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sabato 26 marzo 2016

White Russian Six

La trama (con parole mie): oggi, ventisei marzo, il Saloon festeggia sei anni di vita. Sei anni di nuove esperienze, incontri, film, serie, letture per un'avventura che continua, nonostante gli impegni, il tempo e le passioni, a stimolarmi come - a volte meno, a volte più - il primo giorno.
Per l'occasione, ho deciso di inaugurare una nuova sezione del blog, dedicata alle più grandi personalità che hanno influenzato artisticamente il sottoscritto e, di fatto, arricchito la mia esistenza.



Rileggendo il post dello scorso anno dedicato al compleanno del Saloon, mi sono reso conto di una certa staticità che, a questo giro, vorrei evitare in modo da mescolare un pò le carte evitando il consueto pezzo a metà tra la malinconia e l'entusiasmo carico di emotività, limitando i ringraziamenti ad un giro di bevute veloce rispetto a tutti voi che ogni giorno tenete vivo questo postaccio ed il suo gestore prima di passare all'introduzione di una nuova sezione di White Russian che da tempo stavo meditando di inserire: la Hall of fame.
In fondo, nel corso della mia vita, ho avuto molti "Maestri" sul grande e piccolo schermo, tra le pagine dei libri o nelle canzoni, e rendere loro omaggio in maniera esplicita mi è sempre parsa una cosa non solo doverosa, ma anche confortante, oltre ad un modo di farli conoscere anche a chi, per un motivo o per un altro, non ha mai incrociato il loro cammino.
Dunque, da oggi, ad ogni compleanno del blog introdurrò dieci nuove personalità per me fondamentali nell'Arca della gloria del Saloon, dove potranno passare l'eternità brindando alla vita, alla morte o a quello che vorranno, e, chissà, se davvero esiste qualcosa dopo, magari preparare il terreno per questo vecchio cowboy quando, più o meno intorno al duemilaottantadue, comincerò a valutare l'idea di raggiungerli.


EMILIANO BANFI


Il primo ad entrare nel novero di questo gruppo così importante per me non poteva che essere il mio amico Emiliano, che ho visto crescere accanto a mio fratello e che è stato, per molti versi ed in molti momenti della mia vita - soprattutto il periodo "wild" tra il duemilasei e duemilasette, partito dalle serate alla Festa dell'Unità e dalle notti allo Zoe e culminato con il viaggio in Irlanda -, un fratello acquisito.
Per quanto, tra viaggi e famiglia, ormai non ci vedessimo che un paio di volte l'anno, non c'è stato giorno da quando se n'è andato in cui non abbia pensato a lui, che fosse per una canzone, un film o la voglia, semplicemente, di farci due risate insieme.

WARREN ZEVON


Non credo ci sia stato, quantomeno nella mia vita adulta, un cantante che abbia sentito vicino al sottoscritto come Warren Zevon: caotico, disequilibrato, devoto all'alcool, alla vita e alle donne - l'ispirazione dell'Hank Moody di Californication deve molto alla sua figura -, morto a pochi giorni di distanza da un altro mito del Saloon nel duemilatre eppure fino alla fine pronto ad aggredire la vita.
Il suo dialogo con il grande amico David Letterman nella sua ultima apparizione allo show del popolare anchorman rimane uno dei miei riferimenti rispetto all'idea di aggrapparsi con le unghie e con i denti a questa palla di fango: alla domanda del buon David rispetto a come stesse reagendo alla malattia che l'avrebbe portato alla morte, Warren sorrise e rispose "I enjoy every sandwich".
Un pò quello che faccio o cerco di fare io.

JOHNNY CASH


Se Clint è il mio nonno cinematografico e Cormac McCarthy quello letterario, indubbiamente quello musicale è Johnny Cash, scoperto ai tempi della sua "rinascita" sotto l'egida di Rick Rubin con gli splendidi American Recordings e visto esplodere quando, qualche anno dopo, la sua figura conobbe una seconda giovinezza grazie al film Walk the line.
Un personaggio pieno di contraddizioni, religioso e devoto quanto squilibrato ed anche lui sensibile al lato oscuro della dipendenza, espressivo e potente come la sua voce bassa ed il suo ritmo da treno in corsa.
Da Hurt a Man in black, una continua lezione.

