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mercoledì 13 luglio 2016
Euro 2016: la finale
Domenica sera è andata in scena allo Stade de France di Saint Denis la finale di Euro 2016, competizione calcistica che ha visto confrontarsi ventiquattro nazionali nel corso di un mese di partite, sorprese, polemiche e tormentoni di ogni genere, dall'haka stile geyser diventato ormai virale dei giocatori islandesi al tiro al bersaglio sul nostrano Pellè dopo il rigore sbagliato contro la Germania ai quarti di finale.
Di fronte, il Portogallo ancora in cerca di una grande affermazione internazionale di Cristiano Ronaldo - al suo quarto Europeo - e la rinnovata, giovane e multietnica Francia di Deshamps, forse la formazione più "simpatica" dei nostri cugini ed eterni rivali d'oltralpe da trent'anni a questa parte.
Considerati i due percorsi, almeno sulla carta non c'era partita: Francia molto più prolifica, più tecnica, semplicemente più forte, sostenuta da un Griezmann - capocannoniere del torneo - in grandissimo spolvero, Portogallo più contenuto e contenitivo, ripescato tra le migliori terze e capace di vincere entro i novanta minuti soltanto in semifinale contro il Galles.
Nessuna delle due era particolarmente favorita alla vigilia della manifestazione, e nessuna delle due ha mostrato cose clamorose, ma senza dubbio i Blues partivano - da padroni di casa, come se non bastasse - nettamente in vantaggio rispetto agli avversari.
E dev'essere quello che hanno pensato tifosi e giocatori anche e soprattutto quando, a seguito di un'entrataccia di Payet - una delle sorprese dell'Europeo - all'ottavo minuto, Cristiano Ronaldo, capitano del Portogallo ed uno dei giocatori più attesi della partita, dopo un quarto d'ora di inutili tentativi, si arrende uscendo in barella, sostituito dall'ex bidone Quaresma.
Lo ammetto, l'ho pensato anch'io. Simpatizzando per i lusitani, ho temuto che si sarebbe ripetuta una storia come quella del quarto di finale che ha visto proprio la Francia spezzare il sogno dell'Islanda.
E invece no, come direbbe il Lucarelli dei tempi d'oro di Blu Notte.
Perchè non solo i ragazzi in rosso si compattano e non perdono la calma, imbrigliando una Francia abulica che, fatta eccezione per un colpo di testa pazzesco di Griezmann e le giocate di Sissoko non mostra nulla di quanto portato in campo contro la Germania, ma attendono, da buoni nostalgici a ritmo di fado, il momento propizio.
Un momento che si può riassumere in due eventi: il palo di Gignac a termine di un'azione splendida che ha impedito alla Francia di andare in vantaggio e l'ingresso in campo del semisconosciuto Eder - che, accenti a parte, condivide il cognome con il nostro attaccante -, pronto a cambiare la partita prima interpretando alla grande il ruolo di boa centrale e riferimento offensivo per i compagni come sponda, dunque tirando fuori dal cilindro un gol che, probabilmente, resterà il più importante della sua carriera.
A conti fatti, per quanto non fosse certo tra le mie squadre preferite, sono contento per il Portogallo: è il primo trionfo internazionale per una squadra da sempre presente nelle fasi finali di queste competizioni eppure sempre perdente, in questo caso ennesima dimostrazione che, in questo tipo di tornei, contano più coesione e determinazione che non spettacolo o tecnica, e la consacrazione definitiva di Cristiano Ronaldo, che potrà non essere simpatico - anche se ho apprezzato molto il suo invito alla vedova di Borgonovo, che quelli della mia generazione ben ricorderanno come uno dei primi calciatori a testimoniare il dramma della SLA, per la finale - ma che, se rapportato al suo eterno rivale Messi, dimostra ancora una volta un carisma ed un carattere che la Pulce può solo sognare.
Dalla rabbia e le lacrime per l'infortunio agli incitamenti ai compagni nel corso dei supplementari a bordo campo fino alla gioia incontenibile per la vittoria, si può dire che CR7 abbia vinto anche e forse più fuori che non dentro al campo.
Ora non ci resta che attendere due anni, e scoprire cosa accadrà quando i Mondiali torneranno a far parlare di calcio una volta ancora questo vecchio cowboy.
MrFord
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venerdì 8 luglio 2016
Euro 2016: semifinali
L'Europeo delle sorprese e delle polemiche, delle conferme e delle emozioni, di questo duemilasedici, è giunto a ridosso del suo atto finale: ieri e l'altroieri sera, infatti, si sono giocate le due semifinali, che hanno decretato quali saranno, domenica, le squadre che si giocheranno il titolo continentale.
Il primo dei due match ha visto
il Portogallo di Cristiano Ronaldo non solo aggiudicarsi la prima
vittoria entro i novanta minuti dall'inizio del suo Europeo, ma anche
porre fine alla seconda favola della competizione, quella di un Galles
troppo limitato tecnicamente - Bale escluso - rispetto ai suoi
avversari, reso più debole dall'assenza della spalla di quest'ultimo -
Ramsey "Bolton", così ribattezzato in onore di uno dei charachters più
importanti delle ultime stagioni di Game of thrones dal sottoscritto - e letteralmente
messo in ginocchio da un uno/due che in tre minuti non solo ha deciso la
partita come un fulmine a ciel sereno o una sveglia improvvisa con una
secchiata di acqua gelata, ma ha di fatto distrutto le speranze dei
gallesi, che non sono più stati in grado di reagire - sempre Bale
escluso -.
Personalmente non stravedo per il Portogallo, e non
mi è parso per nulla una squadra da finale, ma il calcio è anche
questo, e non mi dispiace il fatto che Cristiano Ronaldo riesca dove il
suo eterno rivale Messi ha fallito, anche perchè, valori tecnici a
parte, tra i due ho sempre preferito CR7, senz'altro più carismatico
rispetto alla Pulce nonchè trascinatore dei suoi in questa semifinale, avendo realizzato uno splendido gol di testa e propiziato la rete di Nani poco dopo.
Ma evidentemente l'exploit di Ronaldo non doveva restare l'unico, in questo penultimo atto dell'Europeo: nella seconda semifinale, infatti, la Francia supera i Campioni del Mondo della Germania con una doppietta del capocannoniere attuale della rassegna, Griezmann, che finalizza alla grande le occasioni costruite per lui dai compagni - su tutti Pogba, partito nel mirino dei giornalisti in questo torneo e cresciuto partita dopo partita: il centrocampista della Juventus, che chissà per quanto resterà tale, è uno dei talenti più interessanti del calcio continentale - e porta i Blues a giocarsi la vittoria contro CR7 e compagni.
La Germania torna dunque a casa avendo in un certo senso peccato di superbia ed essendo stata incapace, nonostante la grande organizzazione di squadra, di chiudere le partite - la mancanza di un finalizzatore come Griezmann ha pesato tantissimo sulla resa complessima dei panzer, che ieri sera sono stati strabordanti nel primo tempo ed hanno dominato sul possesso palla, eppure, probabilmente scioccati dal vantaggio francese giunto a sorpresa proprio a ridosso del finale del primo tempo, non sono più riusciti a riprendersi -, mentre la Francia, così come capita a volte in questi tornei - ed è accaduto anche al Portogallo - ha avuto dalla sua anche il fattore culo, determinante per avere la spinta giusta.
Di norma e quasi per contratto, considerate soprattutto le mie esperienze di vita in terra d'oltralpe, detesto i francesi e spero sempre che i cugini transalpini facciano la fine dei polli spennati, eppure devo ammettere che questa compagine giovane e fresca è riuscita in qualche modo a conquistarmi, allontanando lo spettro dell'antipatia dei vari Platini e Zidane: non saprei, dunque, da quale parte schierarmi in vista di domenica, e nel dubbio mi contento di sperare che Ronaldo e Griezmann guidino le rispettive squadre con un'altra grande notte da fenomeni.
In questo modo, mi parrà di aver vinto comunque.
MrFord
mercoledì 6 luglio 2016
Euro 2016: quarti di finale
La competizione calcistica più importante del Vecchio Continente, giunta a ruota dell'ormai clamorosa debacle dell'Argentina targata Messi in Coppa America, prosegue la sua marcia verso la finale di domenica: i quarti, che hanno visto scontrarsi le migliori otto squadre europee, non hanno risparmiato emozioni, sorprese e conferme.
Si è cominciato con lo scontro che ha visto giungere ai rigori Polonia e Portogallo, la prima forte di un'ottima organizzazione e finalmente spinta da un Lewandowski come se lo ricordano gli appassionati di Champions League e la seconda che, quasi inaspettatamente e con un Cristiano Ronaldo senza dubbio spaesato e giù di tono - come spesso accade con la Nazionale -, finisce tra le prime quattro del torneo pur non avendo mai vinto una partita nel corso dei novanta minuti regolamentari.
I lusitani, infatti, hanno collezionato cinque pareggi in cinque partite, e proprio per questo motivo - oltre al letargo dal quale potrebbe svegliarsi all'improvviso CR7 - potrebbero finire per risultare addirittura i più pericolosi rispetto alla vittoria finale, anche se, a ben guardare, dopo la Francia rappresentano la squadra che meno mi piacerebbe veder trionfare.
Sulla strada di Parigi, però, troveranno un Galles tra le sorprese più belle dell'Europeo, trascinato senza dubbio dal talento di Bale ma espressione di una collettività che, in questo momento della Storia del calcio, pare essere nettamente più importante del talento individuale: ne sa qualcosa il Belgio, che dopo aver fatto la grande con le piccole finisce pettinata da Bale e soci anche peggio di quanto non fosse accaduto con l'Italia una ventina di giorni fa.
Un tre a uno perentorio nonostante le occasioni fiamminghe ed il grandissimo gol del momentaneo vantaggio firmato da Nainggolan - una delle reti più belle del torneo -: i gallesi hanno reagito con palle, decisione e compattezza, mettendo a segno tra l'altro tre reti di pregevole fattura - menzione d'onore per lo splendido secondo gol, che probabilmente frutterà allo svincolato Robson Kanu un contratto niente male per la prossima stagione -, muovendosi quasi come un'unica entità.
Pare essere questa, la lezione più grande che al momento sta dando questo Europeo: a prescindere dai singoli e dal loro talento, senza squadra non si va avanti.
A proposito di squadra, l'Italia sorprendente di Conte - alla quale non avrei dato due lire all'inizio di questo Europeo - ha salutato la competizione giocando quasi alla pari con la Germania Campione del Mondo cedendo solo ai rigori ad oltranza, spezzando i sogni che si erano piano piano materializzati di tanti appassionati e non nelle ultime settimane.
Un peccato, perchè ad un certo punto della sequenza dei rigori avevamo la partita in pugno, ed il tanto discusso errore di Pellè dal dischetto ha finito per condizionare una serie di tiri comunque emozionantissima, ricca di errori e ribaltamenti di fronte: personalmente, soprattutto sul momento, ho pensato che il nostro numero nove doveva essersi rincoglionito, per farsi beffe di Neuer per poi sbagliare clamorosamente il rigore dando il via alla "rimonta" teutonica, ma non avevo idea del circo mediatico e di ignoranza che si è scatenato nei giorni successivi all'indirizzo del suddetto Graziano Pellè.
Senza dubbio fare il fenomeno quando non lo sei è un peccato, ma è altrettanto vero che, se l'attaccante avesse piazzato la palla in fondo al sacco e fossimo approdati in semifinale, sarebbe diventato una sorta di eroe nazionale come lo sono stati i paladini del "cucchiaio" Totti e Pirlo prima di lui, entrambi proprio nel corso di un Europeo.
Ho trovato estremamente fastidioso notare il rancore, la violenza e l'odio espressi nei confronti di un calciatore - che non ha ammazzato nessuno, ha solo commesso un errore madornale sul lavoro come potrebbe capitare a noi tutti - fino a qualche minuto prima molto amato dal pubblico, divenuto bersaglio soprattutto dei non appassionati e critici di calcio che dicono di non seguire e detestare questo sport per poi finire ad alimentare discussioni infinite in casi come questo o esaltare le favole delle outsiders come Galles e Islanda, tanto quanto a saltare sul carro dei vincitori nel caso in cui tutto vada bene.
Bella la vita, così.
Personalmente, non ho patito più di tanto l'eliminazione: ormai ho vissuto un buon numero di Mondiali, Europei e Champions, e so che lo sport, come la vita, è fatto più di sconfitte che di vittorie, e rende queste ultime ancora più dolci proprio grazie alle cadute.
Ho patito, invece, l'ignoranza che, come popolo, spesso e volentieri ancora mostriamo anche quando ci confrontiamo con quello che è, a conti fatti, un divertimento.
E come per il senso civico, anche in questo caso - e senza retorica da finti alternativi - dovremmo prendere lezioni dagli islandesi, che con dignità escono dalla competizione eliminati da una Francia troppo forte per i loro mezzi - per la prima volta nel corso di questo torneo emersi in tutti i giusti limiti del caso - ed il giorno successivo, al ritorno in patria, accolti come se avessero vinto non uno, ma due o tre Europei.
E non accolti in quel modo solo perchè hanno compiuto un'impresa storica per un Paese che neppure troppi anni fa viveva il calcio solo come uno sport non professionistico, ma perchè espressione di un grado di civiltà distante galassie dal nostro.
Con questa sera, dunque, accediamo alla fase finale del torneo, con la semifinale a sorpresa tra le già citate Portogallo e Galles, mentre domani andrà in scena il classico tra Francia e Germania: personalmente, spero in un miracolo dei gallesi, e non per radicalchicchismo forzato.
