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lunedì 26 novembre 2018

White Russian's Bulletin

 


Nuova settimana di visioni ed una leggera ripresa in termini di interesse e tempo dedicato al grande e piccolo schermo da parte dei Ford, nonostante gli impegni lavorativi, di gioco - Red Dead Redemption II imperversa - e via discorrendo: è partita la cavalcata con Making a murderer - della quale penso parlerò settimana prossima a prima stagione conclusa - e sono passati dal Saloon due titoli interessanti pur se non riusciti come speravo.
Considerati gli ultimi mesi, dunque, segnali positivi.

MrFord


APOSTOLO (Gareth Evans, UK/USA, 2018, 130')

 Apostolo Poster

Da queste parti, Gareth Evans avrà sempre un debito di riconoscenza per i due straordinari The Raid, girati in Oriente con lo spirito delle grandi pellicole action di botte ed una profondità dei bei tempi del primo John Woo: Apostolo, dunque, arrivava su questi schermi con tutte le premesse migliori del caso. Peccato che, dopo una partenza ottima ed atmosfere che parevano mescolare The Village ai film anni settanta, la carne al fuoco risulti troppa ed alcuni passaggi forzati.
Dan Stevens, inoltre, dopo aver convinto con l'ottimo The Guest, alle spalle il terribile Legion ora appare davvero troppo sopra le righe per un charachter che avrebbe richiesto, forse, un tono più sommesso essendo, di fatto, in "missione segreta", anche se in questo caso forse non è completamente colpa sua, ma di una sceneggiatura che pare voler spingere su tutto per ritrovarsi, alla fine, con il solito thriller legato alle sette e compagnia danzante.
Peccato, poteva essere molto, molto di più.

 

 7 SCONOSCIUTI A EL ROYALE (Drew Goddard, USA, 2018, 141')

 7 sconosciuti a El Royale Poster
 
Mescolando un'atmosfera che ricorda i tarantiniani Four Rooms e The Hateful Eight, Drew Goddard, sceneggiatore di cose grosse come Lost e regista dell'ottimo Quella casa nel bosco torna sul grande schermo con un thriller teatrale e corale che, come Apostolo qui sopra, parte alla grande e finisce per rivelarsi, nel finale, un mezzo fuoco di paglia nonostante un cast ottimo - da Jeff Bridges a John Hamm passando per un'insolitamente brava Dakota Johnson ed un Chris Hemsworth nel ruolo forse più interessante della sua carriera - ed un setting affascinante: a giocare contro il lavoro di Goddard, probabilmente, il fatto che il tutto risulti decisamente derivativo e non troppo originale così come la volontà dell'uomo dietro la macchina da presa di mettere, come il collega Gareth Evans, fin troppa carne al fuoco nel tentativo di trasformare in un cult una pellicola che dai cult pesca a piene mani.
Peccato che i cult nascano da soli, e davvero molto difficilmente a tavolino.
Resta comunque un film godibile e perfetto per le serate con la pioggia fuori ed il desiderio di mettersi sul divano con i rifornimenti necessari ed una bella coperta in attesa di scoprire come andrà a finire neanche si stesse giocando a Cluedo, ma, ed è un rammarico affermarlo, anche qui avrebbe potuto essere molto di più.


martedì 2 maggio 2017

Cinquanta sfumature di nero (James Foley, USA, 2017, 118')




A volte, da cinefilo, è confortante quanto un massaggio scoprire che le aspettative della vigilia non solo non sono state tradite, ma hanno superato ogni più rosea prospettiva.
Mi dispiace, James Foley.
Cinquanta sfumature di nero ha appena realizzato zero sul grafico Pritchard.



MrFord




 

lunedì 23 febbraio 2015

Cinquanta sfumature di grigio

Regia: Sam Taylor-Johnson
Origine: USA, Canada
Anno:
2015
Durata:
125'





La trama (con parole mie): Anastasia Steele è una studentessa verginella di Letteratura inglese, una ragazza acqua e sapone con la testa a posto, quando la sua coinquilina le chiede di sostituirla per un'intervista a Christian Grey, miliardario magnate delle telecomunicazioni all'apice del successo. Proprio durante quest'incontro di lavoro scatta la scintilla, e Grey cerca, sfoggiando la ricchezza come se fosse un talento, di celare la propria natura di stalker selvaggio.
Una volta superate le barriere poste dalla ragazza, Grey proporrà ad Anastasia un contratto che la vedrebbe accettare di essere la sua schiava sessuale ed eseguire gli ordini del proprio padrone: peccato che la verginella non più tale non sia così ben disposta a siglare il patto, e che l'uomo d'acciaio pronto a dominarla risulti più incline a rimangiarsi i grandi proclami, e quando la rivelazione sul punto di non ritorno delle scelte di Christian verrà fatta, Anastasia potrebbe decidere di lasciarlo definitivamente.
Almeno fino al prossimo film, purtroppo.







