Regia: Pedro Almodovar
Origine: Spagna
Anno: 2011
Durata: 117'
La trama (con parole mie): Robert Ledgard, un luminare della chirurgia estetica e di ricostruzione della pelle, è isolato nella sua tenuta da quando la figlia ha subito un completo crollo psicologico a seguito di un tentativo di violenza sessuale.
Prigioniera nella villa del medico è Vera, una giovane appassionata di bambole che l'uomo sfrutta per sperimentare le sue avveneristiche teorie in campo medico e che pare essere oggetto di un corteggiamento in bilico tra follia e passione.
In realtà, a legare i due è un segreto che risale ad anni prima, alla violenza che portò la giovane Norma Ledgard alla follia e alla misteriosa scomparsa di Vicente, un giovane sarto di Toledo.
L'impressione che ho avuto, con il passaggio negli ultimi giorni sugli schermi di casa Ford di Polanski e Almodovar - due registi straordinari che ho sempre ammirato -, è stata quella di un'inesorabile quanto silenziosa decadenza.
Non una caduta, qualcosa di magnificente e clamoroso, ma una sorta di progressivo torpore che attanaglia da qualche tempo mostri sacri che fino a qualche anno fa erano il motore principale delle mie aspettative in ambito cinematografico: già con Scorsese, lo scorso anno, ho avvertito una sensazione simile che, bottigliate a parte, ha mosso anche la visione di The tree of life durante questa stagione cinematografica.
Il fatto è che pare che tutti questi giganteschi titani della settima arte stiano cominciando a ritenersi così Classici da sedersi sulla loro condizione senza mostrare altro che non una confezione, quello che ci si aspetterebbe da una loro opera.
Così il buon vecchio Pedrito porta sullo schermo tutto quello che da lui ci si potrebbe attendere, dalla teatralità alle ottime interpretazioni dei protagonisti, dai colori saturi e ribollenti alla passione che muove i personaggi della storia, dagli incastri agli illusionismi da sceneggiatore amante delle scatole cinesi. E lo fa con il solito, consueto, splendido stile.
Eppure, per chi ha amato il suo Cinema fin dal principio - rivalutando anche opere recenti come Volver, inizialmente sottovalutata come uno sdoganamento rispetto al grande pubblico - come il sottoscritto, La pelle che abito non può che far riflettere sulla volontà dell'autore di rimanere uguale a se stesso nel peggiore e più noioso dei modi, mettendo anni luce di distanza rispetto ai suoi successi maggiori - gli splendidi Tutto su mia madre e Parla con lei - e alle sue opere più significative - Donne sull'orlo di una crisi di nervi, Carne tremula -.
Occorre ammettere che ad aggravare la posizione del regista iberico è stata senza dubbio la mia precedente lettura di Tarantola, il romanzo di Thierry Jonquet che ha ispirato questo film, rendendosi responsabile di mezzo voto finale in meno senza troppi ripensamenti: il romanzo legato alle vicende di Ledgard e Vera, infatti, oltre che profondamente noir, presentava un elemento crime radicatissimo - qui assolutamente assente - nonchè un finale decisamente più coraggioso e potente, di quelli capaci di insinuare il dubbio nel sottoscritto che il simpatico Pedro abbia deciso di "smussare gli angoli" dell'opera di riferimento in modo da evitare di essere bollato come troppo radicale nelle sue scelte narrative.
Certo, si potrebbe obiettare che in questo caso stiamo parlando del film, e non del romanzo, e che Almodovar non dovrebbe essere giudicato in alcun modo per avere soltanto tratto spunto dalla materia narrata splendidamente sulla pagina da Jonquet, eppure, anche senza dover necessariamente sottolineare il legame tra le due opere distinte, la sola pellicola era entrata senza troppe difficoltà nel novero delle creazioni minori del nostro Pedrito.
Dunque, cosa resta da dire, a proposito di La pelle che abito?
Certo è un film affascinante, in grado di conquistare e sedurre - soprattutto spettatori alle prime esperienze con il Cinema almodovariano -, esteticamente ottimo e narrato con la perizia cui il regista ci ha abituato fin dai suoi esordi: peccato che, a ben guardare, qui, di lui, ci sia soltanto l'ombra.
O la pelle, giusto per rimanere legati al tema principale - e con un gioco di parole, all'ultimo lavoro che aveva visto Almodovar e Banderas insieme, vent'anni or sono: Legami -.
