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mercoledì 16 maggio 2018

Shameless - Stagione 8 (Showtime, USA, 2017)




I Gallagher sono sempre una certezza, in casa Ford.
Sarà perchè, per estrazione sociale, grinta, casino e via discorrendo, ci sentiamo vicini a loro.
O sarà perchè la Famiglia è un tema sempre importante, da queste parti.
Senza contare quel vecchio bastardo "redento" di Frank, uno degli idoli da piccolo schermo del Fordino.
O Lip, uno degli idoli da piccolo schermo neanche fosse un'adolescente di Julez.
O quella sigla che fa ballare ancora, a distanza di otto stagioni, tutto il Saloon.
Certo, siamo lontani dalle annate migliori e magiche di questa scombinata famiglia nata dall'ispirazione di una serie inglese e illuminatasi di vita propria nella Chicago operaia e ai margini degli States, l'impressione è quella del grande spettacolo che si trascina imitando se stesso, il pathos - Lip escluso - è andato drasticamente calando in favore di una guasconeria sopra le righe che allontana la proposta dalla realtà, ma poco importa.
Rivedere Fiona, Carl, Ian, Kev, V, Liam e compagnia è sempre un piacere, come fossero vecchi amici ai quali risparmi ed abbuoni le battute che ricorrono ad ogni uscita, perchè sai che vorrai loro bene sempre e comunque, e che sarai pronto a sorreggerli durante una sbronza colossale o nel momento del bisogno. Sacro e profano. Ugualmente vicini, fratelli, vivi.
Come i Gallagher.
Con questo ottavo giro di giostra, seppellita l'eredità di Monica, troviamo un Frank come mai l'avevamo visto fino ad ora, ugualmente pronto a fregare il sistema ma più lucido, o quantomeno lontano dagli eccessi - almeno parlando di alcool e droghe - che l'avevano caratterizzato da sempre; dal canto suo Ian, con il movimento del Gesù gay, sale alla ribalta forse venendo travolto da fama e "onnipotenza" confermandosi il charachter più vicino a Monica stessa, e mentre Lip cerca la redenzione aiutando gli altri per poter rimanere in pace con se stesso Carl scopre le gioie e soprattutto i dolori del matrimonio, confermandosi uno dei punti di forza della serie e, forse, il personaggio più imprevedibile. E mentre Fiona continua il suo percorso di "borghesizzazione", si osserva Debbie nel suo somigliare inesorabilmente sempre più proprio a Frank, mentre Liam, trattato come una mosca bianca nella sua ricca scuola di bianchi benestanti, trova una dimensione nuova e potenzialmente interessante per il futuro della serie.
Non parliamo, ovviamente e come scrivevo poco sopra, di una stagione memorabile come quelle cui ci avevano abituato i Gallagher, di quelle in cui si finiva con il groppo in gola e il cuore palpitante, e la sensazione che si sia arrivati alla fase discendente del titolo c'è, eppure non è davvero possibile pensare di abbandonare uno dei prodotti che al Saloon abbiamo più amato e sentito nostri degli ultimi anni, sperando che, fino a quando sarà, possa continuare quantomeno mantenendo un livello discreto come quello di questa stagione, facendo leva sull'amore che, ormai, si prova per i protagonisti.
L'idea, poi, di cominciare a pensare ad una conclusione che possa raccontarli al meglio anche rispetto al loro futuro, potrebbe addirittura rendere Shameless degna di una chiusura davvero mitica, come, del resto, mitici sono e saranno sempre i volti che l'hanno caratterizzata.



MrFord



 

domenica 10 gennaio 2016

Shameless - Stagione 5

Produzione: Showtime
Origine:
USA
Anno: 2015
Episodi: 12








La trama (con parole mie): in casa Gallagher, si sa, non si dormono mai sonni tranquilli. Mentre Frank, fresco del suo fegato nuovo, sperimenta prima una carriera da distillatore di birra e dunque l'esperienza della vita vissuta all'ultimo secondo accanto ad una giovane dottoressa, Fiona è alle prese con turbolenze sentimentali che la portano addirittura al matrimonio, Debbie con i primi turbamenti da adolescente, Ian con il dramma del bipolarismo, Carl con i primi passi nel mondo del crimine e Lip sempre più lontano dalla realtà degradata nella quale è cresciuto ed inserito - in più di un senso - nel mondo universitario.
Tutto questo senza contare la crisi tra Veronica e Kevin legata alla nascita delle loro gemelle ed alla nuova condizione di genitori, gli squilibri della sorellastra acquisita Sammi, la presenza sempre più importante di Mickie Milkovich ed il quartiere che, progressivamente, pare stia cambiando in favore di una riqualificazione.
Materiale perfetto per un'altra Gallagher-bomb.











