La trama (con parole mie): oggi, ventisei marzo, il Saloon festeggia sei anni di vita. Sei anni di nuove esperienze, incontri, film, serie, letture per un'avventura che continua, nonostante gli impegni, il tempo e le passioni, a stimolarmi come - a volte meno, a volte più - il primo giorno.
Per l'occasione, ho deciso di inaugurare una nuova sezione del blog, dedicata alle più grandi personalità che hanno influenzato artisticamente il sottoscritto e, di fatto, arricchito la mia esistenza.
Rileggendo il post dello scorso anno dedicato al compleanno del Saloon, mi sono reso conto di una certa staticità che, a questo giro, vorrei evitare in modo da mescolare un pò le carte evitando il consueto pezzo a metà tra la malinconia e l'entusiasmo carico di emotività, limitando i ringraziamenti ad un giro di bevute veloce rispetto a tutti voi che ogni giorno tenete vivo questo postaccio ed il suo gestore prima di passare all'introduzione di una nuova sezione di White Russian che da tempo stavo meditando di inserire: la Hall of fame.
In fondo, nel corso della mia vita, ho avuto molti "Maestri" sul grande e piccolo schermo, tra le pagine dei libri o nelle canzoni, e rendere loro omaggio in maniera esplicita mi è sempre parsa una cosa non solo doverosa, ma anche confortante, oltre ad un modo di farli conoscere anche a chi, per un motivo o per un altro, non ha mai incrociato il loro cammino.
Dunque, da oggi, ad ogni compleanno del blog introdurrò dieci nuove personalità per me fondamentali nell'Arca della gloria del Saloon, dove potranno passare l'eternità brindando alla vita, alla morte o a quello che vorranno, e, chissà, se davvero esiste qualcosa dopo, magari preparare il terreno per questo vecchio cowboy quando, più o meno intorno al duemilaottantadue, comincerò a valutare l'idea di raggiungerli.
EMILIANO BANFI
Il primo ad entrare nel novero di questo gruppo così importante per me non poteva che essere il mio amico Emiliano, che ho visto crescere accanto a mio fratello e che è stato, per molti versi ed in molti momenti della mia vita - soprattutto il periodo "wild" tra il duemilasei e duemilasette, partito dalle serate alla Festa dell'Unità e dalle notti allo Zoe e culminato con il viaggio in Irlanda -, un fratello acquisito.
Per quanto, tra viaggi e famiglia, ormai non ci vedessimo che un paio di volte l'anno, non c'è stato giorno da quando se n'è andato in cui non abbia pensato a lui, che fosse per una canzone, un film o la voglia, semplicemente, di farci due risate insieme.
WARREN ZEVON
Non credo ci sia stato, quantomeno nella mia vita adulta, un cantante che abbia sentito vicino al sottoscritto come Warren Zevon: caotico, disequilibrato, devoto all'alcool, alla vita e alle donne - l'ispirazione dell'Hank Moody di Californication deve molto alla sua figura -, morto a pochi giorni di distanza da un altro mito del Saloon nel duemilatre eppure fino alla fine pronto ad aggredire la vita.
Il suo dialogo con il grande amico David Letterman nella sua ultima apparizione allo show del popolare anchorman rimane uno dei miei riferimenti rispetto all'idea di aggrapparsi con le unghie e con i denti a questa palla di fango: alla domanda del buon David rispetto a come stesse reagendo alla malattia che l'avrebbe portato alla morte, Warren sorrise e rispose "I enjoy every sandwich".
Un pò quello che faccio o cerco di fare io.
JOHNNY CASH
Se Clint è il mio nonno cinematografico e Cormac McCarthy quello letterario, indubbiamente quello musicale è Johnny Cash, scoperto ai tempi della sua "rinascita" sotto l'egida di Rick Rubin con gli splendidi American Recordings e visto esplodere quando, qualche anno dopo, la sua figura conobbe una seconda giovinezza grazie al film Walk the line.
Un personaggio pieno di contraddizioni, religioso e devoto quanto squilibrato ed anche lui sensibile al lato oscuro della dipendenza, espressivo e potente come la sua voce bassa ed il suo ritmo da treno in corsa.
Da Hurt a Man in black, una continua lezione.
DAVID BOWIE
Il Duca bianco è stato, indubbiamente, uno dei grandi amori musicali del sottoscritto, con un periodo - quello dei primi Anni Zero, che fu quasi maniacale, con il recupero di tutti i suoi dischi, l'occasione di vederlo live - due volte - e la continua esecuzione con la chitarra di Ziggy Stardust, ancora oggi uno dei miei pezzi forti. Il tutto, senza contare l'importanza anche cinematografica del buon David, da Labyrinth a The prestige.
Una scomparsa che ancora pesa.
STANLEY KUBRICK
Fin dai miei primi passi nel mondo del Cinema d'autore, Stanley Kubrick è stato un riferimento assoluto, e, ad oggi, forse il mio regista preferito di tutti i tempi: maniacale, dispotico, controverso, eppure autore di una serie di Capolavori assoluti uno dietro l'altro.
Dalla visione dell'edizione restaurata di Arancia meccanica in sala con mia madre all'amore per Barry Lyndon e 2001, non poteva mancare un riconoscimento a quello che è, indiscutibilmente, uno dei pilastri fondamentali della Storia del Cinema.
AKIRA KUROSAWA
Pochi registi, nel corso della mia carriera di spettatore, sono riusciti a conquistarmi sempre e comunque, che si trattasse di grandi Capolavori o titoli "minori": uno di essi - ed uno dei più importanti di sempre - è senza dubbio Akira Kurosawa, che da I sette samurai fino a Ran - forse una delle vette assolute della settima arte - è in gran parte responsabile del mio amore per il Cinema.
Un regista che, a prescindere dai generi e dallo stile, è sempre stato in grado di creare qualcosa di unico e potente.
FEDERICO FELLINI
Sono sempre stato un esterofilo, che si parli di Musica, Letteratura o Cinema, e la mia lotta contro il Cinema italiano - soprattutto recente - è nota a tutti gli avventori del Saloon: eppure, ho sempre pensato che Federico Fellini fosse da annoverare tra i dieci più grandi registi di sempre, in grado di stupire con la sempre e comunque, dalla malinconia e l'emozione di Amarcord alla visionarietà di quello che è il film italiano più grande di tutti i tempi, 8 e 1/2.
MARLON BRANDO
Non poteva mancare, accanto ai registi che ho più amato nel corso della mia vita, l'attore che, più di tutti, continua a conquistarmi con la sua aggressività e la potenza tutte animali.
A prescindere da interpretazioni cult come quella di Don Vito Corleone o del Colonnello Kurtz, ad ogni visione di Un tram che si chiama desiderio resto strabiliato dalla sua versione di Kowalski, e mi chiedo se esista uomo, donna o animale in grado di non scendere dalle scale nel momento in cui chiama "Stella!".
