Regia: Pier Paolo Pasolini
Origine: Italia
Anno: 1966
Durata: 89'
La trama (con parole mie): Totò e Ninetto, padre e figlio, camminano lungo le strade della periferia ancora spoglia di Roma, incrociando le loro esistenze con quella di un corvo parlante professore di filosofia che espone ai due uomini teorie e fiabe che possano portarli alla riflessione rispetto alla politica, alla religione e al futuro.
Così, tra un racconto ed una rocambolesca sosta forzata in mancanza di un bagno, i tre viaggiano attraverso il tempo e lo spazio confrontando l'approccio terreno dei due umani e quello "alto" del volatile, convinto assertore del comunismo precedente alla morte di Togliatti.
Passati dalla riscossione presso poveri contadini nei propri terreni al pagamento nella casa di un architetto facoltoso, Totò e Ninetto, stanchi del ciarlare del corvo, finiranno per dire l'ultima parola di questa neppure troppo voluta seduta di discussione.
So cosa state pensando.
Due bicchieri e mezzo ad uno dei film universalmente più incensati di uno dei nostri registi più importanti, quel Pier Paolo Pasolini che ha regalato, nel corso della sua carriera, pellicole straordinarie e poesia agli spettatori di tutto il mondo, sono una bella sfida.
Ebbene sì. Quando ci vuole, ci vuole. Anche se si tratta di grandissimi.
Ma occorre fare un passo indietro, per spiegare questa scelta che, di fondo, altro non è se non una media: perchè Uccellacci e uccellini, rivoluzionario e clamoroso alla sua uscita - ormai quasi cinquanta primavere fa -, ricco di riflessioni che toccano vita e morte, politica e religione, costume e società, ora, nel pieno di questi anni zero ancora senza identità, risulta vecchio e verboso, a tratti perfino ammorbante, e finisce per trasformare la meraviglia del colpo di genio dei titoli cantati da Domenico Modugno in una reazione che è simile a quella di Totò e Ninetto Davoli con il finale, assumendo, di fatto, il ruolo del corvo saccente rispetto a noi poveri cristi in cammino sulla strada della vita.
Un peccato, effettivamente, che il lavoro assolutamente unico di Pasolini abbia inesorabilmente perso smalto con il passare del tempo, eppure non sono riuscito - neppure, a tratti, forzandomi - a trovare una possibile chiave di lettura più moderna che svecchiasse i temi così eloquentemente esposti dal pennuto, finendo per trovarmi - senza riuscire minimamente ad empatizzare con loro - spesso e volentieri in accordo con i protagonisti umani, finale compreso.
Certo, alcuni passaggi paiono non aver subito l'erosione del tempo - in particolare le riflessioni di natura religiosa, ancora assolutamente attuali e simili a quelle proposte nella musica da un signore chiamato Fabrizio De Andrè -, eppure Capolavori come Il Vangelo secondo Matteo o Accattone appaiono lontani anni luce da quello che assume le connotazioni di un esperimento di solo cuore - con tutti i limiti del caso - e che non riesce a tirare fuori il meglio neppure da Totò, interprete che è parte integrante della nostra cultura e del nostro Cinema ma che sicuramente appare troppo imprigionato in se stesso per poter esprimere al meglio quello che il suo personaggio sulla carta avrebbe potuto dare.
Resta invece inalterato il fascino incredibile della periferia romana ancora in fieri di allora, fatto di campagna e miserie umane e sociali da brividi, ritratto al crocevia di neorealismo e surrealismo, quasi l'eredità dei De Sica e dei Rossellini andasse ad incontrare la visionarietà di Bunuel: anche in questo caso, però, basta pensare al meraviglioso Le notti di Cabiria firmato Fellini per cogliere il senso di incompiutezza di questa pellicola, uno sfoggio affascinante e magico della poetica intellettuale di Pasolini tuttavia incapace di lasciare a bocca aperta come i più grandi Capolavori di un Autore e un Artista scomparso troppo presto da un mondo, senza dubbio, troppo crudele per lui.
Un mondo in cui i corvi vengono mangiati per davvero.
Specie se gay, comunisti e dalla risposta pronta.
E in questo, non c'è Tempo che tenga: la nostra società è rimasta uguale.
