domenica 4 settembre 2011

The last days of disco

Regia: Whit Stillman
Origine: Usa
Anno: 1998
Durata: 112'
La trama (con parole mie): Alice e Charlotte sono due ex compagne di università alla scoperta della Grande Mela, del mondo del lavoro e dei locali notturni che muovono i loro primi passi da adulte all'inizio degli anni ottanta, cavalcando l'ultima grande stagione della disco music e della sua tradizione di eccessi ed eccentricità, in procinto di mutare in quello che sarà il mondo degli yuppies del decennio successivo.
Attorno alle ragazze e all'appartamento senza corridoio che prendono in affitto ruotano le storie ed  i caratteri dei ragazzi che le due frequentano, imparano a conoscere ed amare, tenere lontani ed odiare.
Una fotografia di un'epoca che vorrebbe tanto essere una specie di versione fintoautoriale di Cocktail ma che risulta, dall'inizio alla fine, troppo troppo figlia degli anni novanta.



A volte capita di incrociare alcuni film che passano attraverso la nostra vita di spettatori quasi come se non fossero neppure esistiti.
Film con così poco carattere, scialbi e privi di qualsiasi mordente - sia esso drammatico o votato alla commedia - di farci chiedere per quale motivo si possa aver pensato che quelle due ore - o poco più, o poco meno - sarebbero valse a qualcosa, fosse anche solo puro e semplice intrattenimento.
Non cose inguardabili, eppure alle quali sarebbero preferibili cose inguardabili, tanto risulta irrisoria la traccia del loro passaggio: e volete mettere una piena, sana, irrefrenabile voglia di bottigliate selvagge rispetto all'apatia totale?
Dunque, The last days of disco è un rappresentante perfetto di questa trascurabile categoria.
Una pellicola senza una vera identità, orchestrata da una regia quanto più anonima si possa pensare - del resto, Whit Stillman non se l'è mai cagato nessuno -, interpretata con tutta la sciapissima verve depressa da anni novanta da un gruppo di attori allora in rampa di lancio capaci di risultare tutti, dal primo all'ultimo, irritanti, totalmente privi di interesse - loro ed i personaggi che interpretano - e, come nel caso di Kate Beckinsale, assolutamente irriconoscibili tanti sono stati negli anni successivi gli interventi del signor chirurgo plastico e, come se non bastasse il resto, partita e scritta come un omaggio alla grande epoca della disco music e dei locali notturni e finita per assumere i connotati della soap da piccolo schermo.
Spike Lee - mica Whit Stillman, per intenderci - con il suo splendido Summer of Sam aveva fotografato il periodo ed il per certi versi drammatico passaggio agli anni ottanta con tecnica e cuore infinitamente superiori, malgrado si trattasse a tutti gli effetti, in quel caso, di un thriller sociale, e non di questa robetta da milf uscite dritte dritte da Sex and the city che ricordano i bei tempi dell'università.
Come se non bastasse, lo spirito da omaggio ai bei tempi andati cui accennavo sopra risulta annichilito dall'approccio incredibilmente depresso dello script, a distanza siderale da veri e propri cult del genere come Cocktail o, a suo modo, il primo Wall Street - queste sì, pellicole simbolo di un'epoca - o La febbre del sabato sera: il tentativo, inoltre, di costruire l'intero lavoro come fosse un film corale è quantomai imbarazzante, e se Altman è un esempio troppo alto per il sempre inutile Whit Stillman, anche il nuovo riferimento di questo tipo di Cinema Paul Thomas Anderson potrebbe giusto pensare di assumere lo stesso Stillman come galoppino, considerato che l'anno precedente il talentuoso - lui sì, eccome! - regista californiano aveva sfornato quella meraviglia di Boogie Nights, perfetta fotografia di quello che The last days of disco avrebbe voluto ma non potrà mai neppure nei sogni più sfrenati del suo creatore essere.
Poco male: l'inutile post su questo inutile film, almeno, mi è servito a ricordare il Maestro Altman e un paio di grandi film.
Tutto sommato, anche l'inutile Whit Stillman qualcosa è riuscito a portare a casa.

MrFord

"Disco music disco music, 
tu mi piaci così tanto perché 
fai ballare tutti quanti 
ed alle volte fai ballare anche me."
Elio e le Storie Tese - "Discomusic" -


4 commenti:

  1. Cook, benvenuta da queste parti, prima di tutto!
    Detto questo, sinceramente il film in questione è altamente trascurabile, secondo me!
    Si può trovare decisamente di molto meglio! :)

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  2. un film che è il ritratto perfetto dell'epoca in cui è ambientato, un ritratto giustamente fatto in maniera leggera così com'è la disco music e lontana dalle pesantezze che tanto piacciono a te.
    questo post però non fa altro che confermare la tua limitatezza di visione, cosa di cui non c'era bisogno perché già lo sapevamo ahahahah :)
    e comunque whit stillman non se lo caga talmente nessuno che quest'anno ha solo l'onore di chiudere il festival di venezia...

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  3. Cannibale, e con quale film, The last days of Whit Stillman!??! Ahahahahahahahah!
    Chiude Venezia perchè a quel punto tutte le cose interessanti saranno già passate, e non se lo cagherà una beata fava di nessuno!

    Ad ogni modo, più che leggero, è un film totalmente inconsistente: assolutamente meglio una cosa come Take me home tonight - quello sì leggero, anche se non perfetto - o ancor di più La vita è un sogno, piuttosto che questa robetta!

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