle droghe, passando per una quantità infinita di concerti ed incisioni, Michel si ciba avidamente della musica e del mondo, spesso e volentieri senza troppo preoccuparsi di chi si lascia alle spalle - il suo rapporto con le mogli, lasciate tutte dall'oggi al domani per la donna successiva, fu sicuramente complesso, ma ugualmente tanto intenso da far trasparire tutto l'amore che le stesse compagne continuano ancora oggi a provare per lui - e preoccupandosi di prendere in misura uguale - se non maggiore - a quanto la sua arte sia riuscita a regalare al pubblico in ogni angolo del pianeta, appassionati e non.
La stessa vicenda del figlio - nato, con grande dispiacere di Petrucciani, anch'egli soffrendo di osteogenesi imperfetta - porta ad una riflessione più profonda: la scelta del pianista e della sua compagna di non interrompere la gravidanza è senz'altro più complessa di quanto non si possa considerare o inevitabilmente giudicare dall'esterno, e ad un tempo potrebbe avere il sapore di grande forza o grande egoismo.
In un certo senso, due caratteristiche fondamentali per chi cerca, con il suo talento, di lasciare nel mondo un segno indelebile del suo passaggio.
MrFord
"You gotta squeeze a little, squeeze a little
tease a little more
easy operator come-a-knockin' on my door
sometime, anytime, sugar me sweet
little miss innocent sugar me, yeah
give a little more."
tease a little more
easy operator come-a-knockin' on my door
sometime, anytime, sugar me sweet
little miss innocent sugar me, yeah
give a little more."
Def Leppard - "Pour some sugar on me" -
ampliare la tua cultura musicale???
RispondiEliminaevidentemente lavorare nei negozi di dischi non ti è servito a un bel niente uahahh :D
Ma cosa ne parlo a fare, con te!? Saprai a stento chi è Miles Davis! ;)
EliminaQuand'ero ragazzo ricordo alcuni suoi passaggi a Vicenza (il Teatro Olimpico è spesso scenario di manifestazioni Jazz di valore internazionale). Così mi era capitato di ascoltare qualche cosa e, pur non amando il jazz devo dire che mi affascinava il suo modo di provare a superare l'handicap. Questo film l'ho visto e mi ha aperto un mondo incredibile, una storia incredibile, triste e magnifica di quelle proprio da raccontare. Oltretutto ho scoperto con sorpresa che era molto più giovane di quanto pesavo.
RispondiEliminaGae, dici bene: una grande storia per un grandissimo personaggio che anche io ho riscoperto grazie a questo film.
EliminaUna lezione non da poco per chi sottovaluta la vita e la voglia di viverla. :)
Adoro Petrucciani e il suo pianismo potente e al contempo così semplice e diretto. Il film è commovente e intenso, si tiene lontano dall'agiografia e punta a raccontare con trasporto la vicenda straordinaria di un uomo straordinario.Indispensabile per chi ama la musica e la vita.
RispondiEliminaConcordo in pieno, Black: il suo era un approccio passionale e senza freni, come a volte ci si dovrebbe ricordare di tenere.
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