martedì 6 febbraio 2018

L'ora più buia (Joe Wright, USA/UK, 2017, 125')




La Storia, come qualsiasi materia di studio, ha il potere di risultare agli occhi di chi ne affronta i libri come qualcosa di estremamente noioso o clamorosamente avvincente: merito, senza dubbio, di come viene raccontata - ho avuto insegnanti che sviolinavano una data dietro l'altra senza chiedersi o farci chiedere un solo perchè, ma anche quello che ritengo il migliore tra quelli che ho incontrato nel mio percorso scolastico, che sceglieva un argomento per ogni lezione e attorno allo stesso costruiva veri e propri "voli" che spaziavano dall'attualità al resoconto dei fatti - e dei personaggi che l'hanno resa tale. Winston Churchill è senza dubbio uno di questi.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, in particolare nel periodo che precedette l'ingresso nel conflitto degli States, il Primo Ministro inglese fu uno degli assoluti protagonisti della lotta a Hitler e al Terzo Reich, che osteggiò fin dai tempi della sua ascesa nel corso degli anni trenta, e con determinazione e palle non da poco, pur prendendosi responsabilità decisamente grosse in quanto a "sacrifici necessari" nel corso del conflitto, fu uno dei principali responsabili della resistenza che l'Europa oppose all'ascesa del nazismo.
Bevitore incallito, figlio dell'aristocrazia dell'impero britannico ottocentesco, legato a fallimenti politici, Churchill contro ogni pronostico divenne il simbolo di un Inghilterra pronta a non abbassare la testa e a battersi fino alla fine: L'ora più buia, girato da Joe Wright - che, lo ammetto, ho sempre trovato efficace e davvero notevole in termini tecnici - e sorretto da un'interpretazione da manuale di Gary Oldman - che farà la parte dell'avversario di tutti i sostenitori del "nuovo" ai prossimi Oscar rispetto a Timothée Chalamet - è un film di quelli che ci si aspetta nel periodo dell'anno che precede la consegna delle ambite statuette, formalmente ineccepibile e pronto a solleticare le corde emozionali giuste per rimanere nel cuore dell'audience.
Una cosa che, di norma, finisce per irritare la critica radical chic così come i vecchi tamarri della mia risma, quasi fosse una furbata degli autori per avere la botte piena e la moglie ubriaca, con tutti i rischi del caso: Wright, dal canto suo, deve conoscere bene la materia umana, perchè il suo lavoro risulta, a conti fatti, sentito e coinvolgente, pronto a concentrare l'attenzione su un protagonista difficilmente dimenticabile fino al momento più alto della pellicola, la sequenza in cui Churchill decide di prendere la metropolitana per dirigersi al Parlamento confrontandosi, di fatto, con la gente della strada.
Non sono mai stato, dal canto mio, un fervente sostenitore delle guerre o del patriottismo, ai tempi scelsi di fare il Servizio Civile non tanto per la questione delle armi e della non violenza, quanto perchè poco incline al militarismo, agli ordini gridati dei Sergenti Hartman del mondo, all'assurdità del concetto di Guerra su scala mondiale: eppure, dentro di me, vive un'anima da ribelle, da persona pronta a battersi fino alla fine nel momento in cui ritiene che qualcosa sia stato violato.
L'ora più buia, il Winston Churchill che affronta i suoi avversari e connazionali, o scambia telefonate al limite del grottesco con il Presidente degli USA ancora lontani dal conflitto, il pensiero di una minaccia come quella che fu Hitler per l'Europa ed il mondo di allora, hanno stimolato quell'anima.
Non sono mai stato il tipo da fascino della divisa, e ancora - e soprattutto - oggi i proclami nazionalistici finiscono spesso e volentieri per farmi sorridere tristemente, ma sono un forte sostenitore dell'umanità, della vita e della libertà: tre cose che ho l'impressione Churchill avesse molto a cuore in quei giorni, al contrario di Hitler.
E se Churchill fosse salito in metropolitana accanto a me per chiedere come mi sarei comportato, avrei risposto allo stesso modo dei cittadini inglesi.
E avrei combattuto fino alla fine. Sacrifici compresi.



MrFord



12 commenti:

  1. anche io ne ho parlato dalle mie parti, mi è piaciucchiato, devo dire però che Oldman è un gigante ^_^

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    1. Oldman ha davvero regalato una grande intepretazione, staremo a vedere che succederà la Notte degli Oscar.

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  2. Concordo, i proclami sulla patria non fanno per me, ma l'ultima mezz'ora del film mi ha conquistato, proprio in virtù dell'umanità che hai descritto, Oldman enorme, si carica il film sulle spalle ;-) Cheers

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    1. Un film che si prende il suo tempo e poi decolla di cuore, meglio così che il solito polpettone da Oscar.

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  3. Dunque, parlando di storie "classiche", come film e regia ho preferito di gran lunga The Post ma Oldman è un vero mattatore e la sua interpretazione dello scomodissimo Churchill la ricorderò a lungo :)

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    1. Come avrai scoperto, io invece ho preferito nettamente questo a The Post. :)

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  4. Purtroppo, troppa noia per i miei gusti.

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    1. Invece a me è scivolato via senza alcuna fatica. Sarà che sono quasi vecchio quanto Churchill! ;)

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  5. Salvo il truccatissimo Oldman, ma troppa noia anche per me. Come ha scritto il Cannibale: meglio The Crown per una lezione di storia ;)

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    1. Io invece l'ho trovato molto scorrevole, considerata la materia. E il Churchill di Oldman non si dimentica.

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  6. E così, come per The Post, a sorpresa siamo d'accordo pure su questo filmone da Oscar, che poi in fin dei conti, pur nella sua ruffianosità, non è nemmeno troppo ruffiano.

    Così come riesce a essere un racconto storico, senza essere troppo noioso e pesante.

    Pure sul tuo punto di vista sull'anti-militarismo, ma pro-rebel rebel, mi sento di essere abbastanza vicino.
    E la cosa mi spaventa più di quando siamo in guerra. XD

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