DALTON TRUMBO
Sceneggiatore, regista e scrittore, Dalton Trumbo è stato senza ombra di dubbio uno dei talenti più importanti che l'industria hollywoodiana abbia mai avuto per le mani, uomo tutto d'un pezzo pronto a lottare per le proprie idee finendo per affrontare il carcere, nonchè autore di uno dei romanzi cardine della mia vita, E Johnny prese il fucile, straordinario messaggio antimilitarista e pacifista, di quei titoli che dovrebbero essere letti nelle scuole e tramandati di padre in figlio per sempre.
Recentemente riconosciuto anche da un più che discreto film, non poteva assolutamente mancare l'appuntamento qui al Saloon.
FABRIZIO DE ANDRE'
L'ultimo posto di questa prima decina di nomi illustri destinati al firmamento del Saloon è dedicato ancora una volta alla Musica, con quello che per il sottoscritto rappresenta l'apice della produzione italiana di sempre: Fabrizio De Andrè. Imperfetto e caotico almeno quanto gli altri miei idoli oltreoceano, il vecchio Faber ha scritto alcune delle pagine più importanti della nostra cultura, e con dischi come La buona novella o Non al denaro, non all'amore ne al cielo ha segnato indelebilmente la mia esistenza, e continuerà a segnarla fino alla fine.
La trama (con parole mie): tradizione ormai consolidata del Saloon, il viaggio attraverso quelle che sono state le hit dell'anno appena trascorso mese dopo mese viene riproposta anche con l'avvento del duemilaquindici, mostrando - o meglio, facendo ascoltare - ai viaggiatori che si incontrano a questo vecchio bancone cosa è passato, cosa ha toccato, divertito o fatto ballare - si fa per dire - il vecchio cowboy e la sua famiglia nel corso di questi ultimi dodici mesi.
GENNAIO: ROYALS di LORDE
Prima hit ufficiale a far ballare selvaggiamente - nel senso letterale del termine - il Fordino fresco di camminata è stata il tormentone della giovanissima neozelandese Lorde, proprio per questo motivo passata all'inverosimile su Spotify qui nel salotto di casa Ford arrivando quasi a stancare almeno noi adulti. Il ricordo, però, dei momenti in cui mi perdevo ridendo degli improvvisati passi di danza del più piccolo del clan fordiano è indelebile.
FEBBRAIO: HEART TO HEART di JAMES BLUNT
Secondo mese, e secondo pezzo che mi lega al Fordino: il brano di James Blunt - che adoro anche oggi, a distanza di quasi un anno e dopo decine di ascolti -, seppur legato ad una storia d'amore, mi ha sin dal primo momento fatto pensare a me e AleLeo, al legame istintivo che esiste tra genitori e figli, al fatto che, ovunque lui sarà e qualunque strada prenderà, questo vecchio cowboy sarà sempre pronto ad essere presente e ad allungare la mano per aiutarlo.
MARZO: TOUS LES MEMES di STROMAE
Una delle rivelazioni dell'anno, il giovane artista francofono dalle origini nordafricane è riuscito con un pezzo irresistibile a colpire perfino un rocker tamarro come il sottoscritto, complice un video meraviglioso che ha qualcosa dei vecchi gioielli targati Michael Jackson.
Non propriamente quello che si direbbe fordiano, ma senza dubbio unico.
E da queste parti l'unicità è sempre ben accetta.
APRILE: FURTHER ON UP THE ROAD della BROKEN CIRCLE BLUEGRASS BAND
Trascinata dalla splendida colonna sonora di Alabama Monroe, della quale potrei scegliere ancora oggi qualsiasi brano, Further on up the road ha scandito la passione e la speranza della primavera prima che venisse scossa da uno degli eventi peggiori della mia vita.
E i brividi scorrono sulla pelle e sulle note ancora oggi.
MAGGIO: OUT AMONG THE STARS di JOHNNY CASH
Il disco "perduto" di uno dei pilastri della mia cultura musicale, un gioiello registrato negli anni ottanta - paradossalmente, il periodo meno interessante della carriera del Man in black -, ha traghettato il vecchio cowboy attraverso il sogno di qualcosa di meraviglioso trasformatosi, nella mattinata del ventotto maggio, in un dolore che non credo riuscirò mai a quantificare o qualificare.
E grazie alle note di Cash ho allargato le spalle e vestito il nero, in attesa che un giorno possa giungere il bianco.
GIUGNO: HELLMAN dei MILLENCOLIN
Un mese di grandi difficoltà e soprattutto furiose incazzature al lavoro, di rabbia e rancore, di voglia di lottare a tutti i costi, sempre e comunque: l'energia è stata dunque convogliata alla grande da un ritorno al sound del punk rock, e da un pezzo riscoperto dopo anni, Hellman.
Voglia di correre, gridare, menare le mani e rialzarsi, con la testa sempre più alta, dopo ogni sconfitta.
LUGLIO: JUSTIFIED BLACK EYE dei NO USE FOR A NAME
Altro supercult giunto dal passato e pronto a sostenere il qui presente nella sua lotta contro il "bad karma" di mesi certo non semplici, come sempre spalleggiato da Julez e trascinato, pur inconsapevolmente, dall'energia tutta sole e positività del Fordino.
La ruvidità che piace da queste parti quando c'è bisogno di riscatto come dell'aria.
AGOSTO: JOSIE dei BLINK 182
Con le vacanze estive ed il tempo passato in famiglia, le ferite della tarda primavera cominciano a rimarginarsi, lasciando spazio ad una ritrovata forza: per questo, e come sempre, devo ringraziare quella che è la mia compagna, migliore amica e migliore sostegno, la mia Josie, che conosce ogni lato di me - anche quelli decisamente meno attraenti ed in grado di mantenere rapporti sociali e legami - e che riesce ugualmente a trovare qualcosa di magico anche in loro. Grazie.
SETTEMBRE: PIANO FIGHTER di WARREN ZEVON
E non passa anno senza che torni ad accompagnare i miei viaggi Warren Zevon, forse il cantautore che ho amato di più nel corso della mia vita da adulto: Piano fighter, pezzo che ho sempre considerato "minore", è tornato prepotentemente alla ribalta nella sua versione live, ennesimo racconto di esperienze, confini, errori e volontà di vivere che erano tipiche del grande Z-Man.
Come lo sono del sottoscritto.
OTTOBRE: COCKY di KID ROCK
Rinnovate energie ed il ritorno a casa - lavorativamente parlando - hanno segnato una riscossa netta e mostrato perfino a me stesso che la voglia di vivere, sempre, e di godersi ogni cosa che si ama e che ci piace, sono la medicina migliore per qualsiasi ferita.
