Regia: Stanley Kubrick
Origine: USA
Anno: 1956
Durata: 85'
La trama (con parole mie): Johnny Clay, da poco uscito di galera dopo cinque anni di detenzione, orchestra una rapina ad un ippodromo organizzata sfruttando l'aiuto di insospettabili dalla fedina penale pulita, mossi ognuno da esigenze economiche o personali.
Si tratta di uno dei cassieri - un ometto vessato dalla giovane moglie - e del barman - che vorrebbe usare i soldi per la compagna malata - dello stesso ippodromo, di un allibratore vecchio amico di Clay e di un poliziotto corrotto con qualche debito di troppo.
I passaggi del colpo sono studiati minuziosamente, e tutto pare filare liscio fino al giorno della rapina: quando, però, i problemi coniugali del cassiere George mettono in moto un piano parallelo della consorte aiutata dall'amante, la situazione precipita fino a far letteralmente volatilizzare il bottino della rapina.
Basterebbero due soli nomi a rendere Rapina a mano armata un
supercult di quelli da rimanere a bocca aperta: Stanley Kubrick e Jim Thompson, uniti nel firmare una sceneggiatura che ancora oggi è un esempio clamoroso di ritmo,
tensione, efficacia e violenza.
Eppure, il regista ed il romanziere autore di titoli
indimenticabili quali L’assassino che è in me e Colpo di spugna sono soltanto
la punta dell’iceberg per la pellicola che, di fatto, confermò Kubrick come uno
dei giovani registi più importanti della scena statunitense degli anni
cinquanta, in grado di stupire nonostante – ma questo non si poteva ancora
sapere – un talento che ancora non aveva esploso i suoi colpi di genio più sorprendenti.
Rapina a mano armata è, di fatto, uno dei capistipite
dell’heist movie, una prova eccezionale di decostruzione temporale e
costruzione di tensione – l’escalation che porta al colpo ha un accumulo di
suspance quasi hitchcockiano – impreziosita dalle interpretazioni di Sterling
Hayden – un grandissimo che gli appassionati di Classici conosceranno come se
fosse praticamente un loro parente, mentre i meno ferrati si ricorderanno,
forse, per il suo ruolo nel primo capitolo della trilogia de Il padrino – e di
un gruppo di caratteristi da antologia, fotografato splendidamente – sempre dallo
stesso Kubrick, come fu per Il bacio dell’assassino – e girato con un’eleganza
clamorosamente superiore all’esordio – basterebbe la sequenza dell’ingresso di
Clay nella stazione dei bus per restare ammirati rispetto all’abilità dietro la
macchina da presa mostrata dal regista, che non solo pare con questo lavoro
aver scoperto l’eleganza del suo movimento, ma avere definitivamente
abbandonato, conservandone il meglio, il suo precedente tocco da fotografo,
che avrebbe potuto rendere lo stile troppo statico -.
Come se non bastasse tutto questo, l’opera numero due del
Maestro porta un bagaglio di violenza decisamente inusitato per l’epoca – con
le dovute proporzioni rispetto a quanto mostrato allo spettatore, non
sfigurerebbe neppure accanto a pellicole come Le iene ancora oggi – e solo
limitatamente stemperato da un finale a metà tra il moralismo – “il crimine non
paga” – ed il fatalismo – “se il destino è avverso, anche i piani migliori sono
destinati al fallimento” -, e con la sua struttura ad incastro anticipa di
decenni quello che proprio Tarantino ed i suoi epigoni avrebbero trasformato
nel loro cavallo di battaglia alle soglie del nuovo millennio.
Inoltre, la riflessione sull’avidità umana che assume
dimensioni differenti ed è mossa da altrettanto diverse motivazioni risulta
profonda ed incisiva, e regala uno spessore enorme ad ognuno dei protagonisti:
dal vecchio allibratore che pur di combattere la solitudine si lega al “figlio
che non ha mai avuto” Johnny Clay al cassiere soggiogato da una moglie che ogni
giorno rinfaccia di non avere il denaro che si sarebbe aspettata da lui, dal
poliziotto corrotto con qualche debito di troppo contratto a causa del suo
amore per la bella vita al barista dell’ippodromo che vorrebbe utilizzare la
sua parte di bottino per curare al meglio la compagna malata, fino a Clay stesso, mente dietro un piano sulla carta infallibile e poggiato sulle
spalle di un gruppo di insospettabili, in attesa di completare il suo trionfo
con la fuga accanto alla donna pronta ad attenderlo dopo i cinque anni
trascorsi in galera, non c’è uno solo dei protagonisti – neppure il tiratore ed
il lottatore assunti per scatenare il caos e favorire la rapina – che risulti
privo dello spessore necessario a renderlo memorabile, e nonostante alcune
sequenze paiano oggi tutto sommato naif – il confronto con il parcheggiatore
del cecchino ingaggiato da Johnny, la rissa al bar, la partenza all’aeroporto nel
finale – tutto funziona ancora a meraviglia, ed oltre ad un altissimo tasso di
tensione il pubblico finisce per poter contare anche su passaggi decisamente forti –
la rapina del “clown” ed il confronto tra il gruppo di complici del protagonista e
l’amante della moglie di George il cassiere, destinato a finire nel sangue –
ancora efficaci oggi, in un’epoca in cui si è abituati decisamente a molto
peggio.
