Regia: Aki Kaurismaki
Origine: Finlandia
Anno: 2011
Durata: 93'
La trama (con parole mie): Marcel Marx è un ex scrittore bohemienne divenuto lustrascarpe per le strade della città marittima di Le Havre, sposato alla silenziosa Arletty e frequentatore del porto e del quartiere dei pescatori, dove si incontrano tutti gli individui al margine della società come lui.
Quando il giovane Idrissa, in viaggio da clandestino verso Londra alla ricerca della madre, fugge alla polizia ed incontra per caso l'anziano esploratore di vita, tra i due nasce una complicità che farà da motore ad un'impresa che vedrà tutti gli abitanti del piccolo quartiere darsi da fare in modo che il ragazzo possa raggiungere l'altra parte della Manica.
Nel frattempo, per Marcel e Arletty verrà il momento di affrontare la malattia e la solitudine, ritrovando grazie a questa nuova battaglia il gusto ed il sapore della primavera.
A volte il paragone più azzeccato che mi viene in mente è quello con il calcio.
Esistono registi che, con un singolo - e chissà, magari anche così delicato da apparire praticamente impercettibile - tocco continuano ad essere in grado, anno dopo anno, di incantare le platee neanche potessero completare magie come ad avere a disposizione i più clamorosi tra gli effetti speciali pur mantenendo, di fatto, un'aura da quasi invisibili: Aki Kaurismaki è senza dubbio uno di essi.
Come se non bastasse, questo curioso esponente del Cinema finnico riesce ad ogni sua opera - anche le più amare e disperate - a passare oltre gli occhi ed arrivare al cuore neanche fosse una sorta di personificazione della bella stagione, trasformando la semplicità di storie che in mani altrui finirebbero per diventare banali e stantìe in qualcosa di leggiadro e magico, quasi come se la lanterna di Bergman incontrasse la vitalità soltanto apparentemente sommessa di Chaplin.
Miracolo a Le Havre - terribile adattamento italiano dell'ovviamente più azzeccato Le Havre originale -, pur non arrivando a toccare le vette del Cinema di Kaurismaki - che restano, a mio parere, ancora La fiammiferaia e L'uomo senza passato - è l'ennesima conferma di un cineasta dalla mano delicatissima ma dall'anima profondamente rock - stupenda la sequenza dedicata a Little Bob, l'Elvis dei quartieri del porto della città francese, praticamente un vero e proprio personaggio del film -, in grado di accennare a drammi quali l'immigrazione ed il suo sfruttamento, la crescita ed i suoi dolori, la vecchiaia, la solitudine e la malattia, senza perdere per un solo istante il suo gusto impareggiabile per il grottesco ed una vena di lieta malinconia in grado di sollevare a qualche centimetro da terra gustando praticamente in stereo i piccoli piaceri di una vita che potrà anche essere semplice ma non per questo banale o priva d'importanza - ed in questo senso Marcel e Arletty, gli avventori del bar ed i negozianti del quartiere, senza dimenticare l'ispettore, diventano all'istante charachters di culto -.
E come se il set fosse avvolto da un incantesimo, lo stesso tipo di approccio coinvolge la parte più tecnica della pellicola: al grigiore di una vicenda profondamente drammatica e della presenza minacciosa dei poliziotti alla ricerca del giovane Idrissa si contrappone una fotografia satura di colori pastello, che completa con le consuete scenografie minimal ogni scena rendendola una sorta di piccolo quadro in cui perdersi nei momenti di sconforto, siano essi quotidiani o più "universali": e così un panino lungo la strada, un bicchiere accanto a marinai ed ex galeotti, un paio di scarpe lucidate alla stazione coccolati dalla saggezza di un uomo "senza identità" diventano parentesi in grado di far guardare oltre, e pensare - e sperare - che la Manica non sia un confine invalicabile, ed il suo superamento non un atto criminale, bensì l'inizio di una nuova vita per un ragazzo che, forse, in un altro luogo ed in un altro tempo sarebbe stato destinato ad una realtà ben peggiore di quella di un container, o della stiva di una nave da pesca.
Kaurismaki, però, non pare farsi tutte queste domande: il nostro è un esploratore come il suo Marcel, e prima di interrogarsi su quello che va fatto finisce per agire, mosso da un cuore agitato che solo i veri navigatori possiedono.
Lo stesso che pare regalare ai suoi piedi quel tocco magico da fuoriclasse silenzioso.
Esistono registi che, con un singolo - e chissà, magari anche così delicato da apparire praticamente impercettibile - tocco continuano ad essere in grado, anno dopo anno, di incantare le platee neanche potessero completare magie come ad avere a disposizione i più clamorosi tra gli effetti speciali pur mantenendo, di fatto, un'aura da quasi invisibili: Aki Kaurismaki è senza dubbio uno di essi.
Come se non bastasse, questo curioso esponente del Cinema finnico riesce ad ogni sua opera - anche le più amare e disperate - a passare oltre gli occhi ed arrivare al cuore neanche fosse una sorta di personificazione della bella stagione, trasformando la semplicità di storie che in mani altrui finirebbero per diventare banali e stantìe in qualcosa di leggiadro e magico, quasi come se la lanterna di Bergman incontrasse la vitalità soltanto apparentemente sommessa di Chaplin.