Cocky, altro ripescaggio di un altro fordiano ad honorem, Kid Rock, è il manifesto della fiducia - pur se eccessiva - in se stessi ed il simbolo di una nuova stagione, autunnale nel clima ma non nei suoi giorni.
NOVEMBRE: CHANDELIER di SIA
Sia, che qualche anno fa aveva regalato la magnifica Breathe me che chiuse alla grande Six Feet Under, torna alla ribalta con un pezzo splendido reso ancora più splendido da un video perfetto, che associo però ad una giornata meravigliosa passata con Julez ed il Fordino a cavallo tra speranze, sensazioni che ci hanno ricordato il passato e voglia di guardare al futuro.
Poco importa, poi, che le cose non siano andate come avremmo voluto: abbiamo vissuto momenti così intensi da raccogliere le forze per tentare, come abbiamo sempre fatto e sempre faremo.
DICEMBRE: DANGEROUS di DAVID GUETTA e SAYONARA di MADH
Per chiudere in bellezza, il lato tamarro di un Ford solido come non mai pesca due chicche figlie del grande pubblico, la prima in grado di riportare al sound sopra le righe degli anni ottanta, grande produzione dell'arcinoto David Guetta - che sfodera anche un video di qualità cinematografica e nomi di rilievo -, la seconda giunta a sorpresa dal talent show più interessante della tv, X-Factor, per la prima volta in grado di portare sulla scena ragazzi giovani e dal respiro internazionale.
Speriamo solo che il futuro di Mahd non significhi finire in pasto agli squali discografici.
La trama (con parole mie): il Man in black per eccellenza di country e rock, icona della musica americana dagli anni cinquanta alle soglie del nuovo millennio sempre in bilico tra la dannazione della dipendenza dalle droghe e la salvezza della Fede, della Famiglia e dell'amore della sua vita June Carter si racconta rivelando, più che una cronologia delle sue vicende personali, i ricordi delle esperienze vissute nelle case in cui ha lasciato un pezzo di cuore. Dalla campagna dell'Arkansas alle spiagge jamaicane, dalle piantagioni di cotone ai palchi di tutto il mondo e dei carceri che lo resero uno dei più celebrati interpreti "live" di tutti i tempi, una panoramica diretta e sincera dell'Uomo, prima che dell'Artista.
Come ben sapete, in casa Ford Johnny Cash è considerato uno dei "nonni" ufficiali del saloon, come Clint Eastwood o Cormack McCarthy, e dunque ogni pubblicazione che lo riguardi è clamorosamente festeggiata a suon di copiosi brindisi: sentii parlare per la prima volta di questa sua autobiografia da John Cusack nella versione cinematografica di Alta fedeltà, e la vidi in libreria durante il viaggio attraverso l'Irlanda nel 2006, senza decidermi ad acquistarla principalmente per pigrizia - cosa che, invece, saggiamente fece il mio compare Emiliano -, confidando in una sua imminente pubblicazione italiana. Niente di più sbagliato, purtroppo, tanto che, per poterla avere tra le mani, ho dovuto aspettare ben sei anni, fortunatamente resi meno lunghi dalla pubblicazione dell'ottima biografia edita da Kowalski, a livello di scrittura e cronologia di eventi decisamente più completa, paradossalmente, di questa. In realtà, infatti, Cash by Johnny Cash appare più come un racconto fatto davanti al fuoco dal capofamiglia durante una di quelle riunioni in cui ci si trova accanto a chi si ama e ci si perde immaginando epoche vissute solo attraverso le parole e la voce di chi riporta fatti quotidiani come fossero leggende: ed è così che scorrono tra le pagine episodi della vita di Cash dalla sua infanzia durissima a Dyess, in Arkansas, a raccogliere cotone con la sua famiglia fino all'epoca in cui il futuro Man in black fu un intercettatore radiofonico per l'esercito in Germania, dai successi con la Sun che lanciò Elvis e Jerry Lee Lewis fino all'incontro con il mitico Rick Rubin, che fece esplodere una volta ancora l'appeal di un artista che pareva già destinato al dimenticatoio producendo l'incredibile serie American Recordings, che riportò in auge la figura del cantante dopo quasi un decennio di oblio - divertente l'aneddoto del loro primo incontro faccia a faccia, con il vecchio Johnny stupito per l'aspetto degno "del peggiore dei barboni" del producer di band del calibro dei Red Hot Chili Peppers, i Beastie Boys o gli Slipknot -. Personalmente - da buon conoscitore della vita del Nostro -, ho trovato interessanti gli episodi dedicati alla morte del fratello Jack, appena quattordicenne - mostrata anche nella pellicola Walk the line -, soprattutto rispetto alla dura vita da agricoltori che i Cash conducevano ai tempi - il racconto della famiglia intera intenta a raccogliere il cotone già il giorno seguente il funerale la dice lunga in questo senso - e alla rapina che la famiglia del mitico J.R. subì nella villa in Jamaica durante le Feste, nel 1982, ad opera di tre ragazzi strafatti che arrivarono a prendere in ostaggio il figlio del cantante e della sua compagna di vita June Carter puntandogli una pistola alla testa: rispetto a questo fatto, la posizione di Cash è interessante, dato che in quanto celebrità fu trattato con tutto rispetto dalla polizia locale che finì per rintracciare e, fondamentalmente, giustiziare i giovani responsabili del crimine fortunatamente finito senza vittime - almeno per quanto riguarda il clan Cash -, essendo fondamentalmente portatrice di una critica al sistema che inghiotte giovani destinandoli, di fatto, ad un destino ben più che amaro. La Giustizia e la Fede rimangono punti cardine della riflessione del cantautore, che anche nei momenti di rivolta più apprezzati dalle schiere dei suoi fan più giovani tende spesso e volentieri a smitizzare il conseguente alone da maledetto - fatta eccezione per il demone della dipendenza dalle pillole, che tratta con timore quasi riverenziale, considerate le numerose ricadute che ebbe nel corso della sua vita -: così ci ricorda che, a parte qualche notte passata al fresco più per garantirgli la sopravvivenza dato il suo stato, non è mai stato protagonista di un arresto vero e proprio, e frasi di pezzi storici come "I shot a man in Reno just to watch him die" tratta da Folsom prison blues altro non sono che un tentativo del musicista di mettersi nei panni dei criminali peggiori mossi dai più futili moventi. Pur non rivelandosi uno scrittore nato, Johnny Cash si dimostra un ottimo compagno di viaggio ed un narratore onesto e sincero, sia che parli dei tour e della vita on the road o della sua vita tra le mura di casa - splendida la parentesi in cui ironizza sulla passione di June per lo shopping sfrenato -: un Uomo che ha fatto la storia del country e del rock ma che, sopra ogni altra cosa, è stato il protagonista di un'esistenza intensa e goduta dal primo all'ultimo istante, ringraziando per quello che chiama "il Dono", per la Famiglia e la forza di riuscire a rialzarsi dopo ogni caduta e pronto ad andarsene al momento giusto, sempre guidato da una "satisfied mind".