Se c'è una cosa della quale sono sicuro, parlando di piccolo schermo, è che amo incondizionatamente i fottutissimi Gallagher.
Li amo quando vincono, quando perdono, quando si fanno voler bene tanto da commuovere e quando li prenderesti a mazzate sui denti.
Dal primo all'ultimo, dai miei favoriti Lip e Mickey Milkovich allo scarafaggio immortale Frank.
Li amo perchè, dalla prima puntata della prima stagione all'ultima della quinta - con la sesta che parte proprio oggi - sono sempre rimasti in qualche modo fedeli a loro stessi, allo spirito che li anima e li guida - per quanto distorto, sbronzo o sballato possa essere a volte -, ad una qualità sempre alta delle storie che raccontano - non ho memoria di una serie con una tale costanza nel proporre qualcosa di valore per così tante stagioni senza alcun calo, senza tirare in ballo eventuali crescite, tranne forse Breaking Bad e Sons of anarchy, mica bruscolini -, a qualcosa che c'è dentro chiunque viva o abbia vissuto ad una certa profondità il concetto di Famiglia, scomposta o precisa, allargata o contata sulle dita, figlia dei silenzi o delle urla, dei fratelli come delle sorelle, e via discorrendo.
Per quanto la realtà in cui sono cresciuto sia certo più tranquilla e meno problematica di quella della periferia degradata di Chicago - non certo una delle città più facili degli States -, ogni volta che al Saloon cominciamo una nuova stagione di Shameless pare quasi di tornare a casa, pronti a diventare in qualche modo genitori, figli, fratelli, amici di questo gruppo male assortito di identità tanto forti quanto problematiche, a battersi con e per loro, a vivere al loro fianco un'altra avventura: e una delle cose che più adoro di questa serie è che nulla pare mai suonare forzato, o falso, quasi come se ci si approfittasse dell'affezione e del pubblico.
I Gallagher sono così, carne e sangue, prendere o lasciare, da una Fiona sempre più disequilibrata e lontana anni luce dalla forza della natura che soprattutto nelle prime due stagioni si portava l'intera famiglia sulle spalle ad un Lip che comincia a sentire di doversi allontanare dal mondo cui era abituato, se non altro per poter pensare di costruire qualcosa nel suo futuro, anche quando essere uno "delle mie parti" significa, di fatto, apparire come un'attrazione curiosa, o una mosca bianca; dagli inossidabili Kev e V, per la prima volta in crisi, ad un Frank che, quasi, riesce addirittura a dare l'impressione di essere innamorato per la prima volta di qualcuno; dal dramma di Ian e del suo bipolarismo - convivere tutta la vita con una malattia di natura psichica è una cosa davvero tosta, da sopportare - alla pratica cattiveria di Carl, ben conscio del suo ruolo e del fatto di essere destinato a diventare il pericolo pubblico della famiglia fin da quando era bambino; dall'illusione di Debbie di potersi innamorare, crescere e costruire una realtà domestica diversa dalla propria alla quasi tenerezza del rude e duro Mickey Milkovich, forse il charachter sul quale è stato fatto il miglior lavoro di scrittura dell'intera serie.
Ed io, o meglio, i Ford interi - Fordino compreso, pronto a chiedere, prima di cena, "stasera c'è Frank?" quasi fosse un ospite a tavola - li prendiamo, dal primo all'ultimo, amati ed odiati, in tutto e per tutto.
Perchè, come mi capita sempre di ripetere ogni volta che scrivo un post legato a questa magnifica serie, tutti noi siamo un pò Gallagher.
Quantomeno, tutti noi con un cuore, e cicatrici annesse e connesse.
Tutti noi pronti ad essere degli stronzi patentati e l'ultima speranza per la salvezza di chi amiamo.
Ed è bello, intenso ed umano, essere Gallagher.
Essere "shameless", senza vergogna.
Perchè non dobbiamo mai vergognarci di quello che siamo.
O della nostra Famiglia.




