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venerdì 28 dicembre 2018

Ford Awards 2018: quello che non avete visto nelle sale italiane (o qualcosa del genere)


Il secondo dei Ford Awards a fare la sua comparsa al Saloon è storicamente quello dedicato alle pellicole recuperate dalla rete e rimbalzate da una parte all'altra della blogosfera senza essere giunte alla grande distribuzione italiana.
Negli ultimi dodici mesi, complici la mia latitanza e l'arrivo in casa Ford di Netflix - una realtà sempre più importante che, a mio parere, nei prossimi anni guiderà una rivoluzione che ridurrà sempre più la distribuzione in sala -, questo particolare premio potrebbe essere ribattezzato, per l'appunto, Netflix Award, considerato che la maggior parte dei titoli che troverete di seguito vengono proprio da quel bacino: ad ogni modo, come spesso accade, una buona parte di questi avrebbero meritato posizioni di rilievo nella classifica dedicata ai film in sala.


MrFord


N°10: CALIBRE

Calibre Poster

Ad aprire la decina un thriller made in UK interessante e cupo, che ha riportato alla memoria di questo vecchio cowboy le atmosfere angoscianti di Eden Lake pur non raggiungendone i livelli. Una storia terribile che porta sullo schermo l'horror peggiore, quello che vive attraverso la casualità e i lati oscuri che, in quanto umani, ci portiamo dentro.


N°9: BRIGHT

Bright Poster

Al contrario di quanto visto ieri per la classifica dedicata al peggio, con Bright mi sono trovato a schierarmi contro la critica che l'aveva stroncato, demolito, sputazzato e spernacchiato, considerando invece il lavoro di Ayer come un gran bel videogiocone metropolitano dai sottotesti tutt'altro che banali, nonchè il primo, grande esperimento "cinematografico" di Netflix, che in un modo o nell'altro ha svolto il ruolo di "prima pietra".


N°8: MUDBOUND

Mudbound Poster

Temi importanti, grande passione, una storia forse già sentita ma profonda e raccontata con esigenza per un film di quelli che, pur non arrivando a diventare cult o titoli imprescindibili, si ha sempre piacere - o bisogno - di guardare.
Film che fanno sentire la vita, incazzare, provare sentimenti: quelle cose per le quali vale la pena vivere.


N°7: VERONICA

Verónica Poster

E mentre tutti o quasi erano intenti ad incensare il deludente Hereditary, ho riscoperto grazie al tam tam della blogosfera - e della mitica Bolla - questo gioiellino spagnolo davvero inquietante e ben realizzato, testimonianza del fatto che l'horror, quando è ben gestito e raccontato, ed è legato a paure ed angosce che partono da dentro di noi, ha un potere davvero enorme.


N°6: THE OUTLAW KING

Outlaw King - Il re fuorilegge Poster

Ispirato dalle vicende di Robert Bruce, che sfruttò l'onda lunga delle gesta di William Wallace nella Scozia medievale, The outlaw king rappresenta il ritorno in patria e sullo schermo di David MacKenzie, che mi colpì al cuore non troppo tempo fa con Hell or high water.
I territori di The outlaw king sono più vicini ai percorsi hollywoodiani di Ridley Scott, e manca la potenza della pellicola precedente, ma tutto funziona, tutto è sporco e cattivo come doveva essere e la tecnica è strepitosa - si veda il piano sequenza iniziale -.


N°5: BRAWL IN CELL BLOCK 99

Cell Block 99: Nessuno può fermarmi Poster

Anche in questo caso un graditissimo ritorno sugli schermi del Saloon: Zahler, che firmò il cultissimo Bone tomahawk, racconta una storia cruda e nerissima di padri e figli, peccati e redenzione, violenza e prigionia - in tutti i sensi -. Vince Vaughn pazzesco, sequenze ad alto tasso di bollino rosso ed una poetica che mescola l'action, il noir, il pulp e tutto quello che può colpire dritti in faccia per fare male.


N°4: SPRINGSTEEN ON BROADWAY

Springsteen on Broadway Poster

A dire la verità, questo non è neppure un film, ma la riproposizione di uno spettacolo con protagonista il Boss in persona, Bruce Springsteen. Eppure, dopo essermi gustato l'autore di Born to run sul palco, da solo - o quasi -, mentre si mette a nudo parlando del ruolo dell'artista, della sua vita, dell'amore, della morte, di come scampò al Vietnam - stupenda la versione blues di Born in the USA -, del rapporto con i genitori - alle lacrime agli occhi sul confronto con il padre stavo per cedere anch'io - alternando i suoi pezzi ad una sorta di recital, non ho avuto dubbi. 
Questo è uno di quei "diari" che tutti dovrebbero leggere. E vedere. E ascoltare.