MrFord
"Well, there's things that never will be right I know,
and things need changin' everywhere you go,
but 'til we start to make a move to make a few things right,
you'll never see me wear a suit of white.
Ah, I'd love to wear a rainbow every day,
and tell the world that everything's OK,
but I'll try to carry off a little darkness on my back,
'till things are brighter, I'm the Man In Black."
Johnny Cash - "Man in black" -
La trama (con parole mie): per una volta - dato che si tratta di un esercizio estremamente divertente - ho deciso di seguire anche io la catena che in questi giorni sta impazzando nella blogosfera, legata ai "30 giorni di". Prima che Cinema e serie tv prendano possesso del saloon, ho deciso di dedicare la prima tornata alla musica, in memoria degli anni in cui, neanche fossi finito in Alta fedeltà, una mia ex mi regalò il romanzo di Hornby affermando che io ero proprio come Rob, senza contare che in quel periodo lavoravo al Virgin Megastore. Pareva una cosa fatta apposta.
Dunque, ecco i trenta giorni di musica fordiana: rock on!
Giorno 1 - La tua canzone preferita: Canzone di notte N°2 di Francesco Guccini Giorno 2 - La tua seconda canzone preferita: Splendid isolation di Warren Zevon Giorno 3 - Una canzone che ti rende allegro: El vals del obrero degli Ska-P
Giorno 4 - Una canzone che ti commuove: Hurt di Johnny Cash Giorno 5 - Una canzone che ti ricorda qualcuno: Giubbe rosse di Franco Battiato, mi ricorda quando da piccolo mio padre la ascoltava in macchina. Giorno 6 - Una canzone che ti ricorda un posto: Down under dei Men at work, mi ricorda il fantastico viaggio conJulez in Australia.
Giorno 7 - Una canzone che ti ricorda un momento particolare: Frasi da dimenticare di Daniele Silvestri, mi ricorda la prima volta che andai a trovare Julez a Torino, io allo sbando totale e lei la mia migliore amica. Giorno 8 - Una canzone di cui conosci tutte le parole: Rimmel di Francesco De Gregori, una delle prime che mi misi a strimpellare con la chitarra. Giorno 9 - Una canzone che ti fa ballare: Enola Gay degli OMD. Mitica.
Giorno 10 - Una canzone che ti aiuta a dormire: se ho sonno, fidatevi, dormo secco. Senza bisogno di canzoni. Giorno 11 - Una canzone della tua band preferita: Deuce dei Kiss Giorno 12 - Una canzone della band che odi: La guerra è finita dei Baustelle Giorno 13 - Una canzone che hai conosciuto da poco: Up patriots to arms, cover del vecchio pezzo di Battiato dei Subsonica. Versione superlativa.
Giorno 14 - Una canzone che nessuno si aspetta possa piacerti: Non ci penso mai dei Moderni, finalisti all'ultima edizione di X-Factor. Giorno 15 - Una canzone che ti descrive: Born free di Kid Rock. Giorno 16 - Una canzone che amavi e ora odi: The drugs don't work dei Verve. Giorno 17 - Una canzone che vorresti dedicare a qualcuno: (I'm gonna be) 500 miles dei Proclaimers, sempre a Julez.
Giorno 18 - Una canzone che vorresti ascoltare alla radio: una qualsiasi di Ryan Bingham, un fenomeno qui da noi quasi sconosciuto. Giorno 19 - Una canzone del tuo album preferito: Il testamento di Tito da La buona novella di Fabrizio De Andrè. Giorno 20 - Una canzone che ascolti quando sei arrabbiato: Sic degli Slipknot.
Giorno 21 - Una canzone che ascolti quando sei felice: I don't wanna grow up di Tom Waits.
Giorno 22 - Una canzone che ascolti quando sei triste: Halleluja di Jeff Buckley.
Giorno 23 - Una canzone che vorresti al tuo matrimonio: c'è stata, All I want is you di Barry Louis Polisar.
Giorno 24 - Una canzone che vorresti al tuo funerale: Thrasher di Neil Young.
Giorno 25 - Una canzone che è un piacere peccaminoso: teribbbile traduzione di Guilty pleasure. Potrei dire tutta la discografia degli 883.
Giorno 26 - Una canzone che sai suonare con uno strumento: Anna begins dei Counting crows con la chitarra. O Blitzkrieg bop dei Ramones con il basso.
Giorno 27 - Una canzone che ti piacerebbe suonare: Whole lotta love dei Led Zeppelin per la chitarra, War Pigs dei Black Sabbath per la batteria e Teen town dei Weather Report per il basso.
Giorno 28 - Una canzone che ti fa sentire colpevole: Losing my religion dei R. E. M., vecchie questioni di cuore. Giorno 29 - Una canzone della tua infanzia: Sleepin' in my car dei Roxette. Allora non avevo ancora idea del concetto di camporella, ma la canzone mi prendeva di brutto. Giorno 30 - La tua canzone preferita in questo periodo un anno fa: Chicken fried di Zac Brown.
La trama (con parole mie): dopo settimane di scontri a suon di playlist, soltanto in tre siamo giunti all'epica battaglia che a suon di voti porterà uno solo ad aggiudicarsi l'interessante contesa ideata dall'ormai mitico Lozirion: il sottoscritto, il mio consueto antagonista Cannibale e la giovane ma espertissima Overthewall.
Dato che, come in ogni finale che si rispetti, ci si gioca tutto fino all'ultimo secondo, ho deciso di farmi un pò di pubblicità postando la mia lista e qualche video della stessa: si tratta di una selezione di canzoni dagli anni sessanta ad oggi che amo particolarmente, e che rappresentano, a mio parere, un'ottima colonna sonora personale e non solo.
Dunque, dopo aver dato un'occhiata alla selezione ed ascoltato un pò di buona musica, cliccate sul link a Lozirion, passate dalle sue parti e, sfruttando la mascherina alla vostra sinistra, votate.
Preferibilmente per me.
Così, almeno, avrete la scusa per farvi offrire da bere se dovessi portare a casa la vittoria.
Enjoy!