Più che altro, comunque, continuerò a sperare in emozioni e calcio giocato fino all'ultimo secondo.
Fatto di sconfitte - tante -, di vittoria - una -, e di vita.
MrFord
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martedì 28 giugno 2016
Euro 2016: ottavi di finale - Parte III
Se dovessi parlare pensando da tifoso ed appassionato di calcio, quella di ieri potrebbe essere tranquillamente annoverata come una delle giornate migliori che potessi sperare di vivere.
Di fronte avevo gli ultimi due ottavi di finale dell'Europeo, Italia-Spagna ed Inghilterra-Islanda.
In entrambi i casi, le mie favorite partivano da outsiders.
L'Italia - che è giunta in Francia per questa competizione con una delle selezioni che ho meno amato nella vita ed un allenatore che non ho mai sopportato fin dai tempi in cui era solo un calciatore - e l'Islanda, vera e propria sorpresa del torneo, avrebbero dovuto realizzare due vere e proprie imprese, e le probabilità che entrambe riuscissero nell'intento erano davvero scarse.
Eppure, eccoci qui.
Personalmente, e nonostante i dubbi della vigilia, nutrivo diverse speranze per gli Azzurri opposti alla Roja, ormai incanalata nell'inevitabile parabola discendente di qualsiasi squadra di successo clamoroso come lo sono stati gli uomini di Del Bosque tra il duemilaotto ed il duemiladodici, che quattro anni fa ci annientò in una finale a senso unico.
Di fatto, la partita di ieri ha mostrato una verità anche cinematografica: l'Italia ed i suoi giocatori - allenatore compreso, e fatta eccezione solo per un elemento, lo scarpone insignito del numero dieci Thiago Motta, che ci ha graziati facendosi squalificare per il quarto di finale che ci aspetta sabato contro la Germania - avevano gli "occhi della tigre", gli spagnoli no.
Avrei voluto vedere, al gol di Pellè - molto simile a quello che chiuse la pratica con il Belgio un paio di settimane fa - i volti di tutti quei finti alternativi che quattro anni fa tifavano Spagna pur essendo italiani, giusto per il gusto di vederli sbugiardare le loro posizioni.
In casa Ford, in quel momento, si festeggiava con un abbraccio di famiglia ed esultanze scomposte del Fordino - poco conscio, a dire il vero, di quello che stava accadendo - a volume tale da svegliare la Fordina, che da parte sua ancora può contribuire soltanto con qualche "GU!" alla causa.
I ragazzi di Conte, per quanto tecnicamente di molto inferiori alle Furie Rosse, hanno condotto una gara strepitosa anche nei momenti di sofferenza, mostrando un carattere eccezionale, mangiandosi occasioni pazzesche - avrei pestato Eder più del Cannibale, in occasione del gol sbagliato in contropiede - e meritando l'accesso ai quarti di finale.
Da Buffon - bravissimo su Piquè - all'hobbit Giaccherini, tutti hanno dato il loro contributo pensando ed agendo da squadra: una cosa che rende onore al calcio e allo sport.
Allo stesso modo in serata ha rispettato la magia del campo e delle favole l'Islanda, una compagine che pare quasi Daniel LoRusso gettato nell'All Valley Championship in mezzo a tutti i membri del Kobra Kai e che ad oggi ha regalato il sogno più grande ad un popolo che si sta rivelando la mascotte di questo curioso Europeo.
L'Haka vichinga con la quale i giocatori islandesi hanno festeggiato la vittoria - meritata - sull'Inghilterra insieme ai loro tifosi è una delle fotografie più belle di un evento che era iniziato sotto il segno delle minacce dell'Isis e della violenza delle frange più estreme di alcune tifoserie.
Ed è sicuramente più bello così.
Quando, al rigore segnato da Rooney, Julez si è dichiarata dispiaciuta per un gol che avrebbe potuto tagliare le gambe agli islandesi Ragnar e soci hanno subito risposto da guerrieri: loro non mollano.
E mi sa tanto che, ormai, anche gran parte dell'Europa non molla con loro.
Non mi dispiacerebbe, antipatie personali a parte, che superassero la Francia per affrontarli a viso aperto e da combattenti leali in semifinale.
In quel caso, vincere o perdere sarebbe ugualmente un onore.
MrFord
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lunedì 27 giugno 2016
Euro 2016: gli ottavi di finale - Parte II
La seconda giornata dedicata agli ottavi di finale di questo Europeo si è consumata nel segno di quanto le aspettative avevano stabilito: Francia, Germania e Belgio erano le favorite e Francia, Germania e Belgio sono uscite vittoriose staccando il biglietto per i quarti di finale.
Curioso che nella giornata di ieri, più sorprendente in termini di risultati, le emozioni siano risultate molte meno rispetto a quelle regalate dai tre match di oggi, decisamente più spettacolari - per quanto possa essere accostato questo termine all'attuale torneo continentale - ed avvincenti.
Siamo partiti nel pomeriggio con una Francia fischiatissima dal suo pubblico e sorprendentemente sotto di un gol dal secondo minuto contro un'Irlanda che da queste parti si è tifata fino alla fine, emblema di una delle tifoserie più rispettose e sportive d'Europa e di un popolo che sa uscire a testa alta grazie ad un mix davvero strepitoso di umiltà, guasconeria e fierezza.
Paradossalmente, credo che essere andati in vantaggio così presto abbia fatto più male che bene, ai ragazzi dell'Isola di smeraldo, che hanno dovuto pensare a difendersi per il resto dell'incontro cedendo, alla fine, in soli quattro minuti ad un uno/due fulminante di Griezmann, punta di diamante dell'Atletico Madrid che non riesco a detestare come alcuni dei giocatori della Francia Campione d'Europa e del Mondo tra il novantotto ed il duemila ma che, comunque, manda a casa una delle mie squadre favorite.
Passeggia invece la Germania Campione del Mondo uscente sulla Slovacchia, dominata senza neppure troppa fatica con un punteggio netto nonostante un rigore sbagliato: eppure la macchina perfetta tedesca, sempre tosta e presente, non mi pare così infallibile.
Dovessimo battere la Spagna, ai quarti avremmo buone possibilità di battere i teutonici, giocando bene, ed altrettante ne avrebbe la Francia in semifinale: questo perchè, con ogni probabilità, i panzer approcciano il campo con una filosofia che non prevede intoppi, e che permette loro di superarli come se niente fossero.
A meno che non si presentino davvero.
A quel punto potrebbero rimanere senza una soluzione di cuore da presentare al loro fantastico cervello da chirurghi del pallone.
La giornata si è chiusa con la sfida tra due delle Nazionali preferite del sottoscritto, il Belgio - che dopo la sconfitta inaspettata con l'Italia ha cominciato a ritrovare se stesso partita dopo partita - e l'Ungheria di tutone Kiraly: nonostante il passivo pesantissimo - quattro a zero e tutti a casa - i magiari non hanno affatto demeritato contro i Diavoli Rossi, finendo principalmente per patire la differenza di tasso tecnico e poco altro.
Un grande Courtois ed un grandissimo Hazard hanno trascinato i ragazzi di Wilmots alla vittoria ed al quarto di finale - che stuzzica e non poco la mia curiosità calcistica - contro il Galles di Bale, ma vedere gli ungheresi correre e lottare su ogni pallone anche ad una manciata di minuti dal fischio finale e sotto di quattro gol è stato meraviglioso per un amante di questo sport, una lezione di umiltà e passione non da poco.
Per il momento, questa è stata senza dubbio la partita più bella della fase ad eliminazione diretta, che vedrà la sua conclusione domani con le ultime due partite, Italia-Spagna e Inghilterra-Islanda.
A prescindere dalle mie personali preferenze e da come potrebbe finire anche rispetto a quella che è la già citata "dura legge del gol", spero di poter vedere in campo la stessa carica emotiva ed agonistica vista oggi.
Se non di più.
MrFord
domenica 26 giugno 2016
Euro 2016: ottavi di finale - Parte I
Prosegue il viaggio del Saloon attraverso questi anomali Europei di calcio, tornati dopo due giorni di pausa per iniziare la carrellata degli ottavi di finale che decreterà le ultime otto squadre a rimanere in lizza per il titolo fino a martedì.
Una prima giornata che non ha risparmiato emozioni: di Polonia-Svizzera rimarrà, più che del match o della vittoria ai rigori della prima - traguardo storico raggiunto da Lewandowski, ancora a secco di gol, e soci, mai giunti ai quarti di finale di questa competizione nella loro storia -, la strepitosa rovesciata di Shaquiri che ha portato al pareggio degli elvetici, uno di quei gol "cult" destinati ad entrare negli almanacchi di calcio di tutti i tempi.
Peccato che, bellezza a parte, il risultato finale non abbia arriso alla Svizzera, tra le due formazioni la favorita del sottoscritto.
Discorso differente, almeno per il risultato, per l'ottavo disputato da Galles ed Irlanda del Nord, già soprannominato da tutta la stampa "match del Brexit" cavalcando l'onda dell'attualità di questi giorni: Bale, uno degli strapagati fuoriclasse del Real Madrid nonchè volto simbolo dell'attuale generazione di superstar globali del pallone, sta guidando la sua Nazionale - anche propiziato da un percorso non proibitivo - verso traguardi alla vigilia neppure sognati.
Personalmente, non mi dispiacerebbe continuassero su questa strada, anche se la partita con l'Irlanda del Nord è stata tutto fuorchè bella, decisa da un autogol e lontana dalle sfide in grado di far battere davvero il cuore.
Ha chiuso la prima giornata di ottavi Portogallo-Croazia, una partita che, sulla carta, prometteva scintille: peccato che entrambe le formazioni abbiano giocato dal primo al centoquindicesimo minuto con il culo stretto dalla paura di essere eliminate, prima di svegliarsi appena prima che si potessero materializzare i rigori con una sequela quasi incredibile di occasioni da gol croate alle quali ha risposto nel modo più doloroso - un contropiede letale a due minuti dalla fine - il Portogallo, sfruttando anche un paio di clamorose sviste in termini di marcatura difensiva - puoi anche persare di lasciare libertà di movimento a Quaresma, in barba al gol partita, ma non a Cristiano Ronaldo, lasciato con un'autostrada diretta alla propria porta sulla fascia destra -.
Dispiace senza dubbio per la Croazia, una delle squadre più convincenti viste nel corso di questo Europeo, nonchè, considerato il tabellone, potenziale semifinalista, ma il calcio è crudele, e quando il destino lostiano non è dalla tua parte - si vedano il palo di Perisic o l'occasionissima di Vida proprio sul finale - finisce per esserci poco da recriminare, se non la mancanza di coraggio mostrata giocando una partita ad eliminazione diretta dimenticando completamente la sfrontatezza delle più "sicure" partite dei gironi eliminatori.
Ora si delineano un primo quarto che si giocheranno Polonia e Portogallo - leggermente favorita la prima, ma mai sottovalutare, come è stato per questa sera, il secondo - ed un secondo con il Galles ad attendere la vincente di Ungheria-Belgio di domani sera.
Nel frattempo, spero quantomeno che la paura non domini ogni partita di queste eliminatorie, considerato che delle tre che hanno inaugurato la serie una si è conclusa ai rigori, una si è decisa attraverso un autogol e l'ultima a due minuti dalla fine dei supplementari.
Per quanto mi riguarda, la titubanza porta solo guai.
Meglio, piuttosto, perdere attaccando a testa bassa.
MrFord
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Xerdhan Shaquiri
giovedì 23 giugno 2016
Euro 2016: terzo round
E così la fase a gironi di quest'ultimo Europeo di calcio si è conclusa.
Come si diceva in Senza esclusione di colpi, "adesso cominciano gli incontri seri".
Ma prima di analizzare i match che, a partire da sabato, costituiranno gli ottavi di finale ad eliminazione diretta, faccio un passio indietro per ricostruire un pezzo alla volta la situazione che ha chiuso gli otto gironi: si parte dalla Francia, che come era ampiamente prevedibile ha chiuso prima classificata pur non entusiasmando per nulla contro la Svizzera, onestamente seconda.
Tornano a casa l'Albania - che comunque per la prima volta nella sua storia ottiene un successo nel corso della fase finale di una competizione internazionale - e la Romania, una delle presenze più inconsistenti dell'Europeo.
Sorprende invece il Galles, che non solo passa il turno ma lo fa da primo della classe, mettendo dietro le sue spalle la più blasonata Inghilterra e la ripescata come migliore terza Slovacchia: Gareth Bale, per il momento, si rivela l'unica delle grandi stelle del calcio europeo a saper brillare in questa competizione insieme ad Alvaro Morata, che speriamo non rechi un dispiacere ai suoi sostenitori da ormai ex giocatore della Juventus tra qualche giorno.
Nel terzo girone, a parte il prevedibile passaggio del turno di Germania e Polonia, sorprende l'Irlanda del Nord, una delle grandi outsiders della vigilia, come la già citata Slovacchia passata al ripescaggio: i tedeschi, forse i candidati più autorevoli alla vittoria finale, non mi hanno comunque ancora davvero stupito, e resto convinto che, in caso di passo falso o eccessiva confidenza, possano essere battuti.
Con il girone D abbiamo invece avuto una almeno sulla carta amara sorpresa: la Croazia, in forma fisica strepitosa, supera i Campioni d'Europa uscenti della Roja e si piazza prima, spingendo gli spagnoli agli ottavi proprio contro l'Italia, in una rivincita anticipata della finale di quattro anni fa.
Alle loro spalle la Turchia ha tentato l'impresa di agguantare il ripescaggio battendo un'inutile Repubblica Ceca, non riuscendo nel miracolo. Ma non avrebbe fatto strada comunque.