N°3: REVENGE

Revenge Poster

Anche in questo caso occorre fare una precisazione: per poco - presumo - e chissà dove, con il consueto ritardo, anche Revenge è arrivato nelle sale italiane, quando ormai molti anche qui nella blogosfera l'avevano già scoperto ed amato.
Un altro esempio, come Brawl in cell block 99, di come la mescolanza di generi "bassi" possa portare in scena qualcosa di inspiegabilmente ed insospettabilmente "alto", che colpisce lo spettatore e non si fa e non si può dimenticare.


N°2: LA BALLATA DI BUSTER SCRUGGS

La ballata di Buster Scruggs Poster

I Fratelli Coen, altri fordiani ad honorem, regalano a Netflix ed al loro pubblico una perla che definire da Saloon sarebbe riduttivo: a partire dai miti, dalle credenze, dalla dura realtà e chi più ne ha, più ne metta, i due registi americani confezionano un'antologia di storie ambientate lungo la Frontiera in grado, tra una risata ed una lacrima, di dare dimensione, senso e magia ad uno dei settings più amati e rivisitati del Cinema.


N°1: ROMA

Roma Poster 

Vincitore a Venezia e distribuito su Netflix dopo una brevissima apparizione in sala, l'ultima opera di Alfonso Cuaron - che avevo già imparato ad amare, seppur discontinuamente, negli anni - è un amarcord personale mescolato al grande Cinema classico degli Ozu e dei Fellini, fotografia splendida di una parte di vita di una famiglia di un quartiere di Città del Messico all'inizio degli anni settanta.
Girato divinamente, dal ritmo dilatato, è ipnotico con le sue carrellate laterali ed i suoi spazi che paiono infiniti. Se devo pensare ad un titolo che mi ha fatto tornare a battere il cuore per il Cinema dopo gli ultimi mesi di quasi apatia, penso immediatamente a questo.



I PREMI

 
Miglior regia: Alfonso Cuaron per ROMA
Miglior attore: Vince Vaughn per Brawl in cell block 99
Miglior attrice: Yalitza Aparicio per ROMA
Scena cult: il salvataggio dei bambini tra le onde, ROMA
Fotografia: ROMA
Miglior protagonista: Jen, Revenge
Premio "lo famo strano": gli sposi mancati della carovana, La ballata di Buster Scruggs
Premio "ammazza la vecchia (e non solo)": Jen, Revenge
Migliori effetti: Bright
Premio "profezia del futuro": Revenge

lunedì 14 gennaio 2013

2012 in music

La trama (con parole mie): approfittando della giornata musicale e dell'insolita versione che il Saloon fornisce oggi di se stesso, mi concedo - altra cosa rara - un giro sulle sette note che possa rivedere i pezzi che hanno regalato qualche emozione in più al duemiladodici appena trascorso del sottoscritto.
Un pezzo - ed un album di riferimento -, più o meno, per ogni mese, che possa simboleggiare un ricordo, un istinto, un'esperienza: non per tutti, ma tutta e a partire da me, ecco la soundtrack quasi ufficiale dell'ultimo anno fordiano.



 Gennaio: Psychosocial – Slipknot


Fin dai tempi della loro ribalta internazionale ho sempre adorato – per look e piglio “forte” – questi ragazzoni di Des Moines e la loro musica arrabbiata e violenta: Psychosocial, tratta dal loro disco “All Hope is gone”, è stata la colonna sonora perfetta dei romanzi di Nesbo, rispondendo colpo su colpo alle botte al cuore che ad ogni occasione è riuscito a darmi Harry Hole.
Quando, poi, devo convogliare in musica la rabbia, pezzi come questo sono perfetti: quasi un sacco da boxe trasformato in note.




Febbraio: Of monsters and men - Little talk


Scoperto per caso ascoltando la radio nel pieno di una sessione di pulizie casalinghe, questo brano è stato una piccola rivelazione in grado di entrarmi sottopelle fin dal primo ascolto grazie ad un’atmosfera a metà tra la festa e la malinconia, impreziosita da un video che adoro – così come il nome della band – ed un’atmosfera forse un po’ alternativa, ma di quell’alternativo yeah che non posso non amare. Mi fa ancora oggi pensare ad una giornata di inizio primavera in cui la pioggia è appena finita, e si sente il profumo della prima erba bagnata.