La lista di Ford
1. Dick Dale & the Del-Tones - Misirlou
2. Beach Boys - Wouldn't it be nice
3. Toots & The Maytals - 54-46 is my number
4. The Clash - Train in vain
5. The Beatles - I want to hold your hand
6. Led Zeppelin - Whole lotta love
7. Elvis Presley - Suspicious minds
8. Wilson Pickett - In the midnight hour
9. The Cure - Just like heaven
10. Nirvana - Where did you sleep last night?
11. Velvet Underground - Heroin
12. Johnny Cash - Hurt
13. Rolling Stones - Paint it black
14. Beck - Loser
15. Jeff Buckley - Last goodbye
16. David Bowie - Life on Mars?
17. The Smiths - Please please please let me get what I want
18. Journey - Don't stop believin'
19. Lynyrd Skynyrd - Free bird
20. Bruce Springsteen - Born to run
La trama (con parole mie): finalmente alle spalle la certo non riuscitissima decina del mio avversario Cannibale - che ha messo a segno i suoi colpi migliori con pellicole presenti anche nella mia lista - ecco che finalmente a scatenare le danze arriva in soccorso di tutti gli spettatori bisognosi di visioni - e canzoni - degne di questo nome il buon, vecchio James, sempre disposto a porgere una mano a chi necessita aiuto dopo le pessime scelte del suo rivale per eccellenza.
Preparatevi ad un altro scontro scoppiettante, perchè in fondo, quando il gioco si fa duro, i Ford cominciano a giocare.
"Tranquilli, figlioli! Dopo la noia di ieri, nel castello di Ford troverete modo di sfogarvi a dovere!"
Ma mannaggia a me quando ho proposto a Mr. James Ford una sfida sul campo dei film musical e sul mondo della musica in generale! Dovevo aspettarmelo che l’accoppiata cinema + musica da lui proposta sarebbe stata micidiale, visti i suoi gusti agli antipodi rispetto ai miei in entrambi i campi. E va bene, me la sono proprio cercata, però certo che Ford ha dato del suo peggio, superando persino le mie più catastrofiche previsioni. Che io sia maledetto!
Cannibal Kid
Neanche il tempo di riprendersi dallo shock del rientro, ed ecco che la premiata (???) ditta Ford&Cannibal torna alla ribalta rievocando, in qualche modo, le battaglie dei mesi scorsi che hanno visto i due antagonisti per eccellenza della blogosfera darsele di santa ragione a colpi di dischi preferiti: questa volta, infatti, i nostri eroi (???) si cimentano con il musical, un genere troppo spesso sottovalutato che è stato capace di sfornare pellicole che hanno fatto epoca e si sono conquistate l'amore incondizionato di intere generazioni di spettatori.
Giusto per rompere un pò di dogmi e regole - in fondo, siamo due cattivi ragazzi - abbiamo inserito nella selezione anche film a tematica musicale, cercando di tenere le distanze il più possibile l'uno dall'altro - del resto, non era certo un'impresa ardua! -: la differenza sostanziale, come potrete notare, sarà data dal fatto che, tolte le eccezioni delle poche scelte in comune, non ci sarà paragone tra i filmetti cannibali e i ben più sostanziosi cult fordiani.
E ora, senza perdere altro tempo, lasciamo parlare canzoni, strumenti e voci.
"At the late night, double feature, picture show."
Mr. Ford
1) West side story di Robert Wise e Jerome Robbins (1961)
Mr. James Ford Una recente, clamorosa, incredibile riscoperta. Un Classico intramontabile ma anche un film tremendamente attuale, fotografato, scritto e girato con una maestria impareggiabile dal grandissimo Robert Wise, supportato per l'occasione da Jerome Robbins, uno dei più importanti coreografi di tutti i tempi.
Uno script tratto da Romeo e Giulietta riportato alle tematiche del disagio sociale e dell'immigrazione nella New York City delle bande che influenzerà generazioni intere di spettatori e registi - qualcuno ha detto I guerrieri della notte? - per un cult che nessun appassionato di Cinema dovrebbe perdersi.
Dev'essere per questo che il Cannibale evita come la peste tutti i grandi film del passato.
Pezzo cult: Leonard Bernstein&Stephen Sondheim "Gee, Officer Krupke"
Cannibal Kid Film visivamente interessante, peccato solo che sia così lungo, lento, noioso, estenuante. Altro difetto, imperdonabile per un musical, la qualità delle musiche e delle canzoni, tutt’altro che memorabili. Anzi, parecchio odiose.
E Benjamin Horne di Twin Peaks che incontra una tipa e la sera stessa le dice “Ti amo” e lei gli risponde: “Aaaanch’io. Ah, ma com’è che ti chiami?” mi sembra una cosa alquanto ridicola.
Omaggiandolo nello stile, Drew Barrymore con il video da lei diretto per la canzone Our Deal dei Best Coast è riuscita in soli 4 minuti a fare qualcosa di molto più incisivo, poetico e potente, visto che possiede una cosa che non fa parte di questo West Side Story e dell’universo fordiano in generale: l’essenzialità.
La decina di Ford è così incredibile da far innamorare!
JF Evidentemente, caro Cannibale, dormivi già quando passavano pezzi come Officer Krupke o In America, più attuali ora di quando furono composti, ai tempi. Purtroppo la limitata visione del nostro Kid si fa sentire una volta ancora.
Ormai mi sento quasi lo sponsor di questo giovane perduto dietro proposte finto moderne e rivoluzionarie come quelle che crede di idolatrare.
CK Attuali?????????????? Forse nel tuo ricovero (non so se mentale o per anziani o tutte e due...)
JF Pezzi così guarda che il tuo amico Marshall se li sogna!
CK Continua a sognare, Ford. Continua a sognare...
JF Cause I'm a dreamer, but I'im not the only one!
2) Jesus Christ Superstar di Norman Jewison (1973)
JF Un altro imperdibile pezzo della Storia di questo genere, un musical completamente cantato e profondamente radicato nella cultura hippie e psichedelica del periodo, nonchè il primo racconto incentrato sulla figura di Gesù con Giuda protagonista indiscusso.
Nella mia lista è quello che forse ritengo meno perfetto, eppure il suo fascino è incredibilmente kitsch e clamorosamente sentito, tanto da ipnotizzarmi ogni volta che, per caso, me lo ritrovo in tv, o scelgo di recuperare il dvd.
Un film a cui voler bene, anche perchè parliamo di una delle pellicole più clamorosamente anticonformiste, anticlericali e "contro" del panorama religioso.
Pezzo cult: Tim Rice&Andrew Lloyd Webber, tutto il cantato di Giuda, il compianto Carl Anderson
CK Apprezzabile il tentativo di modernizzare la storia di Gesù e il risultato avrà fatto contenti i più hippie e freakketoni. A me però non ha appassionato per nulla, sarà che ormai serie come South Park o i Griffin sono andati molto oltre nello sberleffo religioso, cosa che fa apparire questo film del tutto superato e naïf. E poi il fatto che abbia ottenuto l’approvazione da parte del Vaticano la dice lunga sulla sua scarsa capacità dissacratoria, altroché “una delle pellicole più clamorosamente anticonformiste, anticlericali e "contro" del panorama religioso”. Ma fammi il piacere, Ford!