Due bicchieri e mezzo ad uno dei film universalmente più incensati di uno dei nostri registi più importanti, quel Pier Paolo Pasolini che ha regalato, nel corso della sua carriera, pellicole straordinarie e poesia agli spettatori di tutto il mondo, sono una bella sfida.
Ebbene sì. Quando ci vuole, ci vuole. Anche se si tratta di grandissimi.
Ma occorre fare un passo indietro, per spiegare questa scelta che, di fondo, altro non è se non una media: perchè Uccellacci e uccellini, rivoluzionario e clamoroso alla sua uscita - ormai quasi cinquanta primavere fa -, ricco di riflessioni che toccano vita e morte, politica e religione, costume e società, ora, nel pieno di questi anni zero ancora senza identità, risulta vecchio e verboso, a tratti perfino ammorbante, e finisce per trasformare la meraviglia del colpo di genio dei titoli cantati da Domenico Modugno in una reazione che è simile a quella di Totò e Ninetto Davoli con il finale, assumendo, di fatto, il ruolo del corvo saccente rispetto a noi poveri cristi in cammino sulla strada della vita.
Un peccato, effettivamente, che il lavoro assolutamente unico di Pasolini abbia inesorabilmente perso smalto con il passare del tempo, eppure non sono riuscito - neppure, a tratti, forzandomi - a trovare una possibile chiave di lettura più moderna che svecchiasse i temi così eloquentemente esposti dal pennuto, finendo per trovarmi - senza riuscire minimamente ad empatizzare con loro - spesso e volentieri in accordo con i protagonisti umani, finale compreso.
Certo, alcuni passaggi paiono non aver subito l'erosione del tempo - in particolare le riflessioni di natura religiosa, ancora assolutamente attuali e simili a quelle proposte nella musica da un signore chiamato Fabrizio De Andrè -, eppure Capolavori come Il Vangelo secondo Matteo o Accattone appaiono lontani anni luce da quello che assume le connotazioni di un esperimento di solo cuore - con tutti i limiti del caso - e che non riesce a tirare fuori il meglio neppure da Totò, interprete che è parte integrante della nostra cultura e del nostro Cinema ma che sicuramente appare troppo imprigionato in se stesso per poter esprimere al meglio quello che il suo personaggio sulla carta avrebbe potuto dare.
Resta invece inalterato il fascino incredibile della periferia romana ancora in fieri di allora, fatto di campagna e miserie umane e sociali da brividi, ritratto al crocevia di neorealismo e surrealismo, quasi l'eredità dei De Sica e dei Rossellini andasse ad incontrare la visionarietà di Bunuel: anche in questo caso, però, basta pensare al meraviglioso Le notti di Cabiria firmato Fellini per cogliere il senso di incompiutezza di questa pellicola, uno sfoggio affascinante e magico della poetica intellettuale di Pasolini tuttavia incapace di lasciare a bocca aperta come i più grandi Capolavori di un Autore e un Artista scomparso troppo presto da un mondo, senza dubbio, troppo crudele per lui.
Un mondo in cui i corvi vengono mangiati per davvero.
Specie se gay, comunisti e dalla risposta pronta.
E in questo, non c'è Tempo che tenga: la nostra società è rimasta uguale.
MrFord
"Like a bird on a wire
like a drunk in a midnight choir
I have tried in my way to be free.
I have tried in my way to be free.
Like a fish on a hook
like a knight in some old fashioned book
I have saved all my ribbons for thee."
like a knight in some old fashioned book
I have saved all my ribbons for thee."
Leonard Cohen - "Bird on a wire" -
Totò e Pasolini: due simboli del nostro paese. Credo di essere l'unica italiana che non prova nessun piacere a vedere Totò recitare. Al contrario, Pasolini mi smuove sempre delle emozioni. E questo film ancora non so se mi piace oppure no.
RispondiEliminaLaura, personalmente ho sempre trovato Pasolini un grandissimo, anche se con questo film scopre un pò il fianco al Tempo.
EliminaTotò lo preferisco nelle sue vesti "classiche", invece.
Non è il mio Pasolini preferito, ma lo apprezzo ugualmente. Molto attuale ancora oggi!