Marzo: Canzone del maggio e Nella mia ora di libertà – Fabrizio De Andrè


A seguito di una serata che portò ad una sbronza colossale, in un momento particolarmente ostico di un anno ancora più ostico per il lavoro, ho ripescato Storia di un impiegato, concept album dell’indimenticato Faber legato ai disagi di chi un giorno decide di ribellarsi al sistema esplodendo – letteralmente – tutta la sua rabbia.
I pezzi di apertura e chiusura di quel disco, profondamente legati tra loro, sono due tra i più potenti di tutta la Musica italiana, nonché senza dubbio tra i miei preferiti del mio cantautore del cuore.
“Per quanto voi vi crediate assolti, siete lo stesso coinvolti”. Da brividi.



Aprile: Somebody that I used to know – Gotye


Singolo di traino di un disco che, nel suo complesso, non convince tanto quanto questa hit vorrebbe far credere, ammetto che Somebody that I used to know è stato uno dei titoli passato più volte sul mio Ipod la scorsa primavera, rinverdendo i fasti dello Sting dei tempi d’oro ed accompagnando il sottoscritto verso una nuova stagione che, più che un’esplosione, è stata un crescendo.
Un po’ come la stessa canzone, che parte quasi in sordina e si concretizza in un incrocio di voci da pelle d’oca. 




Maggio: We take care of our own – Bruce Springsteen


Non poteva non essere parte della compilation fordiana targata 2012 il Boss, che torna sulla piazza con un disco che ho amato moltissimo, e che è riuscito a portare la memoria ai tempi di Born in the USA: cuore, stomaco e mani da chi è abituato a lavorare per un album profondamente proletario, lanciato da un pezzo in puro stile Springsteen che, in realtà, è soltanto l’apripista di una manciata di canzoni da urlo.



Giugno: Some nights – Fun


Altra sorpresa del 2012, questo brano a metà tra la marcia e l’inno da stadio è stato il primo tormentone di un’estate che attendeva di esplodere nel segno del Fordino: come il ritorno della bella stagione, questa canzone trasmette la sensazione di rialzarsi e correre dopo troppo tempo passato con il culo per terra.
E considerato che da queste parti, spesso e volentieri, si tengono i cavalli, direi che si ha anche bisogno di sensazioni di questo genere almeno quanto della bevuta quotidiana.



Luglio: Only the horses – Scissors sisters


E parlando di cavalli, non posso non citare quello che è stato l’inno ufficiale del consueto appuntamento con il festeggiamento dell’addio al celibato che da qualche anno a questa parte è diventato un cult dell’estate in casa Ford – o più precisamente, fuori da casa Ford, considerato quello che accadde nel corso della prima, vera, "notte da leoni" del sottoscritto -: un pezzo esaltante, gioioso, carico di energia come solo un certo periodo dell’anno sa essere.


Agosto: Guardian - Alanis Morissette
 
 
All’annuncio ufficiale dell’arrivo del Fordino è seguita di pochissimo l’uscita del pezzo di una delle rocker storiche della mia adolescenza dedicato proprio al figlio, diventando immediatamente un supercult di casa Ford: persa l’aura dei primi album, la vecchia Alanis sfodera comunque una ballad rock di quelle d’impatto assicurato, che è riuscita a rappresentare al meglio il momento di gioia legato alla futura paternità.
The greatest honor of all as your guardian. Parole sante.



Settembre: Sunrise – Ryan Bingham


A fine 2011, in occasione del mio compleanno, un amico mi regalò Mescalito, disco non più recentissimo del giovane Ryan Bingham, figlio del nuovo country che qui al Saloon è praticamente di casa: risultato fu che ancora oggi continuo a consumare le tracce di quell’album, che si apre con la magnifica Sunrise, un pezzo da Frontiera pura che, nei continui viaggi in treno da pendolare, ha il potere di cambiare il setting che mi accompagna e sostituire la Pianura Padana con la sua nebbia da record schiaffandomi davanti agli occhi il Texas del mio adorato West.


Ottobre: Hell or Halleluja – Kiss


Il 2012 ha segnato il grande ritorno della band che è stata il mio primo, vero, grande amore rock sulle scene a due anni dal già buon Monster: il pezzo d’apertura nonchè primo singolo è una tirata kitch e larger than life nella migliore tradizione Kiss, apripista di un disco che pare uscito dai loro momenti migliori del passato nonostante la formazione non sia più, purtroppo, quella originale.
Per omaggiare questo avvenimento ho approfittato dell’occasione, ed il 18 giugno sarò con mio fratello al Forum di Assago per scuotere un po’ le mie vecchie membra e vedere questi mostri sacri del rock ancora una volta dopo quattordici anni. Hell yeah!