MrFord




"See I just want you to take a second, hear me out.
Don't think I'm happy cause I smile when you see me out.
I've had serious madnesses where I've nearly disappeared,
oh I'm begging Lord to save me and let me go,
to see my family,
and keep it inside,
dry eyes, while my brother weeps.
save my soul,
Please Father let me go.
Keep me safe, as my mother sleeps."
Ed Sheeran - "Family" -





sabato 13 dicembre 2014

Shameless - Stagione 4

Produzione: Showtime
Origine: USA
Anno: 2014Episodi: 12





La trama (con parole mie): per i Gallagher la quotidianità è come sempre dura. Mentre Frank, ritrovato dopo essere sparito per l'ennesima volta, lotta per la vita una volta appreso che il suo fegato sta cedendo e finisce per andare alla ricerca della sua figlia maggiore, ai tempi neppure riconosciuta, Fiona si trova tra le mani il lavoro della vita ed una situazione mai così agiata: peccato che il richiamo della perdizione sia dietro l'angolo, e le conseguenze che verranno saranno disastrose.
Nel frattempo Lip si trova ad affrontare il lato più duro del dorato mondo del college, Ian una nuova piega della sua vita, Carl e Debbie l'imminente adolescenza ed il piccolo Liam gli ostacoli che essere un Gallagher comporta affrontare.
Così, mentre Kevin e Veronica si apprestano a diventare genitori, davanti al focolare della famiglia più strampalata del South Side di Chicago si affrontano cadute rovinose e nuovi tentativi di risalita: chi, alla fine della lotta, resterà in piedi? 
E soprattutto, ancora vivo?









Tornare dai Gallagher è un pò come tornare a casa.
Stagione dopo stagione, caduta dopo caduta, risalita dopo risalita, Shameless ha rappresentato, di fatto, in questi ultimi anni la vera erede della tradizione "di famiglia" che soltanto Six feet under era riuscita a tradurre con una sensibilità ed un approccio unici negli anni della sua programmazione.
E senza dubbio, al momento, le serie legata alle vicissitudini della più disfunzionale tra le famiglie del grande e piccolo schermo rappresenta uno dei titoli favoriti di casa Ford, in grado di proseguire nella sua corsa senza un cedimento, continuando a regalare emozioni così intense da far quasi pensare di essere lì, parte di un gioco e di una sopravvivenza che la gente normale ben conosce, e sulla propria pelle.
Nel corso di questa quarta stagione, caratterizzata principalmente dal crollo di Fiona - fin dal principio la vera e propria colonna della famiglia -, dalla lotta per rimanere vivo di Frank e dagli sforzi di Lip per prendere le redini della casa in assenza della sorella maggiore e di alzare la testa e tirarsi fuori dalla realtà del South Side - spinto probabilmente dal fatto che sarà l'unico tra i Gallagher a potercela fare - grazie al college, in casa Ford siamo riusciti ancora una volta ad emozionarci, lottare, commuoverci e stringere i denti come solo i Gallagher sanno fare, ed ancora una volta sentirci Gallagher a nostra volta.
Non è facile, raccontare la Famiglia come concetto, con tutte le sfumature, il meglio ed il peggio: eppure, quando ci si riesce, non c'è niente di così coinvolgente e noto a qualunque tipo di pubblico, dallo spettatore occasionale all'appassionato. In fondo, la Famiglia traduce, a partire dal nostro sangue, il concetto di Amore in realtà, e con esso riesce nell'impresa di creare un legame così forte da resistere anche di fronte al peggio che, in quanto esseri umani, siamo in grado di mostrare e portare nel mondo.
In questo senso, la quarta stagione di questo sempre sorprendente titolo riesce a mostrare qualcosa che non ci saremmo aspettati, ma che inevitabilmente ci si trova ad affrontare: il crollo di Fiona, da sempre l'unica certezza di questo curioso focolare, di fatto mette alla prova i componenti della famiglia così come l'audience rispetto all'idea di concedere una seconda possibilità proprio alla persona che più ha finito per sputare sangue affinchè le cose andassero per il meglio, e che proprio per questo, forse, si ritrova giudicata più severamente dei suoi scellerati genitori.
Accanto a questo, la progressiva ascesa di Lip, il più talentuoso dei Gallagher, il più intelligente ed adattabile, non per nulla buttato nel mondo - e nella realtà alla bambagia del college - in modo che possa lasciarsi alle spalle quello che i suoi fratelli e sorelle conosceranno come unica scelta esistente e possibile: la sua lotta per la sopravvivenza nel campus, decisamente diversa eppure umanamente simile a quella che ha intrapreso per le strade nel corso della vita ed un finale da grande film indie con una sequenza da brividi nel confronto con Mandy nella tavola calda segnano una svolta che, inevitabilmente, aspetta e rispetta le sue potenzialità.
E poi, Frank.
Ho sempre odiato Frank Gallagher.
Ed ho sempre considerato il suo come uno dei charachters più insopportabili e disgustosi mai apparsi sullo schermo. Uno di quelli che non ti augureresti mai di incontrare, figuriamoci averlo come genitore.
Eppure, nel corso di questa season four, ho assistito perfino ad una rivincita di questo egoista di professione, alcolizzato, drug addict e bastardo fino al midollo: ho visto Frank ormai in fin di vita ammonire i genitori dei figli dei compagni di scuola bulleggiati da Carl, affermando quanto certe esperienze possano formare il carattere, e che mentre quei bambini spaventati un giorno diventeranno medici, scienziati o capitani d'industria, il suo ragazzo potrà al massimo raccogliere i rifiuti con una tuta arancione, sempre che non finisca in carcere prima.
Ed ho visto Frank lottare con tutte le forze, anche quelle che non aveva, per restare vivo, e proprio accanto a Carl gridare in faccia a Dio che proprio lui, uno scarafaggio fatto e finito, era ancora lì.
Vivo, per l'appunto.
Ho visto Frank mostrare in un atto di ribellione quasi supremo, di fronte alla splendida immagine del lago Michigan completamente ghiacciato, che è un inno alla resistenza a tutto campo, la volontà di tutti i sopravvissuti di questo pianeta, di tutte le famiglie che cagano sangue per arrivare a fine mese, e trovano rifugio in qualche vizio di troppo per far fronte agli stronzi che comandano il mondo.
Un pò come il Grande Capo in persona.
Ho visto Frank lottare come non mai.
Come Mickie per Ian.
Che con quel "la sua famiglia" completa una metamorfosi costata lacrime e sudore.
E per la quale dovrà continuare a lottare ogni giorno.
E noi siamo tutti con lui.
Tutti con i Gallagher.
Vivi. Sempre.