Per non dire di interpretazioni vocali, oltre che recitative, che a parte Carl Anderson non sono certo eccezionali. Insomma, l’ennesima palla di film fordiano e per me un Jesus Christ ben poco Superstar. Molto meglio Judas!
Il destino ecclesiastico di Cobain entro una cinquantina d'anni.
JF Se non fossero esistiti film come questo, South park e i Griffin non sarebbero stati creati nemmeno per miracolo. Sarebbe un pò come pensare che tu sei nato da solo, senza l'aiuto dei tuoi genitori. Ma il non riconoscere i meriti di chi è venuto prima di noi è tipico degli adolescenti ancora immaturi. Quindi non me la prendo neppure troppo. Il tempo mi darà ragione.
CK Disse l'uomo che denigra Matrix e poi esalta Inception alias Matrix 2.0...
E comunque South Park e Griffin sono così profondamente dissacranti che non verranno mai accettati dalla Chiesa, mentre Jesus Christ Superstar è anticonformista all'incirca quanto lo è Bagnasco, che quando vuole essere blasfemo si va a leggere la Bibbia in bagno. E magari fa pure una puzzetta...
JF South park e i Griffin tempo vent'anni e saranno sponsorizzati dal Vaticano. The times they are changin', cantava il vecchio Bob.
CK Scommettiamo che non succederà? Beatles, Oasis, Pink Floyd etc sono stati riabilitati dalla Chiesa, ma gruppi realmente contro come Nirvana e Sex Pistols no, né mai lo saranno. Lo stesso vale per South Park...
JF Tempo al tempo, Cannibale. Vedrai che tra un secolo Cobain sarà canonizzato. Ahahahahahah!
3) Nashville di Robert Altman (1975)
JF Nella Storia del Cinema, ci sono davvero pochi registi come Robert Altman. Il Maestro indiscusso dei film corali, prima di stupire con America oggi e parallelamente a colpi di genio come Un matrimonio, realizzò il manifesto della musica folk e country grazie a questo affresco travolgente e profondamente toccante che scuote il cuore di una delle capitali americane della musica attraverso la cronaca di un festival di cinque giorni in cui i protagonisti vedono le proprie vite cambiare ed incrociarsi, trovare nuovi stimoli o sprofondare.
Più che di un musical o di un film musicale, qui si parla di una dichiarazione d'amore per la musica stessa e la vita che le ruota attorno.
Roba che non si contano i brividi. Standing ovation.
Pezzo cult: Keith Carradine, "I'm easy"
CK A me il country piace anche, ma solo a piccole dosi, questo è davvero troooppo.
Mi chiedo se certi film ti piacciano per davvero, oppure sia solo una sadica punizione nei miei confronti per farmi sorbire delle lagne di 2ore-e-mezzo di questo tipo. Certo che se non è ‘na palla d’altri tempi, a te un film proprio non piace…
Non si contano i brividi? Piuttosto non si contano gli sbadigli!
JF Ennesima conferma della completa, totale, incredibile, stupefacente incapacità del Cannibale di riconoscere i grandi Capolavori del passato. Dovessero saltare in aria le piramidi o il Partenone, sapete chi andare a cercare!
CK Solo perché un film piace a te, non significa sia un Capolavoro. Anzi. Quanto al far saltare per aria qualcosa, il mio primo obiettivo è un altro...
JF A dirla proprio tutta, credo che Nashville sia universalmente riconosciuto come Capolavoro, ma non vorrei dilungarmi troppo, con le tue affermazioni ti sarai guadagnato il controllo serrato della Cia, a quest'ora!
4) The Rocky Horror Picture Show di Jim Sharman (1975)
JF Il musical che mi ha fatto amare i musical, nonchè il più sovversivo, dissacrante, divertente, coinvolgente film del suo genere: ricordo quando lo vidi per la prima volta, proiettato e recitato "live" al Cinema Mexico di Milano - storica sala che continua a riproporlo ogni anno, il giovedì sera, per mesi interi - nell'ormai lontano 1997. Fu un'esperienza incredibile, e tra riso lanciato, acqua sparata, sbuffi d'aria e insetti di gomma scoprii il lato più divertente dell'eros in sala.
Una cosa che, fino ai tempi di Shortbus, non rividi più in nessuna pellicola.
Ridere è un piacere della vita, il sesso pure, godersela anche. Dunque, perchè non metterli tutti insieme? Jim Sharman l'ha fatto, e come tutti i grandi colpi di genio della Storia - non solo della settima arte - non si può che riconoscerne la grandezza.
Pezzo cult: Richard O'Brien (cantato da Meatloaf), "Hot patootie"
CK Presente anche nella mia classifica di ieri, quello sì un vero picture show spettacolare. Oggi invece c’è rimasto solo l’horror… E come pezzo cult sei riuscito a scegliere una delle canzoni meno interessanti, complimenti!
JF Sinceramente, io trovo che nel Rocky Horror non esistano canzoni "meno interessanti". Ma dev'essere un mio limite, giusto!?
CK Sì, perché sei un limite vivente. O forse morente buahahaah!
JF Meglio i miei limiti dei tuoi "Limitless"! Ahahahahahahahah!
5) The blues brothers di John Landis (1980)
JF Siamo in missione per conto di dio.
Devo proprio dire altro?
Pezzo cult: indiscutibilmente tutti
CK Scelta scontatissima, per un film che personalmente non mi ha mai entusiasmato, con il suo umorismo cartoonesco e in fondo innocuo. Una pellicola finto trasgressiva ma in realtà, come Jesus Christ Superstar, pure questa approvata dalla Chiesa.
Grande John Belushi, ok, mentre Dan Aykroyd non lo reggo. Grandi alcuni personaggi presenti come James Brown, Ray Charles e Aretha Franklin, però nel complesso il tutto suona più vicino ai gusti di uno Zucchero Sugar Fordaciari che non ai miei. Dello stile cannibale ci sono giusto i Wayfarer, per il resto accetto il fatto che sia un cult per molte persone, ma non per me.
Everybody needs somebody to hate. E io ho te, Ford.
"Hey John, Cannibale mi detesta, e non apprezza il nostro film!" "Don't worry, Dan! Ora, con Ford, andiamo a recapitargli qualche bottigliata ben assestata!"
JF Non dubitavo di una sola parola in proposito. Troppo popolare e del popolo per i tuoi gusti, vero, radical-Cannibal!? Ma se pure la cosca della Chiesa si è dovuta rassegnare, prima o poi lo farai anche tu. Già ti va bene che il mitico John se ne sia andato in bellezza, altrimenti era qui con me a menare vuoti di Jack Daniels come se piovessero!