Basterebbe un solo passaggio della "sceneggiatura" di questa roba per sottolinearne la pochezza: una doppietta di scene che definire scult suonerebbe riduttivo, grazie alle quali vediamo il protagonista - un uomo da una parola sola, sia chiaro, che non dorme mai con nessuna donna, sia chiaro, e che è irremovibile, inflessibile, qualsiasi cosa vogliate immaginare -ibile, eppure è sempre pronto a scodinzolare per mammina e per la fidanzatina - passare da dichiarazioni come "Io non faccio l'amore. Io scopo. Forte." a "E' l'ora del bagnetto!".
E già sarebbe impagabile.
Peccato che queste cinquanta sfumature di merda, spazzatura letteraria divenuta spazzatura cinematografica nata da una fan fiction di Twilight, abbiano la clamorosa e ridicola durata di centoventicinque interminabili minuti che con il sesso estremo - o anche solo vagamente spinto - e l'eccitazione non hanno nulla a che fare, e che paiono proiezioni pruriginose da Harmony senza ritegno di una qualche casalinga disperata all'interno dei quali, di fatto, si finisce per giustificare uno stalker fatto e finito - il buon Grey - soltanto perchè figo e miliardario.
Sarebbe stato divertente, in effetti, scoprire le reazioni della verginella tutta Letteratura e sguardo basso se a seguirla a scuola, al lavoro e a casa fosse stato un cassaintegrato cinquantenne senza un soldo bucato: una chiamata alla polizia, e tutti a casa.
Certo, è anche vero che il simpatico Mr. Grey è uno spasso mica da ridere, considerate le dichiarazioni di cui sopra, il fatto che possa stupire che un ventisettenne a capo di un impero economico possa aver scopato con quindici donne - ma sul serio!? E' una presa per il culo!? La scrittrice, probabilmente, vive in un mondo popolato da nerd che immaginano una cifra del genere come fosse fantascienza senza sapere che, probabilmente, un Mr. Grey del mondo reale, a quell'età, potrebbe quantomeno essersene ripassate dieci o quindici volte tanto -, che sfoderi elicotteri e macchinoni con autista per rimorchiare e che, sempre in quei famosi centoventicinque minuti, regali l'unico momento di gloria quando dimostra di conoscere molto bene le marche perfette per il Gin Tonic - Hendricks con il cetriolo in guarnizione, Bombay con il lime, complimenti per lo stile -, ma a tutto c'è un limite.
Dunque, la signorina Anastasia, più che perdere tempo con il finto trasgressivo Christian - che la mena per due terzi della pellicola con contratti, clausole, parole salvezza e tutto un campionario da finto dominatore per poi mostrare il suo peggio con qualche frustata come se fosse la cosa più sconvolgente che si possa immaginare - dovrebbe pagarsi un biglietto aereo e buttarsi in una bella nottata con Hank Moody a Los Angeles, in barba alle sfumature e pronta a godersi davvero il lato ludico, divertente e davvero passionale del sesso, che qui pare più grigio del nome del suo main charachter e di tutte le sfumature del titolo.
Non che mi aspettassi nulla di diverso da un abominio in grado di far vomitare anche la cena di natale dell'ottantacinque, ma devo ammettere che Sam Taylor-Johnson ha superato se stesso sfruttando al meglio la pochezza che gli è stata fornita in termini di script, di attori - terrificanti, inespressivi ed imbambolati i due protagonisti -, arrivando a prenotare, consumare e forse anche digerire il primo posto dedicato alla classifica del peggio di fine anno: forse soltanto un Martinelli o qualche orrore inenarrabile potrebbero scalzarlo, ma considerata la media delle schifezze che escono in sala, ci sono già grandi probabilità che Cinquanta sfumature di grigio possa riempire anche tutte e dieci le posizioni del Ford Award in questione.
Un vero e proprio record, dunque, per una vera e propria schifezza.
Ma devo ammetterlo, sono quasi contento di aver affrontato questa visione: perchè quando assisti a questo tipo di spettacoli, riaprire gli occhi e tornare al mondo reale rende più consapevoli di quanto straordinariamente bella sia la vita che ti si schiude davanti agli occhi.
Un mondo colorato, non sempre piacevole, forse, ma senza sfumature.
Senza queste sfumature.
Che lascio volentieri alle loro illusioni di scopare forte e tanto, e ai loro bagnetti.
Ci penserà mammina a rimboccare le copertine e dare tanti bacini alle loro frontine.
La stessa che poi correrà a scrivere l'ennesimo, pruriginoso best seller spazzatura che diverrà un film anche peggiore.




MrFord




"You got me looking, so crazy my baby
I'm not myself lately I'm foolish, I don't do this
I've been playing myself, baby I don't care
baby your love's got the best of me
your love's got the best of me
baby your love's got the best of me
baby you're making a fool of me
you got me sprung and I don't care who sees
cause baby you got me, you got me, oh you got me, you got me."
Beyoncè - "Crazy in love" - 




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