DAVID BOWIE


Il Duca bianco è stato, indubbiamente, uno dei grandi amori musicali del sottoscritto, con un periodo - quello dei primi Anni Zero, che fu quasi maniacale, con il recupero di tutti i suoi dischi, l'occasione di vederlo live - due volte - e la continua esecuzione con la chitarra di Ziggy Stardust, ancora oggi uno dei miei pezzi forti. Il tutto, senza contare l'importanza anche cinematografica del buon David, da Labyrinth a The prestige.
Una scomparsa che ancora pesa.

STANLEY KUBRICK


Fin dai miei primi passi nel mondo del Cinema d'autore, Stanley Kubrick è stato un riferimento assoluto, e, ad oggi, forse il mio regista preferito di tutti i tempi: maniacale, dispotico, controverso, eppure autore di una serie di Capolavori assoluti uno dietro l'altro.
Dalla visione dell'edizione restaurata di Arancia meccanica in sala con mia madre all'amore per Barry Lyndon e 2001, non poteva mancare un riconoscimento a quello che è, indiscutibilmente, uno dei pilastri fondamentali della Storia del Cinema.

AKIRA KUROSAWA


Pochi registi, nel corso della mia carriera di spettatore, sono riusciti a conquistarmi sempre e comunque, che si trattasse di grandi Capolavori o titoli "minori": uno di essi - ed uno dei più importanti di sempre - è senza dubbio Akira Kurosawa, che da I sette samurai fino a Ran - forse una delle vette assolute della settima arte - è in gran parte responsabile del mio amore per il Cinema.
Un regista che, a prescindere dai generi e dallo stile, è sempre stato in grado di creare qualcosa di unico e potente.

FEDERICO FELLINI


Sono sempre stato un esterofilo, che si parli di Musica, Letteratura o Cinema, e la mia lotta contro il Cinema italiano - soprattutto recente - è nota a tutti gli avventori del Saloon: eppure, ho sempre pensato che Federico Fellini fosse da annoverare tra i dieci più grandi registi di sempre, in grado di stupire con la sempre e comunque, dalla malinconia e l'emozione di Amarcord alla visionarietà di quello che è il film italiano più grande di tutti i tempi, 8 e 1/2.

MARLON BRANDO


Non poteva mancare, accanto ai registi che ho più amato nel corso della mia vita, l'attore che, più di tutti, continua a conquistarmi con la sua aggressività e la potenza tutte animali.
A prescindere da interpretazioni cult come quella di Don Vito Corleone o del Colonnello Kurtz, ad ogni visione di Un tram che si chiama desiderio resto strabiliato dalla sua versione di Kowalski, e mi chiedo se esista uomo, donna o animale in grado di non scendere dalle scale nel momento in cui chiama "Stella!".

DALTON TRUMBO


Sceneggiatore, regista e scrittore, Dalton Trumbo è stato senza ombra di dubbio uno dei talenti più importanti che l'industria hollywoodiana abbia mai avuto per le mani, uomo tutto d'un pezzo pronto a lottare per le proprie idee finendo per affrontare il carcere, nonchè autore di uno dei romanzi cardine della mia vita, E Johnny prese il fucile, straordinario messaggio antimilitarista e pacifista, di quei titoli che dovrebbero essere letti nelle scuole e tramandati di padre in figlio per sempre.
Recentemente riconosciuto anche da un più che discreto film, non poteva assolutamente mancare l'appuntamento qui al Saloon.

FABRIZIO DE ANDRE'


L'ultimo posto di questa prima decina di nomi illustri destinati al firmamento del Saloon è dedicato ancora una volta alla Musica, con quello che per il sottoscritto rappresenta l'apice della produzione italiana di sempre: Fabrizio De Andrè. Imperfetto e caotico almeno quanto gli altri miei idoli oltreoceano, il vecchio Faber ha scritto alcune delle pagine più importanti della nostra cultura, e con dischi come La buona novella o Non al denaro, non all'amore ne al cielo ha segnato indelebilmente la mia esistenza, e continuerà a segnarla fino alla fine.
Mitico.