L'Italia, invece, dopo la sorprendente prova contro il Belgio e la meno convincente ma solida opposta alla Svezia, infarcita di seconde linee - non me ne voglia Conte, che ha più volte dichiarato che la squadra è composta da ventitre elementi -, poco motivata e simile alla peggiore Nazionale possibile - quella che, del resto, mi aspettavo per questi Europei - ha ceduto all'Irlanda, pronta così ad agguantare l'ultimo treno per gli ottavi di finale mentre il Belgio rialzava la testa superando la Svezia.
Europeo da dimenticare per Ibrahimovic, e molti dubbi tornati a galla per gli Azzurri.
Le sorprese più grandi, però, giungono dal girone F: non solo il Portogallo di Cristiano Ronaldo agguanta alla disperata una qualificazione come ripescata, ma le prime due classificate sono risultate Ungheria e Islanda, probabilmente tra le meno quotate squadre della vigilia.
Felicissimo per entrambe, che finiranno per essere le mascotte del sottoscritto nei prossimi giorni.
La situazione per gli imminenti ottavi di finale - che inizieranno questo sabato -, dunque, è la seguente: da un lato del tabellone si sfideranno Svizzera e Polonia - partita incerta ed interessante, simpatizzerò per la prima ma non disdegnerei il passaggio della seconda -, Croazia e Portogallo - sfida potenzialmente spettacolare, con i croati secondo me non solo favoriti, ma potenziali finalisti da questo lato della griglia dell'Europeo -, Galles e Irlanda del Nord - sfida tutta anglosassone, io sarò con Bale e soci anche per solidarietà con il mio compare Steve, che vanta origini proprio gallesi - e tra Ungheria e Belgio - nonostante i Diavoli rossi mi siano sempre piaciuti, il sostegno fordiano andrà tutto per tutone Kiraly e compagni -; dall'altro, invece, troveremo tutte le squadre più blasonate del continente: Germania e Slovacchia - i primi sono favoritissimi, ma non devono sottovalutare troppo la brigata di Hamsik -, Italia e Spagna - che oltre a mettere in scena la rivincita dell'ultima finale dell'Europeo, porteranno sul campo probabilmente la partita più dura tra quelle degli ottavi, nella speranza che gli Azzurri ritrovino la grinta della partita con il Belgio e tengano duro, perchè lo spirito della sfida con l'Irlanda di questa sera non fa presagire nulla di buono -, Francia e Irlanda - inutile dire che starò dalla parte dei figli dell'Isola di smeraldo contro gli odiati cugini d'Oltralpe - e per chiudere Inghilterra e Islanda - ed anche in questo caso, il tifo di casa Ford sarà senza ritegno indirizzato agli uomini del Nord, davvero troppo "Goonies" per non suscitare le mie simpatie -.
"Adesso cominciano gli incontri seri", citavo poco sopra.
Speriamo che, oltre ad esserlo effettivamente, siano anche il più possibile emozionanti.
MrFord
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lunedì 20 giugno 2016
Euro 2016: secondo round
Approfittando del giro di boa della seconda giornata - in realtà conclusasi sabato sera - di questi strani Europei di calcio, il Saloon torna a concentrarsi sul mondo del pallone - anche perchè, complici l'estate, i nuovi progetti per il blog e gli impegni lavorativi ed in famiglia, nonchè le partite della kermesse continentale qui presente, nell'ultima settimana ho visto un solo film, una cosa che non accadeva davvero da secoli -: si è ripreso, ovviamente, dal girone della Francia, che ha sfondato il muro albanese soltanto negli ultimi minuti di una partita non particolarmente brillante ed incoronato Payet come suo nuovo simbolo.
Dall'altra parte Romania e Svizzera hanno cercato più che altro di farsi meno male possibile, espressioni di un girone con tante potenzialità per ora inespresse.
Il gruppo B, al contrario, si è rivelato il più combattuto dell'Europeo: l'Inghilterra fatica non poco a domare il Galles - che meriterebbe comunque di passare il turno -, mentre la Slovacchia di un grandissimo Hamsik fa sprofondare una Russia che ha davvero mostrato pochino, per essere la prossima ospitante del Mondiale.
Nulla che, di nuovo, faccia strappare i capelli agli appassionati - e figuriamoci a chi non lo è -, ma senza dubbio uno scenario tra i più interessanti che si prospettano per i prossimi giorni della competizione.
Proseguendo nelle sfide, si è vista la Germania Campione del mondo fermata sullo zero a zero dalla Polonia, che con ogni probabilità con i tedeschi accederà al turno successivo: dopo la non eccezionale ma solida prova contro l'Ucraina, per i panzer un passo indietro piuttosto netto.
Se dovessero continuare così, prima o poi troveranno una squadra più in forma pronta ad accompagnarli a casa. E non mi dispiacerebbe troppo.
La vera sorpresa è l'Irlanda del Nord, che non mi sarei aspettato di veder insidiare quantomeno gli ottavi come una delle possibili migliori terze classificate: è interessante quando, nelle rassegne calcistiche internazionali, squadre date per spacciate o comunque non blasonate finiscono per stupire in qualche modo il pubblico e gli addetti ai lavori.
Il girone D è quello che, probabilmente, si rivelerà più importante per l'Italia: Spagna e Croazia - nonostante gli incidenti legati alla tifoseria di quest'ultima - si contenderanno il primo posto come era ampiamente prevedibile dopo aver affossato Turchia e Repubblica Ceca, nella speranza che, agli ottavi di finale, il cammino degli Azzurri si incroci con quello della formazione meno in forma tra le due, quale che sia.
Personalmente, spero sempre in un momento quasi cinematografico e di vedere gli Azzurri incrociare la Roja in finale, in una rivincita di quel terribile ribaltone che chiuse gli Europei di quattro anni fa.
Ma vieniamo a fatti ancora più vicini alla nostra Nazionale, partita da grande sfavorita ed outsider - nonchè come una delle Italie meno amate anche dai tifosi di sempre - e finita a raccogliere consensi un pò ovunque, complici due vittorie forse non splendide - la seconda soprattutto - ma comunque convincenti: personalmente non ricordo una fase finale di un torneo di questo livello in cui la Nazionale abbia finito per qualificarsi con un turno di anticipo e soprattutto come prima del suo girone con questa facilità.
Il fatto che abbia segnato Eder, uno che non solo non avrei neppure schierato, ma neppure da sbronzo marcio rischiato di convocare per la fase finale di un Europeo, oltretutto con un gran gol, la dice lunga su Antonio Conte: o l'ex tecnico della Juventus ha più culo di Arrigo Sacchi o il fatto di lavorare sulla squadra e non sul talento - anche perchè, al momento, in Italia non ne abbiamo così tanto - ha effettivamente pagato.
Nel frattempo, il Belgio ha ricominciato a fare il Belgio asfaltando l'Irlanda e prenotandosi per il passaggio del turno: i ragazzi di Wilmots hanno un gran talento, eppure non mi paiono per niente squadra. L'opposto di questa Italia operaia. Quasi come se Von Trier affrontasse Ken Loach.
Chiude la carrellata quello che, in termini di risultati, è stato il girone più noioso - tre pareggi su quattro partite disputate -, e che, alla vigilia dell'ultima giornata, rappresenta il più incerto: l'Ungheria, una delle compagini meno quotate del torneo, ha la possibilità di passare come prima classificata, mentre alle sue spalle si daranno battaglia l'Islanda, l'Austria ed il Portogallo di Cristiano Ronaldo, grande favorito della vigilia almeno rispetto alla qualificazione per gli ottavi di finale: la star del Real Madrid, in questo senso e con il rigore sbagliato contro l'Austria, è il simbolo di questo anomalo Europeo.
I grandi attaccanti - lui stesso, Ibrahimovic, Lewandowski e soci - sono ancora a secco, le squadre dal tasso tecnico più elevato non convincono, e a fare più strada paiono essere destinate molte nazionali "di bassa lega" - Italia inclusa -: sarà davvero così, o le stelle del pallone attendono solo il momento giusto per esplodere spazzando via una concorrenza solo apparentemente agguerrita?
I prossimi giorni saranno decisivi per una prima risposta, anche se il risultato lo si avrà soltanto il dieci luglio, quando le due squadre sopravvissute si batteranno per il gradino più alto del podio: il bello, però, ancora una volta, sarà il viaggio che porterà a quel momento.
E sono contento di potermelo godere con l'entusiasmo che da sempre mi conquista quando due calci ad un pallone diventano un modo per trasformare lo sport in un vero e proprio film.
MrFord
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giovedì 16 giugno 2016
Euro 2016: primo round
Come fu per gli ultimi Mondiali ed i precendenti Europei di calcio, il Saloon non poteva mancare all'appello al momento di buttare giù qualche impressione a proposito delle rassegne più importanti legate ad uno sport amatissimo dal sottoscritto, il caro e vecchio pallone.
Quest'anno, complici la crisi della blogosfera, le minacce terroristiche e gli scontri tra facinorosi nascosti tra le tifoserie di diversi paesi e le forze dell'ordine francesi, è stato più difficile del solito decidersi a mettere da parte gli argomenti più pesanti per poter godere dello sport nella sua accezione migliore, eppure, alla fine, eccomi qui, a poche ore dal fischio di chiusura dell'ultima partita della prima tornata dei gironi che vedranno definirsi il tabellone eliminatorio della fase finale del torneo continentale - anche se il post sarà pubblicato con ventiquattro ore di "ritardo" -.
Un torneo che, fino ad ora, ha confermato che il calcio attraversa un periodo molto simile a quello della già citata blogosfera: squadre formate da superstar senza coesione o prive di talento, poche partite davvero interessanti e tante casualità.
Eppure, almeno per quello che si è visto, è stato premiato il carattere, lo stesso che, in mancanza d'altro, toglie le castagne dal fuoco un pò a tutti.
E se la Francia - nazione ospitante - si appresta pur non brillando e non essendo neppure lontanamente insopportabile come quella di Zidane, a primeggiare nel suo girone, la scena la rubano Svizzera ed Albania, con una sfida ricca di errori e ribaltamenti di fronte resa quasi poetica dallo "scontro" dei fratelli Xhaka, divisi dalla doppia nazionalità e tifati entrambi dalla madre pronta ad indossare sugli spalti una maglia divisa tra i colori dei due paesi.
Nel secondo girone sorprende il Galles di Bale, che non solo supera la Slovacchia, ma beffa Inghilterra e Russia bloccate da un pareggio oscurato dagli incidenti di Marsiglia, una vera e propria vergogna per lo sport e per i media pronti ad approfittare come avvoltoi della situazione: personalmente, per ora, considerato che non ho visto cose clamorose sul campo, non mi dispiacerebbe vedere proprio Galles e Slovacchia soprendenre i più blasonati avversari e proseguire nel cammino.
Alla Germania Campione del Mondo è toccato il compito di mantenere le aspettative che la vedevano favorita, e seppur non brillando, così è stato: per i tedeschi, probabilmente, sarà un gioco da ragazzi vincere il girone e confermarsi come una delle realtà più solide quando si tratta di competizioni internazionali. Polonia, Ucraina ed Irlanda del Nord dovranno lottare per le briciole.
Dal canto loro, le altrettanto pericolose per gli avversari Spagna e Croazia si sfideranno per il predominio in un girone che potrebbe essere molto importante per noi abitanti della Terra dei cachi, in termini di accoppiamenti per le eliminatorie: gli iberici, che hanno dominato le scene tra il duemilaotto ed il duemiladodici - e noi lo sappiamo bene -, sono in calo devastante, e forse la minaccia vera arriva da Modric e compagni, che potrebbero essere una delle sorprese dell'Europeo.
Il girone conclusivo, che ha visto l'Ungheria outsider del mitico portiere con il tutone Kiraly superare l'Austria che avrebbe dovuto essere una sorpresa ed il Portogallo fermato sul pareggio dall'Islanda - evidentemente, le "minacce" di Thor Bjornsson alias La Montagna all'indirizzo di Cristiano Ronaldo hanno sortito il loro effetto - mi fa ben sperare rispetto alle consuete squadre impreviste che mi ritrovo sempre a tifare in questi casi.
E veniamo a noi, o quantomeno a quella Nazionale che, radical o pane e salame, criticoni o facili all'esaltazione, alla fine porta ognuno di noi - anche chi tifoso non lo è per nulla - a seguire in qualche modo manifestazioni sportive come questa: personalmente, non ho mai amato Antonio Conte, come giocatore quanto come allenatore.
E ho trovato quest'Italia, almeno sulla carta, una delle peggiori di sempre: una Nazionale che si permette di lasciare a casa Bonaventura, Berardi e Totti ed affida il "dieci" a Thiago Motta la dice lunga sullo stato di salute anche calcistico del Nostro Paese.
Eppure, il Belgio delle belle speranze, costruito sulle spalle di ragazzi decisamente più giovani e talentuosi dei nostri "mediani", star delle squadre di mezza Europa, si è preso due schiaffi finendo per risultare davvero poca cosa, che sia per demeriti suoi o meriti tricolori: la certezza, per quanto ci riguarda, resta la difesa - da milanista, non posso che ammettere che il blocco juventino, là dietro, sia quello in grado di dare le garanzie migliori, graziato in questo caso da un Bonucci davvero oltre, anche rispetto al suo ruolo -, senza però che gli altri reparti abbiano sfigurato.
