Regia: Miguel Arteta
Origine: Usa
Anno: 2011
Durata: 87'
La trama (con parole mie): Tim Lippe è un assicuratore della Brown Valley, in Wisconsin, non ha mai volato o viaggiato, ha una relazione con la sua ex insegnante delle elementari ed è un nerd fatto e finito.
Quando l'uomo di punta della sua agenzia muore a seguito di pratiche di autoerotismo estreme, il boss decide che sarà Tim a prenderne il posto nell'annuale convention di Cedar Rapids, mandandolo a caccia del quarto premio consecutivo come migliore agenzia del Paese.
I pochi giorni passati lontano da casa significheranno, per Tim, una vera e propria rivoluzione interiore tra alcool, droga, nuove amicizie, sesso e la scoperta del vero volto del mondo da lui creduto dorato degli assicuratori: un covo di avvoltoi e squali mascherato da un puritanesimo della peggior specie.
Non è la prima volta, ultimamente, che la commedia americana apparentemente demenziale, pur non attestandosi a livelli particolarmente clamorosi, riesce a sorprendermi in positivo, finendo per risultare una visione godibile e rilassante invece di un vero e proprio disastro da bottigliate: di recente, la piacevole Come ammazzare il capo e vivere felici così come la sorpresa Crazy, stupid love hanno riabilitato il genere in casa Ford, spingendomi a recuperare questo lavoro di Miguel Arteta per conciliare un pomeriggio da divano selvaggio e patatine in pieno relax da lontananza dal lavoro.
Grazie anche soprattutto alle presenze di Ed Helms - memore delle sue notti da leone - e John C. Reilly il cast risulta azzeccato e in discreta forma - ottima anche Sigourney Weaver nel ruolo della tardona dalla gran voglia di divertirsi a letto -, e fa da cornice ad una regia certo non superiore al più semplice mestiere, ma che porta a casa la pagnotta riuscendo, a tratti, quasi ad apparire come una commedia "alla Sundance".
Dovendo rimanere qualche secondo in più sulle questioni tecniche, mi pare doveroso citare anche l'ottima fotografia, a tratti addirittura patinata, che si concentra su toni molto autunnali e gioca sull'equilibrio tra costumi e scenografia.
Giusto, però, per non apparire come un barboso professore per la gioia del mio nemico Cannibale, lascio alle spalle il giudizio critico per concentrarmi su una storia soltanto apparentemente sguaiata che rivela un'anima malinconica, facendo leva su un quartetto di protagonisti completamente allo sbando impegnati - almeno al principio - ad apparire decisamente meno complessati e disequilibrati di quanto in realtà non siano - un pò quello che accade a tutti noi nell'ambito lavorativo, e spesso e volentieri non solo -, senza risparmiare qualche sonora ed apprezzatissima frecciata al bigottismo fasullo da chiesotti figli della provincia profonda.
La riscossa di Tim/Ed Helms, passata attraverso l'emancipazione da tutte le regole di perbenismo in cui lo stesso protagonista è vissuto quasi rifugiandovisi fino a quel momento è un piacevole spasso fantozziano per lo spettatore, che, pur non identificandosi con il protagonista - almeno per quanto mi riguarda, ho trovato decisamente più affine la figura del casinaro Dean Ziegler/John C. Reilly, vera e propria mina vagante della convention di Cedar Rapids -, non ha difficoltà ad empatizzare con le sue gesta da imbranato conquistatore in grado di sedurre la madre di famiglia Joan Fox - personaggio che ricorda molto quello della Alex Goran/Vera Farmiga di Tra le nuvole - e la giovane prostituta Bree, che apre all'impacciato Tim un mondo che riporta alle situazioni limite del magnifico Winter's bone.
Certo, stiamo parlando di un film piccolo piccolo, eppure, a tratti, quasi mi è parso di tornare indietro ai tempi della stagione migliore del Cinema indipendente americano, quando il radicalchicchismo era soltanto un miraggio ed una certa dolceamara spontaneità la faceva di gran lunga da padrona: considerate le aspettative che nutrivo a proposito di questa pellicola, direi che si potrebbe considerare addirittura un (quasi) successo.
Inoltre, momenti come il fuori programma in piscina di Ziegler, Tim e Joan o l'ingresso trionfale al party in soccorso di Tim di Ronald in versione The Wire diventano piccole perle in grado (di nuovo quasi) di apparire a loro modo cult.
Insomma, dovendo pensare di dedicare un'ora e mezza scarsa ad un ozio gradevole e in qualche modo costruttivo, sicuramente una gita a Cedar Rapids è da prendere in considerazione: non si sa mai che i racconti delle vostre gesta non diventino un modo per farsi ammirare dalla hostess di turno.
MrFord
"But tell me please, would you one time just let me be myself ?
So I can shine with my own light, let me be myself
Would you let me be myself?"
3 Doors Down - "Let me be myself" -
mmmh me lo segno, se è così piacevole da vedere, non mancherò di visionarlo anche io ^^
RispondiEliminaArwen, non sarà il film del secolo, ma sicuramente è una visione piacevole.
RispondiEliminaFammi sapere appena è passato sui tuoi schermi!
Scusa, non c'entra niente, ma bello il nuovo template! Adesso i post si leggono meglio :)
RispondiEliminapuoi sforzarti finché vuoi, ma un barboso prof eri e un barboso prof rimani ahahah
RispondiElimina'sto film mi ha già rotto dal trailer, figuriamoci se me lo sorbisco tutto...
Juliet, muchas gracias!
RispondiEliminaCannibale, meglio che ti risparmi la visione. Non ho voglia di spiegarti per l'ennesima volta le tematiche di un film che non riesci a comprendere.
Voglio smettere di fare straordinari da professore! ;)
Io l'ho guardato sperando di farmi 4 risate,e 4 me ne sono fatta,contate proprio.
RispondiEliminaNon l'ho trovato brutto come film,ma non ero nella serata giusta,credo....
E' una via di mezzo, diciamo. Secondo me non è un problema di serata giusta, quanto, anche qui, di scintilla che manca. ;)
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