MrFord





venerdì 2 gennaio 2015

2014 in music

La trama (con parole mie): tradizione ormai consolidata del Saloon, il viaggio attraverso quelle che sono state le hit dell'anno appena trascorso mese dopo mese viene riproposta anche con l'avvento del duemilaquindici, mostrando - o meglio, facendo ascoltare - ai viaggiatori che si incontrano a questo vecchio bancone cosa è passato, cosa ha toccato, divertito o fatto ballare - si fa per dire - il vecchio cowboy e la sua famiglia nel corso di questi ultimi dodici mesi.


GENNAIO: ROYALS di LORDE


Prima hit ufficiale a far ballare selvaggiamente - nel senso letterale del termine - il Fordino fresco di camminata è stata il tormentone della giovanissima neozelandese Lorde, proprio per questo motivo passata all'inverosimile su Spotify qui nel salotto di casa Ford arrivando quasi a stancare almeno noi adulti. Il ricordo, però, dei momenti in cui mi perdevo ridendo degli improvvisati passi di danza del più piccolo del clan fordiano è indelebile.

FEBBRAIO: HEART TO HEART di JAMES BLUNT

Secondo mese, e secondo pezzo che mi lega al Fordino: il brano di James Blunt - che adoro anche oggi, a distanza di quasi un anno e dopo decine di ascolti -, seppur legato ad una storia d'amore, mi ha sin dal primo momento fatto pensare a me e AleLeo, al legame istintivo che esiste tra genitori e figli, al fatto che, ovunque lui sarà e qualunque strada prenderà, questo vecchio cowboy sarà sempre pronto ad essere presente e ad allungare la mano per aiutarlo.

MARZO: TOUS LES MEMES di STROMAE


Una delle rivelazioni dell'anno, il giovane artista francofono dalle origini nordafricane è riuscito con un pezzo irresistibile a colpire perfino un rocker tamarro come il sottoscritto, complice un video meraviglioso che ha qualcosa dei vecchi gioielli targati Michael Jackson.
Non propriamente quello che si direbbe fordiano, ma senza dubbio unico.
E da queste parti l'unicità è sempre ben accetta.

APRILE: FURTHER ON UP THE ROAD della BROKEN CIRCLE BLUEGRASS BAND


Trascinata dalla splendida colonna sonora di Alabama Monroe, della quale potrei scegliere ancora oggi qualsiasi brano, Further on up the road ha scandito la passione e la speranza della primavera prima che venisse scossa da uno degli eventi peggiori della mia vita.
E i brividi scorrono sulla pelle e sulle note ancora oggi.

MAGGIO: OUT AMONG THE STARS di JOHNNY CASH


Il disco "perduto" di uno dei pilastri della mia cultura musicale, un gioiello registrato negli anni ottanta - paradossalmente, il periodo meno interessante della carriera del Man in black -, ha traghettato il vecchio cowboy attraverso il sogno di qualcosa di meraviglioso trasformatosi, nella mattinata del ventotto maggio, in un dolore che non credo riuscirò mai a quantificare o qualificare.
E grazie alle note di Cash ho allargato le spalle e vestito il nero, in attesa che un giorno possa giungere il bianco.

GIUGNO: HELLMAN dei MILLENCOLIN


Un mese di grandi difficoltà e soprattutto furiose incazzature al lavoro, di rabbia e rancore, di voglia di lottare a tutti i costi, sempre e comunque: l'energia è stata dunque convogliata alla grande da un ritorno al sound del punk rock, e da un pezzo riscoperto dopo anni, Hellman.
Voglia di correre, gridare, menare le mani e rialzarsi, con la testa sempre più alta, dopo ogni sconfitta.

LUGLIO: JUSTIFIED BLACK EYE dei NO USE FOR A NAME


Altro supercult giunto dal passato e pronto a sostenere il qui presente nella sua lotta contro il "bad karma" di mesi certo non semplici, come sempre spalleggiato da Julez e trascinato, pur inconsapevolmente, dall'energia tutta sole e positività del Fordino.
La ruvidità che piace da queste parti quando c'è bisogno di riscatto come dell'aria.