CK Tu e i Blues Brothers siete minacciosi per finta, ma non fareste del male a una mosca. E di certo non fate paura a un Cannibale.
JF Vorrei proprio vederti, in una serata con me e John Belushi!
6) The Commitments di Alan Parker (1991)
JF Gli anni novanta, con la loro depressione e la distruzione di tutto quello che erano state le meraviglie del decennio precedente, assestarono un pesante colpaccio a tutta l'energia travolgente ed irriverente dei cult figli dei decenni precedenti, rischiando di trasformare il musical in uno spettacolo per famiglie o nostalgici: fortunatamente, pellicole come questa splendida storia di formazione "bandiana" hanno reso omaggio al genere tenendo alta la bandiera della sua anima, radicata, spesso e volentieri, nel calore esplosivo, per l'appunto, della soul.
Protagonisti perfetti, interpretazioni da urlo - su tutti, l'allora giovanissimo Andrew Strong, con una voce da fare invidia a Joe Cocker - e tanto cuore.
La malinconia la fa da padrona, e in fondo si racconta una caduta: ma con che stile, ragazzi.
Pezzo cult: The Commitments "Try a little tenderness"
CK Bella ambientazione dublinese per un filmetto che si dimentica già durante la sua stessa visione. Male la musica, visto che con questo gruppo di ubriaconi siamo ben lontani dai vertici del soul vero. Maluccio anche la recitazione (ben al di sotto dei solitamente altissimi standard britannici) e l’impersonale regia di Alan Parker è tutto fuorché memorabile. Un film di livello medio-basso, che manca di lasciare il segno. Con Ford è l’abitudine, quando ci va ancora bene…
JF I tuoi pessimi gusti musicali si confermano nel non riconoscere l'impatto di una colonna sonora di soul con i controcazzi. Ma del resto, sei messo più o meno alla stregua delle coriste che si lamentano dei modi di Deco. E sei decisamente più inglese che non irlandese. Ci sarà un motivo, se io non sono mai stato a Londra e tu, probabilmente, mai a Dublino!
CK Come al solito ti sbagli e di grosso. Oltre che a Londra, a Dublino ci sono stato eccome e mi sono pure visitato la fabbrica della Guinness, mentre tu che vuo' fa tanto l'irlandese manco bevi birra e quindi che parli a fare?
Avevo anche scritto un post al riguardo, quando tu non eri ancora diventato un mio assiduo fan e seguace...
JF Anche io ho visitato la fabbrica della Guinness, il giorno in cui mi sono recato al vero santuario dublinese dell'alcool: la distilleria del Jameson, il whisky irlandese più buono della Storia!
7) Nightmare before Christmas di Henry Selick (1993)
JF Nonostante desiderassi con tutto me stesso inserire questo Capolavoro nella lista futura dedicata ai film d'animazione, ho optato, in modo da dargli più spazio e lustro, di inserirlo tra i musical, complice l'incredibile lavoro svolto da Danny Elfman e Renato Zero sulla colonna sonora.
Una favola nera che è un gioiello di tecnica, narrazione, songwriting, musica, effetti e contenuti, divertente e profondamente malinconica ad un tempo.
Un film così incredibilmente bello da cucire la boccaccia anche a quel pallone gonfiato del Bau Bau Cannibale.
Pezzo cult: Danny Elfman "This is Halloween" per la versione originale, Renato Zero e Marjorie Biondo "Jack e Sally" e Andrea Surdi "Mister Bau Bau" per la versione italiana
CK Film splendido che non mancherà nella mia lista di film d’animazione preferiti. Ford ha preferito inserirlo tra i musical e ci sta, visto che alza paurosamente il bassissimo livello musicale delle sue altre inascoltabili proposte. Anche se è molto meglio la soundtrack originale dell’adattamento comunque accettabile di Renato Zero…
Comunque non è un film un po’ troppo dark ed emo per i tuoi sbadigliosi gusti fordiani?
JF Non è dark per nulla, dato che parla di una crescita attraverso l'esperienza, e finisce con una rinnovata energia legata alla voglia di fare. E, a ben guardare, Halloween è sempre stata una festa legata al travestimento: niente di più fordiano, dunque!
CK Se non è dark Nightmare Before Christmas, cosa lo è secondo te? L'ENEL?
Comunque mi sa che confondi travestimento con travestitismo uahahahaha!
8) Tano da morire di Roberta Torre (1997)
JF Una piccola perla nostrana passata quasi inosservata agli occhi dei più, in realtà uno dei migliori film sulle problematiche delle organizzazioni criminali nelle città del Sud - personalmente, continuo a preferirla a Gomorra -, nonchè vertice artistico della carriera musicale di Nino D'Angelo, che conferma il suo talento per la musica etnica e popolare componendo un vero e proprio disco di "world music" del Bel Paese.
Girato con pochissimi fondi ma illimitata inventiva, una pellicola solo apparentemente povera e "di serie b" in grado dalla prima visione di divenire un supercult.
Pezzo cult: Nino D'Angelo "O' Rap e' Tano"
CK Film di una bruttezza imbarazzante, sia da un punto di vista cinematografico che musicale. Nemmeno il gusto per il trash può giustificare l’apprezzamento di una roba del genere. Giusto il gusto per l’orrido. Un film amatoriale (e si vede), che vorrebbe essere divertente (e non si vede), e vorrebbe magari dare anche uno sguardo profondo, artistico e originale sulla Mafia (finendo solo per risultare ridicolo e fastidioso). Il paragone con Gomorra non è proponibile nemmeno per scherzo, anche perché questa porcheria non regge nemmeno il confronto dei peggiori video amatoriali che girano su YouTube.
Inascoltabili poi le canzoni, d’altra parte composte dal peggio dei peggio: Nino D’Angelo! Questo non è ‘nu film, è ‘na strunzata. Unico pregio, rispetto ad altri film fordiani, è la breve durata, ma rimane comunque una delle cose peggiori che io abbia mai visto e sentito in vita mia.
Mister Ford, è proprio il caso di chiedertelo: che minchia guaddi?
JF Gomorra, caro picciotto, a questo non può che baciare le mani. Tu e quella figa lessa di Saviano potete andare a farvi compagnia ai caffè letterari, e farvi un pò di pompini a vicenda mentre noi, qui, raccontiamo la strada vera. Quasi come Fellini. Ma immagino che anche lui sia troppo Classico per i tuoi gusti.
"Accidenti! Ora che mi hanno associato a Cannibale dovrò chiedere una scorta addizionale per proteggermi da Ford!"
CK Da te mi aspetto sempre il peggio, ma paragonare Fellini all'ultima delle merde, ovvero questo film, è davvero troppo persino per te. Più che un white russian, ti sei bevuto il cervello. Ormai ti abbiamo perso definitivamente: R.I.P. James Ford.