RispondiEliminaI miei preferiti in assoluto sono Accattone e Mamma Roma
Con la stessa coppia Ninetto Davoli-Totò mi piace da morire La terra vista dalla luna episodio del film Le streghe sempre di Pasolini. Conosci? Se non l'hai visto te lo consiglio, è bello perché è assurdissimo! :D
Grandi film, Accattone e Mamma Roma.
EliminaIo aggiungerei anche Il vangelo secondo Matteo e Medea.
Ma anche Salò.
Sicuramente, rispetto a questi, Uccellacci e uccellini resta un Pasolini "minore".
Io non mi stupisco per il voto troppo basso, ma per il voto troppo alto! Come ammetti anche tu, si tratta di un cinema verboso, ammorbante ed invecchiato. Grazie a Dio, il tempo è gentiluomo. Se consiglio un film di Pasolini a un mio amico (non marxista) mi viene tolto giustamente il saluto.
RispondiEliminaTra i venerati maestri italiani Pasolini è sicuramente uno di quelli invecchiati peggio.
So di essere in minoranza tra i cinefili, ma ribadisco che il mio metro di giudizio unico per i film è il valore che gli do' oggi. Sono assolutamente contrario alla contestualizzazione che permette di definire capolavori delle minchionerie tipo Teorema o un qualunque Antonioni, per dire.
Pochi film vecchi sono oggi pienamente godibili, e per questo sono ancor più da lodare secondo me, perchè hanno superato la prova del tempo: penso a Ben Hur, Casablanca, Il Sorpasso, quasi tutto Wilder, Barry Lyndon.
Per le contestualizzazioni lascio parlare i dotti, gli studiosi e i filologi. Uccellacci e uccellini nella mia scala di valori è ben al di sotto di Un Weekend da bamboccioni o del pornazzo di Belen!
I gusti sono sempre personali, e per quanto anche io non apprezzi particolarmente Antonioni o abbia trovato tendenzialmente fuori tempo massimo questo film di Pasolini, trovo che quest'ultimo resti uno dei più grandi registi della nostra storia.
EliminaIl Tempo non sempre arride anche ai Maestri, ma comunque è fantascienza, per me, paragonare un lavoro come questo ai titoli cinepanettoniani, che non possono neppure essere considerati Cinema.
invece è un film ancora molto attuale e di certo invecchiato molto ma molto meglio di tutti i tuoi presunti capolavoroni neorealisti, che hanno un ritmo (soporifero) ormai davvero fuori tempo massimo... :)
RispondiEliminaTuoi riferito a me? Io il neorealismo lo detesto! Ho citato Wilder, Casablanca o Il Sorpasso, mica film neorealisti!
EliminaCannibale, come ormai è chiaro i miei Capolavoroni neorealisti fanno mangiare parecchia polvere a vecchiume come questo! :)
EliminaAntonio, Cannibale si riferiva a me e alla nostra ultima Blog War. Ho l'esclusiva come sua nemesi. :)
Amo molto questo film seppur sia un pasolini 'minore' come giustamente fate notare. Ho amato Mamma Roma in modo morboso. Ma questo mi è piaciuto molto perché in Uccellacci e uccellini ho trovato superbo Ninetto Davoli... troppo bravo!!!!
RispondiEliminaIo l'ho trovato molto minore rispetto ai grandi Capolavori di Pasolini come Mamma Roma, ma comunque un film importante per l'epoca in cui fu girato.
EliminaA tratti criptico e cervellotico, forse troppo per prendere subito. Di Pasolini ho amato molto "Teorema" e la trilogia della vita (spettacolari le ambientazioni ed i costumi).
RispondiEliminaTotò ho cominciato ad apprezzarlo da grande: da piccola non mi faceva ridere quando lo guardavo con mia madre che, al contrario, si sbellicava dalle risate.
Elle, io adoro Accattone, Il Vangelo secondo Matteo e Medea.
EliminaPasolini ha regalato davvero grandi film.
Direi che tra quelli che ho visto, però, questo mi è parso quello meno "potente".
Da estimatrice di Pasolini non posso perdermelo ^^
RispondiEliminaArwen, sono grandi i titoli di testa, ma per il resto continuo a pensare sia un Pasolini minore.
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