AGOSTO: JOSIE dei BLINK 182


Con le vacanze estive ed il tempo passato in famiglia, le ferite della tarda primavera cominciano a rimarginarsi, lasciando spazio ad una ritrovata forza: per questo, e come sempre, devo ringraziare quella che è la mia compagna, migliore amica e migliore sostegno, la mia Josie, che conosce ogni lato di me - anche quelli decisamente meno attraenti ed in grado di mantenere rapporti sociali e legami - e che riesce ugualmente a trovare qualcosa di magico anche in loro. Grazie.
SETTEMBRE: PIANO FIGHTER di WARREN ZEVON


E non passa anno senza che torni ad accompagnare i miei viaggi Warren Zevon, forse il cantautore che ho amato di più nel corso della mia vita da adulto: Piano fighter, pezzo che ho sempre considerato "minore", è tornato prepotentemente alla ribalta nella sua versione live, ennesimo racconto di esperienze, confini, errori e volontà di vivere che erano tipiche del grande Z-Man.
Come lo sono del sottoscritto.

OTTOBRE: COCKY di KID ROCK


Rinnovate energie ed il ritorno a casa - lavorativamente parlando - hanno segnato una riscossa netta e mostrato perfino a me stesso che la voglia di vivere, sempre, e di godersi ogni cosa che si ama e che ci piace, sono la medicina migliore per qualsiasi ferita.
Cocky, altro ripescaggio di un altro fordiano ad honorem, Kid Rock, è il manifesto della fiducia - pur se eccessiva - in se stessi ed il simbolo di una nuova stagione, autunnale nel clima ma non nei suoi giorni.

NOVEMBRE: CHANDELIER di SIA


Sia, che qualche anno fa aveva regalato la magnifica Breathe me che chiuse alla grande Six Feet Under, torna alla ribalta con un pezzo splendido reso ancora più splendido da un video perfetto, che associo però ad una giornata meravigliosa passata con Julez ed il Fordino a cavallo tra speranze, sensazioni che ci hanno ricordato il passato e voglia di guardare al futuro.
Poco importa, poi, che le cose non siano andate come avremmo voluto: abbiamo vissuto momenti così intensi da raccogliere le forze per tentare, come abbiamo sempre fatto e sempre faremo.

DICEMBRE: DANGEROUS di DAVID GUETTA e SAYONARA di MADH


Per chiudere in bellezza, il lato tamarro di un Ford solido come non mai pesca due chicche figlie del grande pubblico, la prima in grado di riportare al sound sopra le righe degli anni ottanta, grande produzione dell'arcinoto David Guetta - che sfodera anche un video di qualità cinematografica e nomi di rilievo -, la seconda giunta a sorpresa dal talent show più interessante della tv, X-Factor, per la prima volta in grado di portare sulla scena ragazzi giovani e dal respiro internazionale. 
Speriamo solo che il futuro di Mahd non significhi finire in pasto agli squali discografici.




MrFord

sabato 18 gennaio 2014

2013 in music


La trama (con parole mie): replicando il post dello scorso anno, ho deciso di inaugurare questo 2014 riscoprendo le canzoni che hanno formato la vera e propria colonna sonora del 2013 fordiano per affetto, casualità, numero di ascolti o accadimenti.
Rispetto all'edizione passata, il "viaggio" di oggi sarà più dedicato alla riscoperta di grandi classici che non ai nuovi suoni, considerato che, senza dubbio, gli ultimi dodici mesi - o gran parte di essi - sono stati consacrati al recupero dell'opera di Warren Zevon, cantautore da sempre amato al Saloon ma mai così inserito nell'heavy rotation del vecchio cowboy.