Novembre: Natural disaster e Day that I die – Zac Brown


Scoperto grazie ad una collaborazione con Kid Rock, famosissimo negli States – dove ha fatto incetta di premi fin dal suo esordio – e purtroppo praticamente sconosciuto qui da noi, questo mio quasi coetaneo è il rappresentante più importante del country di questa generazione, portatore sano di quei valori tipici del “Southern Wild” che tanto piacciono a noi vecchi cowboys.
Se la prima tra le due canzoni è una ballad vivace che racconta un gioco di passione e seduzione, la seconda è un brano struggente di quelli che vorrei tanto fossero suonati al mio funerale, o alla festa senza lacrime che ne dovrebbe conseguire – sempre per tornare allo stile di noi “bestie del profondo Sud” -: erano anni che non mi capitava di ascoltare un brano venti o trenta volte di seguito come è successo con questo.




Dicembre: Happy New Year – Kid Rock


Non potevo non chiudere la carrellata senza il mio protetto repubblicano Kid Rock, uscito un po’ in sordina con un nuovo album – Rebel soul – che seppur non in grado di regalare gli acuti di Devil without a cause e Cocky, o la solidità di Born free, si presenta come un prodotto tosto ed onesto, erede della grande tradizione degli States del lavoro duro, delle armi da fuoco, della malinconia di casa e delle feste selvagge tutte alcool e sesso.
Politicamente non c’entra molto con me, ma che volete farci!? Io a Robert James Ritchie voglio proprio bene, e mi godo i suoi dischi almeno quanto una bella bottiglia di Jim Beam, preferito non solo mio e suo, ma anche del sempre mitico Harry Hole.
Mica poca roba, insomma.



mercoledì 7 novembre 2012

Four more years

La trama (con parole mie): si sono chiuse le Presidenziali USA. Possiamo sperare per altri quattro anni. Il che, di questi tempi, non è affatto male. Con tutte le riserve possibili rispetto ad un mandato non perfettamente riuscito, torniamo a sperare in un uomo che potrebbe cambiare davvero il volto degli States.



Obama, mi raccomando.
Per sostenere te, mi sono schierato - insieme al Boss - anche contro Clint.
Dacci dentro e fammi vedere chi sei.


MrFord


"Can't see nothin' in front of me
can't see nothin' coming up behind
I make my way through this darkness
I can't feel nothing but this chain that binds me
lost track of how far I've gone
how far I've gone, how high I've climbed
on my back's a sixty pound stone
on my shoulder a half mile line
come on up for the rising
come on up, lay your hands in mine
come on up for the rising
come on up for the rising tonight."
Bruce Springsteen - "The rising" -


giovedì 1 dicembre 2011

Sit-rock: la finalissima

La trama (con parole mie): dopo settimane di scontri a suon di playlist, soltanto in tre siamo giunti all'epica battaglia che a suon di voti porterà uno solo ad aggiudicarsi l'interessante contesa ideata dall'ormai mitico Lozirion: il sottoscritto, il mio consueto antagonista Cannibale e la giovane ma espertissima Overthewall.
Dato che, come in ogni finale che si rispetti, ci si gioca tutto fino all'ultimo secondo, ho deciso di farmi un pò di pubblicità postando la mia lista e qualche video della stessa: si tratta di una selezione di canzoni dagli anni sessanta ad oggi che amo particolarmente, e che rappresentano, a mio parere, un'ottima colonna sonora personale e non solo.
Dunque, dopo aver dato un'occhiata alla selezione ed ascoltato un pò di buona musica, cliccate sul link a Lozirion, passate dalle sue parti e, sfruttando la mascherina alla vostra sinistra, votate.
Preferibilmente per me.
Così, almeno, avrete la scusa per farvi offrire da bere se dovessi portare a casa la vittoria.
Enjoy!







La lista di Ford

1. Dick Dale & the Del-Tones - Misirlou
2. Beach Boys - Wouldn't it be nice
3. Toots & The Maytals - 54-46 is my number






4. The Clash - Train in vain
5. The Beatles - I want to hold your hand
6. Led Zeppelin - Whole lotta love



7. Elvis Presley - Suspicious minds
8. Wilson Pickett - In the midnight hour
9. The Cure - Just like heaven
10. Nirvana - Where did you sleep last night?





11. Velvet Underground - Heroin
12. Johnny Cash - Hurt




13. Rolling Stones - Paint it black
14. Beck - Loser
15. Jeff Buckley - Last goodbye
16. David Bowie - Life on Mars?
17. The Smiths - Please please please let me get what I want
18. Journey - Don't stop believin'




19. Lynyrd Skynyrd - Free bird
20. Bruce Springsteen - Born to run


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