Miracolo a Le Havre - terribile adattamento italiano dell'ovviamente più azzeccato Le Havre originale -, pur non arrivando a toccare le vette del Cinema di Kaurismaki - che restano, a mio parere, ancora La fiammiferaia e L'uomo senza passato - è l'ennesima conferma di un cineasta dalla mano delicatissima ma dall'anima profondamente rock - stupenda la sequenza dedicata a Little Bob, l'Elvis dei quartieri del porto della città francese, praticamente un vero e proprio personaggio del film -, in grado di accennare a drammi quali l'immigrazione ed il suo sfruttamento, la crescita ed i suoi dolori, la vecchiaia, la solitudine e la malattia, senza perdere per un solo istante il suo gusto impareggiabile per il grottesco ed una vena di lieta malinconia in grado di sollevare a qualche centimetro da terra gustando praticamente in stereo i piccoli piaceri di una vita che potrà anche essere semplice ma non per questo banale o priva d'importanza - ed in questo senso Marcel e Arletty, gli avventori del bar ed i negozianti del quartiere, senza dimenticare l'ispettore, diventano all'istante charachters di culto -.
E come se il set fosse avvolto da un incantesimo, lo stesso tipo di approccio coinvolge la parte più tecnica della pellicola: al grigiore di una vicenda profondamente drammatica e della presenza minacciosa dei poliziotti alla ricerca del giovane Idrissa si contrappone una fotografia satura di colori pastello, che completa con le consuete scenografie minimal ogni scena rendendola una sorta di piccolo quadro in cui perdersi nei momenti di sconforto, siano essi quotidiani o più "universali": e così un panino lungo la strada, un bicchiere accanto a marinai ed ex galeotti, un paio di scarpe lucidate alla stazione coccolati dalla saggezza di un uomo "senza identità" diventano parentesi in grado di far guardare oltre, e pensare - e sperare - che la Manica non sia un confine invalicabile, ed il suo superamento non un atto criminale, bensì l'inizio di una nuova vita per un ragazzo che, forse, in un altro luogo ed in un altro tempo sarebbe stato destinato ad una realtà ben peggiore di quella di un container, o della stiva di una nave da pesca.
Kaurismaki, però, non pare farsi tutte queste domande: il nostro è un esploratore come il suo Marcel, e prima di interrogarsi su quello che va fatto finisce per agire, mosso da un cuore agitato che solo i veri navigatori possiedono.
Lo stesso che pare regalare ai suoi piedi quel tocco magico da fuoriclasse silenzioso.
MrFord
"The lights In the harbor
don't shine for me
I'm like a lost ship adrift on the sea
I'm like a lost ship adrift on the sea
sea of heartbreak
lost love and loneliness
memories of your caress
so divine I wish you were mine
again my dear
I am on this sea of tears
I am on this sea of tears
sea of heartbreak."
Johnny Cash - "Sea of heartbreak" -
ancora questo lo devo vedere, mi sa che lo cerco ^^
RispondiEliminaRecuperalo, anche se Kaurismaki andrebbe rivisto tutto! :)
Eliminacondivido praticamente tutto di quello che hai detto anche se devo dire che da fan della prima ora di Kaurismaki, LE Havre mi è sembrato il suo film più immediatamente leggibile ad uso e consumo della fetta più larga possibile di pubblico. Una specie di tentativo di "commercializzare" il suo cinema senza prendere questo termine nella sua accezione negativa.
RispondiEliminaBradipo, posso capirti, anche se io ad avere pensieri negativi sugli intenti di Kaurismaki proprio non riesco. :)
EliminaIn fondo, resta uno dei più grandi Maestri europei attualmente in giro!
Carinissimo questo film, di quelli che sapevo già di essermi persa, perciò se tu lo confermi come un bel film, non posso non prenderne nota ;)
RispondiEliminaElle, prendine pure nota: ma come dicevo ad Arwen di Kaurismaki andrebbe recuperato tutto!
EliminaSpero sia uno di quelli che fanno un film ogni dieci anni allora ;)
EliminaEcco, ho appena visto che non è così, e che dei suoi film non ne ho visto uno! forza e coraggio..
EliminaElle, fatti forza: vedrai che Kaurismaki ti ripagherà!
Eliminama...non sarà un po' troppo radical,un po' troppo chic?!
RispondiElimina...perchè in quel caso io vado con the avengers,eh!
massimiliano
Massimiliano, Kaurismaki non è mai radical chic: è come un alieno, sempre magico. :)
EliminaDetto questo, Avengers è una ficata pazzesca, quindi saresti un folle a perdertelo!
non so perché, ma ho come l'impressione che potrebbe trattarsi di una delle solite pellicole fordiane buoniste, stile quel film dove piovevano mucche talmente memorabile che non ricordo più nemmeno il titolo... :)
RispondiEliminaCannibale, facciamo così: non guardarlo, perchè se riesci a dire qualcosa anche contro Kaurismaki è la volta che vengo a Casale a gonfiarti come una zampogna! :)
EliminaAki Kaurismaki è un regista che incanta. Io questo film l'ho visto in lingua originale e non ho nemmeno avuto bisogno di rivederlo tradotto. Gli attori parlano, il set parla, tutto parla. Gran bel film.
RispondiEliminaLaura, concordo in pieno.
EliminaKaurismaki è un mago.
Ho un lieve timore di overdose di buoni sentimenti ma questo film mi sembra offrire una talmente bella galleria di personaggi che lo recuperero' sicuramente per una visione tra amici
RispondiEliminaIrriverent, fortunatamente il vecchio Kaurismaki riesce con il suo tocco a rendere tutto con leggerezza.
EliminaGuardalo, e magari recupera anche qualche altro suo titolo!
Potrebbe piacermi sai?! Lo metto in lista :)
RispondiEliminaMaraptica, tu mettilo in lista, poi fammi sapere!
Eliminauna favola, e per di più vista con gli occhi di kaurismaki. che volere di più?
RispondiEliminaDantès, parole sante.
EliminaGrande Kaurismaki.