GENNAIO: SEMPRE NOI di MAX PEZZALI e J-AX


Passata in radio mentre con Julez eravamo in sala parto nei momenti decisivi prima della nascita del Fordino, questo omaggio agli anni ottanta decisamente sopra le righe è diventato un vero e proprio tormentone di quei giorni passati avanti e indietro dall'ospedale sotto la neve, ripensando a quel "niente ragione, sempre noi, solo passione, sempre noi" che pare calzare a pennello alla famiglia Ford.
Non sarà musica d'alta scuola, ma a volte chi se ne frega.

FEBBRAIO: GET UP! di BEN HARPER e CHARLIE MUSSELWHITE


Il disco che il favorito fordiano Ben Harper ha realizzato con l'armonicista Charles Musselwhite è stato una delle sorprese più gradite del mio 2013 musicale, e nei giorni della sua uscita è stato un ascolto prepotente e caldo, l'incontro tra il desiderio di un'estate ancora troppo lontana ed una riscossa quasi sociale rispetto all'inizio di uno dei periodi lavorativi più difficili della mia vita.
"I have right to get up", canta Ben. E lo canto anche io.

MARZO: LAWYERS, GUNS & MONEY di WARREN ZEVON


Con il sopraggiungere della primavera il ciclone Warren Zevon è giunto a toccare le corde più profonde dell'anima del sottoscritto, perso tra le ombre e l'alcool per fuggire alla sensazione di soffocamento data dall'idea di stare in qualche modo sprecando il proprio tempo e le proprie giornate al servizio di una realtà - soprattutto, di nuovo, lavorativa - che non mi apparteneva più: ripensando a Californication e dedicandomi ad uscite molto alcoliche, Lawyers, guns&money è stata quasi un liberatorio inno.

APRILE: BAD KARMA di WARREN ZEVON


Uno dei mesi più difficili degli ultimi anni: molto alcool, sbandate pericolose per me e la mia famiglia, momenti sopra le righe come non ne avevo mai vissuti - devono ricordarsi ancora di me il controllore ed il conducente di un treno Saronno Lodi di fine aprile - ed un "bad karma" che pareva, di colpo, deciso a lavorarmi ai fianchi prima di stendermi al tappeto.
Fortunatamente Julez ha allargato le spalle per me, il Fordino ha cominciato a guarirmi e Spartacus mi ha aiutato a pensarla in un altro modo rispetto alle prospettive di lavoro.

MAGGIO: FRANK AND JESSE JAMES di WARREN ZEVON


Compagno delle peregrinazioni alcoliche e delle serate della mia turbolenta primavera è stato mio fratello, che fortunatamente negli anni è diventato, prima di un parente, il mio migliore amico, un compagno d'armi accanto al quale affrontare le lotte contro il quotidiano, o almeno la sua parte peggiore.
Frank e Jesse James, banditi simbolo della Frontiera, sono stati le nostre guide ed i nostri corrispettivi per ogni brindisi, abbraccio o sostegno che ci siamo dati.

GIUGNO: CRUCIFY YOUR MIND di RODRIGUEZ


L'arrivo dell'estate e della cassa integrazione - presa come una vera e propria vacanza - è stato un vero e proprio toccasana, e le ferite aperte nei mesi precedenti, a suon di punti, hanno finito per rimarginarsi tra Torino, Milano, la Valle Imagna, l'addio al celibato di mio fratello e l'idea che una luce fosse arrivata alla fine del tunnel. A portarla Rodriguez, protagonista del meraviglioso Searching for sugar man.

LUGLIO: GET LUCKY dei DAFT PUNK



Passata la cassa integrazione, la paternità: approfittando di un'estate come, probabilmente, in casa Ford non si riuscirà più a vivere, con Julez e il Fordino si è cominciato davvero a godere del Tempo e della Vita come non si faceva da un pezzo, rimbalzando da un matrimonio all'altro, dalle terme alla piscina, da Torino - di nuovo - a Milano. A scandire il tempo il magnifico pezzo dei Daft Punk, uno dei pochi a mettere d'accordo i coniugi Ford.

