Regia: Charlie Kaufman
Origine: Usa
Anno: 2008
Durata: 124'
La trama (con parole mie): Caden Cotard, regista e produttore teatrale, vede la sua vita andare in pezzi, in bilico tra l'ipocondria che si porta appresso e l'abbandono della moglie Adele, quasi fuggita in Europa portandosi dietro la figlia Olive in modo da fare esplodere lontana dal marito il suo enorme talento artistico.
Per guarirsi da questa ferita l'uomo fa entrare ed uscire dalla sua vita Hazel, bigliettaia che pende dalle sue labbra e dai suoi sogni, per poi finire sposato all'attrice Claire ed avere una seconda figlia di cui non ricorda neppure il nome.
Nel frattempo, la sovvenzione di un riconoscimento importante gli permette di allestire uno spettacolo in totale libertà, in cui replicare la sua stessa esistenza e la città di New York neanche fosse una sorta di dio alla ricerca di risposte troppo grandi perfino per lui.
Il gioco delle parti arriverà ad una conclusione soltanto quando la morte metterà la parola fine ad uno spettacolo in perenne divenire. O forse no?
Era dai tempi di Kynodontas che non mi capitava di detestare così tanto un film impossibile da non riconoscere come gigantesco.
Charlie Kaufman, sceneggiatore geniale cui si devono cose come Il ladro di orchidee ed Eternal sunshine of a spotless mind si è presentato in casa Ford sfruttando l'esca appassionata gettata da Dae nella sua recensione di questo titolo con un film enorme, ambizioso e poetico quanto irritante e radical chic. Sfruttando un cast in stato di grazia - da Seymour Hoffman a Tom Noonan, da Michelle Williams a Samantha Morton - ed uno script così stratificato da riportarmi quasi immediatamente al ricordo del viaggio che fu Inland empire, Kaufman fa tutto il possibile fin dai primi minuti per mettermi in condizione di afferrare le mie ormai ben note bottiglie e schiantarle una dopo l'altra e più volte sulla sua testa, spingendo l'acceleratore su un'infinità di quelle apparenti stronzate forzatamente d'autore che tendenzialmente mi portano ad incazzature fuori dal comune.
Ma l'impressione che tutto fosse una trappola, o una sorta di banco di prova per capire se sarei stato in grado di arrivare ad una delle escalation conclusive più incredibili cui abbia assistito negli ultimi mesi - e in questo è riuscito a farmi tornare alla mente Take shelter - è rimasta, così mi sono ritrovato ad ingoiare i rospi così sistematicamente propinati dal regista in modo da capire, una volta giunti i titoli di coda, se davvero fosse valsa la pena di attendere, e resistere, o se i colpi proibiti del saloon avrebbero a ragione preso il sopravvento con un piglio ancora più deciso.
Ed eccomi, dunque, percorso da brividi, seguire l'impresa titanica di un piccolo uomo alle prese con le architetture complesse della vita - sua, e in generale -, riflettendo i fallimenti e le meschinità nelle conquiste e in un corpo poco generoso - quasi un'interpretazione sotto acido di La versione di Barney - che arriva a toccare il cuore di una donna dopo l'altra proprio a partire dalle sue insicurezze, da una fragilità che non permette di godere di un'esistenza così piena se non rifugiandosi in un'interpretazione di se stesso che assume dimensioni diverse - e di nuovo torna il personaggio incredibile interpretato da Noonan, splendido dall'inizio alla clamorosa uscita di scena - o nel lamento di chi ha troppa paura per poter effettivamente osare, o forse osa troppo dentro perchè tutto possa essere portato fuori.
E lo spettacolo in divenire, il tempo che si dilata e contrae, una città nella città, donne e figlie che scompaiono, crescono, muoiono, prendono il posto da protagoniste e sovvertono tutte le regole fa pensare a questo antieroe come ad una sorta di Don Giovanni in lotta per la sua anima, un uomo troppo piccolo per comprendere un disegno che riesce difficile solo immaginare, e che Kaufman rappresenta straordinariamente a livello visivo con l'ultimo viaggio attraverso un set che neppure Kane in Quarto potere avrebbe potuto pensare essere così mastodontico.
La Rosebud di Caden Cotard è una creatura sfuggita al suo controllo, è sua figlia, sua madre, sua moglie, sua amante.
La Rosebud di Caden Cotard è una città che si evolve, cresce e decade come il nostro corpo sotto il peso delle stagioni che passano. Successi o fallimenti non fermeranno il suo incedere.
La Rosebud di Caden Cotard è una voce dalla regia, che detta i tempi per un'esistenza di fronte alla quale lui stesso si è fatto ormai minuscolo, tornando ad essere un embrione di qualcosa che, chissà, forse sarà.