Se, dunque, Il bacio dell’assassino era stato in grado di
mostrare alcuni lampi del talento incommensurabile del Maestro, con Rapina a
mano armata si conquista la certezza di trovarsi davanti ad un cavallo di razza
– e mai come per questo film una definizione di questo tipo risulta calzante – destinato a cambiare letteralmente la Storia della settima arte.
Di certo ogni studente di Cinema o appassionato dell’opera dell’immenso
Stanley conoscerà questa perla a memoria, ma sarebbe davvero un delitto, pur da
spettatori occasionali, lasciarsi sfuggire quella che, di fatto, è una delle pietre miliari di un genere che, in tempi più recenti, è stato in grado di regalare
meraviglie come Inside man o influenzare autori come il già citato
Tarantino.
MrFord
"Money it's a crime
share it fairly but don't take a slice of my pie
money so they say
is the root of all evil today
but if you ask for a rise it's no surprise that they're giving none away."
share it fairly but don't take a slice of my pie
money so they say
is the root of all evil today
but if you ask for a rise it's no surprise that they're giving none away."
Pink Floyd - "Money" -
eh eh ci sto facendo la bocca a questa retrospettiva di Kubrick che qui sul mio ramo d'albero è idolatrato al massimo: il dio del cinema siede alla sua destra...
RispondiEliminaBradipo, qui con Kubrick sfondi una porta aperta. Il Maestro dei Maestri.
EliminaHa preso quello che aveva cominciato a fare Kurosawa in Rashomon e l'ha spinto fino alla più perfetta disgregazione della temporalità filmica. Decenni prima di Tarantino e qualche anno prima di Resnais. Un genio.
RispondiEliminaRashomon è ancora superiore a Rapina a mano armata, eppure già si vedono i primi lampi di grandezza del Maestro.
EliminaUna bomba.
Indispensabile, per chiunque. Che sia un Mereghetti o un cinefilo comune mortale (come noi)...;-)
RispondiEliminaSenza dubbio. Uno di quei film capaci di scardinare ogni regola. Bellissimo.
Eliminapure questo mi manca.
RispondiEliminaprima o poi lo recupererò...
ma ti anticipo già sottolineando quanto questa sia una delle mie tante lacune imperdonabili! :D
Spero almeno che gli altri suoi fondamentali tu li abbia visti! ;)
EliminaBeh, che dire, film fantastico. Visto per la prima volta 2 o 3 anni fa, e ricordo mi lasciò strabiliato per i continui cambi temporali e per il finale che mi piacque molto.
RispondiEliminaDaje con Kubrick!!!!
Fratello, superfilmone, non c'è che dire!
EliminaKubrick rules, sempre! :)
Visto qualche tempo fa e mi piacque tantissimo. Avevo letto che era considerato un film minore di Kubrick, ma dopo averlo visto non l'ho considerato assolutamente di inferiore portata.
RispondiEliminaRossana, il fatto è che nessun film di Kubrick è "minore"! ;)
EliminaSono super d'accordo!
EliminaImpossibile non essere d'accordo sul Maestro! :)
EliminaUno dei primi film di cui parlai nel mio blog, quando muovevo i primi passi carichi d'incertezza :)
RispondiEliminaUn indispensabile. E' tutto.
Una pietra miliare per ogni cinefilo e non. Film bellissimo.
Eliminaper me è tipo nella top di sempre... uno di quei film di cui non sono mai riuscito a scrivere niente (un altro così guarda caso è Le Iene)
RispondiEliminaBeh, in effetti Le iene deve molto a Rapina a mano armata. Comunque, grandissimo film.
EliminaL'ho visto una cosa come dieci anni fa ed ancora mi ricordo la tensione di quel finale adrenalinico!
RispondiEliminaHai ragione, la tensione trabocca senza ritegno. Grandissimo.
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