L'hobbit Giaccherini e l'espatriato Pellè firmano una vittoria inaspettata ed a suo modo entusiasmante, che non deve esaltare troppo - in fondo, anche agli ultimi Mondiali avevamo esordito vincendo - ma dare la giusta carica per affrontare una competizione che vede gli Azzurri decisamente come outsiders, neanche fossero l'ultima delle squadre "a sorpresa" che grazie alla tenacia e ad una forma fisica invidiabile in questo tipo di kermesse finiscono sempre per mettere in grande difficoltà le favorite.
Quella che ho vissuto durante Italia-Belgio non è la Nazionale strepitosa delle Notti Magiche, o quella del leggendario Baggio negli States, quella dell'Europeo buttato nel cesso nel duemila o del miracolo del duemilasei al Mondiale, e neppure quella di quattro anni fa, quando Balotelli ci illuse demolendo la Germania prima che la Spagna rimettesse le cose a posto con la spocchia dei grandi che mettono a tacere i piccoli.
Personalmente, da questo Europeo non mi aspetto granchè.
Ma non mi dispiacerebbe se l'Italia non fosse messa a tacere.
Piuttosto andarsene a testa alta, con la consapevolezza di aver dato tutto quello che si poteva dare.
E non importa chi ci troveremo di fronte, i calcoli sugli incontri determinati dalle classifiche degli altri gironi, o qualsiasi altra cosa.
Voglio pensare di poter lottare e godermi lo spettacolo dello sport.
Non della politica, delle minacce e della violenza al di fuori.
Di quella ce n'è abbastanza.
Quello che conta, è il brivido di quei novanta minuti all'interno dei quali tutto diventa possibile.
Come se fosse un film.
MrFord
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lunedì 2 luglio 2012
Euro 2012 - La finale
La trama (con parole mie): e così i sogni si sono infranti proprio sul più bello.
Nella finalissima di questo Europeo l'Italia dei miracoli si infrange contro le Furie rosse spagnole, che centrano una storica triplete bissando il successo di quattro anni fa e ribadendo la vittoria ottenuta al Mondiale in Sudafrica.
Una partita che per gli Azzurri non è praticamente mai iniziata, che segna nel modo più amaro la fine di questo torneo ma che resta un punto di partenza importante per rialzarsi e cominciare a lavorare imparando dalla lezione subita.
"Ogni maledetta domenica si vince o si perde: l'importante è vincere o perdere da uomini", gracchia sornione il mitico coach D'Amato in Ogni maledetta domenica.
Ed è così che va, nello sport.
Questo Europeo dei miracoli, iniziato con una compagine azzurra tra le meno amate e supportate del passato recente, divenuto una sorta di metafora della rivalsa del nostro Paese rispetto alla crisi e alla situazione politica continentale, si è chiuso come molti di noi non avrebbero voluto: la sconfitta con la Spagna di Del Bosque - squadra impareggiabile, inutile girarci attorno - è stata netta, pulita, cristallina.
Le Furie rosse hanno dominato una sfida vinta prima di tutto con la testa e l'atteggiamento, mostrando ai nostri la differenza tra una squadra abituata a vincere e traboccante classe ed un gruppo di sognatori che paiono aver fatto il passo più lungo della gamba: si potrebbe parlare di molte cose, dall'esperienza in campo internazionale dei giocatori iberici alla serata no di quelli italiani, dai capelli tagliati di Balotelli allo scellerato cambio Montolivo/Motta - uscito, sfiga vuole, dopo cinque minuti per infortunio lasciando la squadra in dieci e sancendo, di fatto, la fine delle speranze di un'eventuale, remota rimonta -, dagli infortuni alla stanchezza, dal Pirlo ingabbiato al Fabregas indemoniato.
Ma questi sono argomenti da cronaca sportiva alla ricerca della discussione, e poco altro.
La Spagna ha vinto meritatamente.
E alla grande, mostrando ancora una volta di essere, al momento, la squadra più forte del mondo.
Questo, però, non deve sminuire il percorso fatto dai nostri ragazzi, che contro ogni pronostico sono giunti a questa sera e, soprattutto, sono riusciti a farsi voler bene nonostante tutti i loro limiti: in fondo, questa è una nuova Italia fatta di giovani figli di altre culture e latitudini nati e cresciuti accanto a noi, eredità di tutti quelli che saranno i visi degli Azzurri del futuro.
E' una nuova Italia fatta di tamarri senza ritegno, che rispondono mostrando i muscoli senza dire una parola, perchè quello non è propriamente il loro campo.
E' una nuova Italia che continua ad essere segnata dai soliti, vecchi scandali e dalle magagne che fanno parte del suo dna.
Io stesso non sono contento di molte cose del nostro Paese, e spesso e volentieri sono il primo a criticarlo: ma nonostante tutto, questa resterà sempre la mia casa, il posto in cui mi farebbe piacere tornare anche se finissi a stare all'altro capo del mondo - e credetemi, tornerei in Australia oggi stesso -.
E se è il calcio che ci deve unire, per superficiale che sia, ben venga.
Criticare l'unità che mossa per istinto dal pallone mi pare sempre un pò radical chic.
Perchè è vero, questa è la Terra dei cachi, ma è anche la Patria di Giovanni Falcone, Fabrizio De Andrè, Leonardo Da Vinci, Federico Fellini, Roberto Baggio.
E di Mario Balotelli.
E nostra.
E in qualche modo, andando oltre le preferenze calcistiche o personali, le inclinazioni e le aspirazioni, mi sento Mario Balotelli anche io.
Un ragazzo che vorrebbe spaccare il mondo, poi si guarda attorno e vede il suo Paese senza fiducia in lui.
Quanti di noi si sentono in questo modo?
Molti più di quanto non si crederebbe. O si è disposti ad ammettere.
La verità è una sola: siamo tutti Mario Balotelli.
Siamo l'Italia.
Quindi non possiamo che applaudire questi ragazzi per averci regalato l'emozione di Euro 2012, tornare ad alzarci in piedi come De Rossi con il suo ginocchio sbucciato, ricordarci che siamo gente con la scorza dura, che "tiene i cavalli" - come sono solito ribadire -, e andare avanti.
Nell'ultimo numero del suo Capolavoro - quello Slam Dunk che consiglio a tutti, appassionati di fumetti e non -, il mangaka Takehiko Inoue, sfruttando le parole dell'allenatore del liceo Sannoh, uscito perdente al termine di una sfida incredibile, afferma: "La sconfitta che abbiamo subito oggi costruirà la nostra fortuna di domani".
Coraggio, ragazzi.
Tra due anni, al Mondiale carioca, io sarò ancora qui.
E chissà, forse inizierò dicendomi sfiduciato, scriverò criticando un attaccante che non esulta per esortarlo a lasciarsi andare, farò ironia sugli Azzurri e poi mi ritroverò rapito dalle emozioni, e sarò con loro fino all'ultimo minuto. Al triplice fischio.
"Ancora un altro round", diceva sempre il mio caro, vecchio, Rocky Balboa.
Ancora un altro round, ragazzi.
Ancora un altro round, Italia.
In fondo, a Resistere siamo sempre stati bravi.
MrFord
P. S. In tutto questo, complimenti davvero ad una Spagna in grado di giocare una finale perfetta sotto tutti i punti di vista.
Non sarà la squadra con più cuore al mondo, e le vittorie - come spesso accade - l'hanno forse privata di un pò di simpatia, ma di sicuro, in questo momento resta il meglio del calcio mondiale.
Nella finalissima di questo Europeo l'Italia dei miracoli si infrange contro le Furie rosse spagnole, che centrano una storica triplete bissando il successo di quattro anni fa e ribadendo la vittoria ottenuta al Mondiale in Sudafrica.
Una partita che per gli Azzurri non è praticamente mai iniziata, che segna nel modo più amaro la fine di questo torneo ma che resta un punto di partenza importante per rialzarsi e cominciare a lavorare imparando dalla lezione subita.
"Ogni maledetta domenica si vince o si perde: l'importante è vincere o perdere da uomini", gracchia sornione il mitico coach D'Amato in Ogni maledetta domenica.
Ed è così che va, nello sport.
Questo Europeo dei miracoli, iniziato con una compagine azzurra tra le meno amate e supportate del passato recente, divenuto una sorta di metafora della rivalsa del nostro Paese rispetto alla crisi e alla situazione politica continentale, si è chiuso come molti di noi non avrebbero voluto: la sconfitta con la Spagna di Del Bosque - squadra impareggiabile, inutile girarci attorno - è stata netta, pulita, cristallina.
Le Furie rosse hanno dominato una sfida vinta prima di tutto con la testa e l'atteggiamento, mostrando ai nostri la differenza tra una squadra abituata a vincere e traboccante classe ed un gruppo di sognatori che paiono aver fatto il passo più lungo della gamba: si potrebbe parlare di molte cose, dall'esperienza in campo internazionale dei giocatori iberici alla serata no di quelli italiani, dai capelli tagliati di Balotelli allo scellerato cambio Montolivo/Motta - uscito, sfiga vuole, dopo cinque minuti per infortunio lasciando la squadra in dieci e sancendo, di fatto, la fine delle speranze di un'eventuale, remota rimonta -, dagli infortuni alla stanchezza, dal Pirlo ingabbiato al Fabregas indemoniato.
Ma questi sono argomenti da cronaca sportiva alla ricerca della discussione, e poco altro.
La Spagna ha vinto meritatamente.
E alla grande, mostrando ancora una volta di essere, al momento, la squadra più forte del mondo.
Questo, però, non deve sminuire il percorso fatto dai nostri ragazzi, che contro ogni pronostico sono giunti a questa sera e, soprattutto, sono riusciti a farsi voler bene nonostante tutti i loro limiti: in fondo, questa è una nuova Italia fatta di giovani figli di altre culture e latitudini nati e cresciuti accanto a noi, eredità di tutti quelli che saranno i visi degli Azzurri del futuro.
E' una nuova Italia fatta di tamarri senza ritegno, che rispondono mostrando i muscoli senza dire una parola, perchè quello non è propriamente il loro campo.
E' una nuova Italia che continua ad essere segnata dai soliti, vecchi scandali e dalle magagne che fanno parte del suo dna.
Io stesso non sono contento di molte cose del nostro Paese, e spesso e volentieri sono il primo a criticarlo: ma nonostante tutto, questa resterà sempre la mia casa, il posto in cui mi farebbe piacere tornare anche se finissi a stare all'altro capo del mondo - e credetemi, tornerei in Australia oggi stesso -.
E se è il calcio che ci deve unire, per superficiale che sia, ben venga.
Criticare l'unità che mossa per istinto dal pallone mi pare sempre un pò radical chic.
Perchè è vero, questa è la Terra dei cachi, ma è anche la Patria di Giovanni Falcone, Fabrizio De Andrè, Leonardo Da Vinci, Federico Fellini, Roberto Baggio.
E di Mario Balotelli.
E nostra.
E in qualche modo, andando oltre le preferenze calcistiche o personali, le inclinazioni e le aspirazioni, mi sento Mario Balotelli anche io.
Un ragazzo che vorrebbe spaccare il mondo, poi si guarda attorno e vede il suo Paese senza fiducia in lui.
Quanti di noi si sentono in questo modo?
Molti più di quanto non si crederebbe. O si è disposti ad ammettere.
La verità è una sola: siamo tutti Mario Balotelli.
Siamo l'Italia.
Quindi non possiamo che applaudire questi ragazzi per averci regalato l'emozione di Euro 2012, tornare ad alzarci in piedi come De Rossi con il suo ginocchio sbucciato, ricordarci che siamo gente con la scorza dura, che "tiene i cavalli" - come sono solito ribadire -, e andare avanti.
Nell'ultimo numero del suo Capolavoro - quello Slam Dunk che consiglio a tutti, appassionati di fumetti e non -, il mangaka Takehiko Inoue, sfruttando le parole dell'allenatore del liceo Sannoh, uscito perdente al termine di una sfida incredibile, afferma: "La sconfitta che abbiamo subito oggi costruirà la nostra fortuna di domani".
Coraggio, ragazzi.
Tra due anni, al Mondiale carioca, io sarò ancora qui.
E chissà, forse inizierò dicendomi sfiduciato, scriverò criticando un attaccante che non esulta per esortarlo a lasciarsi andare, farò ironia sugli Azzurri e poi mi ritroverò rapito dalle emozioni, e sarò con loro fino all'ultimo minuto. Al triplice fischio.
"Ancora un altro round", diceva sempre il mio caro, vecchio, Rocky Balboa.
Ancora un altro round, ragazzi.
Ancora un altro round, Italia.
In fondo, a Resistere siamo sempre stati bravi.
MrFord
P. S. In tutto questo, complimenti davvero ad una Spagna in grado di giocare una finale perfetta sotto tutti i punti di vista.
Non sarà la squadra con più cuore al mondo, e le vittorie - come spesso accade - l'hanno forse privata di un pò di simpatia, ma di sicuro, in questo momento resta il meglio del calcio mondiale.
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venerdì 29 giugno 2012
Euro 2012 - Semifinali
La trama (con parole mie): e così, anche Euro 2012 si avvia alla conclusione, per una finale del tutto insperata alla vigilia della competizione. L'Italia di Prandelli, partita come assoluta underdog, giunge a sorpresa a bussare alla porta delle Furie rosse, alla loro terzo "ultimo atto" consecutivo dopo Euro 2008 e i Mondiali 2010, entrambi vinti.
Non c'è due senza tre, si dice in giro.
Io dico che ormai, con i sogni non si scherza.
E non solo con loro.
Sognare ha pagato.
Cazzo, se ha pagato.
Nonostante il risultato - che, come per la partita contro l'Inghilterra, ci sta molto stretto -, ho chiuso la semifinale di questo Euro 2012 assolutamente incredulo.