JF Ancora una volta resti indietro nella comprensione del testo: l'accezione a Fellini era legata ai racconti che vengono dalla strada, e non dai salotti. Ad ogni modo, l'ultima delle merde è e sarà sempre Antichrist del tuo amico Von Trier, a braccetto con l'altra pippa secolare The fountain!
CK Già, peccato che Von Trier e Aronofsky siano tra i più importanti e considerati registi del mondo, mentre Roberta Torre è finita a Chi l'ha visto? E nemmeno in veste di regista della trasmissione...
9) Moulin rouge di Baz Luhrmann (2001)
JF Inspiegabilmente, un film musicalmente geniale, visivamente sfarzoso ma soprattutto struggente e terribilmente romantico trova posto anche nell'arido e striminzito cuoricino del Cannibale, che non ha saputo resistere alla storia d'amore di Satin e Christian, ritmata da un adattamento delle canzoni da rimanere senza fiato, eseguite benissimo dal cast.
Gli arrangiamenti dei pezzi, coraggiosi ed insoliti - Il tango di Roxanne, per esempio - impreziosiscono un inno all'amore e al Cinema di quelli tanto cari al Cinema Classico, dunque doppio stupore rispetto all'opinione positiva del mio antagonista in proposito.
A questo punto, doveste esservelo perso finora, non resta che recuperarlo al più presto.
Perchè quando fordismo e kiddismo si incontrano, si trova la scintilla del vero genio.
Pezzo cult: Ewan McGregor & Nicole Kidman "Elephant love medley"
CK Grande film, strabiliante sia a livello cinematografico che musicale, diretto e recitato in maniera pazzesca, che davvero non c’azzecca nulla al fianco di un orrore come Tano da morire e che più che omaggiare, stravolge totalmente il noioso Cinema Classico di sta cippa. Molto più sensata la sua presenza all’interno della mia lista di ieri, rispetto al can can da cagnara fordiana…
JF Ennesimo esempio, proprio accanto a Nightmare before Christmas e Tano da morire, dell'ecclettismo fordiano rispetto alla monocorde ottica cannibalesca, che si limita a "film con colonna sonora interessante e bella fica".
CK Talmente monocorde che nella mia lista si passa da Judy Garland alla Disco e dai Joy Division a Eminem, per dire, mentre tu passi solo attraverso le varie declinazioni di "film con colonna sonora inascoltabile e manco una bella fica".
"Cannibale, ti aspettiamo tutti a braccia aperte qui dalla parte di Ford!"
JF A me risulta che qui si passi da Cash al musical classico anni '60, dalla musica popolare italiana al soul: per le belle fiche basta l'ultimo dei soft porno in stile Bitch slap. Ma non credo che sappiano cantare troppo bene, le signorine in questione. A meno che non cambino il microfono.
CK Nino D'Angelo musica popolare italiana??? Anzi: Nino D'Angelo musica??????????????????????????????
JF Più popolare di Nino D'Angelo cosa c'è!? Potrei dirti una sequela di altri nomi, ma se non hai apprezzato De Andrè, difficilmente qualcosa del "popolare" italiano ti andrà mai bene!
10) Walk the line di James Mangold (2004)
JF La mia decina originale comprendeva Velvet Goldmine, ottimo film dell'altrettanto notevole Todd Haynes, ma per dare lustro ad una rivalità come quella tra me ed il ragazzino dall'altra parte del campo di battaglia ho pensato che sarebbe stato più rappresentativo, a fronte del "suo" Bowie o pseudo tale, contrapporre il man in black per eccellenza, nonchè uno degli emblemi della fordianità: il mio nonno musicale Johnny Cash.
Mangold è un buon mestierante, e di certo questo film sarebbe stato incredibilmente più potente se girato dallo stesso Haynes, o Scorsese, o Eastwood - e sarebbe stata una coppiata magica -, ma le due incredibili interpretazioni dei protagonisti Reese Whiterspooon e Joaquin Phoenix, che hanno re-interpretato tutti i pezzi storici di June Carter e Johnny Cash, compensano il tutto, senza contare il fatto che il concerto a Folsom è riprodotto in fedeltà assoluta e che, fondamentalmente, questo film ha avuto il merito di far riscoprire un artista incredibile al grande pubblico. Cosa volere di più?
Inoltre, la storia d'amore - assolutamente rispecchiata dalla pellicola - tra "Holy terror" e "Wildwood flower", rispettivamente Cash e Carter, è talmente unica da toccare inevitabilmente ogni spettatore. Una cosa così grande capita una volta nella vita, se si è estremamente fortunati.
CK Buon film, ma non eccellente, visto che la regia del mediocre mestierante James Mangold è troppo piatta e tradizionale e almeno di questo ti sei reso conto persino te. È vero che anche Johnny Cash non è che fosse ‘sto innovatore, però un grande personaggio come lui ha avuto una pellicola di buon livello, quando ne avrebbe meritata una ancora migliore e più coraggiosa. Se da un punto di vista di sceneggiatura e regia siamo nella media standard delle produzioni hollywoodiane, ad alzare il livello ci pensano allora le ottime performance di Joaquin Phoenix e Reese Witherspoon sulle canzoni di Cash e June Carter. Dopo una serie di film fordiani atroci e da tappi nelle orecchie (salvo pochissime eccezioni), almeno si sente finalmente un po’ di musica decente!
JF Strano che tu possa apprezzare Cash, un grandissimo personaggio a volte talmente Classico da mettere in difficoltà anche me - leggendo della sua vita, più volte sono rimasto perplesso rispetto ad alcune sue scelte personali -. Ma a caval donato non si guarda in bocca. Anche perchè, dopo tutte le bestialità che mi sorbisco ogni volta da parte tua, un pò di tregua dovrò pur averla, ogni tanto, no!?
CK Questo perché riesco a distinguere i grandi Classici che meritano, come Cash, da quelli che invece sono delle lagne e non hanno superato la prova del tempo, ovvero la maggior parte delle tue proposte. E con questo mi aggiudico game, set e incontro!
"Cannibale, vengo a prenderti per portarti dalla parte dei Repubblicani!"
JF Sei proprio sicuro? Guarda che Cash era "in missione per conto di dio", poteva esercitare come Pastore ed era pure repubblicano! Ahahahahahaha!
CK Allora non dovrebbe piacere neppure a te che ti dichiari anticlericale e non repubblicano. Per quanto mi riguarda, tendo a considerare gli artisti per il loro talento artistico, piuttosto che per vicende o idee personali.
JF Meglio un repubblicano come Cash - o Clint, o Kid Rock, giusto per farti un pò incazzare - che una fighetta come Cobain! Ahahahahahahah!