La Rosebud di Caden Cotard è una Godot che è arrivata. Ed è così enorme da portare sulle spalle da non poter permettere altro al suo uomo se non di lasciare che sia quella voce all'auricolare ad illustrare come potrà finire.
O andare avanti, ancora.
Una parte per il tutto: questa è la sineddoche.
Questo è Caden Cotard.
Questi siamo noi, rispetto alla vita.
Una parte per il tutto.
Quale saremo pronti a recitare?
Charlie Kaufman, sceneggiatore geniale cui si devono cose come Il ladro di orchidee ed Eternal sunshine of a spotless mind si è presentato in casa Ford sfruttando l'esca appassionata gettata da Dae nella sua recensione di questo titolo con un film enorme, ambizioso e poetico quanto irritante e radical chic. Sfruttando un cast in stato di grazia - da Seymour Hoffman a Tom Noonan, da Michelle Williams a Samantha Morton - ed uno script così stratificato da riportarmi quasi immediatamente al ricordo del viaggio che fu Inland empire, Kaufman fa tutto il possibile fin dai primi minuti per mettermi in condizione di afferrare le mie ormai ben note bottiglie e schiantarle una dopo l'altra e più volte sulla sua testa, spingendo l'acceleratore su un'infinità di quelle apparenti stronzate forzatamente d'autore che tendenzialmente mi portano ad incazzature fuori dal comune.
Ma l'impressione che tutto fosse una trappola, o una sorta di banco di prova per capire se sarei stato in grado di arrivare ad una delle escalation conclusive più incredibili cui abbia assistito negli ultimi mesi - e in questo è riuscito a farmi tornare alla mente Take shelter - è rimasta, così mi sono ritrovato ad ingoiare i rospi così sistematicamente propinati dal regista in modo da capire, una volta giunti i titoli di coda, se davvero fosse valsa la pena di attendere, e resistere, o se i colpi proibiti del saloon avrebbero a ragione preso il sopravvento con un piglio ancora più deciso.
Ed eccomi, dunque, percorso da brividi, seguire l'impresa titanica di un piccolo uomo alle prese con le architetture complesse della vita - sua, e in generale -, riflettendo i fallimenti e le meschinità nelle conquiste e in un corpo poco generoso - quasi un'interpretazione sotto acido di La versione di Barney - che arriva a toccare il cuore di una donna dopo l'altra proprio a partire dalle sue insicurezze, da una fragilità che non permette di godere di un'esistenza così piena se non rifugiandosi in un'interpretazione di se stesso che assume dimensioni diverse - e di nuovo torna il personaggio incredibile interpretato da Noonan, splendido dall'inizio alla clamorosa uscita di scena - o nel lamento di chi ha troppa paura per poter effettivamente osare, o forse osa troppo dentro perchè tutto possa essere portato fuori.
E lo spettacolo in divenire, il tempo che si dilata e contrae, una città nella città, donne e figlie che scompaiono, crescono, muoiono, prendono il posto da protagoniste e sovvertono tutte le regole fa pensare a questo antieroe come ad una sorta di Don Giovanni in lotta per la sua anima, un uomo troppo piccolo per comprendere un disegno che riesce difficile solo immaginare, e che Kaufman rappresenta straordinariamente a livello visivo con l'ultimo viaggio attraverso un set che neppure Kane in Quarto potere avrebbe potuto pensare essere così mastodontico.
La Rosebud di Caden Cotard è una creatura sfuggita al suo controllo, è sua figlia, sua madre, sua moglie, sua amante.
La Rosebud di Caden Cotard è una città che si evolve, cresce e decade come il nostro corpo sotto il peso delle stagioni che passano. Successi o fallimenti non fermeranno il suo incedere.
La Rosebud di Caden Cotard è una voce dalla regia, che detta i tempi per un'esistenza di fronte alla quale lui stesso si è fatto ormai minuscolo, tornando ad essere un embrione di qualcosa che, chissà, forse sarà.
La Rosebud di Caden Cotard è una Godot che è arrivata. Ed è così enorme da portare sulle spalle da non poter permettere altro al suo uomo se non di lasciare che sia quella voce all'auricolare ad illustrare come potrà finire.
O andare avanti, ancora.
Una parte per il tutto: questa è la sineddoche.
Questo è Caden Cotard.
Questi siamo noi, rispetto alla vita.
Una parte per il tutto.
Quale saremo pronti a recitare?