Per la prima volta - tolto il recupero conclusivo - mi pare quasi di non aver sofferto per una partita dell'Italia.
Raramente, da quando mi ricordo, ho potuto provare sensazioni come queste: certo, c'è stata Italia-Ucraina ai quarti del Mondiale 2006, o Italia-Bulgaria semifinale del Mondiale 1994, vinte entrambe senza grossi patimenti.
Questa sera, però, ad attenderci, c'erano i panzer tedeschi reduci da quindici vittorie ufficiali consecutive, nonchè unica squadra di questo Europeo ad avere solo e soltanto vinto, con la voglia di riscatto coltivata dal pensiero che l'Italia è da sempre la loro bestia nera - mai battuta in partite della fase finale dell'Europeo o del Mondiale, i ricordi del 2006, del 1982 e del 1970 ancora impressi nella memoria -: e cosa accade, all'Italia delle scommesse, degli scandali, della crisi e dei giocatori che non esultano?
Accade che Prandelli mette in campo un undici che non sbaglia (quasi) un colpo, mette all'angolo i tedeschi con due magie di Cassano e Montolivo - assist straordinari - concretizzate da due prodezze - soprattutto la seconda - di Balotelli e si permette addirittura di sbagliare palle gol clamorose nel secondo tempo con Di Natale e Marchisio, imponendo praticamente sempre il suo gioco ed annullando i vari Gomez, Schweinsteiger, Lahm, Muller e Klose.
Julez ha sollevato il dubbio che il buon SuperMario potrebbe aver dato almeno un'occhiata al mio post a seguito della partita con l'Irlanda di una decina di giorni fa, e chissà, forse piace anche a me pensarla così.
Forse Prandelli è riuscito a stimolare il ragazzo nel modo giusto.
Forse tutto e il contrario di tutto.
Eppure, da tifoso e da appassionato di calcio, è una gioia vedere una giovane promessa realizzare due gol così pesanti, e soprattutto esultare con il sorriso, godendosi un palcoscenico che può e deve essere suo, domenica compresa.
E ci sta tutta anche quel pò di arroganza della posa sulla seconda rete, come a dire: "Da qui non mi muovo".
E nessuno vuole che tu da lì ti muova, Mario.
Anzi, hai un Paese intero che tra qualche giorno sarà con te, consacrandoti di fatto al ruolo di superstar del pallone, riponendo tutte le speranze e tutti i sogni che vorrà vedere concretizzati in una mina come quella che mette in ginocchio Neuer - e la Germania - come se non ci fosse un domani, e non importerà se gli avversari saranno più forti, o favoriti, perchè ci sarai tu ad annichilirli, sfruttando le energie e quel fare tamarro che fino ad ora avevano girato solo dalla parte sbagliata, per te.
Si può essere tamarri anche nel modo giusto, Mario.
"Ho visto l'era punk, quella metallara, quella dark, quella paninara, quella dei finti ricchi, quella dei finti poveri, e ancora io sono qui invariato, niente m'ha cambiato e sento finalmente che il momento mio sia arrivato, tipa con gli altri non c'ho sfida sai, il tamarro è sempre in voga perche' non è di moda mai", cantavano nell'ormai lontano 1996 gli Articolo 31: quell'anno, in Inghilterra, agli Europei l'Italia fu eliminata nella fase a gironi, ed in finale giunsero Germania e Repubblica Ceca, che si qualificarono proprio a scapito degli Azzurri.
Sono passati sedici anni, e nell'ultimo atto della competizione tornano ad incrociare il loro cammino due compagini che si sono già fronteggiate, come a ribadire che il momento - questo momento, questo Europeo - era ed è tutto loro.
Coincidenze quasi lostiane.
Quattro anni fa, fu proprio la Spagna ad eliminare i Nostri dall'Europeo.
Vidi la partita sempre con Julez, in una camera d'albergo in Polonia.
Che, guarda caso, ha ospitato questa edizione del torneo.
Fu una brutta partita, noiosa e poco emozionante. Finì tutto ai rigori, quasi in sordina.
Questa volta no.
Voglio continuare a sognare.
Voglio bene alla Spagna e agli spagnoli, ma quel rosso è pronto per essere caricato.
Abbiamo preso la rincorsa, e come tori non possiamo fermarci fino a quando non avremo incornato il bersaglio grosso.
Mario, ascoltami ancora una volta. Soprattutto questa volta.
Voglio continuare a sognare.
Domenica vinciamo.
In fondo, noi della Terra dei cachi siamo fatti per soffrire, e subire, e subire ancora.
E alzare la testa quando tutti si aspetterebbero di vederci nascondere come struzzi.
E vincere, cazzo.
Andiamo a vincere, ragazzi.
MrFord
P. S. Non ho parlato della seconda semifinale, che ha visto la Spagna imporsi ai rigori sul Portogallo. Non che ci fosse molto da raccontare. E' stato come perdersi nella tecnica senza cuore.
E per la prima volta Cristiano Ronaldo, giocatore formidabile ma clamorosamente poco simpatico ed empatico, è finito per diventare quasi un eroe romantico.
Non c'è due senza tre, si dice in giro.
Io dico che ormai, con i sogni non si scherza.
E non solo con loro.
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Balo si aggrappa ad una maglia riconquistata, Lahm vede il fantasma azzurro pronto a tormentarlo di nuovo. |
Sognare ha pagato.
Cazzo, se ha pagato.
Nonostante il risultato - che, come per la partita contro l'Inghilterra, ci sta molto stretto -, ho chiuso la semifinale di questo Euro 2012 assolutamente incredulo.
Per la prima volta - tolto il recupero conclusivo - mi pare quasi di non aver sofferto per una partita dell'Italia.
Raramente, da quando mi ricordo, ho potuto provare sensazioni come queste: certo, c'è stata Italia-Ucraina ai quarti del Mondiale 2006, o Italia-Bulgaria semifinale del Mondiale 1994, vinte entrambe senza grossi patimenti.
Questa sera, però, ad attenderci, c'erano i panzer tedeschi reduci da quindici vittorie ufficiali consecutive, nonchè unica squadra di questo Europeo ad avere solo e soltanto vinto, con la voglia di riscatto coltivata dal pensiero che l'Italia è da sempre la loro bestia nera - mai battuta in partite della fase finale dell'Europeo o del Mondiale, i ricordi del 2006, del 1982 e del 1970 ancora impressi nella memoria -: e cosa accade, all'Italia delle scommesse, degli scandali, della crisi e dei giocatori che non esultano?
Accade che Prandelli mette in campo un undici che non sbaglia (quasi) un colpo, mette all'angolo i tedeschi con due magie di Cassano e Montolivo - assist straordinari - concretizzate da due prodezze - soprattutto la seconda - di Balotelli e si permette addirittura di sbagliare palle gol clamorose nel secondo tempo con Di Natale e Marchisio, imponendo praticamente sempre il suo gioco ed annullando i vari Gomez, Schweinsteiger, Lahm, Muller e Klose.
Julez ha sollevato il dubbio che il buon SuperMario potrebbe aver dato almeno un'occhiata al mio post a seguito della partita con l'Irlanda di una decina di giorni fa, e chissà, forse piace anche a me pensarla così.
Forse Prandelli è riuscito a stimolare il ragazzo nel modo giusto.
Forse tutto e il contrario di tutto.
Eppure, da tifoso e da appassionato di calcio, è una gioia vedere una giovane promessa realizzare due gol così pesanti, e soprattutto esultare con il sorriso, godendosi un palcoscenico che può e deve essere suo, domenica compresa.
E ci sta tutta anche quel pò di arroganza della posa sulla seconda rete, come a dire: "Da qui non mi muovo".
E nessuno vuole che tu da lì ti muova, Mario.
Anzi, hai un Paese intero che tra qualche giorno sarà con te, consacrandoti di fatto al ruolo di superstar del pallone, riponendo tutte le speranze e tutti i sogni che vorrà vedere concretizzati in una mina come quella che mette in ginocchio Neuer - e la Germania - come se non ci fosse un domani, e non importerà se gli avversari saranno più forti, o favoriti, perchè ci sarai tu ad annichilirli, sfruttando le energie e quel fare tamarro che fino ad ora avevano girato solo dalla parte sbagliata, per te.
Si può essere tamarri anche nel modo giusto, Mario.
"Ho visto l'era punk, quella metallara, quella dark, quella paninara, quella dei finti ricchi, quella dei finti poveri, e ancora io sono qui invariato, niente m'ha cambiato e sento finalmente che il momento mio sia arrivato, tipa con gli altri non c'ho sfida sai, il tamarro è sempre in voga perche' non è di moda mai", cantavano nell'ormai lontano 1996 gli Articolo 31: quell'anno, in Inghilterra, agli Europei l'Italia fu eliminata nella fase a gironi, ed in finale giunsero Germania e Repubblica Ceca, che si qualificarono proprio a scapito degli Azzurri.
Sono passati sedici anni, e nell'ultimo atto della competizione tornano ad incrociare il loro cammino due compagini che si sono già fronteggiate, come a ribadire che il momento - questo momento, questo Europeo - era ed è tutto loro.
Coincidenze quasi lostiane.
Quattro anni fa, fu proprio la Spagna ad eliminare i Nostri dall'Europeo.
Vidi la partita sempre con Julez, in una camera d'albergo in Polonia.
Che, guarda caso, ha ospitato questa edizione del torneo.
Fu una brutta partita, noiosa e poco emozionante. Finì tutto ai rigori, quasi in sordina.
Questa volta no.
Voglio continuare a sognare.
Voglio bene alla Spagna e agli spagnoli, ma quel rosso è pronto per essere caricato.
Abbiamo preso la rincorsa, e come tori non possiamo fermarci fino a quando non avremo incornato il bersaglio grosso.
Mario, ascoltami ancora una volta. Soprattutto questa volta.
Voglio continuare a sognare.
Domenica vinciamo.
In fondo, noi della Terra dei cachi siamo fatti per soffrire, e subire, e subire ancora.
E alzare la testa quando tutti si aspetterebbero di vederci nascondere come struzzi.
E vincere, cazzo.
Andiamo a vincere, ragazzi.
MrFord
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E' partita un'accozzaglia male assortita, è arrivata in finale una squadra. |
P. S. Non ho parlato della seconda semifinale, che ha visto la Spagna imporsi ai rigori sul Portogallo. Non che ci fosse molto da raccontare. E' stato come perdersi nella tecnica senza cuore.
E per la prima volta Cristiano Ronaldo, giocatore formidabile ma clamorosamente poco simpatico ed empatico, è finito per diventare quasi un eroe romantico.
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lunedì 25 giugno 2012
Euro 2012 - Quarti di finale
La trama (con parole mie): in questi giorni di caldo ben più che estivo il clima si è fatto rovente anche ad Euro 2012, con i quarti di finale che hanno definito le quattro semifinaliste del torneo.
Gli schieramenti rappresentano il meglio del calcio continentale odierno - e non solo -, e completano un "best four" senza alcuna sorpresa, quasi come se in questo Europeo non ci fosse spazio per i sogni, ma solo per le certezze.
O forse no.
Per fortuna di noi tifosi e del calcio.
Da tifoso ed appassionato di calcio, posso dire di aver legato, in qualche modo, la mia esistenza di spettatore - soprattutto rispetto alle partite della Nazionale - ai calci di rigore: la terribile lotteria dagli undici metri mi segnò già dalla prima volta, quando una delle selezioni azzurre più forti degli ultimi trent'anni venne eliminata dall'Argentina di Maradona in semifinale ad Italia '90 dopo un Mondiale perfetto, dal quale uscimmo imbattuti subendo la prima rete proprio contro i biancocelesti.
Seguirono la finale di Usa '94, persa con il Brasile sempre dal dischetto, segnata dall'errore di Roberto Baggio - che divenne una vera e propria maledizione sulla sua carriera -, l'eliminazione ai quarti a Francia '98 contro i cugini transalpini che alla fine vinsero la competizione, l'incredibile semifinale all'Europeo del 2000 contro l'Olanda con protagonista un Toldo monumentale ed ovviamente la vittoria in quella notte del luglio 2006, vendetta tremenda vendetta sugli odiati rivali francesi ancora scossi dalla testata di Zidane a Materazzi.
Questo senza contare il Milan - due finali di Champions, una vinta ed una persa dal dischetto, ed una della vecchia Coppa Intercontinentale, anche questa sfumata -.
Posso dire, dunque, di essere un discreto veterano in merito: eppure la tensione di quei momenti non si riesce mai ad esorcizzare del tutto.
Ieri sera, ancora una volta, dopo una partita giocata con il cuore da un'Italia che finalmente comincia a conquistarmi nonostante i suoi problemi realizzativi - quattro gol in quattro partite, tre su palla inattiva, decisamente pochino - di nuovo ho sentito il fiato sul collo del dio del calcio che veniva a reclamare la sua vittima sacrificale: dopo il palo clamoroso di De Rossi a tre minuti dal calcio d'inizio, l'intervento di Buffon poco dopo, gli errori dello stesso De Rossi, Montolivo e Balotelli sottoporta, il legno di Diamanti, ero ormai convinto che la suddetta divinità avesse già deciso di vestire inglese, in barba ad una partita dominata dai nostri, che avrebbero meritato almeno un sonoro due a zero già nei tempi regolamentari.
La convinzione è diventata una quasi certezza quando ho visto Montolivo avvicinarsi al dischetto per battere il secondo penalty: ho visto - e non per la prima volta - prendere sostanza la regola secondo la quale, talento a parte, un giocatore senza il dovuto carattere, di fronte ad una pressione di quel genere, crolla inesorabilmente.