Peccato che a volte, dietro l'apparenza, possano nascondersi segreti e sentimenti ben più profondi di quelli che un chirurgo decide di imporre all'occhio di chi guarda.
Vite, addirittura.
E se sono quelle, che cercate, dovrete fare uno sforzo e non restare alla superficie: perchè soltanto nel profondo della sua filmografia passata, troverete il meglio che questo sorprendente regista può offrire.
MrFord
"Skin thin
I breathe out, you breathe in
but the day seems so long
skin thin
blood again
it's all I can do to hold on
we're just skin thin."
L'impressione che ho avuto, con il passaggio negli ultimi giorni sugli schermi di casa Ford di Polanski e Almodovar - due registi straordinari che ho sempre ammirato -, è stata quella di un'inesorabile quanto silenziosa decadenza.
Non una caduta, qualcosa di magnificente e clamoroso, ma una sorta di progressivo torpore che attanaglia da qualche tempo mostri sacri che fino a qualche anno fa erano il motore principale delle mie aspettative in ambito cinematografico: già con Scorsese, lo scorso anno, ho avvertito una sensazione simile che, bottigliate a parte, ha mosso anche la visione di The tree of life durante questa stagione cinematografica.
Il fatto è che pare che tutti questi giganteschi titani della settima arte stiano cominciando a ritenersi così Classici da sedersi sulla loro condizione senza mostrare altro che non una confezione, quello che ci si aspetterebbe da una loro opera.
Così il buon vecchio Pedrito porta sullo schermo tutto quello che da lui ci si potrebbe attendere, dalla teatralità alle ottime interpretazioni dei protagonisti, dai colori saturi e ribollenti alla passione che muove i personaggi della storia, dagli incastri agli illusionismi da sceneggiatore amante delle scatole cinesi. E lo fa con il solito, consueto, splendido stile.
Eppure, per chi ha amato il suo Cinema fin dal principio - rivalutando anche opere recenti come Volver, inizialmente sottovalutata come uno sdoganamento rispetto al grande pubblico - come il sottoscritto, La pelle che abito non può che far riflettere sulla volontà dell'autore di rimanere uguale a se stesso nel peggiore e più noioso dei modi, mettendo anni luce di distanza rispetto ai suoi successi maggiori - gli splendidi Tutto su mia madre e Parla con lei - e alle sue opere più significative - Donne sull'orlo di una crisi di nervi, Carne tremula -.
Occorre ammettere che ad aggravare la posizione del regista iberico è stata senza dubbio la mia precedente lettura di Tarantola, il romanzo di Thierry Jonquet che ha ispirato questo film, rendendosi responsabile di mezzo voto finale in meno senza troppi ripensamenti: il romanzo legato alle vicende di Ledgard e Vera, infatti, oltre che profondamente noir, presentava un elemento crime radicatissimo - qui assolutamente assente - nonchè un finale decisamente più coraggioso e potente, di quelli capaci di insinuare il dubbio nel sottoscritto che il simpatico Pedro abbia deciso di "smussare gli angoli" dell'opera di riferimento in modo da evitare di essere bollato come troppo radicale nelle sue scelte narrative.
Certo, si potrebbe obiettare che in questo caso stiamo parlando del film, e non del romanzo, e che Almodovar non dovrebbe essere giudicato in alcun modo per avere soltanto tratto spunto dalla materia narrata splendidamente sulla pagina da Jonquet, eppure, anche senza dover necessariamente sottolineare il legame tra le due opere distinte, la sola pellicola era entrata senza troppe difficoltà nel novero delle creazioni minori del nostro Pedrito.
Dunque, cosa resta da dire, a proposito di La pelle che abito?
Certo è un film affascinante, in grado di conquistare e sedurre - soprattutto spettatori alle prime esperienze con il Cinema almodovariano -, esteticamente ottimo e narrato con la perizia cui il regista ci ha abituato fin dai suoi esordi: peccato che, a ben guardare, qui, di lui, ci sia soltanto l'ombra.
O la pelle, giusto per rimanere legati al tema principale - e con un gioco di parole, all'ultimo lavoro che aveva visto Almodovar e Banderas insieme, vent'anni or sono: Legami -.
Peccato che a volte, dietro l'apparenza, possano nascondersi segreti e sentimenti ben più profondi di quelli che un chirurgo decide di imporre all'occhio di chi guarda.