AGOSTO: BLURRED LINES di ROBIN THICKE


Non ricordo, a memoria, di aver mai passato un mese intero al mare come è capitato lo scorso anno: una vera e propria goduria divisa tra nuove amicizie, esercizio fisico, serate in famiglia ed aperitivi in spiaggia.
Ancora adesso sento la mancanza di Viareggio e del sole che tramonta sul mio bel cuba, o del Fordino scatenato in piscina con il suo gonfiabile.
Una spensieratezza che ben si lega a una delle hit dell'estate, Blurred lines di Thicke, amatissima da Julez.

SETTEMBRE: WAKE ME UP di AVICII


Il rientro al lavoro dopo tre mesi e mezzo di relax e recupero dell'equilibrio è riuscito, proprio grazie all'accumulo di energie positive dei mesi precedenti, a non segnarmi negativamente, ma a farmi sviluppare un approccio zen e lebowskiano che ancora oggi resiste e mi trasforma in una sorta di corazzata.
Wake me up è stato il brano che ha accompagnato proprio il mio ritorno, una sorta di saluto all'autunno in arrivo, ma senza ansie di nessun genere.

OTTOBRE: HIT SOMEBODY di WARREN ZEVON


Per celebrare il mio compleanno, nonchè la filosofia del "tenere botta", torna il grande Warren con uno dei suoi brani più recenti, un inno ai losers e alla resistenza - fisica, mentale e dell'anima - tra i più belli del rock: sentirlo riesce a darmi ogni volta i brividi, ripensando al suo ultimo show prima della morte al Letterman, quando lo eseguì subito dopo aver risposto allo stesso Letterman in merito al suo rapporto con il cancro che lo stava divorando "I enjoy every sandwitch". Mitico.

NOVEMBRE: DIRTY DEEDS DONE DIRT CHEAP degli AC/DC


Ad accompagnare la lettura di uno dei romanzi più amati dello scorso anno torna un altro grande classico firmato dai grandissimi AC/DC, icone del rock planetario provenienti dalla mia amata Australia: ricordo ancora il momento in cui, giunto al punto in cui il pezzo veniva citato tra le pagine del lavoro di Ernest Cline, lo lanciai sull'Ipod venendo di fatto proiettato in un mondo magico di robot giganti, giochi di ruolo e richiami alla cultura eighties. Indimenticabile.

DICEMBRE: LET HER GO dei PASSENGER



A chiudere l'anno una ballad molto soft che ha accompagnato principalmente il mio ingresso nel mondo di Spotify ed i viaggi accanto a Julez e il Fordino nel periodo delle feste natalizie: non sarà roba da duri, ma è riuscita nel non facile intento di ricordare al sottoscritto i tempi di struggimenti dell'adolescenza ed i tanto amati Counting Crows. Mica facile.


MrFord



domenica 31 marzo 2013

I'll sleep when I'm dead




La trama (con parole mie): ispirato dal post di ieri dedicato alle serate da divano con il Fordino, ho deciso di approfittare del weekend lungo per liberare un altro flusso di coscienza a proposito di un grandissimo cantautore dalle parti del Saloon da sempre su un piedistallo che ultimamente, tra Californication, aperitivi con mio fratello, momenti di riflessione ed altri di esplosione rispetto all'esterno, ha finito per vivere una seconda giovinezza di ascolti per il sottoscritto.
Dunque, spazio all'esploratore di Frontiera Warren Zevon, uno di quelli che come teneva i cavalli lui, non li tiene nessuno.