Peccato, ci siamo detti in casa Ford. Uscire proprio al termine della partita meglio giocata.
Ma evidentemente nell'Olimpo calcistico l'Italia deve avere qualche santo protettore, perchè sul volto di Young d'improvviso si dipinge il terrore, e la traversa pare rigettargli indietro ogni speranza poco prima che Buffon - già autore di un intervento fondamentale nel primo tempo - metta le mani sul tiro non irresistibile di Cole.
A quel punto, la responsabilità è tutta su Diamanti, uno cui non ho mai dato troppa importanza: e invece il tatuato sosia di Niccolò Fabi sfodera una mina che spiazza Hart e consegna la vittoria agli Azzurri, tornando ad accendere l'emozione che da troppi anni pareva essersi affievolita.
Se davvero questo Europeo non ha riservato sorprese incredibili o portato alla fine squadre rivelazione, mi pare che tutti i sogni poggino sulle spalle di questa Italia scombinata, segnata dalle scommesse e dagli scandali ed apparentemente slegata, appesa ad un Balotelli che non esulta e tanti uomini di fatica, al concetto di underdog che nelle grida di Buffon diviene quasi un monito: "Non svegliate il can che dorme".
E la magia - perchè di magia si è trattato - del cucchiaio di Pirlo sul rigore che poteva segnare un incubo pare proprio aver suonato la sveglia.
Sognamo ad occhi aperti.
E giovedì andiamo ad affrontare gli apparentemente imbattibili tedeschi.
Con l'impressione che, ora, non siano più così imbattibili, e in mente impresso un ricordo che ci porta bene, quello della semifinale del Mondiale 2006.
Il resto delle sfide è stato, invece, tutto realtà.
Il Portogallo di un sempre più lanciato Cristiano Ronaldo ha posto fine all'avventura della modesta Repubblica Ceca senza neppure troppa fatica nonostante il risultato finale, la Germania ha spezzato i sogni di mezza - se non tutta - Europa spazzando via la Grecia sfoderando i muscoli per sbriciolare l'illusione ellenica nata da un pareggio - momentaneo - insperato e la Spagna ha gentilmente reso un altro servizio - dopo il mancato biscotto con la Croazia - a noi italiani rispedendo senza dare l'impressione di sudare per farlo a casa la Francia come si suppone farà con i lusitani in semifinale.
Buffon, appreso della qualificazione dopo la partita con l'Irlanda, ha dichiarato di dovere un favore alle Furie rosse: speriamo non l'abbiano preso troppo sul serio, perchè dovessimo ritrovarli in finale, non esiste che si esca senza vincere.
Forse le sparo troppo grosse, ma a questo punto, tutto è lecito.
Soprattutto sognare.
MrFord
Gli schieramenti rappresentano il meglio del calcio continentale odierno - e non solo -, e completano un "best four" senza alcuna sorpresa, quasi come se in questo Europeo non ci fosse spazio per i sogni, ma solo per le certezze.
O forse no.
Per fortuna di noi tifosi e del calcio.
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Buffon acchiappa la qualificazione, e non la molla. |
Da tifoso ed appassionato di calcio, posso dire di aver legato, in qualche modo, la mia esistenza di spettatore - soprattutto rispetto alle partite della Nazionale - ai calci di rigore: la terribile lotteria dagli undici metri mi segnò già dalla prima volta, quando una delle selezioni azzurre più forti degli ultimi trent'anni venne eliminata dall'Argentina di Maradona in semifinale ad Italia '90 dopo un Mondiale perfetto, dal quale uscimmo imbattuti subendo la prima rete proprio contro i biancocelesti.
Seguirono la finale di Usa '94, persa con il Brasile sempre dal dischetto, segnata dall'errore di Roberto Baggio - che divenne una vera e propria maledizione sulla sua carriera -, l'eliminazione ai quarti a Francia '98 contro i cugini transalpini che alla fine vinsero la competizione, l'incredibile semifinale all'Europeo del 2000 contro l'Olanda con protagonista un Toldo monumentale ed ovviamente la vittoria in quella notte del luglio 2006, vendetta tremenda vendetta sugli odiati rivali francesi ancora scossi dalla testata di Zidane a Materazzi.
Questo senza contare il Milan - due finali di Champions, una vinta ed una persa dal dischetto, ed una della vecchia Coppa Intercontinentale, anche questa sfumata -.
Posso dire, dunque, di essere un discreto veterano in merito: eppure la tensione di quei momenti non si riesce mai ad esorcizzare del tutto.
Ieri sera, ancora una volta, dopo una partita giocata con il cuore da un'Italia che finalmente comincia a conquistarmi nonostante i suoi problemi realizzativi - quattro gol in quattro partite, tre su palla inattiva, decisamente pochino - di nuovo ho sentito il fiato sul collo del dio del calcio che veniva a reclamare la sua vittima sacrificale: dopo il palo clamoroso di De Rossi a tre minuti dal calcio d'inizio, l'intervento di Buffon poco dopo, gli errori dello stesso De Rossi, Montolivo e Balotelli sottoporta, il legno di Diamanti, ero ormai convinto che la suddetta divinità avesse già deciso di vestire inglese, in barba ad una partita dominata dai nostri, che avrebbero meritato almeno un sonoro due a zero già nei tempi regolamentari.
La convinzione è diventata una quasi certezza quando ho visto Montolivo avvicinarsi al dischetto per battere il secondo penalty: ho visto - e non per la prima volta - prendere sostanza la regola secondo la quale, talento a parte, un giocatore senza il dovuto carattere, di fronte ad una pressione di quel genere, crolla inesorabilmente.
Peccato, ci siamo detti in casa Ford. Uscire proprio al termine della partita meglio giocata.
Ma evidentemente nell'Olimpo calcistico l'Italia deve avere qualche santo protettore, perchè sul volto di Young d'improvviso si dipinge il terrore, e la traversa pare rigettargli indietro ogni speranza poco prima che Buffon - già autore di un intervento fondamentale nel primo tempo - metta le mani sul tiro non irresistibile di Cole.
A quel punto, la responsabilità è tutta su Diamanti, uno cui non ho mai dato troppa importanza: e invece il tatuato sosia di Niccolò Fabi sfodera una mina che spiazza Hart e consegna la vittoria agli Azzurri, tornando ad accendere l'emozione che da troppi anni pareva essersi affievolita.
Se davvero questo Europeo non ha riservato sorprese incredibili o portato alla fine squadre rivelazione, mi pare che tutti i sogni poggino sulle spalle di questa Italia scombinata, segnata dalle scommesse e dagli scandali ed apparentemente slegata, appesa ad un Balotelli che non esulta e tanti uomini di fatica, al concetto di underdog che nelle grida di Buffon diviene quasi un monito: "Non svegliate il can che dorme".
E la magia - perchè di magia si è trattato - del cucchiaio di Pirlo sul rigore che poteva segnare un incubo pare proprio aver suonato la sveglia.
Sognamo ad occhi aperti.
E giovedì andiamo ad affrontare gli apparentemente imbattibili tedeschi.
Con l'impressione che, ora, non siano più così imbattibili, e in mente impresso un ricordo che ci porta bene, quello della semifinale del Mondiale 2006.
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Il "prestige" di Pirlo. |
Il Portogallo di un sempre più lanciato Cristiano Ronaldo ha posto fine all'avventura della modesta Repubblica Ceca senza neppure troppa fatica nonostante il risultato finale, la Germania ha spezzato i sogni di mezza - se non tutta - Europa spazzando via la Grecia sfoderando i muscoli per sbriciolare l'illusione ellenica nata da un pareggio - momentaneo - insperato e la Spagna ha gentilmente reso un altro servizio - dopo il mancato biscotto con la Croazia - a noi italiani rispedendo senza dare l'impressione di sudare per farlo a casa la Francia come si suppone farà con i lusitani in semifinale.
Buffon, appreso della qualificazione dopo la partita con l'Irlanda, ha dichiarato di dovere un favore alle Furie rosse: speriamo non l'abbiano preso troppo sul serio, perchè dovessimo ritrovarli in finale, non esiste che si esca senza vincere.
Forse le sparo troppo grosse, ma a questo punto, tutto è lecito.
Soprattutto sognare.
MrFord
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mercoledì 20 giugno 2012
Euro 2012 - Terzo round
La trama (con parole mie): e anche l'ultimo passaggio è andato.
I gironi di qualificazione si sono chiusi, determinando le otto squadre che si giocheranno il titolo continentale: non sono mancate le sorprese, compresa la stentata qualificazione dei nostri, ed i colpi di scena, che speriamo siano soltanto un preludio alle emozioni che ogni finale di competizione di questo tipo dovrebbe portare in dono ad ogni tifoso.
Oggi il grande circo si ferma, ma da domani avremo modo di scoprire i nomi delle final four.
Devo ammettere che l'ultima tornata della fase a gironi di questo Europeo è riuscita a sorprendermi, e non poco, un pò come era stato per la splendida partita tra Svezia ed Inghilterra - ad oggi, la migliore dell'Europeo - che aveva chiuso il secondo round: qualche giorno fa ho parlato di outsiders, ed ecco che senza neppure darmi il tempo di godere della combattività polacca o dell'apparente agio russo pronti via e Repubblica Ceca e Grecia saltano al volo sull'ultimo treno per i quarti di finale ribaltando completamente quello che era il pronostico della vigilia per il loro girone.
Quando gli sfavoriti riescono in un'impresa come questa provo sempre un moto di goduria neanche troppo sotterranea, ma avendo visto giocare entrambe queste squadre - e soprattutto, considerate le avversarie che le attendono - ho come l'impressione che il sogno sia destinato ad avere una durata piuttosto breve.
Quelli che, invece, più che sognare producono, sono i sempre quadrati tedeschi, che chiudono questa fase - unici a punteggio pieno con tre vittorie su tre - da mattatori, rafforzando la loro candidatura per la vittoria finale: curioso, però, perchè se soltanto qualche giorno davo per certo il loro trionfo, ora non sono più così sicuro a proposito della corazzata di Loew, allenatore a mio parere fenomenale, in grado di costruire non una squadra, ma una generazione intera di nuovi talenti - la Germania, fa bene ricordarlo soprattutto a noi vecchi tradizionalisti, è la nazionale più giovane dell'Europeo -. Vincere troppo all'inizio, in tornei come questo, non ha mai portato troppo bene. Staremo a vedere.
Il resto delle partite è come scivolato via, segnando un progressivo miglioramento del Portogallo, la figuraccia dell'Olanda - che rimedia una lezione quasi peggiore di quella che subimmo noi all'ultimo Mondiale -, le conferme - pur non entusiasmanti - di Francia ed Inghilterra ed una serie di sfide ben lontane dall'essere irresistibili.
Compresa quella che ci ha visto opposti all'Irlanda del buon Trapattoni.
Personalmente, ho trovato la partita degli Azzurri a tratti davvero imbarazzante, forse la peggiore di quelle giocate dalla Nazionale in questa competizione, nonostante il risultato finale - e già mi sento come se stessi sparando sulla Croce Rossa -. Tolti i rischi e la sofferenza patita già dalla prima azione, c'è un passaggio che è rimasto impresso a fuoco nella mia memoria di tifoso e spettatore che sento di voler condividere con voi: siamo attorno alla mezzora di gioco del primo tempo, e mentre Spagna e Croazia restano ferme sullo zero a zero, l'Irlanda è in campo come se dovesse giocarsi la qualificazione segnando almeno tre gol per essere certa del passaggio del turno e l'Italia sonnecchia neppure stesse soltanto aspettando la finale.
Sulla trequarti irlandese, un giocatore in verde - non ricordo chi fosse - sfugge a Balzaretti, al suo esordio in questo Europeo, che rovina a terra, scivola e non riuscendo a tenere il passo dell'avversario lo placca neanche stesse giocando a rugby, guadagnandosi una sacrosanta ammonizione: ora, il laterale del Palermo è riuscito ad entrare in partita finendo per portarsi a casa una prova discreta, ma in quel momento ho pensato che fossi stato Prandelli, oltre ad entrare in campo per colpirlo con un paio di bottigliate ben assestate, avrei fatto in modo che facesse ritorno in Italia la notte stessa.
Ed è più o meno in questo modo che la nostra squadra si è portata a casa il risultato: due gol su palla inattiva contro un'Irlanda modestissima che sia la Spagna che la Croazia avevano strapazzato senza neppure fare la metà della nostra fatica.
I telecronisti giuravano fosse il caldo, a me è parso di vedere, al contrario, una squadra con ben poca tenuta e ben poche possibilità.
Ma come tutti noi ben sappiamo, non esiste incarnazione della Nazionale senza sofferenza, e chissà che davvero le sorprese non siano finite: di certo, nonostante la furia scaturita dalla pochezza del nostro gioco, non starò con le mani in mano domenica, quando ci sarà da tifare fortissimo.
E già che ci sono, non voglio farmi mancare una piccola panoramica su quelli che saranno i quarti di finale che ci aspettano da domani fino a domenica: a dare inizio alle danze saranno Repubblica Ceca e Portogallo, che grazie al tasso tecnico e al risveglio di Cristiano Ronaldo non dovrebbe fare troppa fatica ad aggiudicarsi la semifinale.
Ovviamente io sarò dalla parte del mio vecchio mito Rosicky e dei suoi, ma la vedo veramente durissima.