Vite, addirittura.
E se sono quelle, che cercate, dovrete fare uno sforzo e non restare alla superficie: perchè soltanto nel profondo della sua filmografia passata, troverete il meglio che questo sorprendente regista può offrire.
MrFord
"Skin thin
I breathe out, you breathe in
but the day seems so long
skin thin
blood again
it's all I can do to hold on
we're just skin thin."
Ben Harper and Relentless7 - "Skin thin" -
decisamente, però al contrario tuo, il film non mi è dispiaciuto affatto, anzi sono restata impressionata dall'interpretazione di Banderas, davvero molto intenso, il suo Ledgrad - spero si scriva così - mi ha dato i brividi.
RispondiEliminaComunque è un opera al di sotto di Tutto su mia madre e Parla con lei, ma resta comunque un film che colpisce :)
Arwen, forse è stata la lettura del romanzo, forse la nostalgia dell'atmosfera dei passati grandissimi film sfoderati dal Pedrito, ma questo, nonostante l'ottima performance di Banderas e l'affascinante atmosfera, è rimasto nel limbo dei meno riusciti dell'autore spagnolo.
RispondiEliminaChe poi effettivamente possa colpire comunque, è assolutamente vero. :)
va be', lo sai, m'è piaciuto più che a te. ma non è nemmeno una stroncatura la tua :)
RispondiEliminasul fatto che non sia più ai suoi livelli, non ci sono dubbi. non conoscendo il libro non saprei giudicare, il film comunque mi è piaciuto, scorre bene e non pesa mai.
RispondiEliminala decadenza dei grandi registi dipende da una cattiva alimentazione
Solo per la presenza di Antonio meriterebbe un 4bicchieri ;) però in effetti Almodovar nn ha dato il meglio di sè in questo film, ma Banderas....troppo bono!
RispondiEliminaRoby, più che una stroncatura, è la malinconica presa di coscienza che anche Pedro sta perdendo qualche colpo. ;)
RispondiEliminaVincent, cosa dici che mangiano, per non riuscire a mantenere i loro standard? ;)
Liber@, il buon Banderas sta molto simpatico anche a me, e vederlo nelle vesti del "cattivo" è stato insolito, senza contare il fatto che ha reso benissimo il personaggio: ma il film, mi spiace, i quattro bicchieri se li sogna proprio! ;)
E vabbè allora dillo..anticipi tutti i miei post che non ho tempo di scrivere..e anche qua ti do ragione, anche se io sarei molto più severo! Ero molto incuriosito dalla svolta noir di Pedro, svolta che in realtâ non ci è stata. Secondo me è un tonfo, bell'e buono, e indifendibile.
RispondiEliminaAppena ho letto il titolo mi sono precipitata, perché ho dubbi, perché voglio fugarli o confermarli. A me Almodovar non mi ha colpito particolarmente dopo Parla con lei. Sono rimasta legata a quello anche se non mi son mai preclusa la visione degli altri. E che dire? il romanzo è veramente migliore? Vedrò. Intanto grazie! ;)
RispondiEliminaPerso, ultimamente le coincidenze di pubblicazione sono incredibili: pensa soltanto a Drive, la scorsa settimana! L'abbiamo postato in dieci lo stesso giorno!
RispondiEliminaPer quanto mi riguarda, questo è decisamente un passo indietro di Pedrito, anche se effettivamente tu sei molto più severo di me, in proposito!
Petrolio, ti consiglio vivamente il romanzo, un noir da manuale, assolutamente prima del film. Non fosse che, guardando il film, ti bruceresti il colpo di scena più tosto dell'intera storia. Ad ogni modo, buona lettura e visione, fammi sapere poi com'è andata!
i grandi registi deludono?
RispondiEliminavabbè, ford, allora i film valli a dirigere tutti te! :D
Ahahaha sei sicuro di essere pronto ad un film girato dal sottoscritto!?!? Io no! ;)
RispondiEliminaDetto questo, dovresti essere contento che demolisco un pò di "classicismi"!
Il libro l'ho letto, ecco perché dicevo… vedrò il film per notare le differenze! ;) Io un film tuo lo vedrei volentieri! XXXXD
RispondiEliminaPetrolio, non avevo capito che avevi già letto il libro. Allora la visione di confronto ci sta eccome! ;)
RispondiEliminaDetto questo, non so se un mio film sarebbe una visione così interessante: in fondo scrivo e basta, al massimo potrei cimentarmi con una sceneggiatura!