MrFord
"That time when things got better
we'd take trips across the wire
like the night we took the mad acid
swore we saw the city hall on fire
we come from across the border
we drink the six mile water
this mongrel needs a new home
this mongrel needs a new home
(la-la-la-la) I'm sorry
(la-la-la-la) I'm sorry
(la-la-la-la) I'm sorry
but I'm not ready for home."
we'd take trips across the wire
like the night we took the mad acid
swore we saw the city hall on fire
we come from across the border
we drink the six mile water
this mongrel needs a new home
this mongrel needs a new home
(la-la-la-la) I'm sorry
(la-la-la-la) I'm sorry
(la-la-la-la) I'm sorry
but I'm not ready for home."
Therapy? - "Six mile water" -
Wow che recensione! All'inizio non capivo: 3 1/2 cocktail ma mi pareva che lo avessi detestato. Ti ci è solo voluto un po' per metterlo a fuoco, allora.
RispondiEliminaE poi mi nomini Rosebud, quasi mi commuovo!
Intanto me lo segno, eh?
Elle, Rosebud è una delle chiavi di lettura di questo film.
EliminaMa ce ne sarebbero molte altre.
Recuperalo, tre e mezzo non è un voto che do tutti i giorni! :)
QUESTO IO NON ME LO PERDO.
RispondiEliminaE fai bene, Irriverent.
Elimina... io non ho capito.. ho capito solo che alla fine ti è piaciuto ;)
RispondiEliminaElle, è uno di quei film in cui occorre perdersi e ritrovarsi. Chissà, forse neanche io l'ho capito.
EliminaDi certo, è una grande esperienza come spettatori.
oh, finalmente un film super radical-chic da queste parti! :)
RispondiEliminaè da un sacco di tempo che devo vederlo, ma ho sempre rimandato. adesso potrebbe essere la volta buona...
Cannibale, potrebbe anche essere la volta buona di un film che mette d'accordo entrambi.
EliminaStaremo a vedere!
Sicuramente mi hai incuriosita.
RispondiEliminaE poi adoro Kaufman, quindi devo assolutamente recuperarlo e capire che diamine di film sia questo!!
Se Kaufman è tra i tuoi preferiti, non puoi perdertelo.
EliminaUna visione unica.
Beh James, grazie della citazione, grazie della splendida recensione, grazie che anche te in qualche modo sei riuscito ad apprezzare quello che è senza dubbio il film più importante della mia vita.
RispondiEliminaMa questo lo sapevi già.
Un caro saluto.
(poi magari sotto spoiler lo si analizza meglio insieme eh)
Ah ah, poi l'esempio di Kynodontas è davvero curioso...
RispondiEliminaQuello è il più bel film che ho visto l'anno scorso, questo di sempre.
Mi dispiace che hai provato a detestarli ma non ci sei riuscito :)
Dae, grazie a te della recensione appassionata che mi ha permesso di alimentare la curiosità necessaria per affrontare la visione.
EliminaComunque, è un bene che a volte film che vorresti detestare si rivelino così importanti.
Aiuta a riflettere e a confrontarsi anche con se stessi.
In attesa di vederlo...manca davvero poco...non vedo l'ora...
RispondiEliminaOh dae-soo mi aveva già incuriosita da morire, ora leggo il tuo pezzo...mi devo affrettare!!! ;)
Melinda, vedrai che sarà una visione incredibile, di quelle che, in un modo o nell'altro, segnano la nostra vita di spettatori.
EliminaCitando quarto potere mi hai messo una gran voglia di vederlo, in queste sere rimedio.
RispondiEliminaVoglio assolutamente vedere Take shelter ma non lo trovo da nessuna parte, va da sè che me lo dovrrai passare tu! ;)
Fratello venerdì non ci sono, mi si sono accavallati degli impegni ed in più mi dovrebbero confermare un colloquio per quell'ora.
Non nascondendo che la cosa mi rincuori non poco, chiedo misericordiosa venia e prometto dinanzi a tutti che venerdì 20 aprile sarò ben felice di sboccare e perdere i sensi nei pressi del famigerato bar "Da Umberto"
;)
Fratello, ma perchè proprio il 20!? Devi fare penitenza!?
EliminaComunque ormai ricorda che l'hai detto, e non puoi più tirarti indietro. ;)
Detto questo, Take shelter te lo passo io volentieri, è una bomba.
Per non parlare di questo. Dato che ce l'hai lì, direi che potresti cimentarti al più presto.
Poi fammi sapere.
Perchè tu non puoi venerdì prossimo? Visto che organizzavamo sempre di venerdì sono andato direttamente al venerdì successivo, a parte che magari ci si vede prima.
RispondiElimina;)
Venerdì prossimo siamo impegnatissimi, ma possiamo fare tipo il mercoledì, che ne dici!?
EliminaComunque ci mettiamo d'accordo in questi giorni!