Venerdì sarà il turno di Germania e Grecia, e qui mi trovo davvero in difficoltà: se lo schiacciasassi teutonico avesse incontrato qualsiasi altra squadra sarei stato sicuro del risultato, considerato anche il fatto di aver predetto una Spagna-Germania finale replica di quattro anni fa, a risultato invertito.
Eppure qualcosa mi dice che gli arcigni e combattivi ellenici potrebbero essere dei bruttissimi clienti per Gomez e soci, che potrebbero dilagare così come essere costretti ai supplementari, se non oltre.
Sarà poi la volta della sfida tra le Furie rosse spagnole ed i nostri cugini d'oltralpe, che non saranno più le facce di merda di una volta ma che ugualmente spero possano subire una lezione di bel calcio tale da raccontarla ai nipoti tra una cinquantina d'anni.
Spagna a dilagare, e galletti a casa. O allo spiedo, che fa sempre bene.
Dulcis in fundo, saremo proprio noi figli della Terra dei Cachi a chiudere in bellezza i quarti affrontando l'Inghilterra di Rooney, che c'è da sperare non sia in forma per non partire già con un gol o due di svantaggio: per il resto, sono convinto che, almeno sulla carta, le possibilità per giungere ad un'insperata semifinale possano addirittura esserci.
Dovremo affidarci a Pirlo, Balotelli - ebbene sì, proprio lui - e all'hangover dei giocatori britannici, che conto possano darci dentro come ogni sacrosanto sabato sera, e sperare che la palla vada dentro dalla parte giusta.
MrFord
Un ultimo appunto su quello che dovrebbe essere il nostro attaccante simbolo, o più che altro una domanda: Mario, sei un calciatore di talento, hai ventidue anni, soldi che escono da ogni orifizio, fama, case, macchine, ragazze come se piovessero, un fisico da pugile, di lavoro fai il calciatore e probabilmente non dovrai fare più nient'altro anche quando ti ritirerai dalle competizioni, tra più di dieci anni.
Insomma, hai un sacco di roba che un sacco di gente sogna di avere e non avrà mai.
Dunque, lo vuoi dire al vecchio Ford che cazzo ti rode?
Non voglio fare retorica di grana grossa e tirare fuori l'argomento razzismo, perchè non è quello il punto: il punto è che pare proprio che tu non ti diverta a fare quello che fai, che tutto ti sembri insopportabile e pesante. Così ti faccio una proposta: facciamo uno scambio di buste paga, io vengo in Polonia a finire questi Europei e poi volo a Manchester, che non sarà un granchè, ma posso sopportarla, e con i soldi guadagnati lì compro casa ai miei genitori, a mio fratello, ovviamente a me e Julez e già che ci sono anche ai miei futuri figli e nipoti.
Tu, invece, vieni qui a fare un pò di sano pendolarismo. E stai al mio posto, ora, senza scrivere nulla, perchè sicuramente io mi starò divertendo a giocare a pallone pensando - incredulo - di essere pagato per farlo.
Come dici? Non ti sembra un'idea così grandiosa?
Allora muovi il culo, cazzone, sorridi alla vita e vedi di fare quello per cui vieni pagato così tanto.
Che non è giocare a calcio. Ma far sognare chi ti guarda giocare.
I gironi di qualificazione si sono chiusi, determinando le otto squadre che si giocheranno il titolo continentale: non sono mancate le sorprese, compresa la stentata qualificazione dei nostri, ed i colpi di scena, che speriamo siano soltanto un preludio alle emozioni che ogni finale di competizione di questo tipo dovrebbe portare in dono ad ogni tifoso.
Oggi il grande circo si ferma, ma da domani avremo modo di scoprire i nomi delle final four.
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I giocatori greci festeggiano l'insperato passaggio ai quarti. |
Devo ammettere che l'ultima tornata della fase a gironi di questo Europeo è riuscita a sorprendermi, e non poco, un pò come era stato per la splendida partita tra Svezia ed Inghilterra - ad oggi, la migliore dell'Europeo - che aveva chiuso il secondo round: qualche giorno fa ho parlato di outsiders, ed ecco che senza neppure darmi il tempo di godere della combattività polacca o dell'apparente agio russo pronti via e Repubblica Ceca e Grecia saltano al volo sull'ultimo treno per i quarti di finale ribaltando completamente quello che era il pronostico della vigilia per il loro girone.
Quando gli sfavoriti riescono in un'impresa come questa provo sempre un moto di goduria neanche troppo sotterranea, ma avendo visto giocare entrambe queste squadre - e soprattutto, considerate le avversarie che le attendono - ho come l'impressione che il sogno sia destinato ad avere una durata piuttosto breve.
Quelli che, invece, più che sognare producono, sono i sempre quadrati tedeschi, che chiudono questa fase - unici a punteggio pieno con tre vittorie su tre - da mattatori, rafforzando la loro candidatura per la vittoria finale: curioso, però, perchè se soltanto qualche giorno davo per certo il loro trionfo, ora non sono più così sicuro a proposito della corazzata di Loew, allenatore a mio parere fenomenale, in grado di costruire non una squadra, ma una generazione intera di nuovi talenti - la Germania, fa bene ricordarlo soprattutto a noi vecchi tradizionalisti, è la nazionale più giovane dell'Europeo -. Vincere troppo all'inizio, in tornei come questo, non ha mai portato troppo bene. Staremo a vedere.
Il resto delle partite è come scivolato via, segnando un progressivo miglioramento del Portogallo, la figuraccia dell'Olanda - che rimedia una lezione quasi peggiore di quella che subimmo noi all'ultimo Mondiale -, le conferme - pur non entusiasmanti - di Francia ed Inghilterra ed una serie di sfide ben lontane dall'essere irresistibili.
Compresa quella che ci ha visto opposti all'Irlanda del buon Trapattoni.
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"Mario, ti ho detto che non puoi rivelare chi vincerà l'Europeo, c'è gente che ci ha scommesso!" |
Sulla trequarti irlandese, un giocatore in verde - non ricordo chi fosse - sfugge a Balzaretti, al suo esordio in questo Europeo, che rovina a terra, scivola e non riuscendo a tenere il passo dell'avversario lo placca neanche stesse giocando a rugby, guadagnandosi una sacrosanta ammonizione: ora, il laterale del Palermo è riuscito ad entrare in partita finendo per portarsi a casa una prova discreta, ma in quel momento ho pensato che fossi stato Prandelli, oltre ad entrare in campo per colpirlo con un paio di bottigliate ben assestate, avrei fatto in modo che facesse ritorno in Italia la notte stessa.
Ed è più o meno in questo modo che la nostra squadra si è portata a casa il risultato: due gol su palla inattiva contro un'Irlanda modestissima che sia la Spagna che la Croazia avevano strapazzato senza neppure fare la metà della nostra fatica.
I telecronisti giuravano fosse il caldo, a me è parso di vedere, al contrario, una squadra con ben poca tenuta e ben poche possibilità.
Ma come tutti noi ben sappiamo, non esiste incarnazione della Nazionale senza sofferenza, e chissà che davvero le sorprese non siano finite: di certo, nonostante la furia scaturita dalla pochezza del nostro gioco, non starò con le mani in mano domenica, quando ci sarà da tifare fortissimo.
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"Eddai Mario, dillo a me chi vince l'Europeo: poi ci smezziamo la vincita!" |
Ovviamente io sarò dalla parte del mio vecchio mito Rosicky e dei suoi, ma la vedo veramente durissima.
Venerdì sarà il turno di Germania e Grecia, e qui mi trovo davvero in difficoltà: se lo schiacciasassi teutonico avesse incontrato qualsiasi altra squadra sarei stato sicuro del risultato, considerato anche il fatto di aver predetto una Spagna-Germania finale replica di quattro anni fa, a risultato invertito.
Eppure qualcosa mi dice che gli arcigni e combattivi ellenici potrebbero essere dei bruttissimi clienti per Gomez e soci, che potrebbero dilagare così come essere costretti ai supplementari, se non oltre.
Sarà poi la volta della sfida tra le Furie rosse spagnole ed i nostri cugini d'oltralpe, che non saranno più le facce di merda di una volta ma che ugualmente spero possano subire una lezione di bel calcio tale da raccontarla ai nipoti tra una cinquantina d'anni.
Spagna a dilagare, e galletti a casa. O allo spiedo, che fa sempre bene.
Dulcis in fundo, saremo proprio noi figli della Terra dei Cachi a chiudere in bellezza i quarti affrontando l'Inghilterra di Rooney, che c'è da sperare non sia in forma per non partire già con un gol o due di svantaggio: per il resto, sono convinto che, almeno sulla carta, le possibilità per giungere ad un'insperata semifinale possano addirittura esserci.
Dovremo affidarci a Pirlo, Balotelli - ebbene sì, proprio lui - e all'hangover dei giocatori britannici, che conto possano darci dentro come ogni sacrosanto sabato sera, e sperare che la palla vada dentro dalla parte giusta.
MrFord
Un ultimo appunto su quello che dovrebbe essere il nostro attaccante simbolo, o più che altro una domanda: Mario, sei un calciatore di talento, hai ventidue anni, soldi che escono da ogni orifizio, fama, case, macchine, ragazze come se piovessero, un fisico da pugile, di lavoro fai il calciatore e probabilmente non dovrai fare più nient'altro anche quando ti ritirerai dalle competizioni, tra più di dieci anni.
Insomma, hai un sacco di roba che un sacco di gente sogna di avere e non avrà mai.
Dunque, lo vuoi dire al vecchio Ford che cazzo ti rode?
Non voglio fare retorica di grana grossa e tirare fuori l'argomento razzismo, perchè non è quello il punto: il punto è che pare proprio che tu non ti diverta a fare quello che fai, che tutto ti sembri insopportabile e pesante. Così ti faccio una proposta: facciamo uno scambio di buste paga, io vengo in Polonia a finire questi Europei e poi volo a Manchester, che non sarà un granchè, ma posso sopportarla, e con i soldi guadagnati lì compro casa ai miei genitori, a mio fratello, ovviamente a me e Julez e già che ci sono anche ai miei futuri figli e nipoti.
Tu, invece, vieni qui a fare un pò di sano pendolarismo. E stai al mio posto, ora, senza scrivere nulla, perchè sicuramente io mi starò divertendo a giocare a pallone pensando - incredulo - di essere pagato per farlo.
Come dici? Non ti sembra un'idea così grandiosa?
Allora muovi il culo, cazzone, sorridi alla vita e vedi di fare quello per cui vieni pagato così tanto.
Che non è giocare a calcio. Ma far sognare chi ti guarda giocare.
martedì 19 giugno 2012
Euro Blog War - Secondo Tempo
La trama (con parole mie): ed eccoci pronti al decisamente poco atteso secondo tempo della Euro-sfida in salsa calcistica - oltre che cinematografica - tra me e il Cannibale.
Dopo aver assistito alle lezioni di classe dei miei undici solo ieri, oggi dovrete accontentarvi delle zappate dei macellai messi in campo dal mio antagonista, nella speranza che il suo team si guadagni presto - e a testa bassa - la via degli spogliatoi.
1 Roman Polanski, Polonia (Rosemary’s Baby)
Dopo aver assistito alle lezioni di classe dei miei undici solo ieri, oggi dovrete accontentarvi delle zappate dei macellai messi in campo dal mio antagonista, nella speranza che il suo team si guadagni presto - e a testa bassa - la via degli spogliatoi.
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La delusione del Team Cannibal dopo la pesante sconfitta contro le Furie Fordiane. |
1 Roman Polanski, Polonia (Rosemary’s Baby)
Cannibal Kid In
porta, un uomo che è abituato a difendersi, visti i numerosi attacchi
personali subiti, sia per l’assassinio della moglie Sharon Tate compiuto
dai seguaci di Charles Manson, sia per la famigerata questione dello
stupro. Questione che ha fatto rimanere Roman Polanski agli arresti
domiciliari, quindi ormai è abituato anche agli spazi stretti e lo vedo
quindi bene a stare tra i pali. Inoltre, il polacco è un regista di
grande esperienza e sicurezza e queste sono doti molto utili per un
portiere.
Nell’ambito
della sua lunga carriera, il polansko ha spaziato molto tra vari
generi, ma di certo l’ambito in cui se la cava meglio è la costruzione
della tensione e Rosemary’s Baby è un saggio sull’argomento. Ford, non
fartela sotto, mi raccomando ahahah!
Per
quanto sia del 1968, Fordmary è un film estremamente moderno, costruito
su dialoghi fitti, movimenti di macchina avvolgenti, un crescendo della
suspance pazzesco che oggi va molto, si vedano ad esempio i film di Ti
West, il Tarantino di Bastardi senza gloria o anche una serie come
Breaking Bad. Attualissima anche la tematica satanico-stregonesca che
troverà poi grande fortuna da L’esorcista in poi fino a tutti i vari
cloni di oggi.
Un capolavoro moderno capace di mettere al rogo tutti i classici passatissimi proposti dal satanico Ford Manson.
Mr. James Ford Nonostante l'ottima scelta cinematografica,
Polanski risulta vecchio anche più del vecchio cowboy Ford e del finto
giovane e già spompatissimo - e troppo pompato - Ti West, che starebbe
bene giusto come raccattapalle in fondo alla rete cannibalesca.
Un ultimo baluardo dedito al gioco del nascondino che ben poco potrà fare per opporsi agli attaccanti fordiani.
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"Cucciolo Eroico, è ora di mettere fine al tuo regno di terrore!" |
2 Giorgos Lanthimos, Grecia (Kynodontas - Dogtooth)
CK A ficcare i tacchetti canini sugli sterili attaccantini
fordiani, ci pensa un terzino davvero tosto e bastardo: Giorgos
Lanthimos, autore di uno dei film più sorprendenti e allucinanti degli
ultimi anni, il greco Kynodontas.