"Straight from the bottle, twisted again, I'll sleep when I'm dead", cantava il vecchio Warren nel 2002, quando i medici gli diagnosticarono un tumore ormai allo stadio terminale, e lui decise di continuare a vivere senza preoccuparsi di avere cure che l'avrebbero incapacitato scegliendo di andare avanti fino alla fine così come la Natura aveva deciso, occupando una puntata speciale del Letterman - show al quale fu sempre legato - dedicata esclusivamente a lui, ed incidendo un disco meraviglioso - The wind - riuscendo a vivere quasi un anno più di quanto era previsto, salutando questo mondo soltanto una manciata di giorni prima di un'altra leggenda, Johnny Cash, nel settembre 2003.
Dieci anni senza il Man in black, dieci anni senza Warren.
Pare incredibile che sia così, anche perchè la loro musica continua a tenerli più vivi che mai nel cuore del sottoscritto, ed ubriaco o no finisce sempre che camminando mentre vado e torno dal lavoro, esploro la vita ed i miei giorni, siano spesso canzoni che portano le suddette firme che continuo a cantare pensando di potermi sollevare ad un metro da terra o sprofondare due metri sotto.
"Everybody's desperate trying to make ends meet work all day, still can't pay the price of gasoline and meat 
Alas, their lives are incomplete", racconta il Nostro nella meravigliosa Mohammed's radio, uno di quei pezzi avanti almeno una trentina d'anni - ma non è l'unico, se si pensa a The envoy o Roland the headless Thomson gunner, attuali anche e soprattutto nel mondo di oggi, fatto di conflitti che partono dai servizi segreti e dalle grandi corporazioni e spurgano il loro pus nelle guerre che insanguinano luoghi lontani e sfigati di cui ai grandi capi finisce per fregare poco o nulla, a meno che la cosa non incida sui loro conti in banca.

Ma se ci penso, pare quasi non ci sia fine al talento e alla meraviglia che Warren, tra una ripresa ed una (ri)caduta nell'alcolismo regalò al suo pubblico, alla passione e alla voglia che esprimeva sul palco - il live Stand in the fire, registrato nel 1980, è pura dinamite, e quelle parole da cowboy che lo chiudono "you've all my love, vaja con dios", fanno ancora venire la pelle d'oca almeno quanto la risposta ai fan durante il bis "I don't have to go anywhere, here's my home" e la potenza espressa dalle ballad al piano fino ai passaggi decisamente più rock -: da Frank and Jesse James a Poor poor pityful me fino a Gorilla, you're a desperado, senza contare pezzi più che noti agli appassionati come Werewolves of London - forse la sua canzone di maggior successo, un mix perfetto di ironia e satira che mi riporta alla mente Un lupo mannaro americano a Londra, meraviglia di John Landis -, Splendid isolation - uno dei miei preferiti, "Michael Jackson in Disneyland don't have to share with nobody else, lock the gates Goofy take my hand, and lead me through the World of Self" -, Excitable boy - carico di humour nero e legato alla figura di un omicida -, Johnny strikes up the band - uno dei pezzi più importanti del legame che ho costruito con mio fratello, e che ho avuto la fortuna di sentirglielo cantare live (dal mio brotha, non da Zevon) - fino alla mitica Lawyers, guns and money - "And I'm down on my luck", pare quasi un monito -, che dalle vicende di Hank Moody alle peregrinazioni alcooliche nelle serate in cui mi perdo nei gin tonic dell'ormai mitico Umberto, dalla voglia, un giorno, di suonarla e cantarla con il Fordino, magari con l'accompagnamento di Julez al piano - Warren, in fondo, era più un pianista che non un cantante o un chitarrista -, alla capacità che questi brani hanno di scavarmi dentro, fare male o cullare - proprio come una sbronza, in fondo - ormai tutto fa parte della mitologia più sacra del Saloon, e non posso che omaggiare questa figura folle e scombinata, caotica e travolgente, un protagonista abituato alla sconfitta e alla polvere come quelli cui mi sono sempre associato, un Goonie del rock e della vita, uno di quei vecchi bastardi che si prende tutto - anche il caffè e l'ammazzacaffè, per dirla reinterpretando L'animale di Battiato - ma è al contempo disposto a dare anche di più.
Sicuramente non sarò mai un musicista, un compositore o un autore come te, Zev, ma ogni giorno, credimi, lotto per prendere e dare proprio nel rispetto della Frontiera che cavalchiamo, supportato anche dalle tue incredibili canzoni.
E per la mia famiglia, mio fratello, gli amici, i nemici, e anche per me, ci sarò sempre, nel bene e nel male.
I'll sleep when I'm dead, Warren.
I'll sleep when I'm dead.


MrFord


"I'm drinking heartbreak motor oil and Bombay gin
I'll sleep when I'm dead
straight from the bottle, twisted again
I'll sleep when I'm dead."
Warren Zevon - "I'll sleep when I'm dead" -



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