MrFord




"Well I got a bad liver and broken heart, yeah,
I drunk me a river since you tore me apart
and I don't have a drinking problem, 'cept when I can't get a drink
and I wish you'd a-known her, we were quite a pair."
Tom Waits - "Bad liver and a broken heart" - 





domenica 5 ottobre 2014

Shameless - Stagione 3

Produzione: Showtime
Origine:
USA
Anno: 2013
Episodi: 12





La trama (con parole mie): i Gallagher capitanati dalla sempre indomita Fiona continuano a fare fronte alle loro battaglie quotidiane, dai botta e risposta con lo scomodo padre alcolizzato Frank al percorso verso il diploma - il primo della famiglia - del genio in erba Lip, preso in mezzo ad una lotta tra ragazze che non esclude alcun colpo basso, dalla crescita di Carl, Debbie e Liam ai dilemmi d'amore e di "guerra" di Ian, senza contare nell'equazione i dubbi di Jimmy a proposito del suo rapporto con la stessa Fiona ed i suoi trascorsi con un boss della droga brasiliano, i tormenti di Sheila e la ricerca di un bambino di Veronica e Kevin.
Riuscirà la famiglia più scombinata e borderline del piccolo schermo a fare fronte ad un'altra estate ed un altro inizio inverno senza perdere troppi pezzi, rialzandosi dopo ogni colpo subito, e sollevando sempre i pugni all'indirizzo di un mondo che la vorrebbe comunque ai margini?