Guardando
una pellicola del genere, la Grecia almeno da un punto di vista
cinematografico appare tutt’altro che in crisi. L’unica crisi è quella
di Ford. Quella di mezza età? No, quella della terza età! uahahah
JF Un
terzino destro arcigno e cattivo, Lanthimos, che nonostante la buona
volontà rischierà giusto di lasciare in dieci la già provata compagine
targata Cucciolo Eroico con la sua eccessiva dose di violenza.
E considerate le contestazioni all'Ucraina vessatrice canina, già prevedo quelle rispetto al Giorgios persecutore felino.
CK Tranquillo, Ford, che Lanthimos non verrà espulso. Ho fatto un telefonata a Moggi e mi ha detto che all’arbitro ci pensa lui…
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"Finalmente la partita è finita. Via il dente, via il dolore." |
3 Juan Antonio Bayona, Spagna (The Orphanage)
CK Dall’affascinante e vitale scena horror spagnola, ecco una super chicca che giusto un super pirla come Ford può non apprezzare.
The
Orphanage è un horror profondamente umano, con la rara dote all’interno
del genere di raccontare una storia magnifica, fantasiosa e persino
commovente. E poi qualche brivido lo mette anche e tiene a distanza gli
attaccanti sempre più neutralizzati della formazione di un coach Ford
che non sembra pronto per la serie A cannibale.
JF Il
coach Ford, ben saldo in panchina con la sua fedele bottiglia - anche
vice allenatrice -, ride di un terzino sinistro piuttosto debole, ben
lontano dalle meraviglie del suo compatriota Del Toro, che con Il
labirinto del fauno si sarebbe mangiato il povero Bayona, orfano del
talento degli attaccanti avversari.
CK Bottiglia
di cosa? Di acqua santa per fare i tuoi riti scaramantici da Trapattoni
di serie Z? Nemmeno quelli possono salvare la tua squadra dalla
sconfitta…
JF Penso
opterò per il rhum, che viene anche buono nel caso si concludesse la
partita con una bella rissa in campo. Tu sei pronto a qualche molotov
fordiana?
CK Certo, radical Ford!
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"Cannibale, per favore, non lasciarmi qui! Sono un ottimo portiere!" |
4 Ingmar Bergman, Svezia (Persona)
CK Un regista difficile da penetrare che è una garanzia per la
difesa cannibale e che incredibilmente mette d’accordo sia me che Ford.
Potere svedese, credo, e l’IKEA non c’entra niente.
Tra le sue perle, la mia scelta è ricaduta su Persona, un film pazzesco,
letteralmente pazzesco. Un’opera intricatissima costruita in pratica
tutta su due personaggi e sulle loro menti. Non un thriller in senso
stretto, eppure una visione tesissima. A livello visivo poi è enorme,
ricca di invenzioni e con un uso del b/n ai massimi livelli. Oserei dire
in una delle mie solite dichiarazioni megalomani che con questo film il
bianco e nero ha raggiunto il suo apice assoluto. E oserei anche dire
che Mr. Ford con la sua lista ha raggiunto un nuovo apice assoluto di
pretenziosità, con tutti i suoi registucoli e filmucoli che giusto lui e
pochi altri sciagurati hanno visto.
JF Il
potere svedese di Bergman e della sua lanterna magica non si discute,
tanto che, come un novello Pirlo cinematografico, lo svedese per
antonomasia del Cinema riesce a mettere d'accordo il milanista Ford e lo
juventino Cannibale. Potere svedese, anche più tosto di quello di
Grayskull!
5 Lars Von Trier, Danimarca (Le onde del destino)
CK Coppia
di centrali rocciosi e indecifrabili, Von Trier e Bergman non fanno
nemmeno avvicinare il per nulla fortissimo ma solo fordissimo (e non è
un complimento) attacco rivale.
E se qualcuno prova a passare, quel bastardo di Lars è pronto a spezzargli immediatamente le gambine!
Von Trier conferma con Le onde del destino la sua cattiveria in quello
che forse è il suo capolavoro assoluto, in mezzo ai suoi tanti,
facendone passare di tutti i colori alla povera Emily Watson.
Con un filmone del genere, c’è poco da fare per la spenta compagine
fordiana. È scritto nelle onde destino che l’11 cannibale vinca senza
problemi!
JF Nonostante Le onde del destino sia indiscutibilmente un ottimo
film - il mio secondo favorito nella classifica dedicata a Von Trier -,
lo stesso è anche segno del tempo che è passato trasformando un regista
incredibilmente promettente in un pazzo megalomane dalle ambizioni
divine, e non sto parlando del Cannibale.
Rischio grosso per il coach Katniss, che vedrà ben presto la sua squadra ridotta in nove con la seconda espulsione di seguito.
CK Secondo preferito? E il primo qual è, Antichrist? aaahahah
Nonostante la protezione di Moggi, Von Trier verrà comunque di certo
espulso come persona non grata. Non prima però di aver decimato gli
omini fordiani con i suoi graditi fallacci. Ed essersi divertito un
mondo a farlo!
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"Lars Von Trier abbatte anche i suoi compagni di squadra, incredibile!" |
6 Francois Truffaut, Francia (I quattrocento colpi)
CK In
cabina di regia della formazione cannibale, il regista per eccellenza,
le metteur en scène, Francois Truffaut. Con lui a orchestrare il gioco,
tutto è più facile per il cannibal team.
I
quattrocento colpi è un esempio di cinema totale, una storia di
formazione messa in scena in maniera strabiliante e fantasiosa da
Truffaut e con il suo titolo è perfetto anche come punteggio: Cannibal -
Ford 400 a zero.
JF I
quattrocento colpi del genio di Truffaut verranno sgominati senza
troppi complimenti dagli arcigni centrocampisti di Frontiera della
squadra cowboy, pur se con un velo di malinconia per un talento come
pochi del Cinema sprecato in una squadra di primedonne guidata dalla
primadonna per eccellenza, il mister Cannibalinho.
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"Non è giusto, Cannibale! Non fai giocare quelli che sono più giovani di te!" |
7 Danny Boyle, Inghilterra (Trainspotting)
CK Sulla
fascia, la velocità di Danny Boyle. Talento discontinuo, capace di
grandi colpi così come di partite meno riuscite, è comunque in grado di
stupire sempre, sia in positivo che in negativo. Nonostante gli Oscar
dati al carino ma comunque sopravvalutato The Millionaire, la sua
pellicola migliore è, e probabilmente resterà sempre, Trainspotting.
Film simbolo degli anni ’90, imitatissimo, con una colonna sonora più
che strepitosa, attori in formissima, una rappresentazione del mondo dei
tossici ironico, divertente e privo di moralismi. Un treno in corsa che
non può essere fermato dai registi statici di coach Ford, per cui di
rapido prevedo solo un imminente esonero.
JF Ennesima
scelta rischiosa del mio avversario, che pare anche nel disporre la sua
formazione avventato almeno quanto il suo nome ci ricorda ogni giorno.
E
come ogni adolescente finirà per vivere un brutto risveglio, quando i
supplementari spezzeranno il fiato di un regista con ottimi numeri
incapace, però, di reggere alla distanza.
Una
partita di 127 ore, il buon Boyle, non riuscirà a giocarla neppure se
fatto come un cavallo ed inseguito da una mandria di zombies assatanati.
CK Ma
perché, ti credi di arrivare ai supplementari? Nonostante il tuo gioco
catenacciario, la rischiosa formazione cannibale a fine primo tempo t’ha
già messo sotto 7 – 0!
JF Di certo non ci arriva Boyle, che sarà più ubriaco di me già al fischio d'inizio, da buon anglosassone! Ahahahahaha!
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"La squadra del Cannibale? Da ammazzarsi dalle risate!" |
8 Filippo Timi, Italia (La doppia ora)
CK Sull’altra
fascia corre la concretezza di Filippo Timi, talento raro del cinema
italiano, un attore come Dio comanda, uno dei nostri rari interpreti che
vedrei bene anche all’interno di qualche produzione internazionale. Per
il momento intanto ha lasciato il segno in una serie di pellicole
italiane. Su tutte, la mia preferita è La doppia ora, thriller teso e
affascinante, che davvero ben poco ha a che fare con il resto della
scena italiana. Ma per riuscire a recuperare lo svantaggio, alla squadra
di Ford non basterebbero nemmeno una doppia ora, figuriamoci 90 minuti.
Arbitro, vai pure di triplice fischio, che la vittoria è già tutta
cannibale!
JF Con
Filippo Timi ho chiacchierato più di una volta, un tipo simpatico e
alla mano, ironico ed interessante. Peccato che sia costretto dalla sua
timidezza ad un guscio che lo lascerà intrappolato sulla linea mediana,
un pò come un film che, rispetto ad altri interpretati dal promettente
attore - uno su tutti, Vincere -, risulta davvero poca roba.
Un pò come il team Cannibale.
CK Ed ecco Ford in versione amico dei VIPs con i suoi aneddoti
gossippari. Guarda che non siamo nello studio del Grande Fratello, Mr.
James Signorini. Qui si parla di calcio e di cinema. Campi su cui
faresti meglio a non mettere piede, ma guardare dalla tribuna. Sempre
che i teppisti come te li facciano ancora entrare…
JF Ho
ottenuto un permesso speciale solo per poterti battere direttamente dal
Gran Visir di This is England, capo supremo degli hooligans. E non ti
basteranno i tuoi piccoli cops bastardi senza gloria, per fermarmi!
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"Per fuggire da Von Trier mi sono dovuto rifugiare in campagna, pensa un pò te!" |
9 Michael Fassbender, Germania/Irlanda (Shame)
CK Punta
d’attacco solida, l’attore tedesco naturalizzato irlandese è pronto a
infilare tutte le palle che gli capitano nella porta fordiana. Chi
avesse dubbi in proposito si vada a vedere quel gran filmone che è
Shame, in cui Fassbender mostra tutte le sue doti. Recitative,
naturalmente. Cos’altro vai pensando, maliziosissima Jane Forda?
JF Eh,
la Shame è una brutta bestia. Ti sorprende quando meno te lo aspetti,
anche quando sicuro di certe doti entri in campo senza pantaloncini.
Si
prospettano momentacci per il buon Fassbender - pure bravo, per carità
-, soprattutto a seguito di quest'ultimo film in cui nonostante le sue
dimensioni artistiche tutto pare fermarsi alla superficie. Un pò come lo
sterile attacco Cannibale, che resterà inchiodato allo zero sul
tabellino.
CK Sei
tu che ti fermi alla superficie, perché il film di McQueen dietro a una
magnifica cornice visiva riflette benissimo la società attuale come
pochi altri film. Shame on you, Ford!
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"Carey, disertiamo il Team Cannibale e rimaniamo a casa a fare all'ammmore." |
10 Valérie Donzelli, Francia (La guerra è dichiarata)
CK La
fantasista della squadra cannibale è Valèrie Donzelli, giovane talento
emergente del cinema francese, autrice di uno dei film più emozionanti e
imprevedibili degli ultimi tempi, una pellicola sul cancro che a
sorpresa riesce anche a far ridere. Girato con un sacco di spunti e
idee, La guerra è dichiarata è una dichiarazione di guerra al cinema
convenzionale e conservatore tanto amato da Ford.
La
donzella è una regista e attrice già capace di enormi prodezze e pronta
con i prossimi film a stupire ancora di più. Un acquisto eccellente per
il team cannibale anche in prospettiva futura, con Ford che invece è
capace solo a guardare al passato. O alla serie B, serie B, serie B!
JF Un numero dieci giovane e a sorpresa, nonostante la presenza del veterano Truffaut.
Non ho ancora visto il film e non mi pronuncio in merito, ma
l'impressione è che la buona Donzella sia un pò gracilina per la
conservatrice - di risultati e reti inviolate - difesa del fortino made
in Fordland.
La prossima volta la buona Valerie dovrà valutare bene con il suo agente rispetto alla squadra da scegliere.
CK Il
team cannibale sorprende sempre! Al contrario del prevedibile, e
facilmente annientabile, modulo fordesco vecchio stile. Ah, Ford, non so
se lo sai, ma rispetto ai tuoi tempi hanno introdotto la regola del
fuorigioco. Dillo ai tuoi difensori, anche se ormai è troppo tardi!
ahahah
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"Noi il Team Cannibale l'abbiamo già disertato per andare al Luna Park!" |
11 Mila Kunis, Ucraina (Il cigno nero)
CK Nello
scoppiettante tridente cannibale, Mila Kunis è pronta a sfruttare ogni
distrazione della difesa fordiana grazie alla sua accecante bellezza e
talento. Danzando come un cigno nero tra le file lente dei difensori
messi in campo a casaccio dal mio blogger rivale, regala l’ennesima rete
ai Galacticos cannibali. Per quanto strepitosa nel film di Aronofsky
(pure lui di origini ucraine), anche lei è da tenere d’occhio in
prospettiva futura. Mentre di nero per Ford e i suoi tristi 11 non c’è
il cigno, ma solo il futuro.
JF Mila
Kunis, per quanto messa in campo con lo scopo unico di distrarre la
compagine avversaria volteggiando nel letto con la sua compagna di
merende Natalie Portman, verrà facilmente soffiata via come una piuma -
di cigno, ovviamente - dalla granitica difesa blaufordiana,
asserragliata per difendere i colpi di genio dei suoi gaudieschi
attaccanti. Bye bye, merengues.
CK Bye bye, scarpones!
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"Il Team Cannibale? Ho decisamente di meglio da fare!" |
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