Molta estetica e poco calore. Un film algido, confezionato con la solita maestria e ottimamente interpretato. Rimpiango il Pedro di "Tutto su mia madre"
RispondiEliminaProprio vero quello che hai detto, questa è stata la mia prima visione di Almodovar e l'ho apprezzato particolarmente come film, proprio per il montaggio. La trama davvero avvincente, credo che mi procurerò il libro da cui è tratto!
RispondiEliminaNon l'ho ancora visto e leggendo la tua recensione ho conferma di quello che avevo già letto e sentito in giro: bel film ma non ai massimi livelli e standard almodovariani.
RispondiEliminaFilm come Parla con lei, Tutto su mia madre, La mala educaciòn, Volvèr mi hanno fatto stare male fisicamente per quanto mi sono arrivati, mi hanno sconvolto l'intestino(detto così è un pò trash, ma tanto stiamo parlando di Almodovar!). Se ciò avverra anche con La pelle che abito riterrò ancora potente e degna di esser vista e vissuta la magia inquietante di Pedro!
Lucien, concordo su tutta la linea.
RispondiEliminaAbsinto, oltre a procurarti il libro, recupera anche la filmografia passata del Pedrito: in particolare ti consiglio Parla con lei, Tutto su mia madre, Donne sull'orlo di una crisi di nervi, Carne tremula e Il fiore del mio segreto. Valgono veramente la pena.
Margherita, tranquilla per il trash, qui siamo nel saloon! Ad ogni modo capisco perfettamente la sensazione che i migliori Almodovar danno allo stomaco, e in questo mi pare sia mancata proprio quella passione dirompente.
ah ecco, il libro non l'ho letto forse per questo l'ho assimilato in maniera diversa, a me comunque piace e molto, vedrò di dare anche io il mio parere tra pochi giorni :)
RispondiEliminaFord, mangiano male, a prescindere. dovrebbero invece visitare il blog Cyborg Medievali.. lì si che c'è alta cucina! la loro classe artistica schizzerebbe alle stelle
RispondiEliminaPuò essere, anche perchè una volta che sono andato a rispolverare il libro - l'avevo letto più di due anni fa - il voto è calato di mezzo bicchiere. ;)
RispondiEliminaAppena ne parli, vengo a dare un'occhiata.
Vincent, concordo appieno: le ricette della vecchia Cyb saprebbero restituire l'antico splendore a tutti loro! :)
RispondiEliminaIo Almodovar l'ho sempre apprezzato soprattutto per la fotografia e per l'approccio quasi onirico alla storia. Me lo guarderò con meno aspettative. Di solito funziona...
RispondiEliminaGae, mi sa tanto che il tuo è un ottimo approccio. Sappimi dire come ti è sembrato!
RispondiEliminaNon conoscendo Almodovar, non essendo appassionata, ho potuto apprezzare il film senza risentire dell'effetto "declino" di cui ho letto spesso nei vari blog.
RispondiEliminaMeglio per me, parrebbe, visto che La piel que abito, con i suoi mille difetti, mi è comunque piaciuto parecchio!!
Bolla, quasi sicuramente è meglio per te, dato che te lo sarai goduto certo più del sottoscritto.
RispondiEliminaComunque, da non conoscitrice di Almodovar, valgono i consigli sulle visioni propinati poco sopra ad Absinto.
Pedrito vale una riscoperta, senza dubbio! :)
Di Almodovar ne ho visti solo tre o quattro, è un regista che un po' mi manca. Però, parlando del romanzo, mi hai incuriosito parecchio. Magari me lo procuro prima di vedere il film. ;)
RispondiEliminaOttimista, il romanzo è consigliatissimo.
RispondiEliminaRecuperalo assolutamente prima di vedere il film! :)
Sei stato troppo severo, Fordino caro. A me questo film ricordo piacque molto - ho persino preso il dvd, quando l'ho trovato in una bancarella a 3 euro :-P
RispondiEliminaIo l'ho trovato il peggiore di Almodovar - che a me è sempre piaciuto moltissimo -, nonchè pessimo rispetto al romanzo da cui è tratto.
EliminaPunti di vista! ;)