Fin dal loro esordio sugli schermi del Saloon, i Gallagher sono sempre stati una forza con la quale i Ford si sono confrontati con enorme piacere e partecipazione: proletari, tosti, scombinati, pronti a cadere ed altrettanto pronti ad alzarsi, traboccanti di difetti ma altrettanto di passioni e voglia di combattere, sempre e comunque, dai migliori di loro ai peggiori.
Era dunque ovvio che, dopo una prima stagione ottima ed una seconda quantomeno allo stesso livello, da queste parti ci si aspettasse l'ennesima conferma delle potenzialità di Fiona e soci: ed è un piacere poter affermare che, anche con l'annata numero tre, la qualità del prodotto e l'intensità dei suoi protagonisti non solo non sia calata, ma dia continua dimostrazione di evoluzione.
Come se non bastassero, poi, le prese di posizione - in positivo - di Fiona, Lip - di gran lunga il nostro favorito -, Veronica e Kevin - sempre spassosissimi -, Ian - forse il charachter più sensibile e positivo della serie, in qualche modo -, Debbie e tutti gli altri componenti grandi e piccoli della famiglia, nel corso di questa nuova season perfino l'agghiacciante ed approfittatore Frank riesce a ritagliarsi un paio di momenti da antieroe positivo - e quasi non ci credevo perfino dopo averli visti sullo schermo, giusto per dare un'idea del tipo che è il patriarca dei Gallagher -, come se per l'intero e decisamente curioso focolare fosse in arrivo una tempesta portatrice di cambiamenti profondi e sorprendenti, anche se non sempre dalle premesse positive - la decisione sul finale di stagione di Ian, ad esempio -: lo spirito che guida la mano di questa serie, ed il suo vero motore, resta dunque la capacità di raccontare le gesta dei protagonisti con lo stesso affetto e la stessa capacità di rivedere le proprie posizioni e sentimenti che di norma è possibile trovare all'interno della famiglia, la realtà più confusionaria, caotica, passionale e travolgente che ci capiterà mai di vivere, in positivo o in negativo, da quella all'interno della quale ci troviamo a vivere per Destino a quella che, non senza fatica, scegliamo di costruirci giorno dopo giorno.
E il bello dei Gallagher è proprio questo: per una Fiona che fa da madre con dedizione oltre misura ai suoi fratelli c'è una ragazza poco più che ventenne pronta ad essere egoista con il proprio fidanzato, per un Lip dalla grande intelligenza e dal futuro lontano dalle periferie degradate di Chicago un ragazzino ancora incasinato quando entra in gioco una fanciulla che apre le gambe e dalla spiccata propensione al crimine, per un Ian generoso e sensibile, orgoglioso della sua omosessualità, un fin troppo orgoglioso aspirante soldato partito "per un amore finito male", per una Debbie che pare percorrere i passi della sorella maggiore sostituendo il carattere alla gentilezza una bambina cresciuta troppo in fretta che non esita a mentire e colpire per proteggere la propria casa, per un Carl legato profondamente allo scellerato padre un piccolo psicopatico in erba.
Noi tutti siamo così, in fondo.
Noi tutti siamo un pò Gallagher.
O almeno, chi non è cresciuto nella bambagia ed ha avuto sempre tutto con uno sconto che si avvicinava ad ottenere i desideri gratis.
Vedasi Jimmy. E quanto è difficile percorrere la strada dalla ricchezza alla povertà, e non viceversa.
Ad ogni modo, sono felice che loro ci siano.
Perchè, seppur esasperati dalla finzione scenica o dal background - in fondo, di famiglie come questa ce ne saranno eccome, e non solo in America -, nuclei di questo tipo non sono poi tanto diversi da quelli in cui ognuno di noi è cresciuto: perchè ognuno avrà lottato, amato, detestato a fondo e voluto il meglio possibile per le persone più vicine, dai genitori ai fratelli e sorelle, dai parenti acquisiti a quelli che, se non fossero stati tali, avrebbero fatto comunque parte della nostra vita in quanto irrinunciabili per la nostra crescita ed esperienza.
Dunque, senza alcuna "vergogna", mi dichiaro fiero di essere anch'io un Gallagher.
Tranne, forse, quando si tratta di Frank.
Ma non se si parla di alzarsi in piedi una volta ancora dopo l'ennesima batosta.
Anche se significa portarsi dietro a spalla Frank stesso.



MrFord



"He went into the room where his sister lived, and...
Then he paid a visit to his brother, and then he
he walked on down the hall, 
and he came to a door...and he looked inside
father, yes son, I want to kill you
mother... I want to... Fuck you."
The Doors - "The end" - 




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